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70 | lettera |
lersene a quegli usi, che la voluttà gli metteva nel cuore.
Tale, ed anzi sopra ogni altra ingegnosissima fu sempre, ed è tuttavia l’indole dei Chinesi in sì fạtte ricerche, i quali fra gli altri esami infiniti, a quello degl’insetti passando, n’osservarono tra essi alcuni rinchiudersi in que’ bozzoli, che noi Gallette chiamiamo. Conobbero esser questa una tessitura di un filo continuo, uscito dalle viscere del baco: ed invaghitisi della lucidezza, morbidezza e finezza di quello, invogliaronsi di farsene ad ogni modo divertimento. Studiarono, qual fosse la pianta destinata dalla natura per alimento di tale insetto, e videro, quella essere il moro, chiamato anche gelso. Nel principio è da credersi o che tagliassero i bozzoli, o che attendessero la trasformazione della crisalide in farfalla: indi gli scardassassero, e pettinassero, come si fa della lana, del lino, e della bavella. Ma veduto, che in tal modo ne perdevano il suo principalissimo pregio, ch’è quello dello splendore, cominciarono per avventura a ventilare, come potessero valersi di que’ medesimi fili che uscivano al vermicello dal corpo. Cosa naturale è dunque, che osservassero allora, come la provida natura aveva