Degli antichi edifizj profani di Ravenna/Libro primo/Capitolo 2

Qualche Ludo Gladiatorio essere stato in Ravenna

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Qualche Ludo Gladiatorio essere stato in Ravenna
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CAPO II.

Un qualche Ludo Gladiatorio essere stato in Ravenna.


F
RA gli Edifizj antichi di Ravenna, de’ quali ragionar voglio in questo Libro, darò il primo luogo a quelli, che dai Latini appellavansi Ludi Gladiatorii', i quali a me pure col nome di Ludi Gladiatorj sarà permesso di chiamare. I Ludi Gladiatorj erano, come ognuno sa, Luoghi, o Edifizj, ne’ quali convivevano e s’ammaestravano i Gladiatori a spese di coloro, che ne’ pubblici Spettacoli volevano di essi far uso. Di tali Luoghi, o Ludi hanno eruditamente parlato il Pancirolo nel Comment. all'antica descriz. di Roma aggiunta alla Notizia dell'Imperio Cap. 3. Giusto Lipsio Saturn. Serm. [p. 5 modifica]Lib. I. Cap. 14. Famiano Nardino Rom. Antic. Lib. III. Cap. 7. ed altri; e Giusto Lipsio più distintamente avvertì che simili Ludi Gladiatorj dai Romani si avevano non solo dentro di Roma, ma anche in altre Città, portandone per esempio i Ludi Giadiatorj, che Giulio Cesare ebbe fuori di quella Metropoli. Alle di Lui osservazioni, e a quelle degli Autori mentovati sia lecito aggiugnere, che anche in Chizico sarà stato un Ludo Gladiatorio di Marc’Antonio, venendoci da Dione Lib 51. nominati i Gladiatori del medesimo ἐν Κυζίκῳ πρὸς το

υς ἐπινικίους ἀγῶνας οὕς ἐπὶ τῷ καίσαρι ἄξειν ἤλπιζον ἀσκούμενοι Qui in Urbe Cyzico ad Ludos triumphales, quos se ob devictum Cesarem (cioè Ottaviano) acturos sperabant, exercebantur. De’ medesimi Gladiatori di Marc’Antonio in Chizico fa pur fede Appiano Alessandrino Lib. V. Civil. pag. 391. ove parlando de’ tempi addietro, ne’ quali Marc’Antonio non era per anche in guerra oon Ottaviano, fa menzione non solo delle truppe di esso dentro a Chizico, ma ancora τῶν ἐκεῖ τρεφομένων αὐτῷ μονομάχων Gladiatorum, qui illic ei alebantur.

Passata sotto la podestà degl’Imperadori la Romana Repubblica non dee dubitarsi che in vari luoghi, e regioni della medesima non si mantenessero i Ludi già prima eretti, e che non se ne fabbricassero anche de’ nuovi, non solo da’ Presidi, e da’ Proconsoli delle Provincie, che gladiatorj spettacoli solevan dare, (il che poscia fu loro vietato) ma anche dagl’Imperadori medesimi, che ebber sempre un si gran numero di Gladiatori, come può vedersi presso Lipsio Saturn. Lib. I. Cap. XI. Di Capua (nella qual Città sappiamo essere stato un Ludo gladiatorio di Giulio Cesare) nota Sparziano in Didio Juliano, che questo Didio Giuliano sponte sua pt|Gladiato- [p. 6 modifica]Gladiatores Capue iussit armari, ed avevano gl'Imperadori nelle Provincie Proccuratori speciali, che invigilavano alla cura delle Famiglie Gladiatorie in più Città mantenute, la qual cosa non accennata da Giusto Lipsio intender possiamo dal seguente marmo antico presso il Grutero pag. 376. n. 3. L. Bovius I, F. L. N. Pal. Celer. Il vir. Q. Augur. Praf. Fabr. Trib. Mil. Leg. III. Cur. Procur. LUDI FAMIL. GLAD. Cæsaris Alexandreæ ad Ægyptum.1 E da un altro [p. 7 modifica]presso il medesimo pag. 402. n. 4. L. Didio Marino... PROC. FAM. GLAD. per Gallias Brett. Hispanias, German. et Tratiam.... Proc FAM. GLAD. per Asiam. Hy. Galat. Cappadoc. etc. 2

Ora, che in Ravenna sia anticamente stato qualche Ludo per simili gladiatori fu già avvertito dall'altre volte mentovato Giusto Lipsio nel detto Lib. I. Saturn. Cap. 14. il quale in testimonianza [p. 8 modifica]di tal cosa chiama Strabone Lib. V. e Svetonio in Cæsare Cap. 31. I luoghi di questi due antichi Scrittori sono stati bensì portati, anche da’ nostri Storici, ma ad altro proposito, e con ogni altra intenzione, fuorchè quella di far sapere, che in Ravenna uno o pur anche più Ludi Gladiatorj siano stati una volta; e il luogo di Strabone non è stato ben inteso da essi. Scrive questo Geografo nel luogo citato, che l’aria di Ravenna era saluberrima, aggiungendo ὥστε ἐνταῦθα τοὺς Μονομάχους τρέφων καὶ γυμνάζων ἀπέδειξαν οἱ ἡγεμόνες. Il Roffi Lib. I. pag. 6. [p. 9 modifica]porta questo luogo tradotto in tal modo: Unde Gladiatoribus educandis, ac exercitatione erudiendis ηunc idoneum Magistri locum designaverunt. L’errore è in quella parola Magistri usurpata qui anche nella Versione latina di Strabone, che uscì in Venezia l’anno 1480 e fu poi ristampata altre volte, la quale si è dal Rossi incautamente seguita. Desiderio Spreti Lib I. pag. 2. porta pur esso in idioma latino l’accennato luogo, terminando con le parole hunc idoneum Lanistae locum designaverunt. Se noi seguitassimo queste versioni, non sapremmo di chi [p. 10 modifica]fossero i Gladiatori, che in Ravenna si educavano. Essi erano degli Egemoni, per servirmi della greca parola; i quali non eran già quelli, che appellavansi Lanistæ o Magistri, persone di vil condizione che ammaestravano i Gladiatori, ma bensì Magistrati, o altri supremi Soggetti della Rep. Romana. Meglio spiegò il Silandro Principes Romani; dove la parola Romani si è da esso aggiunta alle parole di Strabone, e ciò a mio credere molto rettamente, se si riguarda la mente di quel Geografo; sì perchè come di sopra ho detto erano soliti i primarj e più facoltosi, o possenti Personaggi Romani mantenere anche in altre Città, ed ivi fare ammaestrare le loro Famiglie Gladiatorie, sì anche perchè tali Personaggi o Magistrati soglionsi altrove accennar da Strabone con la semplice parola Ἡγεμόνες senza aggiunger Ῥωμαῖοι Romani, come, quando nel medesimo Lib. V. dice di Anzio, che quella Città solea dar ricetto τοῖς ἡγεμόσιν εἰς σχολὴν καὶ ἄνεσιν τῶν πολιτικῶν Principibus viris ad ocium, et ad vacationem Civilium occupationum, e quando nel medesimo Libro V. accenna, che l’Italia non aveva sempre avuto un medesimo Limite per le frequenti mutazioni che gli Egemoni avevano fatte di esso μετατιθέντων πολλάκις τῶν ἡγεμόνων. I Gladiatori per tanto, che al riferire di Strabone si allevavano ed esercitavano in Ravenna, non erano Ravennati, o de’ Magistrari di Ravenna, de’ quali questa Città si servisse ne’ suoi spettacoli Municipali; altrimenti in prova, che l’aria Ravennate fosse salubre, non avrebbe avuto luogo la riflessione, che Ravenna era stata scelta per tenervi i Gladiatori; ma, bensì tali Gladiatori si mantenevano, e si facevano esercitare nella medesima a conto, e a spese di qualcuno di coloro, che in Roma, o altrove in occasione delle lor Feste o in altre [p. 11 modifica]contingenze sanguinosi spettacoli di tali Uomini volevano, o dovevano dare.

Non nomina però espressamente Strabone alcun Edifizio, che in Ravenna a tal sorta d'Uomini fosse destinato. Ma chi creder, che mentre altrove le Famiglie Gladiatorie si mantenevano, e si facevano esercitare dentro i Ludi Gladiatori, non abbiano le medesime avuto mai uno o più di simili Ludi anche in Ravenna? Abbiamo di più il luogo di Svetonio, dove del Ludo Gladiatorio, che in Ravenna volle fabbricar Cesare, si fa espressa menzione. Questo Istorico dopo aver già nel Capo 30. riferito, che Cesare s'era fermato in Ravenna, nel seguente Capo 31. soggiugne, che il medesimo prima d'incamminarsi al gran passaggio del Rubicone et Spectaculo publico per dissimulationem interfuit et formam, qua LUDUM GLADIATORIUM erat edificaturus, confideravit. Io sò che il Fabretti Domest. Inscript. pag. 298 crede che Svetonio qui intenda del Ludo Magno fabbricato poi, come si pensa, da Cesare in Roma. Ma ognuno vede, quanto sia più verisimile che giusta anche il sentimento di Lipsio nel cit. Lib. I. Cap. 14. e di altri prima di Lui, Svetonio abbia voluta accennare una Fabbrica da farsi nel luogo ove Cesare allora si trovava, cioè in Ravenna. Questo Ludo poi, alla costruzione del quale quel gran Romano allora pensò, ficchè n'aveva fino confiderato il disegno, o la forma, l'avrà probabilmente anche fabbricato. E chi fa, che Strabone non abbia voluto alludere anche ai gladiatori da Cesare, e suoi successori, tenuti in quello?

Prima però, che in Ravenna tal Ludo da Cesare si fabbricasse, trovavansi già Gladiatori in essa, o fosser questi propri de' Ravennati, o fossero di qualche Romano, o dell'istesso Cesare, che sparsi per la [p. 12 modifica]Città, o in altro Ludo Gladiatorio quì gli mantenesse. Plutarco parlando di quel tempo medesimo, in cui abbiamo da Svetonio, che Cesare era in Ravenna, e che per occultare le sue mosse, e ciò che meditava di fare nella prossima notte, intervenne ad un pubblico spettacolo, e considerò la forma del Ludo Gladiatorio da farsi, riferisce più distintamente ch’Egli presedette, o assistette agli Esercizj o combattimenti de’ Gladiatori τὴν ἡμέραν διῆγεν ἐν φανερῷ μονομάχοις ἐφεστὼς γυμναζομένοις καὶ θεώμενος diem in publico traduxit Gladiatoribus se exercentibus adsistens et spectans.

Note

  1. Non so per qual motivo fosse quest'Inscrizione sospetta ad Uomo letteratissimo defunto. Non sembra, che in essa occorra cosa, la quale possa offendere gli Eruditi, e certamente altri dottissimi Antiquarj non v'hanno trovato da disapprovare. La parola abbreviata Cur, che precede l'altre Procur Ludi oc. è così scritta in vece di Cyr, come già fu notato dal Gudio, e dal Grutero medesimo: quando anche nella Lapida non fosse stato inciso Cyr, giusta la lezione di Pietro Appiano. S'indica come ognuno vede la Legione terza Cirenaica. Infiniti esempi occorrono negli antichi monumenti dell'u adoprato in vece dell'y. Piacemi di addurne uno di Marmo Ravennate presso il Muratori 2037. 6. Ulpiæ. Rutffnæ. Natione Italica. VIX. ann. XXI. Aur. Martinus. Naufular. V. Vict. Coniugi b. m. p. Si quis em... II dottiamo Muratori confessa di non capire cosa significhi quel Naufular. Tenta però se s'abbia da emendare Navicular. onde risulti Navicularius. Ma giustamente il medesimo dubita della sua emendazione. Io da molto tempo conghietturai, che in vece di Naufular. fosse nella Lapide inciso Naufulax. Proposi, è già più d'un anno, questa con altre mie Emendazioni all'eruditissimo Sig. Uditore Giambatista Passeri, che con umanissima lettera dichiarommi di approvarla. Si parla dunque nella Lapida di un naufilace della Quinquereme Vittoria, e fu inciso Naufulax in vece di Nauphylax. Dei Naufilaci s'hanno da leggere le osservazioni dei dottissimi Monaci Classensi sopra i Marmi ultimamente scoperti presso Classe. Il luogo di Favorino da essi addotto sembra preso da Suida, le cui parole intorno tali Naufilaci si portano dal nostro Cujacio Obs. L. XXVII. Cap. 31.
  2. Di tali Procuratori, o certamente di altri di poco dissimile officio fa testimonianza ancbe Eusebio de Martyr. Palæft. Cap. 8. ove parla d'alcuni Cristiani di Palestina condannati dall'iniquo Giudice all'Opere, e ai duri esercizi del Pugilato, i quali poichè non volevano nè ricevere gli alimenti, che dal Fisco si volevan prestare ad essi τὰς ἐκ τοῦ βασιλικοῦ ταμείου τροφάς nè attendere ai quotidiani esercizi, o combattimenti, nè quali s'addestravano gli altri Pugili, furono perciò presentati ai Procuratori ἐπιτρόποις e poi anche all'Imperadore medesimo. Da questo luogo, e dall'antecedente Cap. 7. di Eusebio intendiamo ancora, che in simili luoghi di gente destinata ai pubblici Spettacoli molti solevano essere condannati in pena de' loro delitti ciocchè de' Ludi gladiatori, e de' Cacciatori c'era già noto d'altronde, cioè da' nostri Giureconsulti nelle Pandette, e nella Collazione delle Leggi Mosaiche, e Romane, e da altri avanzi d’antica Giurisprudenza, intorno a che meritan d’esser letti Cujacio Obs. L. XIII C. 10 Giacomo Gotofredo ne’Commentarj al Cod. Teodos. Tit. de Plag. e alle legg. 2. e 8. de Pœnis, Scultingio in Jurisprud. Vet. Antejust. ed altri. Fanno pur menzione di queste condanne ne’ Ludi Plinio giovane nelle Lettere, Tertulliano de Spectac. S. Clemente Lib. V. Const. Apoft. Cap. I. ove parla di que’ Cristiani, che dagli Empj solevano essere condannati εἰς Λοῦδον ἢ θήρια ἢ μετάλλον: In Ludum, vel ad Bestias vel in Metallum, e in tal senso pure non so, se s’abbia da intendere Trebellio Pollione in Claudio, ove dice: Claudius omoes, qui rebelles animos extulerant, conducto exercitu rupit, atque in vincula Romam etiam mittit Ludo publico deputandos. Da questi Edifizj o Ludi sembra, cbe poi i Gladiatori, o simil gente, che in essi convivevano, e s’esercitavano, si chiamassero anche Ludarii, e che questo nome, siccome tant’altri vocaboli latini, e l’istesso di Ludo, s’addottasse ancora dai Greci. Negli Atti de’ SS. Taraco, e Probo ec. presso il Ruinart pag. 392. Ed. Veron. leggiamo, che non volendo le Fiere, alle quali que’ Santi erano stati condannati, incrudelire contro di essi nell’Anfiteatro, o altro recinto, comandò l’acciecato Presidente Μαχαιροφόρους τῶν λουδαρίων εἰσελθῶν καὶ ἀποσφάττων αὐτούς Gladiatores introduci, ut Sanctos Dei Martyres gladio interficerent, così ha l’antica versione presso il Ruinart. Questi alla parola λουδαρίων nota brevemente: Δουλαρίων ut supra. Se mai volesse Egli con ciò indicare, che λουδαρίων sia scorrezione, a mio giudizio s’ingannerebbe; e più tosto nel luogo da lui accennato della pag. 391., ove parlasi d’Uomini uccisi nel medesimo Anfiteatro ὑπὸ τῶν δουλαρίων s’ha da emendare λουδαρίων. L’antica versione suddetta non corrisponde esattamente in quel luogo della pag 391. al testo greco. Si vede ciò non ostante menzione in essa anche ivi de’ Gladiatori. Questi Gladiatori, o simili Persone si dissero a mio credere anche Ludarii dai Ludi, dentro de’ quali s’esercitavano, come Arenarii chiamaronsi per combattere nell’Arena, o Anfiteatro, e come Gyneciarii si dissero que’, che lavoravano ne’ Ginecei, o Ginecj, Linyphatii, que’ s’impiegavano dentro i Linifj, o Linificj, e simili.