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Città, o in altro Ludo Gladiatorio quì gli mantenesse. Plutarco parlando di quel tempo medesimo, in cui abbiamo da Svetonio, che Cesare era in Ravenna, e che per occultare le sue mosse, e ciò che meditava di fare nella prossima notte, intervenne ad un pubblico spettacolo, e considerò la forma del Ludo Gladiatorio da farsi, riferisce più distintamente ch’Egli presedette, o assistette agli Esercizj o combattimenti de’ Gladiatori τὴν ἡμέραν διῆγεν ἐν φανερῷ μονομάχοις ἐφεστὼς γυμναζομένοις καὶ θεώμενος diem in publico traduxit Gladiatoribus se exercentibus adsistens et spectans.

CAPO III.

D’una Fabbrica d’Armi.


I

Ludi Gladiatori, come che servir potessero al divertimento de’ Popoli, qualora i Gladiatori da quelli traevansi a combattere ne’ pubblici Spettacoli, niente però contribuivano alla difesa, e all’accrescimento dell’Imperio, fuorchè in quei casi, ne’ quali gli stessi Gladiatori si armavano per la guerra. Ma erano bensì utili, anzi necessari alla difesa, e al sostegno della Repubblica Edifizj, ne’ quali si lavorassero l’armi per gli Eserciti del Principe. Un simile Edifizio credo io, che al tempo dell’Imp. Costantino il grande, e probabilmente anche molto prima, sia stato in Ravenna, e lo ricavo da un’antica Inscrizione Ravennate, che tutt’ora esiste nella facciata della Chiesa di Sant’Apollinare pubblicata già anche dal Grutero pag. 283. 4.


PROPA-