De mulieribus claris/Lettera II
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DELLA LETTERA CHE PAPA NICOLOQUINTO
rispose a quella del gran turco
fatta in lingua arabica
PER MESSER GREGORIO
CASTELLANO
e poi in greco e di greco in latino, e di latino
in volgare per lui detto
Nicolao servo de’ servi di Dio dice salute dell’anima a Machabeh, signore de’ Turchi e principe della infedelità. Con isperanza forse d’impaurire, e mettere in turbanza la cristiana religione, o più presto con blandizie e false promesse seminare zenzania e fraude nella chiesa di Dio, non ti rincorando d’ottenere tue sciocche imprese per virtù della spada; ti se’ indotto a scrivere al tuo nimico, ora minacciando e ora lusingando non con molta resultazione di tua gloria, la quale con indebita iattanzia tu tanto estolli; a cui ogni altra ragione mi vietava il dovere rispondere, se col tacere io avessi conosciuto potere salvare la mia onestà, alla quale, conosco, si richiede mostrarti i falsi propositi tuoi, e le ingiuste cause che muovono te a inquietare la cristiana religione, desideroso di saziare libidinosamente tue inoneste concupiscenze nel nostro italico giardino. Per la qual cosa particolarmente, risponderò a tua giovanile lettera; dove se in alcuno mio dire ti sentissi offeso, non alla mia risposta anzi a’ tuoi lievi pensieri ne poni la colpa; e per salvezza del tuo esercito e dei tuoi popoli pigli temenza, che il sangue il quale tu pe’ corsi de’ cieli vedi doversi effundere non abbia ad essere così di tua gente come de’ nostri cristiani. Se il difendere sè, le sue terre, e suoi templi e la sua religione è inonesta cosa e ingiustizia, pogniamo il torto a tua gente, la quale, molestando i paesi pacifici, si fa ad uccidere uomini, bruciare templi, sparare donne, sforzare vergini, credendo combattere a ragione e senza crudeltà, la quale tu dici essere da te e dal tuo esercito aliena, avendo però nella presa di Costantinopoli apertamente dimostrato il contrario per permissione forse di Dio, per lo errore in che ostinati erano gli uomini di quella. Io nominerò fra’ miei cristiani chi iniquamente t’ha significato la supplicazione del mio editto, col quale io incito contro te nostri cristiani, vilificando e te e ’l tuo falso Profeta: non niego che io non opri ogni mio ingegno e forza per assistere senza accertarti di nostra intenzione; perchè ragione alcuna vieta difendere sè e la salute sua; nè anche nel cospetto di Dio si carca la coscienza di chi a buona intenzione si oppone a’ malfattori. Io ho esaminato assai mia coscienza, nè trovo procedere da me, anzi solo da te la futura morte d’uomini quanti tu ne meni ad usare crudeltà contro a’ cristiani, e quanti tu ne troverai assistere a tue imprese. Nè so conoscere come tu voglia rassegnare il mondo con la spada ch’ama d’essere in danno di sua gente. Noi cristiani, rinati coll’acqua del Battesimo, vogliamo e confessiamo essere dell’origine e nascimento di Jesù Cristo, vero figliuolo di Dio, profetizzato venturo nella legge a reggere e salvare il popolo d’Isdrael; al quale quando ti umiliassi volere credere e ubbidire i suoi comandamenti, allora ti concederemo essere di sua gente e tu di nostra. Nella qual cosa saria più accetto a Dio se tu t’intendessi per buona spirazione che per minacce del cielo. Ma pure sia come vuoi: se tu desideri sentire la santissima vita di Jesu e i suoi ineffabili miracoli, comincia ad apporre divozione in lui, e spera che sia agnello tanto mansueto, che lui medesimo. Adunque suo santo Angelo ti scuopra tutta la via vera di salvazione: della qual cosa io continuamente ne fo e faccio fare orazione alla santissima Maestà, che per sua somma clemenza te ispiri alla dritta via; acciocchè si esegua il suo Evangelico detto, che si faccia uno ovile, e uno pastore, e te figliuolo di carità. Ti priego che esamini te bene, la brieve fragile, e caduca vita umana, e ti faccia, lasciando le mondane pompe, nel tabernacolo suo si fatto albergo, che delle diaboliche tentazioni avendo in questa vita vittoria, nell’altra tu stia con lui in gloria. Amen.