380 |
paulina, cap. lxxxix. |
|
uomo1 credette, e allegrossi con la moglie ch’ella dovesse partorire uno Dio. E non era dubbio ch’avrebbero aspettato il tempo del partorire, senonchè il giovane troppo ardente incautamente manifestò lo ’nganno. E fattosi incontro a Paulina che andava al tempio le disse con bassa voce: Paulina, tu sarai beata quando di me avrai generato Anubi Dio: di quella parola seguì, che maravigliandosi Paulina, e tornata a memoria più cose di quelle ch’aveva udite e ch’era fatto, subito s’accorse dello ’nganno, e turbata tornò indrieto al marito, e a lui disse l’ingiuria di Mondo e de’ sacerdoti, com’ella s’accorgeva. Della qual cosa seguì che il marito si lamentò a Tiberio; il quale trovato l’inganno, punì i sacerdoti con supplicio, e Mondo mandò in esilio: e Paulina sì schernita fu convertita in favola del popolo di Roma; e fu più famosa per la sua semplicità e per l’inganno di Mondo, che per la devozione di Anubi, e per la castità servatasi lecitamente.
- ↑ Cod. Cass. semplice no. Test. Lat. insulsus homo.