Berenice, Reina di Capitoloadocia

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Berenice, Reina di Capitoloadocia
LXIX LXXI

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CAPITOLO LXX.

Berenice, Reina di Cappadocia.

Berenice da Ponto, la quale fu eziandio chiamata Leodice, benchè parrà, aver luogo fra le famose donne per la chiarezza di sua nazione, molto è più giudicato averlo meritato non per lo caldo amore di suo figliuolo, per lo quale la maggior parte delle madri sono accese ma per lo merito di sua maravigliosa audacia a fare vendetta di quello. Costei fu figliuola di quel Mitridate, re di Ponto, il quale avea fatto guerra colli Romani contro Aristonio, poco innanzi poi morto di morte subitana; e sorella di Mitridate, figliuolo del maggiore Mitridate, e nemico dei Romani per lunga guerra, la quale fu moglie del re Ariaralto di Cappadocia, del quale rimasero due figliuoli, essendo egli morto da Cordio a tradimento per opera di Mitridate fratello di Berenice. E avendo Nicomede, re di Bitinia, in quel tempo occupata la Cappadocia quasi vôta1 per la morte del re Mi[p. 312 modifica]tridate, cupido di quel regno, mostrò pietà: e dicendo di ricoverare il regno ai nipoti, pigliò le armi contro a Nicomede, re di Bitinia. E avendo saputo, che Berenice vedova era maritata a Nicomede convertì la finta pietà2 in guerra; e cacciato per forza d’arme Nicomede di Cappadocia, restituì lo regno di suo padre al maggiore figliuolo d’Ariaralto; il quale dappoi, pentendosi del fatto, lo fece morire a tradimento. E richiamato d’Asia l’altro più giovane dagli amici, chiamato per nome Ariaratto, vedendo che regnava (secondo che alcuni dicono) per fattura di quel medesimo Mitridate; eziandio l’ebbe morto a tradimento. La qual cosa la sciagurata madre portò sì molestamente, essendo privata di due figliuoli; che, costretta dal dolore, smenticandosi esser femmina, furiosa pigliò l’armi, mise ai cavagli, giogo, montò in sul carro; e non cessò di seguire Cineo, famiglio del re, esecutore dello scellerato fatto, fuggendo egli prestissimamente, infino che ella lo gittò per terra, percossolo [p. 313 modifica]d’uno sasso, avendolo fallito con la lancia; e con isdegno menò lo carro sopra lo corpo di quello, avendolo abbattuto per terra, e fra l’arme de’ nemici, non percossa d’alcuna paura di suo fratello nemico allora; infino che ella arrivò alla casa, dove ella pensava essere serrato il corpo del morto fanciullo; e miserabile pianselo come madre, e pagò lo suo debito. O Dio! come le forze della natura sono inespugnabili! fortezza3 invincibile di amore! Che maggiore, e che maravigliosa cosa poteste voi fare? Voi faceste, che una femmina senza paura, armata per vostro stimolo, passasse per l’oste di formidabile re, la quale oste era temuta da tutta Asia4, e forse già da Italia; e le deste vigore e ardire di vendicarsi contro l’odio portatole da lui, che come vincitore aspettava avere ad essere richiesto di grazie e non sforzato di potenza5. E nondimeno alcuni hanno detto, [p. 314 modifica]che quello fanciullo morì per naturale infermità, il quale noi abbiamo detto essere stato morto per fraude di Mitridate, e del quale, come la madre potè, fece vendetta.

Note

  1. Cod. Cass. vicina. Test, Lat, vacuam.
  2. Cod. Cass. la fritta piata. Test. Lat. ficta pietas.
  3. Test. Lat. O amoris invicti fortitudo.
  4. Cod. Cass. equoti oste e sono tenuta. Test. Lat. quos (exercitus) omnis Asia, et forsan jam Italia tremebat.
  5. Betuss. Cod. Cass. dispreggiando lapossanza ellodio di quello peruccidere al quale era risalvato doni egrazia dire essendo aquali concieduto ingegno eforza.