Teosena di Tessaglia

../LXVIII ../LXX IncludiIntestazione 13 giugno 2024 75% Da definire

Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Teosena di Tessaglia
LXVIII LXX

[p. 305 modifica]

CAPITOLO LXIX.

Teosena di Tessaglia.

Teosena di Tessaglia fu una donna nobile per nazione, la quale lasciò a quegli che devono seguire, gloriosa testimonianza di sè, da una parte per dolce pietà, dall’altra per costante atrocità. Questa fu figliuola di Erodico, principe di Tessaglia, nel tempo che Filippo, figliuolo di Demetrio, signoreggiava in Macedonia e questa ebbe una sorella di padre chiamata per nome Arco. E essendole primieramente morto suo padre per malizia di quel medesimo Filippo; in processo di tempo, confortandolo la malvagità, quello medesimo uccise i mariti di quelle sorelle, rimanendo a ciascuno uno figliuolo di suo marito. Dunque essendo quelle vedove, Arco primieramente si maritò a uno principe di sua gente chiamato per nome Poride, e di quello ella ebbe molti figliuoli: ma Teosene con più costante animo domandata per moglie da molti principi indarno, stette vedova per più lungo spazio. Ma essendo morta Arco; avendo compassione a’ nipoti che non venis[p. 306 modifica]sero nelle mani d’un’altra matrigna; ovvero temendo che eglino fussero nutricati dal loro padre meno diligentemente, maritossi a quello medesimo Poride, non essendo vietato in quel tempo per alcuna legge; e cominciò a nutricare quegli con pietosa diligenzia, come se ella gli avesse partoriti, acciocchè assai apparisse, che quella fusse maritata a Poride più per servigio di quegli, che per suo comodo. Le quali cose stando in questo modo, avvenne, che Filippo, re di Macedonia, perchè non avea animo da non istare in posa, pensava far guerra cogli Romani, gli quali in quel tempo erano famosi di chiara felicità; e avendo vôte, con grandissimo movimento del suo regno, quasi tutte le città di Tessaglia presso la marina, d’antichi abitatori; e avendo comandato, che quegli si mutassero a schiera fatta1 in Poema, la quale dappoi fu chiamata Emazia, paese di marina; e avendo conceduto a quegli di Tracia le sue terre come più atti e fedeli alla guerra che dovea fare; e avendo udito, che quegli i quali si partirono [p. 307 modifica]lo bestemmiavano; pensando, non essere sicuro, se egli non uccidesse similmente tutti i figliuoli di quegli i quali avea morti; e avendo comandato, che eglino fussero presi e messi in prigione, per farli morire non tutti in uno tratto, ma successivamente in processo di tempo; avvenne che Teosena sentì lo scellerato comandamento di quello; e ricordandosi di suo marito, e di sua morte, e del marito di sua sorella, pensò che fussero cercati i suoi figliuoli, e i suoi nipoti; e se venissero nelle mani del re, non solamente sarebbero uno scherno di sua crudeltà, ma eziandio sarebbero suggetti per necessità ai dispregi e fastidj delle guardie. E a schifare quello subitamente pose l’animo a crudele fatto; e ardì dire a suo marito, il padre di quegli, se non si potesse fare altrimenti, ella con le sue mani piuttosto ucciderebbe quegli; che ella comportasse, quegli essere menati alla potestà di Filippo. Ma Poride biasimando sì scellerato consiglio, per confortare2 la moglie, proferse per salute di quegli figliuoli, [p. 308 modifica]portargli via, e metterli appresso d’alcun fedele amico, e di fuggire via per sua compagnia. E non fece indugio; ma fatto vista di andare a Tessalonica per lo sagrificio alla statua di Enea edificatore, alla quale ogni anno sacrificava3, partitosi da Tessalonica, e avendo consumato in quel luogo un dì nel sagrificio e mangiare e bere; entrò nell’apparecchiata nave alla terza ora della notte con la moglie e co’ figliuoli nascosamente, come egli volesse tornare nella patria, con intenzione d’andare in Eubea, e non di tornare a Tessalonica. Ma dappoi avvennegli diversamente da questo: appena4 egli era partito dal lido, ecco nell’oscurità della notte si levò un vento contrario lo quale nol portava dove egli desiderava andare, ma ritornavalo onde egli partito era, esforzandosi in darno contrario i nocchieri, fecesi dì e mostrogli che egli era presso allo lido. Ma guardando le navi che eran nel porto la nave che era in fortuna, e pensando che eglino si [p. 309 modifica] sforzassero5 di fuggire; per menarla in porto, subito vi mandarono una barca armata e le posero6 gran comandamento che non entrassero nel porto senza quella nave per la quale egli erano mandati. Ma Poride, vedendo la barca, e conosciuto lo presente pericolo, alcuna volta pregava i nocchieri che vogassero con tutte forze, e alcuna volta pregava gli Dei che dessero aiutorio a quegli che perivano. La qual cosa vedendo Teosena, e conoscendo lo presente pericolo (quasi come gli Dei le avessero dato il tempo) vedendo Poride che pregava, rivolsesi per lo suo pensiero la prima pensata scelerità7; e subito disfece il suo veleno in una tazza, e trasse fuori uno coltello, e mise innanzi queste cose al figliuolo e a’ nipoti, e disse: La sola morte8 può dare a noi tutta la difesa e salute la bevanda e il coltello sono vie da mo[p. 310 modifica]rire, e fuggire la superbia del re per quella via che diletta a ciascuno: dunque, figliuoli miei, destate gli nobili animi; e voi che siete maggiori francamente pigliate lo ferro e la bevanda; e se vi diletta più crudel morte, rendetevi a quello, poichè il furore dell’alto mare vi vieta andare alla vita. Già i nemici erano presso alla crudel donna: essa stando confortatrice della morte, stimolava i giovani che indugiavano. Per la qual cosa già i giovani, essendo presso alla morte, essendo eglino ancora mezzi vivi, e sbattendosi, confortandogli Teosena; gittaronsi dalla nave, e ella avendo per la libertà indotto alla morte quegli che pietosamente avea nutricati; acciocchè ella non servasse per sè la servitù, la quale ella avea scostata dagli altri, con ardito animo abbracciò lo marito, confortandolo in sua compagnia alla morte, e indusse quello con seco insieme a gittarsi in mare; pensando, esser meglio morire in libertà, che, servendo, consumarsi in brutta servitù. E così lasciata vôta la nave ai nemici, tolse a Filippo lo sollazzo della sua crudeltà, e l’aspra donna acquistò a sè ammaestramento9 degno di ricordanza.

Note

  1. Cod. Cass. asciere fatta. Test. Lat. turmatim.
  2. Cod. Cass. per chonsigliare. Test. Lat. in solatium uxoris.
  3. Betussi.
  4. Cod. Cass. anchora. Test. Lat. vix.
  5. Cod. Cass. sispogliassino. Test. Lat. moliri fugam, exstimantes.
  6. Cod. Cass. epuosele.
  7. Betuss. Test. Lat. præcogitatum... facinus.
  8. Cod. Cass. la sua morte. Test. Lat. mortis sola.
  9. Test. Lat. Monumentum.