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capitolo lxix. 307

lo bestemmiavano; pensando, non essere sicuro, se egli non uccidesse similmente tutti i figliuoli di quegli i quali avea morti; e avendo comandato, che eglino fussero presi e messi in prigione, per farli morire non tutti in uno tratto, ma successivamente in processo di tempo; avvenne che Teosena sentì lo scellerato comandamento di quello; e ricordandosi di suo marito, e di sua morte, e del marito di sua sorella, pensò che fussero cercati i suoi figliuoli, e i suoi nipoti; e se venissero nelle mani del re, non solamente sarebbero uno scherno di sua crudeltà, ma eziandio sarebbero suggetti per necessità ai dispregi e fastidj delle guardie. E a schifare quello subitamente pose l’animo a crudele fatto; e ardì dire a suo marito, il padre di quegli, se non si potesse fare altrimenti, ella con le sue mani piuttosto ucciderebbe quegli; che ella comportasse, quegli essere menati alla potestà di Filippo. Ma Poride biasimando sì scellerato consiglio, per confortare1 la moglie, proferse per salute di quegli figliuoli,

  1. Cod. Cass. per chonsigliare. Test. Lat. in solatium uxoris.