Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1780

Giornale per l’Anno 1780. Ragionamento sopra la lunga siccità dell’lnverno 1779

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1779 1781
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GIORNALE

PER L’ANNO 1780.

RAGIONAMENTO

Del Sig. Abb. Toaldo P. P. ed Accademico

di Padova

Sopra la lunga siccità dell’Inverno

1779.


1. La straordinaria siccità che universalmente in Europa ha regnato sul finire del precedente anno 1778, e nei mesi primi del cadente, siccome fa oggetto di stupore agli uomini in allora, così adesso porge anche argomento di ragionare ad un Meteorista, e pascolo insieme alla dotta curiosità degli amatori, e studiosi di questa materia.

2. Io farò dunque, nel mio ragionamento, prima una descrizione semplice di quella stagione, indicando le principali circostanze che [p. 4 modifica]l’hanno accompagnata; in secondo luogo raccoglierò una specie di Cronaca degli anni asciutti, de’ quali mi sia riuscito di ritrovar memoria; finalmente procurerò di rintracciare, e dedurre le cagioni, almeno prossime, che sembrano aver prodotto un asciutto così lungo, e generale. Il vostro favore alla dottrina mi lusinga di una benigna attenzione.

3. Era stato l’Autunno dal 1778, se volete ricordarvi, umido, e piovoso, singolarmente nel mese di Novembre, e principio di Decembre: quando verso la metà di questo mese avvicinandosi il tempo critico del Novilunio Solstiziale, la stagione lentamente, e senza burrasche si voltò al buono. Fu l’ultima pioggia del nostro paese nella notte seguente al giorno di S. Lucia 13 Decembre; dopo il qual termine puossi dire che regnasse una serenità perpetua, e non interrotta se non da qualche ruggiadella che non si dee contare, sino alli 10 di Aprile di quest’anno, che fece una buona pioggia su l’ultimo Quarto della Luna; dalla qual pioggia, come di cosa quasi abortita, e scappata per dispetto, pentitosi in certa maniera il Cielo, si rimise sotto al sereno, e [p. 5 modifica]continuò per altri 10 giorni sino al Quartale avanti del Plenilunio, ed allora invero, in quel passaggio alla seconda parte della Primavera, che succedè al finir d’Aprile, e principio di Maggio, il tempo realmente si cambiò, nella Lombardia almeno, dall’asciutto all’umido, recando le bramate acque non solo alla terra, ma ancora a’ fonti, ed ai fiumi per lo innanzi quasi inariditi.

4. E per dir il resto dell’anno, continuò la Stagione temperata, e piuttosto umida nella seconda parte della Primavera, in tutta la State, e nella prima parte dell’Autunno. Sicchè può chiamarsi quest’anno felice, e beato, corrispodente ai voti degli Agricoltori, e de’ Possessori, verificato essendosi il sommo voto di Virgilio. Sereno d’Inverno ed umido d’Estate: Humida solstitia: atque Hyemes optate serenas. Così fuvvi dovizia di frutti, e d’ogni altro prodotto della Terra (fuorchè de’ Foraggi); e quello poi ch’è prodigioso, e che rende l’Annata veramente felice, sia per le correnti guerre, o per la scarsezza in altri paesi, è l’alto prezzo de’ grani nell’abbondanza, che la rende abbondanza vera e reale, a differenza d’altri anni ne’ quali per mancanza, o [p. 6 modifica]bassezza di prezzi, l’abbondanza diventa non valore, o sia mancanza. Come l’umido annega i germi, estingue il fuoco vivificatore, e dilava i sali nutritori de’ vegetabili; così l’asciutto porge l’anima alla vegetazione, ed allora i terreni tutti diventano, come le terra vicine ai vulcani, o la terra d’Egitto, ove senza pioggie, colla sola influenza del Cielo, regna la più ubertosa fecondità1.

5. Ritornando al nostro argomento, l’asciutto fu, come dissi, quasi universale in tutta Europa, dalla Spagna all’Ungheria, dalle coste dell’Oceano sino a quelle del mar Nero. Nella Spagna furono sei mesi, in Dalmazia otto, nel Lazio dieci senza pioggia notabile: i maggiori fiumi, non che i piccioli [p. 7 modifica]ruscelli, ed i fonti, erano così magri d’acqua, che il Pò nel Piemonte, l’Elba in Sassonia, si poteano guadare a cavallo. Io non mi dilungherò in produrre testimonianze, essendone state piene le Gazzette dei passati mesi. L’asciutto penetrò tanto dentro la terra, che per lo ristringimento fece far moto alle fabbriche più robuste, quali sono le muraglie di questa Cittadella, e di questo osservatorio; lo stesso in modo opposto fanno i grandi umidi (nascendo spesso i medesimi effetti da estremi contrarj) ammollendo il terreno, e rendendolo cedente ai grandi pesi2.

Ora è da notarsi qualche altro fenomeno. Il più rimarcabile a mio parere fu una specie di asciutto nello stesso mare, quasi che l’Atmosfera per la sua secchezza ne bevesse, ed assorbisse l’acqua; scoperte furono le nostre lagune per tre mesi, secchi quasi tutti i canali di Venezia; e per osservazione del dotto nostro Accademico Sig. Dottor Giuseppe Vianelli, il quale esercita con tanto [p. 8 modifica]applauso la medicina nella sua Patria di Chioggia, e che colle altre osservazioni meteorologiche-mediche, tiene un registro esatto della marea, per attestato de’ più pratici, e vecchi pescatori, per lo spazio di detti mesi fu il livello dell’acqua costantemente più basso del comune, di un piede, e due pollici in circa, misura Veneta; e nel Porto di Genova, e sulle coste della Toscana fu osservato parimente un notabile abbassamento del mare, almeno di due, o tre oncie. Riferisco il fatto senza per ora ricercarne la cagione.

7. In secondo luogo, compagno dell’asciuttore fa per molti luoghi un notabilissimo freddo, ed anche presso di noi benchè non troppo sentito a cagione del Sole, e per mancanza dell’umido che rende più sensibile nella cute il rigore del gelo. Il freddo fu in pari grado a quello del 1755, Inverno di simil indole asciutta, e nell’istesso giorno li 9 Gennajo fu a 7 gradi sotto del gelo. Nel 1755 gelò due volte la Laguna sino a portare gli uomini, ed altri gran pesi, ed anche in quest’anno i Canali avevano cominciato a prendere; ma il freddo non era d’indole così costipante, e gli spiriti salini [p. 9 modifica]erano stati trasportati di là del mare in Morea, in Francia, in Asia, dove insolite furono le Nevi, ed i geli, anche in Climi strani, ed inusitati, come in Babilonia, ed in Cipro. Sicchè puossi con ragione qualificar quest’Inverno come non meno freddo, che asciutto; non opponendosi a questo la stagione dolce che si provò sulle coste d’Olanda, ed in altri paesi settentrionali; il che anzi servirà, come spero, a render ragione dell’impressioni che provarono i paesi meridionali3.

8. Con questo freddo, ed asciutto, il [p. 10 modifica]Barometro dovunque si osserva si mantenne costantemente elevato molto al di sopra della media altezza, conseguenza ben naturale di tale stagione. Altri fenomeni, che precedettero, accompagnarono, o seguirono la medesima, meteore ignite, terremoti, ec. li riservo a luogo più opportuno.

9. Passerò ora alla seconda parte, procurando di raccogliere gli anni, e spezialmente gl’Inverni famosi per l’Asciutto, che successero nei secoli passati, e nel presente. Poichè è ben vero, che fu questo un lungo asciutto; ma siamo soliti ad esagerare le cose presenti, per poco che si scostino dall’ordinario, anzi senza di questo ad ogni momento si ode gli uomini a dolersi; gran caldo, gran freddo, ec. Abbiate dunque, Signori, che stravaganze molto maggiori, come in ogni genere, così in questo dell’asciutto, occorsero nelle generazioni passate. Io non farò quì l’enumerazione di tutti gli anni asciutti, che ho raccolti, che sarebbe nojosa cosa: la Cronaca a parte si troverà al fine di questo discorso: mi contenterò quì di riferirne alcuni degni di maggior considerazione. Avverto prima, che nè tutti gli asciutti possono essere stati scritti nella [p. 11 modifica]Storia, nè pervenuti a noi, o a mia notizia; e si dee tenere, che dalle lunghe pioggie non vanno lontani i lunghi asciutti, benchè talora non riferiti; sicchè la Cronaca degli anni piovosi che ho dato altrove, può servire di qualche regola anch’essa. Ma parlando propriamente degli Asciutti, ve ne furono che durarono non solo per Mesi e Mesi, ma anche per anni; poichè talora una qualità di stagione, secca o umida, calda o fredda, domina per un tratto d’anni alternativamente.

10. Tali per esempio furono gli anni 909, 908, 907 avanti G. C. nella Palestina al tempo d’Elia, anni di continuo secco, e di fame, e tali furono gli anni poco da noi rimoti 1472, 73, 74 in Olanda, in Francia, in Elvezia: i calori furono, come può credersi, insopportabili: nel 1473 tanto aridi erano i boschi, che pigliarono fuoco spontaneamente, e questo secco è famoso in tutte le Storie: vi furono tre Comete, vi furono Terremoti, ed altre Meteore ardenti; e quattro anni dopo nel 1477 furono pure i fiumi asciutti per li lunghi calori, con fame, malattie, ec.

11. Nell’anno 1159 e 60 cosa strana [p. 12 modifica]riferisce il Sigonio (de Regno Italiae lib. 12, verso il fine) che dal primo di Maggio sino alla fine di Aprile dell’anno seguente, vale a dire per un anno intiero, in tutta Italia non piove mai: ceterum annus hic urgenti siccitate fuit insignis, cum a Kalendis Maji usque ad exitum sequentis Aprilis, coelestes aquae nullae fuissent.

12. E ventidue anni prima, nel 1137, fu una tale siccità in Francia, che tutti i Pozzi, e le Fontane si seccarono; per due anni comparivano fuochi sotterranei, che non potevano estinguersi per verun mezzo; fece il Vesuvio in quel tempo replicate eruzioni: e noto queste particolarità, le quali per lo più accompagnano gli anni asciutti, perchè simili occorsero anche nel nostro 1779.

13. Lascio nella Cronaca molti asciutti lontani per parlare de’ più vicini. Merita d’esser letta particolarmente la descrizione dell’anno 1691 che ne lasciò il dotto Ramazzini nelle Costituzioni epidemiche Modenesi. Il Gennajo coi due precedenti Mesi era stato asciutto, e dolce, anzi caldo; ma alzandosi un vento di Tramontana, insorse alla fine di Gennajo un freddo così intenso, che gelati i fiumi tutto era indurito, e non [p. 13 modifica]essendo caduta stilla di Neve, in tutta la Lombardia erano le strade polverose, come in Agosto. Dopo brevi pioggie verso l’Equinozio, successe una Primavera calda come la State, ed una State ardente, come in Soria, sicchè non potevano gli uomini, e gli animali più vivere, e molti spezialmente i Cani andavano in rabbia; ed una Coorte di altre malattie infestò il popolo, spezialmente nei Quartieri larghi della Città, ove ampiamente si raccoglie il Sole, ed il calore; e questo secco, e questo caldo durò sino all’Equinozio di Autunno (differente in ciò dall’anno nostro, in cui l’Estate, come sapete, fu assai temperata).

14. Eppure ancora più fiero fu il quarto anno dopo, 1694. Per tutto Gennajo, scrive il Ramazzini, soffiarono venti boreali con perpetua serenità del Cielo, sicchè polveroso era il suolo come di Estate, e passò tutto il Verno senza goccia d’acqua caduta dal Cielo. Dopo alcune buone pioggie intorno all’Equinozio, successe un Aprile caldo, come suol essere il Giugno; ed il resto della Primavera, e tutta la State si passò con secco pertinacissimo, e con intollerabile caldo, l’Autunno seguendo l’istesso tenore, almeno [p. 14 modifica]quanto all’asciutto: niun anno ebbe tanti Fulmini, ed uno percosse un Contadino brugiandogli tutti gli abiti, fuorchè ciò ch’era di cuojo, e senza ucciderlo; eppure con tanto secco, e con tanto calore l’anno, come rimarca l’Autore, non fu ingrato ai coltivatori, avendo fornito un lodevole provento di grani, e spezialmente di vini.

15. Vengo ad un asciutto singolare più vicino a noi, del quale i Vecchi potrebbero ricordarsi, se non avessero anche ragioni di ricordarselo, poichè non è che di 61 anni avanti; questo fu il 1718, che io descriverò colle parole dell’Istorico nostro Girolamo Ferrari (Notizie Storiche della Lega ec. Pag. 288.) “I Posteri dureranno fatica a credere che sieno scorsi novo mesi senza cadere stilla di pioggia, si può dire in tutta l’Europa, eziandio nelle regioni più sottoposte agli effetti di questo elemento. Seccati i fonti, i ruscelli, ed i minori canali, cercarono gli abitanti l’acqua per molte miglia ne’ fiumi più grossi; ed è accaduto che molti animali bevendo con ingordigia creparono sul luogo; e sarà forse creduta favola, che accesosi il fuoco nel mese di Luglio dall’eccessivo ardore dell’aere in [p. 15 modifica]queste nostra Valli dei Padovano, abbruciate le Canne, ed ogni altro cespuglio, siasi veduto con istrana maniera serpeggiare sotterra, ricevendo nutrimento dalle radici, e dalla qualità del terreno grasso, ed inaridito con lasciare i funesti effetti di un palmo di cenere per lungo tratto.“

16. Questi fatti sono confermati nell’Istoria dell’Europa, del Sig. Ottieri, e d’altri Storici contemporanei. Aggiungono, che questi bollori estivi avevano generato una specie di mosche, o Zecche, micidiali, per cui morirono molti bestiami cavallini, pecorini, caprini, porcini; e perì più di mezza la Cavalleria del Principe Eugenio in Transilvania4.

17. Quello che più pare da rimarcare è l’incendio spontaneo delle Canne, e dell’Erbe nelle paludi inaridite. È cosa fuor di dubbio, che de’ boschi verdi, non che secchi, si accendono per il gran fregamento de’ rami intrecciati cagionato dall’agitazione del [p. 16 modifica]vento: perchè dunque nella grande incandescenza della terra per l’ardore del Sole, non possono l’erbe inaridite prender fuoco come la paglia sulle ceneri calde? il fuoco per invilupparsi non avendo bisogno se non che si diradino le molecuole, che lo tengono imprigionato.

18. Se poi cade una favilla esterna, quella che si sarebbe smorzata in tempo umido, si appicca all’arido, e si dilata l’incendio sino alla terra, se questa per l’infracidamento delle radici, come accade nelle nostre Valli, sia divenuta Torba, o altronde sia di natura bituminosa. Così abbiamo veduto nello scorso Inverno ardere lunghi tratti di bosco ne’ Colli Euganei: così arse per mesi un bosco nella Carnia, e copiando una Gazzetta, in data di Presburgo 6. Settembre 1779 (nuovo Postiglione di Venezia n. 40) “nelle vicinanze di Lublys nel Palatinato di Zips, nell’Alta Ungaria stendesi una vasta pianura, che da alcun tempo in qua di continuo si vede ardere esalando un denso fumo che ha l’odore di Carbon Fossile. Ora si scrive in data dei 26. Agosto, che nella Signoria di Kuttina nel Regno di Schiavonia, da quattro mesi in qua nell’interno [p. 17 modifica]d’un bosco arde la terra senza che siasi potuto estinguere il fuoco, che ivi si mantiene, e benchè non si vegga sopra il suolo, ne traspira però un puzzolentissimo fumo.“

19. Son questi fuochi, ed incendj, simili a quelli de’ mentovati anni asciuttissimi 1472, 1137, ed altri nella Cronaca. A questi fuochi terreni poi, come in quegli anni, così in questo, andarono congiunti Terremoti, eruzioni vulcaniche, e tante meteore ignite.

20. Qualunque sia la cognazione, e la reciproca generazione di questi effetti col secco (forse ne è questo cagione, o occasione, forse ne è effetto) si vede nell’Istoria, che negli anni asciutti regnarono sempre, o contemporaneamente, o poco prima, o poco dopo, o tutto insieme, meteore ignite, fuochi terreni, terremoti, esplosioni vulcaniche, e fenomeni analoghi.

21. Oltre il Terremoto di Smirne dell’anno scorso, e che tratto tratto si fa ancora sentire, terribili, e pertinaci furono i Terremoti di Bologna, ove dopo mesi e mesi non si tiene per anche la terra per ben calmata, e si noti che quella Città fu afflitta da Terremoti simili nel 1505. in simili [p. 18 modifica]anni di stravagante asciuttore. Terremoti si sentirono in Svezia, ed altrove.

22. L’Eruzione del Vesuvio fu una delle maggiori che mai sieno state ne’ secoli passati, imitando l’anno 1137 di estremo secco.

23. Ad Imoscki, luogo della Morlachia Veneta, li 7 Decembre 1778 all’ore 18 essendo il Cielo perfettamente sereno in tutto l’orizzonte, all’improvviso seguì nell’aria dalla parte di Greco-Levante un gagliardissimo scoppio, il quale continuando a rumoreggiare con lentezza di andamento, e girando in Scirocco, indi in Ostro, e finalmente in Garbin per lo spazio di quasi 10 minuti, tenne in una timorosa sorpresa tutti quegli abitanti, accorsi nelle strade con ispavento, e con aspettazione di Terremoto, o di altra grande disgrazia: sparsesi anche dopo la voce, benchè non certificata, d’un Vulcano aperto nello stato Turco confinante5. Comunque [p. 19 modifica]fosse, lo scoppio significa accensione con esplosione ignea di sotto, o di sopra terra. Quesa notizia la tengo dal dotto Sig. Co: Giulio Bajamonte di Spalatro, il quale [p. 20 modifica]insieme mi ragguaglia di alcune scosse di Terremoto sentite in Dalmazia in quest’anno stesso 1779, li 25 Gennaro, 3 Febbraro, e 12 Aprile.

24. Nel Ragionamento dell’anno passato riferii il fuoco uscito di terra sotto ad una Casa che restò scossa, nell’alto Trivigiano; descrissi il Globo igneo dei 6 Agosto, passato di sopra lo Stato Veneto sino in Dalmazia, e le Aurore Boreali, ed altre Meteore ignite. In quest’anno 1779 le Aurore Boreali furono tanto frequenti in questo Cielo, quanto quasi nei Climi Settentrionali; e sebbene se ne vegga in ogni costituzione di tempo, sembrano però regnare ne’ tempi asciutti, e freddi, il che è ragionevole: mentre, o provengano dall’aria infiammabile, come pensa il Sig. Co: Volta, o da materia, elettrica, qual’è la sentenza del Sig. Franklin, [p. 21 modifica](l’una, e l’altra per di sopra l’Atmosfera rigettata verso i Poli per l’abbassamento dell’aria densa, a quella parte, e corrente dal basso verso l’Equatore); se l’una, o l’altra non venga prima portata in terra dalle pioggie, negli anni asciutti ne resterà maggior copia accumulata nell’alto dell’Atmosfera verso i Soli, e quindi in tali anni nasceranno più frequenti le Aurore Boreali.

25. In quest’anno dunque ne abbiamo notato ben più di venti, alcune delle quali fuocosissime. La Settimana dalli 9 ai 16 Febbrajo si bsservò poco, o molto di lume boreale ogni notte; ma osservabilissima fu quella dei 15 sera, che cominciò ad un’ora di notte, e fu ardentissima, e variatissima, concorrendovi, il che è da notare, moltissime stelle volanti, che andavano contro il vento di Maestro, o sia verso la nube infuocata dell’Aurora Boreal, come a centro; e quello che ancor più mi pare meritare riflesso, è il calore straordidario della giornata precedente, poichè all’ora di Vespero fu di tre gradi maggiore che il giorno avanti, e poi invece di calare, come è solito dopo quell’ora, mantenendosi il Cielo sereno, senza cambiarsi il vento, seguitò a crescere; [p. 22 modifica]ed alle ore 22 era alli 9 gradi sopra il Gelo, quando nel giorno avanti a quell’ora stessa stava tra li 4 e li 5. Era però prossimo il Novilunio, e questo, siccome commove il Mare, così in tutti i corpi terreni, spezialmente ne’ fluidi, desta una specie di fermentazione, e con essa un grado di calore, che con Giovanni Goad chiamerò Calore Celeste, ed insieme una straordinaria evaporazione. In tale stato di cose sgorgò dunque dalla terra in quel giorno un copioso alito di fuoco elettrico, produsse quella quantità di Stelle Volanti coll’Aurora Boreale; e ben può darsi, anzi è credibile, che di queste ne succedano anche in giorno, ma che restino invisibili per quello stesso chiaro del Sole, che estingue le Stelle.

26. Comunque sia, le Aurore Boreali seguirono a comparire ne’ mesi seguenti. Il Marzo ne diede tre (anzi quattro se si vuol contare un gran lume in Libeccio veduto il dì 7 a ore 5 della notte) li 14, 20, e 25, questa veduta anche in Francia, quella dei 20 preceduta pure da molte Stelle cadenti. Due l’Aprile, li 21 e 22, quella dei 21 veduta parimente in Francia, e queste, come quella dei 20 Marzo, colla Luna Boreale in [p. 23 modifica]Perigeo, tempo turbato e stillante; poichè si dee ripeterlo, anche le Aurore Boreali succedono per lo più in tempo variante, e torbido, coi punti Lunari. Due pure n’ebbe il Maggio, la prima ai 15 col Novilunio; la seconda li 22 col primo Quarto. Una leggiera in Giugno ai 7, ma fu Mese tutto procelloso, e coperto, onde può esserne sfuggita alcuna senza osservazione. Una in Luglio ai 10 sotto la Luna Boreale in Perigeo, e li 4 di sera si vide una grossa Stella Volante, o piuttosto Globo di fuoco, scorrere da Maestro a Scirocco: anche questo Mese fu poco chiaro. Così l’Agosto, il quale passò senza che l’Aurora Boreale si scorgesse.

27. Ma il Settembre presentò quella brillantissima dei 18 veduta in tutta l’Italia, e nei mari di Spagna, non che alle parti del Nord, seguita da altra più leggiera, o meno scoperta per le Nuvole, della seguente notte. Li 18 già prima del tramontar del Sole era un cerchio di Nuvole lucide esteso da Ponente verso Scirocco, e dopo il tramontare, scorgevasi un chiaro inusitato all’Orizzonte Occidentale; avanti un’ora di notte comparve la Nuvola fuocosa verso Maestro, che poi girò a Tramontana, e si [p. 24 modifica]estese in Greco; a ore una ed un quarto, si alzavano cinque belle colonne, o piramidi di raggi sino all’altezza delle Guardie dell’Orsa; la nube rossa occupava tutto il Carro, che però rimaneva visibile: dopo qualche intervallo, a due ore ripigliarono i getti di luce gialla, lasciando poi dopo di se la semplice Aurora. Il Barometro quella sera avea calato una linea; il vento del giorno era stato prima Tramontana, poi Levante, ed a ore 11 Scirocco verso Ostro, tale mantenendosi durante l’Aurora, diretto, cioè, contro la Meteora. Seguì 32 ore dopo, cioè, la mattina dei 20, quel grande Uragano, che cagionò naufragj sul vicino Lido di Chioggia; era il Lunistizio Australe, ed il primo Quarto, sotto l’Apogeo.

28. Anche l’Ottobre formò la sua parte di Aurore; se ne vide le notti dopo li 16, e 17; ed in quella settimana fu osservato anche un grosso Globo, o Bolide, nel Trevigiano, pari a quello dell’Agosto dell’anno passato, ed ai 7 di Giugno un grande, che durò quasi dieci minuti, ne vide in Madrid, dove allora si trovava, il nostro Signor Carboni Aggionto della nostra Accademia. Ne cessò il corrente Novembre dalle Aurore, ed oltre un [p. 25 modifica]chiaro lume con Stelle cadenti la notte dei 6; amplissima, e lunghissima fu l’Aurora delli 9.

29. Or tanti fuochi interni, terreni, su perni, poichè anche gl’incendj delle Città, e delle terre, furono frequenti di troppo, ed i fulmini insignemente micidiali nel corso di quasi due anni, provano certamente un’insolita abbondanza di questo elemento a queste parti dell’aria, e della terra; e questo fuoco può aver tenuto in dissoluzione i vapori, onde poi derivata esser può questa così continuata, ed universale siccità d’Europa.

30. Un’osservazione singolare, degna da ponderarsi in quest’anno, fu l’infinità di macchie che si osservarono nel Sole, sempre, ma segnatamente nell’Inverno: continuano tuttavia, o piuttosto ripigliano, e risorgono; anche oggi 3 Novembre col Sig. Dottor Comparetti, Dotto Fisico, non meno che valente Medico, ne abbiamo contate almeno 17 in varj ammassi, ed alcuna di esse aveva il Diametro più grande di quello della terra, poichè certamente più d’un minuto era la loro apparente grandezza. Non sappiamo, quale alterazione questi ammassi di fumo, [p. 26 modifica]di aliti ardenti, metallici, bituminosi sulla superficie del Sole, possano portare nell’Atmosfera, e nel Globo nostro. Forse la diminuzione di luce, e di calore rende in generale meno copiosa l’evaporazione, o più densa l’aria per sostenere li vapori (donde anche l’altezza maggior del Barometro); forse i raggi solari vengono tinti, e caricati d’una sostanza più ignita, e disseccante; e certo negli anni 1718, e 19 furono osservate copiosissime macchie solari, e regnò quel gran secco e caldo specialmente nell’anno 1718 che si è descritto. Io faccio questi riflessi senza molto poggiarvi, poichè in fatti non ci veggo certo fondamento.

31. Vi fu anche, per dirlo, una Cometa, come in altri anni di asciutto, la quale si scorse, benchè solo col Cannocchiale, per molti mesi dell’Inverno. Essendo passata questa Cometa assai più vicina alla Terra, che al Sole (anzi essendo una di quelle la cui orbita taglia quella della Terra molto da presso) la sua Atmosfera immensa può aver fatto impressione nella nostra, o deponendovi qualche sostanza, o forse assorbendone. Ma anche questa sarebbe una congettura assai azzardata, come ho notato nella [p. 27 modifica]descrizione dell’Inverno 1770 (Saggio Meteorol. part. 2. art. 9 ) dove ho discusso questa, ed altre rimote cagioni, che possono venir in mente in tal materia.

32. Passiamo dunque alla Terza Parte, e veggiamo se si possa indicare qualche cagione più vicina, e sicura, tanto dell’asciutto, che del freddo passato. Questa cagione sembrami, senza altro fantasticare, trovarsi nei venti Maestrali, che hanno regnato, da qualunque fonte poi provenissero. Per tutto il mese di Gennajo, Febbrajo, Marzo, il vento generalmente fu da Maestro Tramontana; ai 13 Decembre nel principio del sereno, sotto del Novilunio fu il vento gagliardo da quella plaga; replicò violento nel Plenilunio Perigeo all’entrar di Gennajo, e produsse quella gran procella nella Manica che fece perire tanti bastimenti: Fu questo il vento della Luna Solstiziale, il quale come quello dell’Equinoziale ho provato altrove dietro il Sig. le Monnier coll’esperienza, che facendo una specie di rivulsione nell’Atmosfera, decide della stagione seguente per tre mesi, talora per sei, se il vento del Novilunio si conferma col Plenilunio come in quest’anno [p. 28 modifica](vedi Discorso nel Giornale Astrometeorologico 1778.).

33. Questo vento Maestrale così costante fu quello che infilando direttamente il Golfo nostro, vi tenne tanto basse le acque, come abbiamo osservato, allontanandole insieme dalle Coste del Tirreno. Questo pure mantenne sereno il nostro Cielo, ma insieme con vivo, ed ostinato freddo.

34. Note sono ne’ venti Settentrionali (quanto all’Europa Meridionale) queste due qualità di sereno, e di freddo; e queste qualità le hanno, perchè partono dalle regioni Glaciali, ed asciutte6. L’aria che ne proviene è pregna di aculei pungenti, e costipanti, quindi il freddo; l’aria viene asciutta, a quindi assorbe i vapori che trova nei Climi nostri, quindi il secco, e quindi anche l’elevazione del Mercurio nel Barometro, quale straordinaria, e costante si è osservata in quest’anno. [p. 29 modifica]

35. Da notarsi è poi un fatto che riferiscono i Fisici Viaggiatori. Succede spesso nella Groelanda, che la stagione vi prende una temperatura tutta opposta a quella dell’Europa nostra; nell’Inverno freddo 1739 era così dolce il Cielo alla Baja di Disko, che le Ocche passarono dalla Zona Temperata alla Glaciale in Gennajo; e nel grande Inverno seguente 1740, non si vide ghiaccio sino al Marzo; così nel 1763 (Buffon, Epoques de la Nature vol. i, pag. 187). Così secondo la Cronaca nostra nel 1492 fu il Verno caldo in Polonia, ed in Toscana freddo eccessivo.

36. Un tal fatto, pensandovi bene, si trova assai naturale; quando i venti hanno portato verso il Mezzodì gli elementi del freddo, e del gelo, i Paesi del Nord ne restano spogliati (poichè finalmente la massa di queste materie è finita), e quindi devono rimanere più temperati, o sia meno freddi del consueto.

37. Così accadde in quest’anno 1779. Mi scrive il celebre e dotto Fisico di Franeker Sig. Wan Swinden, che nelle Provincie dell’Olanda l’Inverno fu affatto dolce, il Termometro non essendo arrivato al grado del Gelo che due, o tre volte nei primi di [p. 30 modifica]Gennajo, ma l’asciutto vi fu insolito, nè forse ve n’ebbe un pari nello spazio di 40 anni. In Islanda, sotto il Cerchio Polare, la temperatura fu sì straordinaria, che il Gelo appena vi è comparso qualche giorno; el’asciutto fu sì grande, e lungo, che per mancanza di forraggi furono costretti gli abitanti ad uccidere i loro animali; mancarono anche gli altri frutti della terra, sicchè molti perirono di miseria. In Giugno insorse un umido, e caldo soffocante con mortali malattie pe’ fanciulli, e pe’ Vecchi. (Gazz. d’Agricolture, n. 85 in data di Copenhaguen 15 Sett. 1779). Fu sereno insolito anche in Inghilterra. In Francia pure regnò un tempo mite, ed in pieno asciutto, sebbene qua e là vi cadessero pioggie, ed anche nevi, secondo le osservazioni del diligentissimo P. Coste. Forse le catene di Montagne, che chiudono al Mezzodì, ed al Levante la Francia, vi hanno arrestato qualche massa di vapori, e di freddo; lo stesso può dirsi delle Montagne della Boemia, dove furono nevi, ed inondazioni.

38. L’asciutto, ed il freddo grande in fatti regnò nell’Europa Meridionale, ma in Tracia, ed in Asia (anche in Grecia e nelle [p. 31 modifica]due Sicilie) furono, come dissi, insolite nevi con ghiacci, e rigori estremi: anche questo fluisce naturalmente nella nostra etiologia. I venti Maestrali, diretti a quelle regioni, dopo di avere scoppata per così dire l’Europa, o incontrando Montagne, o indeboliti dal lungo corso, e stanchi di portar tanta materia di vapori, e di sali, l’aria saturata all’estremo dovendo in fine, come in ogni mestruo, rigettare la materia disciolta, dovendo finalmente scaricarsi in qualche luogo; toccò alla Tracia, ed Asia ricevere questa massa frigido-acquea; e come depone un fiume alle foci i monti di arena, così i venti nostri scaricarono quei monti di neve, che seppellirono quelle Provincie. I miei lumi, che conosco quanto sono scarsi, non mi suggeriscono cosa di meglio per ispiegare il sistema generale di questa stagione. Il dotto Monaco Silvestrino di Roma D. Callisto Beringieri, darà un discorso sull’istesso argomento, che forse conterrà riflessi più buoni7. [p. 32 modifica]

39. Quanto al periodo di questi Inverni strani, come di tutte le annate stravaganti, io mi rapporto a quanto ne ho detto altrove, particolarmente nel Discorso sopra il freddo [p. 33 modifica]del 1776 (nel Giornale 1777). Il periodo otto-novennale colle sue suddivisioni, e moltipliche, si troverà verificato anche nella Cronaca presente degli asciutti. Per esempio dalli 3 anni di siccità al tempo di Elia, 907 avanti G. C. sino al presente anno 1779 sono anni 2686, il qual numero diviso per 53 (somma di 6 rivoluzioni quasi esatte degli Absidi Lunari) si trovano 50 di questi periodi, coll’avanzo di 36 anni, che sono altre quattro rivoluzioni Anomalistiche. Dal 1540 a questo, sono anni 239, i quali divisi per [p. 34 modifica]il medesimo numero 53 lasciano 27, tre rivoluzioni complete di 9. Dal 1694 restano anni 85, e levato il 53, restano 32, cioè tre rivoluzioni e mezza (la mezza in questo caso, come ho provato, equivalendo all’intiera; e se vogliamo prendere l’Epoca del 1691 restano quattro rivoluzioni intiere. Dal 1718 sono anni 61; da cui levando il 53, restano 8, o sia una rivoluzione semplice; dal 1734 sono anni 45, o sia 5 volte 9. E si noti, che in tutti questi anni si trovarono degli Absidi nei punti cardinali del Zodiaco, sito, conforme alla teoria nostra, tendente sempre alla stravaganza. Anche si troverà molta somiglianza d’anni procedendo col Ciclo Decenovennale, o sia Numero d’Oro, di 19 anni, Così fu asciutto l’Inverno 1760, e 61, quello, se vogliamo, corrispondente ai 19 anni, questo ai 18, o sia due volte 9. Non altro di questo.

40. Una parola sola per giustificare li nostri Punti Lunari da un’accusa che sarà loro facilmente stata fatta, cosa hanno fatto i vostri Punti Lunari in così lungo, ed ostinato asciutto?

41. Benchè abbia nel mio Libro prevenuta questa obbiezione, perchè sempre ritorna [p. 35 modifica]in campo, rispondo prima, che l’asciutto ha cominciato e finito nell’apice de’ Punti Lunari; in secondo luogo, che nel frattempo essi hanno fatto sempre del moto, ed alterato il Cielo sino spesso a dare stille di pioggia, o almeno con minaccie, ed apparato di nubi, o con caligini, o più spesso con vento, o almeno nel Barometro (altrove anche con effetto: vedete l’esame di mese in mese che ne fa il P. Coste ne’ Giornali). Ed aggiugnerò quì, che questi moti, e queste alterazioni, benchè senza grande effetto consecutivo, provano egualmente, e forse più manifestamente la forza dei Punti Lunari.

42. Siccome se un febbricitante abituato, e recidivo, prende la China, e per qualche giorno resta libero dalla febbre, con ragione si dice che la China ha sospesa la febbre, e ciò quante volte nella recidiva replica la China, e la febbre; e siccome se un uomo robusto ogni volta che va in un paese si ammala, s’incolpa quell’aria come cagion del male: oppure se ogni volta che mangia qualche cibo, per esempio, rape, cavoli, si sente male, con ragione s’incolpa quel cibo, come cagione di quell’incomodo; così io dico del tempo abituato all’umido, o al [p. 36 modifica]secco: nell’ostinate pioggie si dà pur qualche giornata, o pausa di sereno: negli ostinati asciutti talor pioggia cade, o minaccia, o almeno s’altera il Cielo; ma l’uno, e l’altro succede coi Punti Lunari, come prova l’osservazione. I Punti Lunari dunque sono visibilmente la cagione di quelle alterazioni, e provano la loro forza egualmente che se il tempo cambiasse di carattere, al quale cangiamento ordinariamente si richiede il concorso del Sole, o sia una delle gran conversioni della stagione.

43. Non è poi tanto da cercare, e questa è una considerazione che inculco sopra tutto, se ogni Punto Lunare cambi il tempo, (che come ho provato, o cambia, o altera) quanto se il cambiamento nato tenga vicino un Punto Lunare; e questo esame se si farà seriamente, vi accerto, che i Punti Lunari usciranno trionfanti; e si troverà più favorevole all’influenza della Luna, che quell’altro che solo ho praticato quando proposi la mia teoria; ma di ciò altrove, e per ora basti di tutto. [p. 37 modifica]

CRONACA

De’ lunghi asciutti, e di Fenomeni analoghi.

anni avanti Gesù Cristo.

909 Tre anni senza pioggia al tempo di Elia nella Palestina.
908
907
426 Di Roma 328. Molto si è patito per l’asciutto; Terremoti. Friskio.
anni dopo Gesù Cristo.
79 Siccità, e Cometa. Dione.
356 Secco di tre anni. S. Girolamo.
362 Sotto Giuliano secco in Asia, ed in Africa, con Terremoti. Evagrio.
452 Sotto Marciano Imperatore, Siccità, Carestia, con Terremoti. Evagrio.
593 Siccità somma, e Locuste desolatrici d’Italia. Friskio.
674 Estremo asciutto, dippoi inondazioni, e procelle, Terremoti. Collezione Accademica.

[p. 38 modifica]

676 Per tre anni non piove mai. Cometa. Riccioli. Cron. Com.
678
765 Grandi fuochi in Cielo, secco insolito. Friskio.
800 Inverno dolce. Terremoti, Peste. Friskio.
828 Meteore ignee, con venti ardenti. Segue un anno fertilissimo. Coll. Accad.
864 Verno lungo e freddissimo, neve rossa, gelasi la Laguna di Venezia. Tutti gli Storici.
999 Asciutto con Terremoti. Coll. Accad.
1067 Asciutto, Carestia, Pestilenza. Coll. Accad.
1068
1135 Caldo eccessivo. Monte rosso. Cron. MSS.
1137 Siccità in Francia; per tre anni fuochi sotterranei inestinguibili. Eruzione del Vesuvio. Coll. Accad.
1159 Dal primo Maggio sino all’ultimo Aprile seguente manca la pioggia in Italia. Sigonio.
1165 Venti caldissimi, che seccarono le piante. Targioni.
1204 Estate calda e secca all’estremo. Friskio.

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1285 Siccità con Terremoti in Italia, seguita da diluvj l’anno dopo. Targioni.
1301 Verno Caldo. Rubeckio.
1341 Crudele Inverno. Friskio.
1344 Siccità straordinaria in Toscana, segue un Verno piovosissimo; poi di nuovo secco tutta la State, con Terremoti; di nuovo pioggia di tre mesi. Villani.
1345
1352 Diluvj, venti, caldo eccessivo in Toscana. Idem.
1358 Verno serenissimo, e freddissimo. Targioni.
1371 Grandissimo seccore di Estate. Idem.
1400 Crudo Verno in Francia, seccaronsi i Fiumi, Cometa. Coll. Accad.
1427 Inverno senza freddo, e fiorirono gli Alberi. Friskio.
1428 Da Giugno a Decembre non piovette mai. Idem.
1445 Nella prima parte dell’anno per cinque mesi non piovette mai. Targioni.
1458 Gran siccità in Bologna: dalla Festa di S. Pietro sino ai 20 di Settembre non piovette. Presso Muratori.

[p. 40 modifica]

1460 Dal principio di Maggio al principio dl Agosto nel Territorio Bolognese non cadde pioggia. Idem.
1468 Gran secco seguito da inondazioni. Coll. Accad.
1472 Famoso secco di tre anni in Olanda, nella Svizzera; nel 1473 i Boschi si accendevano per loro stessi. Coll. Accad. ed altri.
1477 Di nuovo calori estremi, fiumi asciutti, fame ec. Coll. Accad.
1492 Caldo di Gennajo, e gli Alberi fiorirrono in Polonia; ma in Toscana; scrive il Targioni, freddo eccessivo.
1497 Da Pasqua sino ai 13 di Agosto asciutto, e simile nell’anno seguente. Targioni.
1500 Dalli 23 Decembre 1499 sino ai 18 Marzo 1500 non si vide pioggia nel Ferrarese. Erano pure bellissime le Campagne. Presso Muratori.
1504 Inverno dolce come Primavera. Targioni; ma insieme secco, fame, Terremoti con Cometa. Coll. Accad.
1505
1506 Dopo diluvj d’acqua estremo secco in Venezia nel Verno; Terremoto, Buorra de’ Terremoti.

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1509 Ai 7 Maggio dopo cinque mesi di asciutto comincia a piovere Targioni.
1523 Asciutto e fresco in Giugno; caldo eccedente in Agosto. Targioni.
1528 Vennero cinque anni quasi senza Verno, ne seguì estrema Carestia. Coll. Accad.
1534 Europa tutta inaridita, fuorchè la Polonia, abbissata dalla pioggia.
1538 Estate ardente, fiumi asciutti, materie ignite, Terremoti. Coll. Accad.
1540 Anno del famoso secco di cinque mesi, per l’Inscrizione Milanese. Seguirono caldi micidiali nella State; arsero le Selve spontaneamente; le Ghiacciaje della Svizzera si squagliarono intieramente, Terremoti, ec. E si noti, che seguì un corso d’anni cinque con asciutti di mesi e mesi, interpolati da mesi di Pioggie; nel 1542 si fece la raccolta di Maggio. Vedete la Cronaca del Sig. Targioni.
1549 Nevaj, e Ghiacci; Autunno arido, seguito da cinque mesi di pioggie. Idem.

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1551 Inverno caldo, ed asciutto. Primavera piovosa, l'Estate calda, e secca. Idem.
1552
1556 Colla Cometa (che si crede quella del 1264 e deve ritornare nel 1848) calori eccessivi, che seccarono i Fiumi. Coll. Accad.
1559 Secco da Maggio a Novembre. Cron. Ven, MSS.
1570 Verno asprissimo, abbruciò i fruttaj fino alle radici. Coll. Accad.
1604 Verno freddo, e tre mesi senza pioggia. Targioni.
1607 Dopo la Cometa secco estremo. Coll. Accad.
1615 Freddo eccessivo; Estate asciutta, e caldissima in tutta Europa. Ibid.
1632 Secco, e caldo straordinario. Angoli, che l' attribuisce alla mancanza di macchie nel Sole.
1643 In Decembre freddi, poi Terremoto, poi caldo eccessivo di State. Targioni.
1646 Siccità estrema. Monte rosso.
1655 Anno asciutto, con Terremoti, e Locuste. Coll. Accad.
1659 Secco estremo. Monte rosso.
1665

[p. 43 modifica]

1668 Simile. Targioni.
1681 Seccore di quattro mesi nel Verno. Idem.
1682 Secchi estremi. Idem.
1686
1691 Gran secco, e freddo nel Verno; secco e caldo la State. Ramazzini.
1694 Anno asciuttissimo. Idem.
1696 Secco d’Estate. Targioni.
1700 Maggio e Giugno asciutti. Idem.
1701 Neve generale; Primavera sempre asciutta, caldo intollerabile in Agosto. Targioni; ed in nota della Chiesa di Zeminiana dai 3 Maggio sino li 6 Agosto non piove mai; e così dopo sino all'Ottobre, che portò inondazioni immense nella Marca Trevi- giana.
1704 Pioggia sino a Luglio; dopo, asciutto sino all’Ottobre con poco caldo; da Ottobre sino al Gennajo pioggie. Coll. Accad.
1707 Verno dolce. Targioni.
1709 Il famoso freddo.
1710 Secco di tre mesi in Estate. Targioni.

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1715 Più mesi in principio senza pioggia, che poi furono eccessive anche nel 1715. Idem.
1719 Famoso secco di nove mesi, con caldo eccessivo. Simile nel 1719.
1724 Secco ed eccessivi Calori, poi dirotte pioggie. Targioni.
1725 Inverno secco.
1726 Freddi, e Nevi nel Verno, caldi eccessivi, ed asciutti nella State.
1731 Inverno Nevoso.
1733 Inverno dolce, ed asciutto.
1734 Siccità d’Inverno; fiumi quasi asciutti.
1737 Inverno secco, caldo straordinario la State 1737.
1738
1740 Verno famoso, e lunghissimo.
1745 Verno lungo, e rigidissimo . Estate asciuttissima.
1749 Verno senza ghiacci, nè Nevi (ma nevicò li 25 Aprile).
1751 Grande siccità nella State.
1754 Gennajo asciutto.
1755 Inverno freddissimo, ed asciuttissimo.
1756 Gennaio e Febbrajo asciutti, e siccità di tre mesi in Estate.
1759 Gennajo e Febbrajo asciutti.
1760 Primavera arida.
1761 Inverno asciuttissimo.

[p. 45 modifica]

1762 Simile, anzi tutto l’anno asciutto.
1765 Inverno caldo, e piovosissimo.
1770 Nevi immense.
1772 Diluvj.
1774 Gran secco, e caldo di State.
1779 Asciutto di cinque mesi quì sopra descritto.

[p. 240 modifica]

Ristretto Meteorologico per l’Anno 1779 in Padova.


Mesi Barometro Termometro Pioggia
Alt. Med.
Freddo Caldo
Poll. lin. Gr. De. Gr. De. Poll. lin. 12
Decemb. 1778 28 3,8 275, 4
 
1 5, 9
Gennaro 1779 28 5,1 421, 1
 
0 0, 1
Febbraro 
28 6,5 229, 8
 
0 0, 0
Marzo 
28 4,3 187, 9
 
0 0, 3
Aprile 
28 3,8 55, 7 19 2 0 9, 11
Maggio 
28 1,9
 
85, 8 2 9, 2
Giugno 
28 0,6 4, 7 72, 5 5 5, 6
Luglio 
28 1,4
 
171, 4 2 3, 6
Agosto 
28 2,2
 
176, 9 4 7, 8
Settembre 
28 2,9 1, 0 94, 8 2 0, 6
Ottobre 
28 4,0 29, 6 25, 6 5 6, 9
Novembre 
28 0,2 199, 7
 
4 9, 2
Somme 1404, 9 645, 4 29 1, 3
Medij 28, 3,06 10 25

Il Barometro, ben purgato col fuoco, si tiene più alto de’ Comuni lin. 3.

L’Altezza Media in Padova è Poll. 28 lin. 1 misura di Parigi. [p. 241 modifica]

L’Altezza Massima Poll. 28. lin. 10 li 26. Dec. 1778.

L’Altezza Minima Poll. 27. lin. 5. 6. lin. 21. Nov. 1779. O. 4. n. s.

Il Termometro di Reaumur a Mercurio; il Grado Medio in Padova è di Gradi 12. 3.

Massimo Freddo Gr. 7. 6. li 9. Gen. a O. 8. mat. sotto del Gelo.

Massimo Caldo Gr. 24. 3. Luglio (ma passaggero) a O. 4. della sera.


Aggiunta alle Note del Ristretto

.

Le Frutta quest’Anno furono precoci di 15. a. 20. Giorni. Alcuni Fruttaj diedero un secondo fiore con frutti maturi, come Pesche, Pera, ec.

Furono tutte le Frutta abbondantissime, ma per essere di succo mal digesto si guastarono in copia. In alcuni Paesi si accusarono come cagioni di mortali Dissenterie, a motivo de’ Vermi, e degl’Insetti. [p. 242 modifica]

 
Misura
della Udine Chioggia
Pioggia
Poll. lin. Poll. lin.
Dec. 1778 2 4,3 2 0, 0 La Pioggia in Udine fu misurata dai Giovani Signori Conti Asquini: rimarcabile n’è l’abbondanza ad onta di tre Mesi di continuo secco. All’opposto scarsa riuscì la Pioggia nella Città di Chioggia sul Mare, misurata dal Sig. Dottor Vianelli; le Frazioni di questa sono Duodecimi di Linea.
Genn. 1779 0 0,0 0 0, 4
Febbraro 
0 0,0 0 0, 0
Marzo 
0 0,1 0 0, 0
Aprile 
1 7,4 0 0, 8
Maggio 
5 4,7 1 6, 5
Giugno 
9 1,5 2 11, 11
Luglio 
7 5,3 1 1, 9
Agosto 
4 2,1 1 8, 3
Settembre 
3 11,9 1 8, 8
Ottobre 
4 0,2 4 8, 5
Novembre 
19 9,4 2 3, 5
47 10,5 18 1, 10
 
[p. 243 modifica]

NOTIZIA OROMETICA.

Nell’Anno precedente si è data l’Altezza di varj luoghi presa dall’Altezze Medie del Barometro. V’era dubbio sul Barometro di Crespano. In fatti il rispettabile Osservatore, avendo fatto bollire il Mercurio nel Tubo, lo trovò più elevato di Lin. 4,4. Con questa correzione l’Altezza Media di tre Anni risulta a Crespano, nella Casa dell’Osservatore presso la Chiesa Parrocchiale, di Poll. 27. l. 2.1.

Essendo la Media vera di Padova 28. l. 6. risulta un’elevazione di 150 Pertiche Parigine. Lo stesso Autore, per mezzo del Sig. suo Fratello, fece Osservazioni contemporanee presso la cima della Montagna vicina, chiamata Ardosa: il Barometro corretto dal Termometro si tenne a Poll . 23. l. 3.5. il che porta un’elevazione sopra il Livello di Crespano di Pertiche 655, o 16, alle quali devonsi aggiugnere almeno 50. Pertiche per arrivare alla cima; e colle 150 d’elevazione di Crespano sopra di Padova, sarà l’Altezza dell’Ardosa sopra il Piano di Padova di 855 Tese; e per arrivare al Livello del Mare vicino, vi sono altre 5. Pertiche. [p. 244 modifica]

QUALITÀ DE’ GIORNI.


Giorni Tuono, Neve,
di Sereni Nuvoli, Vento e o Caligine
Mesi Pioggia o Varj sensibile Procelle Grandine
Dec. 1778 5 15 11 3 0 0 6
Genn. 1779 2 29 0 6 4 0 0
Febbraro 
0 28 0 1 0 0 4
Marzo 
1 18 12 15 6 0 3
Aprile 
3 18 9 3 2 1 4
Maggio 
17 12 2 2 8 0 1
Giugno 
20 4 6 6 7 3 1
Luglio 
9 11 11 10 10 2 5
Agosto 
13 11 7 4 12 1 0
Settembre 
7 17 6 4 3 0 3
Ottobre 
10 14 7 7 1 0 3
Novembre 
14 5 11 8 2 1 6
101 172 82 69 55 8 36

Con tutto il sereno la misura della Pioggia non è tanto piccola, a cagione di alcune Pioggie inusitate, che diedero d’Acqua, li 20. Giugno lin. 26. in 3. ore; 24 Agosto lin. 32. in 2. ore; 2 Ottobre lin. 29. in una notte.

Aurore Boreali sopra nel discorso, dell’Anno 1779. [p. 245 modifica]

Tremori della Terra. 20. Gen., I. 4. 8. 9. Giugno; 14 Luglio; 23, 24 Nov.

VENTI.


Mesi Tramontana Greco Levante Sirocco Ostro Garbin Ponente Maestro
Dec. 1778 20 2 4 1 2 3 9 19
Genn. 1779 18 4 4 0 0 4 11 22
Febbraro 
15 3 8 8 1 2 10 20
Marzo 
25 7 23 16 7 6 3 9
Aprile 
19 8 10 17 11 8 11 6
Maggio 
11 18 20 20 8 9 15 3
Giugno 
21 11 11 10 9 5 12 14
Luglio 
21 12 15 15 9 13 15 8
Agosto 
26 9 20 15 10 4 13 11
Settembre 
25 3 17 17 9 4 7 12
Ottobre 
20 11 10 2 2 1 4 6
Novembre 
24 6 3 2 3 7 9 10
 
Somme 245 94 146 123 71 66 119 150

Il Vento dominante in questo Paese è sempre Tramontana, ma si noti in quest’Anno il dominio di esso Vento col Maestrale nei Mesi sereni. Si osservi altresì l’alternativa de’ Venti Australi della State, e ne’ Mesi Piovosi.

Note

  1. Ho letto in qualche Gazzetta, che in qualche luogo della Spagna fu trovato sulle piante, sull’erbe, sulla terra della Manna. Così riferisce Evagrio, che nella carestia succeduta al luogo secco in Tracia, ed in Asia nell’anno 452, sotto l’Imperatore Marciano, il Cielo per soccorso della fame, e de’ moribondi abitanti, mandò della Manna in copia: senza miracoli, per la disposizione ordinaria della Provvidenza, si vede che in tempi asciutti, ed in paesi asciutti, come la Calabria, o il sudor delle piante, o la ruggiada che condensa sostanze confacenti, svaporandosi l’acqueo, dee congelarsi in quella specie di melle aereo, che si chiama Manna.
  2. Per cagion dell’asciutto riuscì male in quest’Inverno la salagione delle carni, che però in quantità si guastarono, perchè non si sciolse il sale.
  3. In questa Marca Trivigiana perirono moltissime vigne, fesse e crepate in tutto il tronco; ma non fu veramente nel fitto dell’Inverno, nè per quanto mi pare per il solo freddo. Nelle grandi Aurore Boreali a mezzo Febbrajo, il caldo si alzò notabilmente, e crebbe sino alla fine del Mese; le viti dunque cominciarono a porsi in umore, ai primi di Marzo successero anco delle caligini, e tempo umido; quando ai 5 del Mese, nel quartale dopo del Plenilunio, si alzò un furiosissimo vento di Levante, che, oltrechè portò seco del salso dal mare, cagionò un freddo acutissimo, e da 10 in 12 gradi sopra, si andò tre gradi sotto del gelo. Durò il vento secco, e brugiante qualche giorno. Si disseccò, e si strinse dunque la corteccia delle viti; ed essendo i loro vasi pieni di umore, questo gelandosi si dilatò, e fece crepare le piante. Altrove ho avvertito, che non è il freddo tanto, quanto il freddo dopo l’umido, o il disgelo, che fa perire le viti, gli Olivi, ed altri Alberi.
  4. Che questi nove Mesi asciutti fossero li primi del 1718, lo prova una inusitata inondazione succeduta net Territorio Padovano il dì 21 Novembre.
  5. Ecco un fenomeno similissimo. Li 27 Maggio 1775, a ore 11, quarti tre della mattina, a Saal in Svezia, s’udì un rumore simile al Tuono che durò lungo tempo, alternativamente con più, o meno di violenza. Parve un Terremoto, il cui fuoco fosse a poca profondità, perchè non si è sentito nelle Città un poco lontane, e tuttavia, dice il relatore, era assai profondo poichè le Minere di Saal non ne soffersero verun danno. (Memor. di Svezia 1775 Trim. II.) Di questi suoni cupi mi pare che gli Antichi facessero osservazione, come di voci sacre, e divine. Potrebbero essere rimbombi sotterranei per impeto d’aria, come fa il vento ne’ Camini; oppure cagionati anche da leggero urto, come di pietra cadente, il cui suono si propaghi, e si raddoppj nelle Caverne. Di questi rumori, o echi moltiplicati con veemenza, si può far l’esperienza tanto sopra terra, che sotto, sopra nelle catene delle Montagne, e delle Valli; sotto nelle Grotte: lo scoppio Ordinario d’un Archibugio, o d’una pistola, diventa da lontano come uno, o molti colpi di Cannone, e si replica, si smorza, risorge, si estende come strisciando a molte miglia nei meandri delle Valli, e delle Grotte. Ho fatto più volte questa osservazione tra i Monti, e l’ho fatta nelle Grotte di Costozza, ed in una vecchia miniera di Pianezza (ambe nel Territorio Vicentino) mio paese natale, ove andava da Giovane per divertirmi, e sentire sparando questi grandi romori, che in fatti parevano Tuoni raddoppiati: intanuere cava, tonitrumque dedere cavernae. Che sianvi Grotte immense sotterranee, spezialmente ne’ luoghi montuosi, come l’Istria, e la Dalmazia, dove i fiumi per lo più scorrono sotterra, e perciò il paese, manca d’acque, è cosa certa. Altrove ho detto qual romore faccia un sassolino gettato in una voragine. Volentieri dunque io spiegherei in tal guisa cotesti rumori, de’ quali così s’intende la durata, a la varie alternative di veemenza; senza però negare che possano provenire da qualche esplosione, per esempio d’una di quelle che scagliano qualche gran pietra lontanissimo, sicchè pare caduta dal Cielo, del cea s’hanno molti esempj avverati. Vedete il Trattato del P. Troili sulle pietre cadute dal Cielo.
  6. Se la precedente Estate sia stata meno calda, i ghiacci della Zona frigida si saranno meno sciolti, quindi più asciutto, e più freddo, ma non so poi quale fosse quella State avanti.
  7. Combinando il vento Maestrale, che ha regnato nell’Inverno, colle Aurore Boreali, e tanti altri fuochi, col tepore nei Paesi del Nord verso Maestro (alla qual parte pensò l’Allejo fosse l’antico Polo della Terra, porta e passaggio delle più sottili materie terrene); non si potrebbe imaginare, che fosse il tutto provenuto da un’abbondante uscita a quella parte del fuoco centrale, e terreno (qualunque sia, che certo vi è, che ivi producesse il tepor dell’Inverno (e poi il caldo soffocante in Islanda) il fuoco delle Aurore Boreali, e di tanti altri fenomeni igniti, ma insieme, e principalmente, il Vento da quella plaga (non potendosi negare ad Aristotele, che molti venti provengono da esplosione o effusione di spiriti, e di vapori, come allo sciogliersi della neve, d’una nuvola, d’una caligine ), il qual vento cacciasse gli spiriti del freddo, ed i vapori nell’Atmosfera Meridionale? Non sarei il primo ad indurre di coteste eruzioni locali; l’Allejo lo pensò degli Effluvj Magnetici; il fu, dotto e modesto P. Alclepi, Lettor di Matematica nel Collegio Romano, lo voleva di certe arie particolari per ispiegare certe variazioni del Barometro. Un’Estate assai calda nel 1778 avrebbe potuto squagliare i ghiacci del Nord (come nel 1540 si sciolsero le ghiacciaje della Svizzera) aprire i meati della Terra, e quindi preparare l’accennata uscita d’un nuovo calor terreno a quella parte I seguaci del Sig. di Mairan sull’origine dell’Aurore Boreali, come provenienti dal mescolamento dell’Atmosfera Solare colla Terrestre, avrebbero invero da fortificarsi in quest’anno coll’ampiezza del lume Zodiacale scortosi molto avanti del solito in Gennajo, e con tante macchie Solari, come abbiam detto, le quali potrebbero indicare incendi e bollimenti estraordinarj nel Sole, per esservi forse caduta qualche Cometa, o per essersi aperti nuovi vulcani, d’onde provenissero quelle schiume, e nuvole di fumi costituenti le macchie, ed insieme una maggior condensazione e dilatazione dell’Atmosfera. Ma questa congettura è come quella sulla coda, ed Atmosfera della Cometa, e per ripeterlo, sembra cagione troppo rimota. Volendo congetturare, mi terrei piuttosto all’accennata eruzione del fuoco terrestre, comunque poi possa essere questa stata eccitata dall’impressione del Sole, o dall’azione della Luna, la quale in quest’anno passando Perigea verso la Zona Polare, potè far impressione maggiore sui fluidi anche profondi della Terra, commuovere la tessitura de’ solidi, con ciò aprire i pori, ed i meati, e facilitare l’uscita di quegli spiriti igniti, che formarono il Vento Maestro Tramontana, e l’Aurore Boreali, e gli altri fenomeni fuocosi, e l’asciutto, ec.