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no stati trasportati di là del mare in Morea, in Francia, in Asia, dove insolite furono le Nevi, ed i geli, anche in Climi strani, ed inusitati, come in Babilonia, ed in Cipro. Sicchè puossi con ragione qualificar quest’Inverno come non meno freddo, che asciutto; non opponendosi a questo la stagione dolce che si provò sulle coste d’Olanda, ed in altri paesi settentrionali; il che anzi servirà, come spero, a render ragione dell’impressioni che provarono i paesi meridionali1.

8. Con questo freddo, ed asciutto, il Ba-


  1. In questa Marca Trivigiana perirono moltissime vigne, fesse e crepate in tutto il tronco; ma non fu veramente nel fitto dell’Inverno, nè per quanto mi pare per il solo freddo. Nelle grandi Aurore Boreali a mezzo Febbrajo, il caldo si alzò notabilmente, e crebbe sino alla fine del Mese; le viti dunque cominciarono a porsi in umore, ai primi di Marzo successero anco delle caligini, e tempo umido; quando ai 5 del Mese, nel quartale dopo del Plenilunio, si alzò un furiosissimo vento di Levante, che, oltrechè portò seco del salso dal mare, cagionò un freddo acutissimo, e da 10 in 12 gradi sopra, si andò tre gradi sotto del gelo. Durò il vento secco, e brugiante qualche giorno. Si disseccò, e si strinse dunque la corteccia delle viti; ed essendo i loro vasi pieni di umore, questo gelandosi si dilatò, e fece crepare le piante. Altrove ho avvertito, che non è il freddo tanto, quanto il freddo dopo l’umido, o il disgelo, che fa perire le viti, gli Olivi, ed altri Alberi.