Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1778

Nel Giornale dell'Anno 1778. Ragionamento sopra l'Anno 1777, e sopra le Stagioni in Generale. Recitato nell'Accademia d'Agricoltura di Padova li 5 Decembre 1777

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Nel Giornale dell'Anno 1778. Ragionamento sopra l'Anno 1777, e sopra le Stagioni in Generale. Recitato nell'Accademia d'Agricoltura di Padova li 5 Decembre 1777
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Nel Giornale dell’Anno 1778.

RAGIONAMENTO

SOPRA L’ANNO 1777.

E sopra le Stagioni in Generale

Recitato nall’Accademia d’Agricoltura di Padova li 3. Dec. 1777.


Dopo d’aver deplorato le stravaganze dell’annata precedente 1776. il dovervi trattenere, o Signori, delle vicende ancora più infelici, in lunga serie occorse in questo cadente anno 1777., riesce quasi non meno spiacevole, di quello fosse doloroso il soffrirle.

1. I tristissimi effetti delle Stagioni fecersi sentire sopra tutte le produzioni della terra. Poichè da principio, per non parlare ora del crudo Inverno, le brine, e le gelate di Aprile strozzarono le tenere piante, l’erbe, i germogli, e le nascenti foglie degli Alberi. Quindi restarono inaridite, ed [p. 174 modifica]avvelenate le foglie de’ gelsi; onde aggiunta la seguente pessima stagione di Maggio, grande fu il disastro de’ Bachi da Seta, e scarsissimo riuscì questo tanto importante prodotto. Pochissime specie di frutta riuscirono; e le poche che rimasero furono di gusto ingratissimo. Ma sopra tutto soffersero le viti; molte ne perirono per il freddo de’ replicati Inverni; le altre misero infelici tralci, e scarsissimi grappoli d’uva. Si aggiunse l’infelice fioritura nel Giugno, ritardata, e prolungata oltre il dovere; sicchè concorrendo freddo, e pioggie, le uve già scarse malamente legarono, e come abortive si andarono sperdendo in Luglio, e cadendo sino alla vindemia, ch’è quella malattia da’ Francesi detta Coulure, che noi possiamo chiamare disperdimento; male accresciuto dall’asciuttore del mese di Agosto, che togliendo il succo nutritivo faceva dissecare i piccioli; quindi carestia non solo di vino, ma quasi di tutte le frutta, eccetto forse le Castagne, influenza generale di quasi tutta l’Europa Meridionale. Quanto a’ grani, e le biade, si sa che correndo una Primavera fredda, ed umida, regna la volpe, o il carbone, e la ruggine, oltre la copiosa zizania; quindi [p. 175 modifica]si ebbe un terzo meno di Frumento in confronto d’una raccolta ordinaria. Con istento si potè seminare il gran Turco, e molte terre basse per l’acque nere di pioggia restarono inseminate, e questo prodotto infine non fu che mediocre. Non occorre parlare de’ minuti, o secondi prodotti della terra, migli, o altri legumi che male si seminarono in Luglio, mese che fu piuttosto un Gennajo, e poi dalla siccità di Agosto furono assiderati . I Prati, benchè abbruciati dai geli, e venti falsi di Aprile, in grazia però delle seguenti pioggie avevano messa molta erba, ma questa per le innondazioni, e pioggie di Maggio, o fu infetta di lezzo, o marcita sul prato già tagliata, sicchè questo primo fieno che si chiama il Maggiatico, ed è la base de’ foraggi restò quasi perduto.

2. Io non mi tratterrò a descrivere i Temporali, gli Uragani, le Gragnuole, le Pioggie, ed Innondazioni, o piuttosto Diluvj, i Fulmini, i Terremoti, le Tempeste di mare, che infierirono nel corso di quest’anno, poichè questo spazio di tempo non basterebbe; solamente rimarcherò, che tutti questi accidenti dell’anno, se si confrontino bene trovansi combinati coi Punti Lunari, che [p. 176 modifica]dunque sempre più rendonsi osservabili; e quanto alla stravaganza generale di tutto l’anno, simile, e peggiore di quella dell’anno precedente, già s’era predetto in quel Discorso, che correndo quasi la medesima combinazione degli Absidi Lunari nei segni Equinoziali, tale stravaganza pur troppo era da temere.

3. Niente poi m’estendo sulle particolarità dell’anno, alcune delle quali occorrerà di toccare in seguito. Io penso potervi, o Signori, trattenere con vostro maggior piacere in un argomento che si riferisce a queste materie, che può porgervi motivo di varj riflessi, e regole utili per il corso degli anni, e dell’operazioni campestri. Ragionerò dunque delle Stagioni, tanto in generale, che in particolare, sulla varia loro divisione, successione, costituzione, e circolazione: cosa che non sarà difficile in fine di trasferire con certa proporzione ai mesi, e sino agli stessi giorni.

4. E prima, fa d’uopo distinguere le Stagioni stabili, e regolari dalle Stagioni vaganti, ed irregolari; o sia le generali, e le particolari; le grandi, e le picciole. Le Stagioni generali stabili, e regolari dipendono [p. 177 modifica]dal moto obliquo del Sole; le vaganti, ed irregolari principalmente dalla Luna, che determina l’azione generale del Sole.

5. Tutto l’anno dunque si divide prima in due grandi Stagioni di sei mesi, Inverno, ed Estate, la Stagione del Freddo, la Stagione del Caldo; questa prodotta da’ raggi più diretti del Sole, mentre s’accosta al Zenit d’un paese; quella dall’obliquità del suo aspetto, mentre dal Zenit si discosta quanto può mai.

6. Conviene fissare i termini di queste due grandi Stagioni, e ricercare in quali giorni cadano dell’anno. Se guardassimo solamente il corso del Sole, la State sarebbe quel tempo in cui il Sole scorre i Segni del Zodiaco più vicini a noi, intendo al Zenit, che sono i sei segni Settentrionali, e comincierebbe dall’Equinozio d’Ariete ai 21. di Marzo, per terminare all’Equinozio di Libbra a’ 23. di Settembre. L’Inverno sarebbe il tempo in cui il Sole dimora nei Segni Australi, dai 23. Settembre ai 21. di Marzo.

7. Ma queste si devono chiamare Stagioni piuttosto Astronomiche, che Naturali, e Meteorologiche. Quando comincia un Caldo sensibile, allora s’intende cominciare la State, [p. 178 modifica]e terminare, quando al Caldo succede un sensibile Freddo, che conduce l’Inverno. Per caldo poi s’intende quando il Termometro marca qualche grado sopra il Temperato; e freddo, quando il liquore resta di sotto. Prendendo ora per mezzo della State il tempo del sommo calore, come è ragionevole di fare, e per il mezzo del Verno il tempo del sommo freddo, e prendendo da questi mezzi tre mesi avanti, e tre mesi dopo, avremo il principio, ed il fine vero, e reale, tanto dell’Inverno, che dell’Estate.

8. Ora dal Calendario Termometrico che ho raccolto dall’osservazioni di 40. anni, stampato nella mia Dissertazione di Montpellier, apparisce che in questo paese il sommo caldo cade ai 18. del mese di Luglio, il sommo freddo ai 18. del mese di Gennajo; in altri Paesi, come a Parigi, questi termini si accostano un poco più alla fine di detti mesi, ed anche quì si continua quasi lo stesso grado, che talora anzi si estende, uno in Febbraio, l’altro in Agosto.

9. Volendo dunque cominciare le Stagioni coi mesi si potrà fissare il principio dell’Inverno ai primi di Novembre, quello dell’Estate ai primi di Maggio, nei quali giorni [p. 179 modifica]di fatto nel citato Calendario trovasi disegnato il grado medio del calore, e sia il Temperato.

10. Gli Antichi ponevano questi termini al levare, ed al tramontare mattutino delle Plejali all’età loro, vale a dire, il principio dell’Estate ai 10. di Maggio, quello dell’Inverno ai 10. di Novembre, come si può scorgere negli antichi Calendarj, e però l’osservazione nostra poco si scosta dall’antica.

11. Una seconda divisione dell’anno esibisce quattro Stagioni, inserendo due medie, o temperate Primavera, ed Autunno, tra l’estreme del Verno, e della State. Ma anche quì conviene distinguere la Stagione Astronomica dalla Naturale. Gli Astronomi pongono il principio di Primavera, e di Autunno, là dove il Sole si trova a mezzo cammino accostandosi, o allontanandosi dal Zenit d’un paese, rispetto alle Zone Temperate, negli Equinozj. Ma avendo, come pur devesi avere, riguardo al grado di calore che costituisce le vere Stagioni, gli Equinozj daranno piuttosto il mezzo, che l’estremo della Primavera, e dell’Autunno, e le Stagioni Meteorologiche saranno da cominciare coi mesi; l’Inverno col Decembre, la Primavera [p. 180 modifica]col Marzo, l’Estate con Giugno, l’Autunno con Settembre, e questa è la più vera divisione rapporto a’ gradi del caldo, e del freddo.

12. Nullaostante in altro senso moltissimo da considerare sono i quattro punti Cardinali, i due Equinozj, ed i due Solstizj. Infatti da questi punti prendono origine le maggiori, e le più durabili mutazioni di tempo. Questo è uno degli aforismi più verificati in Meteorologia per le nostre osservazioni di 53. anni, concordi affatto coll’osservazioni degli antichi, essendo di più a noi lecito di travvedere la cagione di queste grandi impressioni.

13. Perciò bisogna prima rivocare in mente i venti generali, che regnano sul nostro Globo. Notissimo è il vento generale perpetuo di Levante, che segue il corso del Sole, sensibilissimo dentro i confini della Zona Torrida, e non insensibile negli altri Climi, quando le circostanze locali dei Paesi, e delle stagioni non lo impediscono. È noto altresì, che questo vento generale di Levante, secondo i Mari, e le stagioni, declina di qua, di là del Levante, dirigendosi sempre verso il Sole, e perciò cambiando [p. 181 modifica]Plaga ad ogni Equinozio; per esempio nei Mari della China, dopo l’Equinozio di Settembre, che il Sole si trova ne’ segni Australi, spira dal Nord-Est; e dopo l’Equinozio di Marzo, essendo il Sole ne’ segni Boreali, si volta in Sud-Est. Questo è quello che gli Olandesi chiamano la Mousson, la mozione, o la mutazione, come io penso del vento accompagnata da calme, e da procelle, intorno gli Equinozj, che le genti di mare dicono le rotture del Mousson.

14. Un’alternativa simile accade ancora nelle Zone nostre temperate, ed ho altrove notato il cambiamento de’ venti, che intorno gli Equinozj si fa nelle miniere dai pozzi verticali alle gallerie orizzontali.

15. Ora, siccome le mozioni all’Indie portano le stagioni delle pioggie, e del sereno, che durano sei mesi, così appresso poco fanno nei climi delle Zone temperate; colla differenza, che nella Torrida, per l’eguaglianza della temperatura, le Stagioni sono molto più regolari, e costanti; quando nelle temperate per la gran disuguaglianza di caldo, devono regnare molti sbilanci, e sconcerti d’aria. Ma in generale questo deve succedere, che la mutazione del vento [p. 182 modifica]generale intorno gli Equinozj trasporti da un Emisfero all’altro la massa de’ vapori, donde la stagione debba cambiar di natura per sei mesi, o almeno tre (per la ragione che dirò or ora). Che se il vento non ha forza di superare l’impressione della stagione precedente, questa sussisterà, e continuerà per altri tre mesi, forse per sei.

16. Ognun vede poi, che in questa mutazione di venti deve accadere una guerra di procelle, ed altre perturbazioni d’aria, prima che la stagione si stabilisca; e questo è quello che si osserva di fatto intorno gli Equinozj, e perchè la Luna determina l’azione generale del Sole coll’aggiungere l’azione sua nel maggior vigore presso l’Equatore, è chiaro altresì, che queste gran mozioni devono accadere intorno ai Plenilunj, e Novilunj Equinoziali, che apportano anche le grandi Maree dell’Equinozio, spesso con furiose procelle, quale fu in quest’anno quella del Baltico nel 21. del Mese di Settembre, tanto fatale a Pietroburgo; e perciò con ragione abbiamo detto, che i Novilunj, e Plenilunj Equinoziali danno il tuono alla stagione per molti mesi; poichè una volta che l’Atmosfera si trovi ingombra, o sgombra, dalla [p. 183 modifica]massa generale de’ vapori in un Emisfero, non può cambiarsi se non per una gran rivoluzione, quale può succedere solamente nelle gran conversioni delle stagioni, che sono gli Equinozj, ed i Solstizj.

17. E quanto ai Solstizj, conviene considerare un altro vento generale, ed è una corrente d’aria da un Polo all’altro, che nell’Inverno tende dal Nord al Sud, nell’Estate dal Sud al Nord. Di questa corrente saremo persuasi, sol che vogliamo riflettere, che nella Zona Glaciale, e sotto i Poli, l’anno tutto è diviso in una sola notte, ed in un sol giorno. Nei mesi del nostro Verno, quando il Sole scorre i segni Meridionali, al Polo Artico non leva mai; ivi però colla notte eterna regnano le nevi, le brume, i ghiacci, e col freddo, e coi ghiacci l’atmosfera si condensa, l’aria divien pesantissima; onde per ragion dell’equilibrio, deve scorrere, e scaricarsi nell’Emisfero Meridionale, ove l’aria è rarefatta per esser colà Estate, o giorno perpetuo. Quindi li venti Settentrionali, che per lo più soffiano nel Verno; all’opposto nella State per la medesima ragione devono predominare li venti Meridionali, come di fatto si scorse dalla nostra Tavola; osservando però, che il [p. 184 modifica]moto di questi due venti generali, che s’incrocciano, deve comporsi, e dirizzarsi per la diagonale, onde il vento di Tramontana piegherà ad una quarta di Greco, e quello d’Ostro ad una quarta di Sirocco. Ora la permutazione di questi due successivi venti non si può fare se non verso li due Solstizj. Allora sotto il Polo, il giorno è divenuto già di tre mesi; il calore è cresciuto a dismisura sino a gareggiare, e superare quello della Zona Torrida. Ciò accade in Giugno, ed allora, testimonio gli Accademici Francesi, squagliansi le nevi, fondonsi i ghiacci, romponsi le brume, le caligini, le dense nubi. Un ammasso tale di vapori, con la rarefazione in parte dell’aria, e tante cagioni combattenti non dovranno produrre replicate violenti procelle, che si stendono per gran tratto dell’Emisfero Boreale, ed anche fuori? Non dovrà l’Atmosfera acquistare una profonda impressione? e se in lontani Climi sia stata spinta la massa dei vapori (altrimenti, se no, una resistenza così forte deve essere quasi invincibile alle forze minori degli altri mesi) se, dico, in lontani Climi era stata spinta la massa de’ vapori, non dovrà in questo mese prender possesso una stagione [p. 185 modifica]stabile, e l’aria, una nuova corrente, o circolazione di venti? (poichè ogni vento dee terminar finalmente in un circolo d’aria, più, o meno esteso: altrimenti un Paese resterebbe vuoto; e così al vento del Nord-Est che resta nell’Inverno alla China, ed in Europa, dee somministrar materia il vento di Ovest, che per l’Oceano Atlantico, e per il Mar Glaciale giri da quella parte).

18. Lo stesso deve dirsi del Solstizio d’Inverno al Polo Antartico, dov’è il colmo della State; dovendosi fare una rivoluzione ancora più violenta a quella parte, per esser il Sole in Perigeo, della qual rivoluzione dee risentirsi ancora l’Emisfero Settentrionale, e ricever una nuova costituzione sino all’Equinozio, o forse al seguente Solstizio. Conviene però avvertire due cose: la prima, che la stagione stabile può esser buona in un clima, cattiva in un altro (dove il circolo de’ venti arresterà la massa de’ vapori); l’altra, che non si dee computare qualche breve mutazione di tempo, prodotta in questi intervalli dai punti Lunari, l’impressione generale riguadagnando ben tosto la sua superiorità.

19. Tali vicende in pieno sonosi verificate [p. 186 modifica]in quest’anno 1777. Poichè avendo avuto un Decembre assai discreto, sino al Solstizio, dopo il Plenilunio, che cadette nella notte del Santo Natale, il giorno dietro tosto si turbò il Cielo, si cambiò il vento di Garbino in Greco assai forte; il seguente giorno si rese anche violento, e vorticoso; e sembrato calmato un poco sul Quartale, si gettò bruscamente a Tramontana, e ne’ due ultimi giorni dell’anno ci regalò di bella neve; procellosissimo diventò ai primi di Gennajo con diluvio d’acqua (l’Arno fece stragi in Toscana): e così continuò con nevi, venti, e pioggie tutto l’Inverno sino al Novilunio di Marzo, che cadde alli 7. Allora si cambiò il tempo in buono, e fu confermato dal Plenilunio Equinoziale, che cadde alli 23. dopo di aver tirato Primavera con un nembo di Ponente Maestro. Questa stagione serena durò un mese, e mezzo; poichè l’Aprile fu bensì freddo, ed infesto per le brine: ma diede poca acqua, salvo questo intervallo di 45. giorni (che si deve notare, e renderò ragione qui dopo), tutto Maggio, tutto Giugno, fu pessimo, e poi anche tutto Luglio sino ad Agosto. Di questo pure debbo render conto, perchè sembra fuori della regola. [p. 187 modifica]

20. Dirò dunque, che, sebbene le cause concorrenti coi principj delle quattro stagioni bastino per indicare la costituzione loro generale, non bastano però a spiegare, non dirò le particolari mutazioni, ma diverse eccezioni, come abbiamo osservato, che si estendono ad un mese e mezzo, e talor due. Perciò grado a grado inoltrandosi, vedremo esser necessario divider l’anno in parti, o stagioni ancora minori: nel che fare abbiamo la venerabile autorità de’ buoni antichi, ch’erano in queste cose più diligenti, ed acuti osservatori che noi.

21. In genere avvertirò, che questi spazj qualunque sieno, non si devono prendere in misura Matematica, che non è comportata dalle cose fisiche, e dal corso della natura, ma per intervalli approssimanti.

22. Conviene dunque tagliare ognuna delle quattro stagioni in due, e così dividere l’anno in otto parti; tal divisione non è immaginaria; ella è marcata da termini fisici, e reali; nel corso dell’anno, questi termini sono indicati dalle divisioni precedenti.

23. Posti i principj fisici della seconda divisione in quattro stagioni, nei due Equinozj, e nei due Solstizj; i principj, ed i [p. 188 modifica]mezzi della prima divisione in due grandi stagioni, danno i quattro termini della terza divisione in otto stagioni minori: poichè il sommo freddo cade in circa alla fine di Gennajo, il sommo caldo alla fine di Luglio. Ecco dunque diviso prima l’Inverno, e l’Estate comune, in due parti quasi eguali; di poi li due punti del temperato, cadono uno ai primi di Maggio, l’altro ai primi di Novembre: ed ecco diviso comodamente anche in due la Primavera, e l’Autunno.

24. Gli Antichi disegnavano queste otto stagioni quasi ai medesimi termini; dal levare e tramontare delle Stelle più insigni, non avendo certa forma di Calendario, e prendendo le Stelle, come segni, non come cagioni. Io darò qui la divisione dell’anno in otto parti, che si raccoglie dal Lib. 18. di Plinio.

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DIVISIONE PLINIANA DELL’ANNO.


Li 25. Decembre, Solstizio; prima parte dell’anno; intorno a questo tempo erano i giorni Alcionii, con calma di venti.

Li 8. Febbrajo, comincia a soffiare Favonio; seconda parte dell’anno.

Li 25. Marzo, Equinozio di Primavera; terza parte dell’anno.

Li 10. Maggio; levar mattutino delle Plejadi; principio della State; quarta parte dell’anno.

Li 25. Giugno; Solstizio d’Estate; quinta parte dell’anno.

Li 27, 28, Luglio; levar della Canicola; terza parte dell’Estate, e sesta dell’anno; Principio de’ giorni Canicolari, Oporini, dei venti Eosi, ossia Annuali. Plinio veramente comincia la sesta stagione agli 11. Agosto al Tramontar della Lira, ed ivi pone il principio dell’Autunno.

Li 24. Settembre, Equinozio di Autunno; settima parte dell’anno. 4. Giorni prima levava Arturo, e questi quattro giorni erano rimarcabili per le procelle.

Li 11 Novembre; Tramontano la mattina [p. 190 modifica]le Pleiadi; principio dell’Inverno; ottava, ed ultima parte dell’anno.

Con questa nuova divisione dell’anno in 8. stagioni di 45. giorni l’una, sarà lecito fondar delle congetture più ferme sulla costituzione di tempo dall’una all’altra.

25. Di già si è veduto, come le cause combinate coi principj delle grandi stagioni possono e devono produrre dell’impressioni lunghe. Quindi gli Antichi prescrivevano di osservare li tre giorni intorno li due Solstizj, perchè quali erano questi, tale presso poco doveva esser l’indole della stagione seguente sino all’altro Solstizio, se non veniva cambiata dall’Equinozio; osservazione, che noi abbiamo con più fondamento trasferita alle Nuove e Piene Lune dei Punti Cardinali.

26. Ma in questi intervalli, prescindendo ora dall’azione dei Punti Lunari, e considerando solamente l’azione del Sole, possiamo ravvisare delle sorgenti di cambiamento non passaggiero. Imperciocchè, alla fine di Gennajo, principio della seconda parte secondaria dell’anno, il freddo si trova al suo colmo. Nel nostro Emisfero dunque, l’aria coi vapori arriva al sommo della [p. 191 modifica]condensazione, e del peso; motivo di sbilancio coll’ altro Emisfero, ed in conseguenza di venti tumultuosi; i quali possono cambiare totalmente l’aria da sopra un clima in un altro, portando una costituzione affatto diversa.

27. L’Equinozio colla Luna di Marzo già si è mostrato efficacissimo, e tale fu nel nostro anno 1777., ove si ebbe questa terza stagione, bensì rigida, ma per le pioggie discreta.

28. Succede agli ultimi di Aprile, e primi di Maggio, la quarta stagione, col passaggio dal freddo al caldo; nel qual passaggio, per la quantità de’ vapori raccolti nell’Atmosfera, e per li conseguenti sbilanci dell’aria, possono succedere forti mutazioni; ma queste per lo più sono umide, ed è rarissimo che Maggio vada asciutto (in quest’anno non v’è pure un giorno ben chiaro); del che è cagione l’avvicinarsi il Sole al nostro vertice, che innalza una quantità di vapori, e di esalazioni, sorgenti di pioggie, e temporali rovinosi.

29. Il Solstizio, o la Luna Solstiziale, cambierà probabilmente la natura del tempo per le ragioni esposte; ma se non cambia continuerà per tutta questa quinta parte [p. 192 modifica]dell’anno, cioè, sino ai primi di Agosto, e così fu quest’anno.

30. Quivi comincia la sesta parte dell’anno col colmo del calore, in conseguenza col maggiore ammasso dell’esalazioni, tempo tanto osservato dagli Antichi nel levar Eliaco della Canicola: s’era torbida minacciava stagione stravagante, e morbosa, perchè era segno di grande ammasso di esalazioni nell’aria; se era chiara, e brillante si sperava un sereno, e salubre Autunno1.

31. Noi prenderemo più sicura regola dall’effetto che lascierà la Nuova, o Piena Luna, che cade in cotesti giorni; così in quest’anno il Novilunio, che fu alli 3. d’Agosto, dopo sette mesi e mezzo di cattivissimo [p. 193 modifica]tempo (fuori del detto intervallo d’Aprile) portò il sereno, che invero con troppo asciutto durò tutti li 45. giorni di questa sesta parte dell’anno sino all’Equinozio di Settembre.

32. All’Equinozio di Settembre, settima stagione, e per lo più nuova alternativa: certo in quest’anno cambiossi il tempo col Plenilunio Equinoziale, che poi partorì quei diluvj, e quelle procelle, bensì interpollate, ma più fiere in altri paesi, che presso noi, che pur troppo abbiamo provate, e sentite.

33. Al principio di Novembre, comincia l’ottava, ed ultima stagione, col passaggio dal caldo al freddo; e per lo più da una costituzione di tempo all’altra, come infatti seguì in quest’anno, in cui dopo un procelloso Ottobre, verso li Santi, si stabilì la stagione molto buona per tutto Novembre, e dovrebbe durare sino al Novilunio, o Plenilunio del Solstizio. Se poteste, Signori, incontrare meco i Giornali, che tengo di 53. anni, vedreste tutte queste cose verificate con pochissime eccezioni.

34. Di queste eccezioni convien dire una parola: poichè non si può negare, che oltre i cambiamenti delle otto stagioni, succedano alternative di pioggie, di venti, e di [p. 194 modifica]bonaccie, di otto, quindici, o altro numero di giorni. Basta vedere il Calendario generale, che ho compilato nel corso di 50. anni. Per esempio, in Gennajo, i primi quattro giorni sono generalmente cattivi; succedono due settimane buone, una dopo di cattiva; quattro giorni alla fine del mese buoni: Febbrajo, eccetto i primi giorni, è quasi tutto buono, ed è il mese meno piovoso dell’anno, Mezzo Marzo è buono, e l’altro mezzo cattivo; e simili vicende troverete negli altri mesi.

35. Questa successiva variazione s’intende benissimo solamente dall’azione del Sole. Poichè il calore del Sole deve alzar dalla terra una quantità di vapori (nel nostro, o in altro Emisfero, non importa, poichè i venti li trasportano). Quando questi vapori sono giunti ad una tal copia, che l’aria non li può più sostenere, li rimanda in terra colle pioggie. Torna il Sole a rialzarli, e ritornano le pioggie; e questo è un circolo perpetuo che si fa dal Cielo alla Terra, e dal la Terra al Cielo; che vuol dire, ad ogni otto, o quindici giorni naturalmente vi deve essere un’alternativa di buono, e di cattivo, tempo, analogo poi alla stagione dell’anno. [p. 195 modifica]

36. Sarebbe anche questo circolo costante, e fisso alle date giornate, settimane, e mesate dell’anno, se dipendesse solamente dal Sole; ma v’entra con maggiore forza la Luna, la quale induce un’irregolarità apparente, cioè una trasposizione di quest’intervalli minori, per la trasposizione delle tre Fasi, che discordano da un anno all’altro di 11. giorni, secondo l’Epatta. Perciò in molti anni negl’intervalli sereni cadono le pioggie, anche per i soli quarti della Luna, ma molto più per gli altri punti, e spezialmente per gli Absidi, che in un senso pospongono tre giorni all’anno, ed in altro anticipano due giorni ad ogni Luna, lasciando ora da parte la situazione loro nel Zodiaco, ch’è di tanta conseguenza.

37. Quivi rimarcherò quanto alle Fasi Lunari, le Nuove, e Piene Lune, ed i quarti; che queste ritornano precisamente col Numero d’Oro ai medesimi giorni dell’Anno Solare, dopo 19. anni. Pare, che dovrebbero ricondurre lo stesso circolo di vicende Meteorologiche, ed infatti il P. Cotte, avendo fatto il confronto per l’Isola di Francia, trova il cadente anno 1777., almeno per la prima metà, simile affatto nelle stagioni [p. 196 modifica]all’anno 1758. M’è il 19. indietro. Qualche somiglianza ho riscontrato in questi due anni anche appresso di noi.

38. Ma se vogliamo mirare il sito, e le Fasi delle Lune, nel quale non è da attendere alla precisione di un giorno, ritornano esse ad ogni quattro anni, colla differenza di soli tre giorni, e questo ritorno può essere tanto più valido, che ricorre ad un sito equivalente negli Absidi Lunari; donde la sommiglianza altrove rimarcata dei quattr’anni; quando all’opposto, compito periodo decemnovale, l’Apogeo si trova discosto più di 60. gradi dal sito che aveva nel principio dei 19. anni precedenti; il che fa una rimarcabile differenza.

39. Se volessimo per questa via cercare un ritorno fedele di stagioni, e di vicende dell’anno, sarebbe questo il 54. Poichè in 53. anni si compiono sei rivoluzioni degli Absidi, e mancano solo quattro anni a compiere tre periodi di 19. anni, che fa poca diversità nei giorni della Luna, e però si forma una gran somiglianza di posizioni col 54. anno precedente. Or l’anno prossimo 1778., è il 54. del 1725., in cui l’Illustre Poleni cominciò le sue osservazioni; potremo [p. 197 modifica]dunque vedere se questa successione si verifica

40. Ma in fine resta ancora qualche incertezza, ed irregolarità apparente in alcuni tratti, o caratteri dell’anno; per esempio, la State ora viene a buon’ora, ora tardi; così il Verno. Marzo ora è freddissimo, ora tepido; la picciola State di S. Martino, come si chiama, ora anticipa, ora ritarda, e cose simili. Qual è il principio di queste diversità? si dirà forse i venti? Ma i venti entrano nella questione medesima: d’onde procede l’alterazione de’ venti? Forse ci entra qualche aspetto, situazione de’ Pianeti? Io non oserei nè asserirlo, nè negarlo. Per farlo, bisogna esser fondati sulle osservazioni; io non ho coraggio di entrare nel labirinto di questo esame, che sarebbe immenso. In generale si può dire che una stagione si vendica dell’altra; che quello che non ha fatto la precedente lo fa la seguente; che la seguente sarà diversa dalla precedente, e cose simili. Per altro se restiamo in qualche parte d’incertezza, e d’ignoranza, questa è la nostra porzione; l’uomo ingenuo ha da confessarla, troppo felice, se arriva a ritrovare qualche filo, che lo conduca per [p. 198 modifica]questo labirinto intricatissimo di cause, e di effetti meteorologici. Finora, quanto alle mutazioni particolari di tempo, non abbiamo altra via da regolarci, che quella dei punti Lunari, combinati col Calendario generale, vale a dire, colle osservazioni del passato. Il tenor generale delle stagioni procede qual si è descritto, come il moto medio, ed uguale de’ Pianeti. Li punti Lunari formano le Prostafferesi, o sia le Equazioni maggiori; ne restano di minori, occulte, da stabilire, o per altre vie, o empiricamente, come dissi per osservazione, e come talor usano gl’Astronomi nel calcolar il moto de’ Pianeti, de’ Satelliti, delle Comete.

41. E per ora basti delle parti dell’anno. Resta che brevemente dimostri, conforme ho promesso, come una simile divisione si debba applicare anche ai Mesi, ed ai giorni.

42. Ogni Luna resta divisa, come l’anno, in due gran parti maggiori dalle Dicotomie, cioè, dal primo, e dall’ultimo Quarto; una di queste metà tiene in mezzo il Plenilunio, che somministrando colla maggior luce qualche grado di calore all’Atmosfera, si può dire la State della Luna; l’altra metà comprende il Novilunio, e si può chiamare [p. 199 modifica]l’Inverno della Luna. Questa divisione per metà si può fare anche dal Novilunio al Plenilunio; una metà comprendendo la Luna crescente, l’altra metà la Luna calante.

43. Queste due divisioni danno i quattro Quarti, analoghi alle quattro Stagioni dell’anno, potendosi chiamare il Novilunio l’Inverno; il Plenilunio la State; il primo Quarto la Primavera; l’ultimo Quarto l’Autunno della Luna. E questi principj de’ Quarti sono marcati da’ moti di tempo nel mese, come gli Equinozj, e Solstizj dell’anno.

44. Considerando un poco, troveremo in ogni Luna anche le otto Stagioni, dividendo per mezzo li Quarti; così avremo gli Ottanti, ch’io chiamo Quartali, e gli Antichi dicevano gli otto articoli della Luna.

45. Questi sono punti rimarcabili, e per le mutazioni, e per le indicazioni di tempo. E tale è spezialmente il primo Quartale, o sia il quarto giorno della Luna Nuova; perchè comincia allora la Luna a vedersi chiaramente, e gettar ombra, sicchè può scorgersi, se sia pura, o torbida, indizj di scarsezza, o copia di vapori nell’Atmosfera, d’onde arguire giornate serene, e tranquille, oppure torbide, piovose, e ventose. Virgilio [p. 200 modifica]l’ha detto, non per poetica fantasia, ma per fisica verità, ed antica osservazione.


Sin ortu in quarto (namque is certissimus auctor) Pura, nos obtusis per Caelum cornibus ibit, Totus, et ille dies, et qui nascentur ab illo Exactum ad mensem, pluvia, ventisque carebunt.


Questa è regola generale, qual è il Quarto giorno (inteso con discrezione), tale sarà tutta la Luna. Afforismo che si è verificato, per citar un esempio, nella prossima passata Luna di Novembre; ma che si riscontra vero per tutti li 53. anni passati.

46. La regola però si verifica ancora meglio per la metà della Luna, come la stagione Generale per la metà dell’anno. Perciò si può dire con più di sicurezza, che qual è il Quartale della Luna Nuova, tale in pieno si mantiene il tempo sino al Plenilunio, o piuttosto al suo Quartale.

47. Ma tutti i Quartali, o sia gli Ottanti, fanno moto, e però si può attendere moto di tempo in questi giorni, o articoli di Luna, che sono il Primo, Terzo, o Quarto, Settimo, o Ottavo, Undecimo, Decimoquarto, o Quinto, Decimonono, Vigesimoterzo, [p. 201 modifica]Vigesimosettimo, giorni del pari osservabili per le crisi delle malattie, in quanto portano maturazione negli umori: avvertendo però, che per cagione del moto disuguale della Luna vi sono de’ Quarti di soli sei giorni intorno il Perigeo; altri di otto intorno l’Apogeo, e però la metà loro, o gli Ottanti possono essere di tre, o di quattro giorni. Io non insisto sopra di questi punti, perchè trattati in altri luoghi ampiamente, ed ogni anno ripetuti nel Giornale.

48. Una parola del Giorno. Anche il Giorno a somiglianza dell’anno, e del mese si divide comodamente in otto parti.

49. Si divide prima in due gran parti, Giorno, e Notte, quasi State, ed Inverno. Secondariamente in quattro parti, dal Mezzodì, e dalla Mezzanotte, dal Levare e Tramontare del Sole, potendosi la mattina chiamare la Primavera del Giorno, il dopo Mezzodì, l’Estate, la prima parte della notte l’Autunno, la seconda l’Inverno.

50. Ma dividesi ancora il giorno in ottavi, e questo non per idea di simmetria, ma per combinazione fisica . Imperciocchè a mezza mattina, o Terza, si trova il grado medio del calore della giornata; a Nona, cioè, [p. 202 modifica]al mezzo della sera, il sommo caldo del giorno, e così rispettivamente alla seconda, e quarta vigilia della notte vi sono dell’impressioni indicate dal Conticinio, e Gallicinio2, sentite più dagli animali, che dagli uomini, e più da’ malati, che da’ sani.

51. Infatti in questi otto articoli del giorno succedono per lo più le alterazioni giornaliere del Cielo, i moti d’aria nelle nuvole, nel vento, ec. del che s’accorgono bene [p. 203 modifica]gli Astronomi: per esempio, quando vogliamo prendere le altezze corrispondenti del Sole, per determinare l’ora del Mezzodì, queste altezze si prendono a mezza mattina, e mezza sera; e spessissimo sopravengono allora le nuvole a turbare: oppure, quando non si sperava, s’apre il Cielo, e favorisce: così volendo osservare il passaggio dell’imagine del Sole per la linea Meridiana, il demonio delle nubi non di rado viene a rubare, o imbrogliare quest’imagine.

Quante volte poi non vediamo cambiare il tempo, ed il vento, al levare, e tramontare del Sole, oppure al Mezzodì, ed alla Mezzanotte? Il popolo istesso aspetta questi momenti per congetturare. Lo stesso si osserva nelle malattie, che rimettono, o si esacerbano a tali tempi, ed i moribondi per lo più muoiono nel contorno di questi punti.

52. Ma queste parti, e queste vicende, sono molto più osservabili nel giorno Lunare, che si dee con cura distinguere dal Solare, quanto più è grande la forza della Luna sopra la terra che quella del Sole, e la marea obbedisce più alla Luna, che al Sole. Conviene dunque osservare il levare, e tramontare della Luna, ed i suoi due [p. 204 modifica]passaggi per il Meridiano di sopra, e di sotto; questi danno il fine dell’alta marea, o del flusso; quelli il fine della bassa marea, o del riflusso; ed analogo deve essere il flusso e riflusso dell’Atmosfera. Infatti avendo riscontrato le ore del principio di 760. pioggie negli anni scorsi, ne trovo 646. almeno, il principio delle quali combina col sito della Luna in questi quattro angoli del Meridiano, e dell’Orizzonte, coincidenti colle ore del voltar dell’acqua.

Abbiamo dunque regole non vane per congetturare la qualità del tempo, per l’anno, per il mese, per il giorno. Sono lontano di molto da intendere d’imporre leggi, ognuno pensi a modo suo, nè creda a me, se non quanto mi trovi fondato in ragione, analogia, ed osservazione.

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Ristretto Meteorologico dell’Anno 1777 in Padova.


Mesi Barometro Termometro Pioggia
Freddo Caldo
Decemb. 1776 27 11,2 392,1
 
6 6
Gennajo 1777 27 9,9 431,4
 
4 6
Febbrajo 
27 9, 278,9
 
3 7
Marzo 
27 9,3 170,2
 
2 0
Aprile 
27 10,4 127,0
 
1 9
Maggio 
27 9,8 16,3 15,5 4 8
Giugno 
27 9,6
 
112,0 8 6
Luglio 
27 7,0 0,6 128,0 4 4
Agosto 
28 1,5
 
166,5 0 2
Settembre 
28 1,6 12,5 54,5 2 1
Ottobre 
28 1,5 81,9 13,5 7 3
Novembre 
27 10,8 212,7
 
0 11
27 10,6 1736,6 490,0 41 0
9, 3
 

La maggior altezza del Barometro, ai 31 Dec. 1776. O. 8. mat. poll. 28. l. 4,4; la [p. 234 modifica]minor altezza ai 9. Nov. 1777. O. 3. della sera, poll. 27. l. 2,2, essendo calato in 30 ore lin. 11, che portò quell’Uragano esteso in tutti questi Territorj.

Il Grado massimo del Freddo fu di 11. sotto del zero la mattina delli 10. Gennajo; il massimo Caldo ai 16, d’Agosto a O. 3. della sera, di Gradi 25,1. sopra il Grado del Gelo. Si noti il Grado negativo, o sia freddo, in Luglio, cosa in vero straordinaria.

Le pioggia fu assai disuguale ne’ Mesi; ma la somma in fine è considerabile, e molto eccedente la misura mezzana. Anche i giorni di Pioggia crescono assai in numero.

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GIORNI


Neve o Temporali
Mesi Sereni Pioggia Nuvoli Vento Grandine o Tuoni Nebbia
o Neve o Varj a parte
Dec. 1776 16 6 10 6 2 0 6
Genn. 1777 9 14 4 11 7 0 4
Febbr. 
4 18 3 2 2 0 3
Marzo 
4 12 7 6 2 2 9
Aprile 
8 11 9 10 2 5 1
Maggio 
0 20 11 9 2 8 1
Giugno 
7 16 7 9 8 14 1
Luglio 
12 12 7 5 6 9 3
Agosto 
20 6 5 4 0 4 0
Settembr 
20 6 4 3 0 3 4
Ottobre 
14 16 1 4 0 4 4
Novembre 
15 5 6 3 1 1 4
 
133 142 74 72 32 50 41
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VENTI.


Mesi Tramontana Greco Levante Sirocco Ostro Garbin Ponente Maestro
Decemb. 1776 21 5 3 1 2 4 10 14
Gennaro 1777 22 13 10 0 0 2 3 13
Febbraro 
16 10 10 5 1 1 10 9
Marzo 
20 11 13 16 9 10 8 7
Aprile 
16 15 18 11 10 10 9 5
Maggio 
15 12 15 12 10 16 7 8
Giugno 
18 19 13 12 16 12 7 3
Luglio 
18 13 18 6 11 16 9 1
Agosto 
21 15 20 14 5 7 8 8
Settembre 
18 10 13 10 5 11 6 7
Ottobre 
17 15 10 6 2 1 4 2
Novembre 
20 3 5 2 4 4 7 12
222 141 148 95 74 94 88 100

I Venti hanno variato più degli altri Anni. Nei Mesi d’Inverno regnano i Tramontani; nei Mesi d’Estate i Meridionali: ma in genere il nostro Paese è dominato dai Venti di verso Tramontana, veri, ori riflessi.

Influenza d’Aurore Boreali dopo l’Ottobre: ec. più notabili furono ai 3 Novembre, ed ai 3 Decembre.

Note

  1. Osservabile in questo intervallo è un effetto Fisico; poichè alla prima metà d’Agosto ritorna il succo nelle piante, onde si fanno gl’innesti a Scudo, e si rinova in molte piante, in particolar nelle Viti, una vigorosa vegetazione. Cominciano ad allungarsi sensibilmente, e rinfrescarsi le notti; cadono perciò in abbondanza le Guazze; scemasi dunque insieme la traspirazione nelle piante; ma gli umori sono in moto per il gran calore precedente; ecco, se non fallo, la spiegazione di questo fenomeno. Apparisce altresì una mutazione reale di Stagione.
  2. Memorabile è un fatto accaduto nel 1756. in una Villa del Piemonte, verso Cuneo, in un villaggio detto Bergamoletta. Una valanca, o massa immensa di neve, una di quelle che spesso precipitano dalle Montagne, aveva li 19. Marzo oppresso e seppellito molte Case cogli abitanti in quel Villaggio. Tre donne per sorte in un piccolo angolo d’una Stalletta non del tutto precipitata, restarono sane, e col latte di due Capre vissero in quella sepoltura (essendovi morto da fame un Fanciullo, un giumento, ed altri Animali), vissero dico 37. giorni, sino ai 26. del seguente Aprile, che furono tratti alla luce. Tra l’altre cose che si possono vedere in un Libro a Stampa, raccontarono, che in quelle tenebre, ed in quella profondità, con più di 80. piedi di neve era pietrita sopra, alcune galline che vissero diversi giorni, davano loro segno dell’avvicinarsi del giorno col loro gracolare fedele, benchè non mangiassero. Sentivano dunque queste bestie l’impressione, qualunque sia, del Sole, o del giorno, come qui sopra.