Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1775

Nel Giornale dell'Anno 1775. Discorso sopra l'Anno 1774. Letto nell'Accademia Agraria di Padova il dì 4 Gennaro 1775

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Nel Giornale dell'Anno 1775. Discorso sopra l'Anno 1774. Letto nell'Accademia Agraria di Padova il dì 4 Gennaro 1775
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Nel Giornale dell’Anno 1775.

DISCORSO SOPRA L’ANNO 1774.

Letto nell’Accademia Agraria di Padova

Il di 4 Gennaro 1775.


Le Osservazioni Meteorologiche, venendo raccolte con cura dalle Accademie illustri di Scienza, molto più da quelle di Agricoltura, per supplire in qualche modo a questa parte, de’ nostri studj, renderò conto alla compagnia delle cose, da me notate, nell’anno decorso, circa le Meteore, lasciando a qualche altro de’ nostri zelanti Socj, che frequentano la campagna, la cura delle parallele Osservazioni Campestri, rimettendo il Diario stesso, alla stampa delle nostre Memorie, se sarà creduto opportuno.

Diamo dunque una breve scorsa ai mesi dell’anno, cominciando da Decembre (1773) essendo tal mese principio dell’Inverno.

Fu il Decembre 1773. mese piovoso, ed umido, poichè 17. giorni diedero pioggia, il resto nebbia, o nuvolo. Nella notte dei 7. [p. 84 modifica]ai 8 vi fu un Temporale da Estate in Laguna, ed anche in Terra Ferma, con tanti lampi, e tuoni, che nel distretto di Belluno, si contarono intorno mille fulmini; e li 9. e 11. furono procelle orribili nel mare di Genova, tanto, che l’acqua si alzò 40. piedi sulla spiaggia: con questa disposizione di umido

Gennaio entrò, e cominciò con una procella Nevosa per un furioso Greco Levante, in conseguenza del prossimo Plenilunio. Questa Neve durò in terra 11. giorni, e replicò forte li 23. Il mese fu generalmente assai freddo; il Termometro restò quasi sempre sotto il segno del gelo, e nella mattina dei 5. arrivò a 5. gradi, che fu il sommo dell’Inverno passato.

Febbrajo cominciò anche esso colla Neve; nella notte delli 2. a 3. fu un temporale con lampi, tuoni, e gragnuola. Nei libri d’Agricoltura si trova un detto, che se tuona in Gennajo, o ai primi di Febbrajo, si deve aspettare un ritorno, o continuazione di freddo; e questo si verificò in quest’anno, poichè tutta la Primavera fu fredda. La sera dei 9. si vide una leggera Aurora Boreale, verso Maestro, ch’è la sua plaga ordinaria, ma svanì presto. Li 27. di mattina cadde il [p. 85 modifica]Campanile di S. Giorgio Maggiore in Venezia. La sera stessa, era Domenica, insorse un Temporale, che fu il trarre di Primavera, da Ostro, e Scirocco; un Fulmine percosse il Campanile delle Gambarare. Dopo li 20. cominciò farsi sentire a Parma il Terremoto, che continuò li giorni seguenti; e li 24. a 25. vi fu una scossa gagliarda, anche a Monte Pulciano; sicchè la caduta del Campanile di S. Giorgio nel dì prosimo 27 potrebbe essere stata occasione di qualche Tremore della Terra.

Marzo. Fu mese molto asciutto, ventoso, e freddo. Li 4. si vide la Neve in ronda tra gli Euganei, e nella metà del mese il Termometro fu al gelo. Ai 4. nuova scossa di Terremoto a Parma. Ma alli 3. a ore 21. si sentì una scossa, anche in Padova, che fu più sensibile a Brescia, ove s’era sentito anche la mattina di 28. nell’alba. Circa questo Terremoto, ecco quanto ho notato. Il Cielo era stato tre giorni avanti caliginoso, e fosco; nel giorno stesso dei 31. era gran calma; la banderuola si levò in un subito da Levante, a Ponente; e in quell’ora s’era mosso Vento di Garbino, in fatti la direzione del moto fu da Garbino a Greco; il [p. 86 modifica]Mercurio nel Barometro, aveva calato tre linee, in meno di 24 ore: segni, che spesso accompagnano, i Terremoti.

Aprile. Fu mese piovoso, senon per la quantità della pioggia, per il numero delle giornate, che furono 16. Ai 9. a ore 21. Temporale con Tuono; ai 20, nevicò nei monti di Bassano, e nel piano ancora, fino a Campo Sampiero. La sera dopo li 12. a 2. ore circa di notte, replicata scossa di Terremoto quì, che fu più sensibile a Venezia, e più ancora a Treviso. Era quella sera il Cielo lattiginoso, e fosco; era calma, ed il vento prima era stato d’Ostro. La sera dei 10., come quasi in tutte le sere chiare di Primavera, si vedeva bellissimo il lume Zodiacale, che si stendeva sopra le Plejadi. Li 20. di sera, dopo due ore di notte, si vedeva una corona Cerulea, intorno la Luna di 58. gradi di diametro, ma bislunga verso Ostro, donde spirava il Vento; seguitò una settimana di buon tempo, che al fine si tornò a gua stare»

Maggio. Questo fu il mese fatale per le innondazioni, e per le rotte dei Fiumi, prodotte da pioggia prodigiosa, succeduta ai 3. giorno di Santa Croce, e notte precedente, [p. 87 modifica]dentro la Montagna. Chi ha veduto allora la Brenta, sopra Bassano, asserisce, che l’acqua scendeva giù a cavalloni, come un Mare in tempesa. La pioggia aveva, parte sciolto parte aspettato, la neve; l’acqua di Neve pregna d’aria, gonfia i Torrenti, e li spinge con più di venenza. La Brenta per un Brentometro (o Albero graduato, che un dotto Senatore tiene eretto ad Altichiero, per misurare l’Altezza dell’acqua nel Fiume) s’alzò 18. piedi; 8. piedi in 4. ore. L’Adige come si sa sormontò tutte le ripe, nè v’è memoria d’escrescenza simile. Eppure quì al piano in quel giorno dei 3. fu una pioggia assai mediocre; all’opposto ve ne fu una grande il giorno 7. che in tre sole ore diede 15. Linee d’acqua; ne accadono anche di più grandi. Se una tal pioggia dura 24 ore, come fu quella dei 3. in Montagna, dà più d’un piede d’acqua in altezza. Non è dunque da stupire, che da tanta estensione di Monti, i quali non hanno altro sfogo, senon nei due fiumi Brenta, ed Adige, precipitando tanta copia d’Acqua, producesse l’inondazione, che ne seguì. Nove volte si sentì il Tuono in Maggio, e nel giorno 15. fece della gragnuola, tanto in Padovana, che in [p. 88 modifica]Vicentina, e li 25. una picciola, anche dentro la Città.

Giugno. Continuò umido, e fresco sino alla metà. Li 6. vi fu una colmata di Fiume, che calò presto. Vi furono Temporali, nei giorni 3. 15. 20. 22. 23. 24. 28. I giorni più notabili, furono li 15. di mattina, per le Saette quì in Padova, e fuori; il 20. per un Turbine a ora di Mezzodì con gragnuola prodigiosa verso Tiene, e Breganze; il 22. per una simile nel Bresciano; li 23. per un Turbine sopra Padova con gragnuola.

Luglio. Ai 5. gragnuola a Marostica, e per salti sino a Piazzola. Alli 11. Temporale quì in Padova, dopo 19. ore, altrove Turbine rovinoso, come a Limena, Galliera ec. La notte dopo li 21. verso 6. ore gragnuola in Padova.

Agosto. Fu questo mese insigne per il caldo, e per l’asciutto. Soli 4. giorni diedero pioggia, dopo la metà del Mese, e questa scarsa per il bisogno. Il caldo massimo fu il dì 7. che all’ore 20. arrivò a gradi 25, 2. con Vento d’Ostro, che condusse un Temporale Turbinoso a Venezia, e nella Trevigiana, con Grandine enorme. Quì non fece neppure una goccia. Di questo caldo, e di [p. 89 modifica]questo asciutto, parlerò dopo; quì faccio un riflesso: nel mentre che l’Italia era abbruggiata per la siccità, la Polonia era annegata dalle inondazioni; cercherò di spiegare anche questo; quì solo osservo, che talora in tempo di grande asciutto, anche dentro i confini di quella Provincia, talora v’è qualche distretto incomodato da continue pioggie; all’opposto in anno di pioggie, qualche luogo patisce di siccità; Così anche s’osserva, che dove cominciò andar la Grandine, spesso in quell’anno vi ritorna. Tale fu il destino in quest’anno del nostro pedemonte di Breganze, Marostica, e Bassano, dove la tempesta ritornò tre, o quattro volte. Bisogna dire che sia una certa direzione di Vento, una traccia di vapori, qualche vena di fuoco elettrico, o d’altra spezie d’esalazione, aperta; o che l’aria, dopo la prima scossa si ritrovi quasi indebolita, come una ripa di fiume con fresco argine, o una rotta, o gli umori di un convalescente disposti a una recidiva. Per altro la pioggia dalli 3. Agosto, come ristorò la Campagna, così mitigò i bollori; e la mattina di San Bortolameo, mi ricordo d’aver provato molto freddo in viaggio. [p. 90 modifica]

Settembre fu mese generalmente umido; vi furono 13. giorni con pioggia: quella dei 17. in 3. ore diede due pollici d’acqua; quindi una colmata di fiume, che replicò anche li 26., ma di breve durata. Quantunque, ne’ primi giorni, la terra si mantenesse ancor calda, l’aria colla pioggia, e col vento si rinfrescò; a mezzo il mese si vide molta neve sull’Alpi. La notte dei 23. ai 24. dopo dirotta pioggia, vi fu nel pedemonte di Marostica un Turbine, che sradicò alberi, prostese Fabbriche, con una terribile gragnuola, dopo le 4. ore. In quest’anno vi fu tre, o quattro volte la gragnuola di notte; sicchè non è vero quello si dice dal volgo, che di notte non grandina. Alli 16. a ore 10. si dice, sentita quì una picciola scossa di Terremoto; ma certo grandissime ne furono nella Svizzera, Franca-Contea, ed Alsazia, il giorno 10. dopo le 24. ore non s’udì più il Tuono.

Ottobre. L’Ottobre col Maggio in questo paese, suol essere il mese più piovoso, ed umido di tutti. In quest’anno fu l’Ottobre bellissimo per una spezie di miracolo, poichè la sera del primo giorno, si vedeva tutto l’apparato di pioggia grande, anzi [p. 91 modifica]cominciava, con ogni apparenza di lunga con tinuazione: quando nella notte all’ora del calar della Marea, si cambiò il vento; insorse un buon Garbino, che girando per Ponente a Maestro, e Tramontana, portò quel sostante sereno, che fu la nostra salute, per salvare i residui delle disgrazie della Campagna, e per le semine. Noto, che fu l’acqua alta a Venezia il giorno stesso del moto del tempo, dall’1. al 2. nel Quartale, o 4. giorni avanti il Novilunio stesso, essendo stato il più vicino all’Equinozio, voltò la Stagione al Sereno, per tre mesi intanto, o come pare forse per 6. Con tutto il buon tempo non si parlò più del Caldo, bensì di abiti da Inverno. Alla metà del mese si vide della brina quì, e neve nuova sull’Alpi, donde il Tramontano ci regalò di quel freddo, che s’è provato. La notte dei 27. ai 28. a ore 10, si pretende essersi sentita quì una picciola scossa di Terremoto: sarebbe stata la quarta in quest’anno, che per il nostro paese, è ben troppo. Per altro ciò si lega all’indole turbinosa dell’Anno; poichè non è dubbio, che i Terremoti, ed i Turbini, non sieno d’origine comune, sia questa [p. 92 modifica]esalazione, fuoco Elettrico, o altro. Alli ultimi del mese si guastò il tempo.

Novembre. Continuò nella disposizione lasciata dall’Ottobre alla pioggia. Ma i Venti Grecali predominando, convertirono la pioggia in Neve; e ne venne una buona dose, subito dopo San Martino; replicò grande li 25. 26. e 30., che durò in terra, sino li 6. Decembre, e fu tosto reclutata ai 7. di nuova, non ancora distrutta per tutto con minaccia d’Inverno crudele, se non cambia indole. Le Gazzette parlano di freddi grandi, ed avanzati di Stagione, quasi per tutta l’Europa Settentrionale; e certo in Inghilterra ai primi di Novembre, fu la Neve a qualche piede d’altezza, come altresì l’Estate era stata caldissima.

Rimetto in fine il ristretto delle misure, e dei Numeri della quantità della Pioggia del Barometro, dei Venti ec. Quì farò qual che riflesso sopra l’indole dell’Anno, gli accidenti, i risultati, ec. e prima quanto ai prodotti della Campagna.

Il prodotto del Frumento dipende specialmente dalla Primavera; quello del Formentone, o Grano Turco, degli altri minuti, e [p. 93 modifica]dell’Uva dall’Epatte. Una Primavera umida, e fredda, è sempre perniciosa ai grani: tale fu quella di quest’anno 1774. Non parlo delle inondazioni, che sommersero gl’intieri Territorj. Anche dove i Frumenti non furono coperti dall’acque, patirono però dall’umido, dal freddo, dalla nebbia. Quì intorno la Città di Padova, l’acqua restò pochi giorni sui Campi, ma vi si riscaldò sopra; ed una fumana di puzzolente nebbia, che s’alzò particolarmente la mattina dei 14. Maggio, seguita dal Sole ardente, fece fermentare, ed infracidire le spicche: le gambe vive produssero alla cima dei rametti con delle spicherelle, e dentro granellini, poco più che Meglio, forse incapaci di germinare seminati che fossero, o certo non più, che misere gamboline. Il prodotto totale quì intorno, non fu che la decima parte dell’ordinario: altrove non arrivò alla metà.

Il secco dell’Estate assiderò il grano Turco, e gli altri Minuti, dove più, dove meno; rese scarsissima l’Uva cogli altri frutti; poichè è specialmente in Agosto, che l’Uva trae il succo, e le Vigne formano i tralci colle gemme per l’Anno avvenire. Molto più manicarono Fieni, ed altri Foraggi. [p. 94 modifica]

Molti furono i giorni con pioggia, ma per lo più tenuissima, che non concludeva. La quantità misurata, ordinariamente dalla diligenza del Pubblico Architetto Sig. Abate Cerato, fu di 30. Pollici, che sta sotto la quantità media, fissata a Pollici 32. ed è meno, che la metà di quella del 1772. An no invero piovosissimo. Non ostante sarebbe stata sufficientissima, anche meno, se fosse stata distribuita con proporzione, ma ella fu eccessiva in Maggio, mancante in Luglio, ed Agosto, quand’è più necessaria. La denominazione dell’Anno umido, o asciutto, si desume specialmente dall’Epatte, e da suddetti due mesi. Non mancarono, è vero pioggie anche in questi mesi; ma queste, o sono rugiade, che piuttosto crescono il bollore, o sono piovali dirotti, che scorrono via, senza bagnar il Terreno. Inoltre dalla gran pioggia 21. Luglio, sino a quella dei 28. Agosto, ambedue concorse col Perigeo della Luna, vi furono 28. giorni di quel Caldo furioso, che asciugò ben altro, che pioggie: allora ci vorrebbe ogni Settimana una buona pioggia. Per altro il Territorio Padovano, essendo basso, vicino al mare, intersecato da tanti Canali, ha [p. 95 modifica]generalmente sofferto meno degli altri, ed il distretto, verso Bovolenta, ha goduto d’un raccolto quasi ordinario. Gli altri paesi soffersero assai peggio; poichè vi furono dei luoghi, ove per tre mesi mancò la pioggia. Come spie gherò meglio tantosto; attribuisco ai Venti la cagione di questo Secco.

Infatti fu Anno non solo ventoso, ma ancora turbinoso; poichè 139. giorni, fu Vento gagliardo, e spesso procelloso, quando per l’ordinario non sono appena 80., ed osservo, che quest’Anno molto s’assomigliò al 1756. sempre memorando per il Turbine (come pure al susseguente Inverno, e nella Neve sin’ora). Si noti, che il 1756. precede per 18. anni, o due volte per 9. numeri, che altrove ho provato esser osservabili, per il ritorno delle Stagioni simili: lo stesso era il sito dell’Apogeo, e Perigeo della Luna, ne’ segni Solstiziali. In quest’anno certamente furono moltissimi, e rovinosi Turbini; ed ho osservato, per dirlo in passando, che i Turbini per lo più portano seco grandine non ordinaria. Di rado cade grandine senza Vento: i grani poi sono più grossi, in proporzione della furia del Vento, che accozza grani a grani, e si [p. 96 modifica]formano de’ pezzi di ghiaccio talora enormi. Nel Turbine dei 7. Agosto verso Castel Franco, mi fu detto, che tre pezzi di Gragnuola, pesarono 14. libbre. Questo posso dire, che nel Turbine 17. Agosto 1756., ne pesai qual che grano di 12. oncie. All’opposto i Temporali tranquilli, e senza tempesta, sono più pericolosi, che le Saette: riflessione, che mi venne nel Temporale della mattina dei 3. Giugno. I Turbini vengono bensì con rumore, ma senza Tuoni spiccati, ciò che fa credere, esser la stessa la materia, o la cagione dei Turbini, e dei Fulmini, che consumata in un senso, non ha luogo nell’altro.

Quello, che vi fu di più estraordinario in quest’Anno fu il Caldo, di cui conviene dire qualche cosa. Erano 13. Anni, che non s’era sentito in questo paese un Caldo tale (nell’anno 1761.): eppure non fu de’ più eccessivi. Non farò quì parola dei calori del Senegal, e della Soria, che arrivano a 40. 50. Gradi, nè di quello di Francia del 1705., che nel giorno 30. Luglio a Montpellier, fu capace di rompere i Termometri, seccare le Vigne, cuocere le ova al Sole, l’Aria, essendo infuocata, come quella delle Fornaci; [p. 97 modifica]nè di quello del 1707. in Inghilterra, ove morirono de’ Mietitori, e de’ Buoi per li Campi; nè del Caldo enorme, che si provò alla China nel 1747. (per le osservazioni di fresco Pubblicate dal Sig. Messier) ove nella Capitale di Peking, dai 14. ai 25. Luglio, si trovarono morte per le Strade 11. mille Persone del povero popolo, senza contare le persone comode dentro le Case. Quì in Padova, abbiamo avuto dei Calori, assai più grandi, che in quest’anno. Poichè in quest’anno il Termometro di Reaumur non segnò, che 25 gradi e , altrove forse 26. Nell’anno 1728. il Termometro del Sig. March. Polleni, ridotto alla stessa scala, diede gradi 27., e questo in Camera, che vuol dire, fuori era più grande; e per il 1737. i nostri vecchi Termometri marcano come osservabile il grado 30. Ma già 30. in 40. anni qua si tutte l’Estati producevano simili, o maggiori Calori, e per dirlo in passando, tanto era maggiore la fecondità della terra. Credo poi, che abbiamo sentito assai questo caldo; prima, perchè il passaggio fu assai rapido; poi per il disuso, in cui siamo di Caldo grande, mentre negli anni passati, non [p. 98 modifica]si conosceva quasi più Estate forse ancora per la odierna mollezza nostra.

È una questione, che ho veduto trattata recente in dette dissertazioni; se nei nostri tempi, in confronto dei secoli della Repubblica Romana, sia calato, o cresciuto il Caldo, ed il Freddo in Europa. Sembrano convenire, che gl’Inverni di presente, sieno meno crudi, che allora, quando, non solo il Reno, ed il Danubio, ma quasi tutti i Fiumi di Francia, e d’Italia, senza eccettuare il Tevere, gelavano comunemente, il che non fanno ora, che di rado. All’opposto le Estati sono meno Calde; poichè in que’ paesi, dove una volta si facevano de’ buoni vini, ora le Vigne non maturano più l’Uva, anzi non vivono. Sarebbe questa una spezie di Paradosso; poichè a proporzione, che gl’Inverni diventano meno Freddi, sembrano le Estati dover divenire più Calde.

Un Anonimo, nel giornal di Rozier, Aprile 1744., ne dà questa spiegazione. L’anno nostro, secondo gravi Astronomi, si trova un poco accorciato, per essersi la Terra avvicinata al Sole; ciò, disse, deve aver prodotto due effetti: uno, che abbia [p. 99 modifica]diminuito il freddo dell’Inverno, per la maggior vicinanza del Sole, fonte del Calore; l’altro, che essendo più breve la durata dell’anno, il Sole agisca per più breve tempo, e perciò l’Estate debba esser meno calda; ragione, che mi sembra invero fiacca, prima, perchè l’accorciamento dell’anno, non è tanto certo; poi, se l’Estate anche sia di un minuto più breve, qual effetto Fisico può seguirne?

Il Sig. Villiamson, dell’Accademia di Filadelfia in America, (nello stesso Giornale Giugno 1773.) parlando di mutazione della temperatura, che da mezzo Secolo si prova nelle Colonie Inglesi, adduce una cagione ben più plausibile, ed è la distruzione de’ boschi; poichè al tempo dei Romani, la Germania, l’Ungheria, la Polonia era piena di foreste, l’Italia ancora. I boschi ritengono i vapori, smorzano i raggi Solari, così fanno Freddo dentro, e fuori, specialmente coi Venti: nell’Estate all’opposto, impediscono i boschi la ventilazione, e coll’Aria stagnante negl’intervalli, come in tante conche accrescono il bollore. Distrutti i boschi, per l’Inverno si riflette maggior copia di raggi, con che resta mitigato il freddo dell’Aria; per [p. 100 modifica]l’Estate l’aria viene più ventilata, e con ciò rinfrescata.

Troppo mi dilungherei, se volessi a parte, a parte esaminare questa materia; poichè forse è da dubitare de’ fatti; io trovo intanto, che da 30. in 40. anni, il caldo scema ed il Freddo cresce, e quest’anno istesso, a dispetto del gran caldo, come ben tosto proverò, risulta Freddo. Molto più sarebbe da discorrere sulle spiegazioni; ma tralascio il tutto, per parlare del caldo nostro di quest’Anno:

Non si può negare, che per gli anni, che corrono, non sia stato estraordinario. Chi potrà indovinare le vere, e naturali cagioni? È detto appresso autori, non tanto pregiudicati, che quando tutti i Pianeti si trovano ne’ segni Settentrionali del Zodiaco, producono grandi calori. Sarà stata combinazione accidentale; ma in verità, che tutti i Pianeti si trovavano allora nei segni Settentrionali ed il sommo Caldo fu dai 25. Luglio sino alli 8. Agosto, nel qual intervallo, la Luna scorse i suddetti segni; ma come dissi, sarà stata combinazione casuale, nè vi fo verun fondamento; sarebbe anche questa materia di lungo discorso. [p. 101 modifica]

Amerei piuttosto di ricorrere ad una di quelle diffusioni dell’Atmosfera del Sole, che producono anche le Aurore Boreali, secondo il Signor di Mairau, il quale almeno ha dimostrato, che arriva talora ad involger la Terra nostra; oppure all’infusione di qualche coda di Cometa, che forse è della stessa materia, specialmente se viene su dopo il suo passaggio presso del Sole. L’una, e l’altra potrebbe spargere nella nostra Atmosfera una spezie d’aria infocata, che destasse que’ bollori, che sorgono in qualche Estate, o que’ tepori, che regnano in qualche Inverno. Il lume Zodiacale, o sia l’Atmosfera del Sole, si vedeva in Aprile molto alta, ed a più di 90. gradi di distanza dal Sole, il che basta per arrivare alla Terra. Vi fu anche una Cometa, sebbene Telescopia, veduta per varj giorni tra le Costellazioni circonpolari. Ma l’una, e l’altra, resta tutto al più una congettura, che avrebbe bisogno di altre prove, per formare una spiegazione fondata.

Se è lecito azzardare delle congetture, piuttosto, che non dir nulla, direi, che qualunque ne fosse la cagione rimota, la cagione prossima, e del lungo asciutto, e del caldo, furono i Venti Australi, che in [p. 102 modifica]quest’Anno regnarono. Quest’è un fatto; colla proporzione de’ Venti, dedotta dalle osservazioni Poleniane di 40. anni, trovo, che in quest’anno i tre Venti, che vengono dall’Orizzonte Meridionale, Scirocco, Ostro, e Libeccio, furono più frequenti, di quello sogliono esser del doppio. Or questi Venti, vengono a noi dall’Affrica, dalla Zona torrida, e ci portano un’Aria riscaldatissima; e regnarono specialmente in que’ giorni del gran Caldo. Vero è, che vi si aggiunse, con pari, e maggior frequenza il Levante; ma si pensi, che il vero Levante viene a noi colla direzione del primo verticale, dall’Indie, dall’ Indostan, dalla Persia, e da altri luoghi fervidissimi nell’Estate nostra, Se in qualche gola di montagna, o valle, spirava altro vento, forse opposto, come mi fu detto, da un Accademico di Belluno, questo non sarà stato, che vento d’Ostro, riflesso dalle Montagne stesse in qualche situazione, come spessissimo accade. Molto più il Vento alto, per la direzione delle Nubi, si manifesta sempre Libeccio, o Meridionale.

Si dirà forse, che i Venti Australi, sono bensì Caldi, ma insieme umidi, e perciò avrebbero dovuto apportar delle Pioggie. [p. 103 modifica]Rispondo prima, che anche i Venti Australi, talora specialmente in Estate, venendo da lungi, e veramente dall’infiammata Affrica, sono Venti asciutti, il vero Levante sempre, e poi dico, che sono umidi, se sono deboli, poichè allora adunano i Vapori, e le nubi, come fa quasi sempre il Garbino. Ora in quest’Anno furono i Venti lunghi, e gagliardi, furono questi, quasi di sicure, che allontanarono le pioggie, come pure le Caligini, le quali in quest’Anno furono assai più rare del consueto.

Quest’Ipotesi sembrami tanto più probabile, che con essa spiego due altri Fenomeni, occorsi in quest’Anno; il primo è le pioggie, ed inondazioni della Polonia, ne’ giorni stessi, che l’Italia pativa di siccità. La ragione è chiara. Questi Ostri, e questi Garbini, violenti, oltrepassando le Alpi, e la Germania accumularono la massa de’ Vapori nelle Montagne della Boemia, e dell’Ungheria, dove quasi stanchi s’arrestarono, fusero col Caldo insolito quelle Nevi eterne dei monti Carpazj; e colle pioggie inseparabili da tale unione, produssero le enunziate prodigiose inondazioni.

L’altro fatto, che si spiega, è il Freddo, [p. 104 modifica]che ben tosto sopravenne. È questa una rivoluzione del tutto naturale: l’aria spinta, ed accumulata in un luogo, deve rifluire, e resilire; e così ai Venti Australi devono succedere i Venti Settentrionali, come di fatto seguì. Questi per natura loro sono sempre Freddi, anche in Estate; molto più in Autunno. Già nei Monti del Nord doveano esser cadute molte nevi, ed essersi formato del Ghiaccio: ecco dunque l’acuto Freddo, che prese possesso sin dall’Ottobre, e s’inasprì, vieppiù, in Novembre, e Decembre colle Nevi.

Questo freddo fu annunziato dall’insolito, pronto, ed universal passaggio degli Uccelli, essendo chiaro l’indizio delle copiose Nevi cadute ne’ Monti Settentrionali. Tutti i Maestri d’agricoltura, non meno che il popolo, danno questo per un pronostico di crudo Inverno, che fin ora non si verifica, che di troppo; come altresì l’altro proverbio, che dice, gran Caldo d’Estate, gran Freddo d’Inverno; quasi, che uno sia riflesso dell’altro; o che sieno due elementi, che tendono sempre ad equilibrarsi, come un ingegnoso Fisico di Lucca pretende (negli atti Elvetici) il qual principio, se fosse vero, [p. 105 modifica]potrebbe servire a spiegare la mitigazione qui sopra toccata degl’Inverni, e dell’Estati.

Ora io non farò quì uso del presente Freddo, per provarvi, che l’Annata in pieno fu Fredda, a dispetto del Caldo, che seguì. Conviene ricordare, che il freddo dell’Inverno passato si sostenne, sino alla metà di Giugno; che in Luglio si vide delle Nevi sull’Alpi; che vi furono delle mattine fresche in Agosto, che più fresco fu il Settembre, freddo l’Ottobre; freddissimo il Novembre; anzi freddissimo il Decembre. Che hanno dunque che fare due settimane di Caldo, con tanta ostinazione di freddo avanti, e dopo? In somma, come risulta dalla tavola quì dopo, il Caldo di tutto l’anno fu 733. gradi solamente; il Freddo 1661. senza contare il Decembre prossimo, che solo ha dato 422. gradi: il tutto preso dal nostro temperato, fissato per le antiche Operazioni, a gradi 13. di Reaumur.

Non parlo de’ Punti Lunari: poichè la loro forza cambiante è ormai riconosciuta, da chiunque osserva, con un poco di cura il Cielo. Anche nell’ostinata siccità dell’Epatte, daranno segni di moto sensibile, ed altrove effettivamente pioggia, o vento; le pioggie [p. 106 modifica]grandi poi non vennero, senon colla combinazione di qualche punto Lunare, come le due tanto osservabili dei 21. Luglio, e 18. Agosto col Perigeo.

Il Barometro, fu generalmente alto specialmente nei mesi sereni di Luglio, Agosto, ed Ottobre, com’è naturale. La massima altezza fu di Pol. 28. l. 6. a ore 3. della notte, dopo li 5. Ottobre: la minima l’ultimo di Decembre 1773. alle 2. di notte, pol. 27. l. 2., 7. con pioggia, e vento da Greco. La Scala di variazione dunque fu di pol. 1. lin. 3., 3. La media altezza dell’anno, risulta eguale, ad una decima di linea presso all’altezza media naturale di questo paese, dedotta da 50 anni d’Osservazioni, Poll. 27. l. 11. 3. Ma quella cresce, se volessimo contare il Decembre 1774., in cui il Barometro fu altissimo; risultando la media di pol. 28. 2. 4.1

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Ristretto Meteorologico dell’Anno 1774 in Padova.


Mesi Barometro Termometro Pioggia Giorni Sereni Nuvolo, Vento
di o Vario
Pioggia,
Poll. lin. Freddo Caldo Poll. lin. o Neve
Decem. 1773 27 10 8 278
 
2 10 17 4 6 1
Gennajo 
27 8 8 399 1
 
2 1 10 16 6 3
Febbrajo 
23 11 3 287 9
 
2 7 13 8 6 10
Marzo 
27 11 5 205 2
 
1 6 9 14 8 16
Aprile 
27 10 9 80 0
 
2 8 16 8 4 9
Maggio 
27 10 6 16 7 36 8 6 1 18 10 3 11
Giugno 
27 11 4 0 3 130 8 2 5 14 10 4 11
Luglio 
28 0 0
 
189 7 2 3 7 20 2 14
Agosto 
27 11 8
 
100 0 1 6 4 23 3 24
Settembre 
27 10 6 8 7 64 8 3 8 13 6 9 9
Ottobre 
28 1 8 108 3 2 6 1 4 4 16 10 9
Novembre 
27 9 7 277 0
 
1 2 14 6 13 13
27 11 2 1161 2 733 7 30 1 139 141 74 130
Segue la Tavola.
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Giorni di di
Mesi di Neve Tuono
Caligo
Decembre 1773 
11 11 1 Ai 24 Agosto vi fu uno Scoppio in aria che durò circa un minuto senza che si abbia potuto scorgere segno coll’occhio, perchè l’abitazione impedì; successe all’ore 2 di notte (Italiane); era caldo affannoso che parve crescere spezialmente dopo il mezzodì.
Gennaro 
4 5 0
Febbraro 
2 4 2
Marzo 
3 0 0
Aprile 
7 0 1
Maggio 
4 0 8
Giugno 
1 0 6
Luglio 
0 0 7
Agosto 
1 0 4
Settembre 
1 0 8
Ottobre 
2 0 0
Novembre 
4 6 0
40 16 37
 
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FREQUENZA DE’ VENTI.


 
Mesi Tramont. Greco Levante Sirocco Ostro Garbin Ponente Maestro
Dec. 1773 
13 6 2 2 1 6 6 7
Gennajo 
23 6 2 0 4 5 7 18
Febbrajo 
15 14 7 2 3 5 1 11
Marzo 
11 19 19 14 3 6 5 7
Aprile 
11 20 19 13 11 7 6 3
Maggio 
17 15 20 15 15 9 11 6
Giugno 
19 14 11 11 18 14 10 6
Luglio 
19 16 13 16 12 12 9 6
Agosto 
19 15 15 18 9 6 5 6
Settem. 
13 17 11 11 6 6 5 6
Ottobre 
20 13 12 4 1 6 4 7
Novemb. 
15 19 7 0 2 5 5 7
195 176 138 106 85 87 74 90
Rid. a Min. 38 35 27 21 17 18 14 28
Proporz. Gen. 38 36 12 9 10 11 13 18

Note

  1. Nota. Quì si doveva porre il Calendario Meteorologico perpetuo, generale, tratto da 50. Anni di Osservazioni. Ma siccome questo Calendario fu accresciuto di 10. 11. Anni e riformato dall’Autore nell’ultima Edizione della sua Meteorologia applicata all’Agricoltura, Stampata in Venezia nell’Anno 1786. così quest’ultimo Calendario si troverà posto in fine di quest’Opera.