Ciuffettino/Capitolo XXII

In cui Ciuffettino vien creato, su due piedi; Imperatore dei Pappagalli, e prende il nome augusto di Ciuffettino XXXV

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In cui Ciuffettino vien creato, su due piedi; Imperatore dei Pappagalli, e prende il nome augusto di Ciuffettino XXXV
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XXII.

In cui Ciuffettino vien creato sui due piedi Imperatore dei Pappagalli, e prende il nome augusto di Ciuffettino XXXV.

Ciuffettino restò qualche minuto immobile, lungo disteso su la sabbia, sotto il cielo minaccioso, riflettendo. Alle sue orecchie giungevano gli urli assordanti del mare infuriato.

Ed ecco che, in un momento in cui la bufera sembrò calmarsi, un ciangottìo bizzarro si fece udire a poca distanza da Ciuffettino.

— O questa? - pensò il ragazzo, cercando di alzarsi. Era indebolito in tutte le membra, e gli ci volle del bello e del buono per potersi mettere ginocchioni su la spiaggia.

Il ciangottìo seguitava. Somigliava a un dialogo umano, ma i suoni articolati erano a volte più rauchi, a volte più acuti e più vibranti. Ciuffettino, dopo essersi rizzato su le ginocchia, si voltò verso l’isola... e vide dinanzi a sè, a poca distanza, due grossi [p. 184 modifica]pappagalli verdi, accoccolati su di un grosso tronco abbattuto di palma; due pappagalli si intrattenevano gravemente fra di loro, guardando verso il ragazzo, e sbattendo le ali di tempo in tempo, quasi fossero in procinto di spiccare il volo, ma invece per iscuotere dalle penne la pioggia.

— Oh! oh!... - fece il nostro eroe - guarda... due pappagalli!... Buon giorno, signori... brutto tempaccio, eh?

— Si è alzato, finalmente - sillabò uno dei due uccelli, grattandosi una guancia con la grossa zampa - credevo che fosse morto.

— Anch’io... - disse l’altro, che aveva trovato una mandorla e la sbucciava - Bisognerebbe avvertirlo...

— Lo credi?...

— Lascio decidere a te, egregio collega.

— Ho deciso. Buongiorno, straniero!...

Ciuffettino corse incontro alle due bestiole, ma queste si ritrassero insospettite.

— Di dove vieni?

— Da lontano, eh! da molto lontano!

— Ma chi sei?

— Se me lo domandi con quel tono, caro pappagallo, non ti rispondo!

I due pappagalli scoppiarono in una gran risata.

E Ciuffettino, impermalito: — C’è poco da ridere... Per vostra regola, io non sono il buffone di nessuno...

I pappagalli continuarono a ridere.

— Smettetela, se no...

E quelli, neanche per sogno: seguitavano alla più bella.

Ciuffettino, rosso dalla bizza, fece per gettarsi addosso ai due uccelli canzonatori: ma questi presero il volo e andarono ad appollaiarsi in cima ad un grosso [p. 185 modifica] albero. Di lassù continuarono a ridere, facendo al ragazzo, che si arrovellava inutilmente, mille riverenze canzonatorie, e dicendo, tratto tratto:

— Cucù!...

— Vi voglio mettere arrosto!

Un dei due ridivenne serio.

— Tu non puoi metterci arrosto... perchè prima che tu riuscissi a toccarci, con un nostro fischio avremmo radunati qui tutti i pappagalli della foresta, e la meglio cosa che ti potrebbe succedere sarebbe quella di sentirti portar via le orecchie ed il naso... e cotesto ciuffo di capelli... [p. 186 modifica]

— Ah! - fece il nostro eroe.

E diventò pensieroso.

E’ meglio che tu non ti arrabbi, credilo. Oramai la tua sorte è segnata!...

— Che sorte?

— Non le conosci le leggi del paese?

— Scusate, cari pappagalli, ma non ho avuto tempo di leggerle.. arrivando qui...

— Un uomo non può sbarcare in quest’isola senza il permesso degli isolani...

— E chi sono, questi isolani...?

— I pappagalli, ragazzo mio. Perciò, siccome tu hai violato le nostre leggi... ti conviene di tornartene via subito...

— Davvero?

— O di sottoporti a quelle pene che il Consiglio Supremo dei Rampicanti giudicherà adeguate al tuo delitto... [p. 187 modifica]

— Ma come faccio ad andar via!...

— E allora resta, e sei fritto!

— Ma perchè non ci mettete dei cartelli, davanti alla spiaggia della vostra isola!

— Meno discorsi: il tuo nome!

— Ciuffettino.

I due pappagalli gettarono un grido inarticolato, e lasciarono l’albero per venirsi a po- sare presso i piedi del ragazzo.

— Come hai detto? - bisbigliò uno degli uccelli, commosso - Ciu...

— Ciuffettino!...

— Ciuffettino??!...

— Sì, Ciuffettino, Ciuffettino. Che c’è di straordinario?

— Lo senti? - disse il pappagallo che aveva parlato dianzi, rivolto all’altro - E’ lui ...

E il secondo pappagallo, ripetè: [p. 188 modifica]

— E’ lui!...

Le due bestiole strisciarono il petto su la sabbia dinanzi a Ciuffettino, e poi si rivoltarono con la pancia all’insù.

Al ragazzo pareva di sognare.

— Ma che cosa è stato? che vi piglia, adesso?

— E’ lui! è lui! - ripetevano i pappagalli, restando con le zampe all’aria, come storditi.

— Sono io... sicuro! - riprese Ciuffettino, che non sapeva se doveva ridere o irritarsi di nuovo - secondo me, avete bevuto troppo a colezione, poveri pappagallini...

I pappagalli seguitarono una mezz’ora buona a rivoltolarsi per la sabbia, senza pronunciar sillaba, e poi ripresero a trascinarsi su le corte zampe, andando avanti ed indietro come due pappagalli finti, caricati a macchina. Il nuovo giuoco durò un’ora precisa: dopo di che gli animaletti si decisero a sciogliere la lingua:

— Ciuffettino, io ti saluto! - disse il primo solennemente.

— Ciuffettino, ti saluto anch’io - aggiunse l’altro con la medesima solennità.

— E io faccio altrettanto - rispose Ciuffettino, che adesso rideva a crepapelle.

Ma il primo pappagallo arruffò in modo spaventevole le piume, e sbattè le ali con forza, brontolando severamente:

— Sappi che da dieci anni ti attendevamo con ansia!... Perchè ridi?

— Da dieci anni...! Nespole! Vi sarete annoiati ad aspettar tanto!

— I pappagalli mancano del loro imperatore da ben dieci anni! [p. 189 modifica]

Questa frase il pappagallo oratore la disse in tono lugubre, e l’altro, strofinandosi su la sabbia, fece finta di piangere, e ripetè:

— Dieci anni... uh! uh! dieci anni! uh! uh!

— Quando morì Ciuffettino XXXIV, senza eredi proseguiva il primo pappagallo - il gran Mago dei Pappagalli dichiarò che l’isola doveva restare senza Imperatore finchè l’anima di Ciuffettino Primo, detto il Vittorioso per le sue guerre contro i macacchi invasori, finchè la sua anima grande, dico, non ritornasse in terra nelle spoglie di un essere umano... Tu sei l’Eletto! Tu sei l’Atteso! Tu sei il nostro nuovo Imperatore! Da dieci anni, ogni mattina noi volavamo su questa spiaggia sperando di vederti arrivare.

— Ma voi altri, chi siete? - chiese Ciuffettino, il quale in tutto quel discorso non aveva capito che una cosa: che lo volevano creare Imperatore dei Pappagalli.

— Noi siamo i più alti dignitari dell’impero. Io sono il principe Beccolungo...

— E io sono il duca Beccocorto...

— Mi dispiace tanto di non aver un becco anch’io! - esclamò il ragazzo, un po’ mortificato: ma poi, riprendendo coraggio:

— Me ne metterò uno di cartone. Sicchè voi altri mi assicurate che io sono proprio il vostro nuovo Imperatore?

— Gloria a te, Ciuffettino! - gridò Beccolungo, facendo due rivoltoloni.

— Gloria te, Ciuffettino - ripetè l’altro, facendone quattro.

In quella un raggio di sole ruppe il velo di nubi, e sfolgorò sul capo augusto di Ciuffettino XXXV!