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Questa frase il pappagallo oratore la disse in tono lugubre, e l’altro, strofinandosi su la sabbia, fece finta di piangere, e ripetè:

— Dieci anni... uh! uh! dieci anni! uh! uh!

— Quando morì Ciuffettino XXXIV, senza eredi proseguiva il primo pappagallo - il gran Mago dei Pappagalli dichiarò che l’isola doveva restare senza Imperatore finchè l’anima di Ciuffettino Primo, detto il Vittorioso per le sue guerre contro i macacchi invasori, finchè la sua anima grande, dico, non ritornasse in terra nelle spoglie di un essere umano... Tu sei l’Eletto! Tu sei l’Atteso! Tu sei il nostro nuovo Imperatore! Da dieci anni, ogni mattina noi volavamo su questa spiaggia sperando di vederti arrivare.

— Ma voi altri, chi siete? - chiese Ciuffettino, il quale in tutto quel discorso non aveva capito che una cosa: che lo volevano creare Imperatore dei Pappagalli.

— Noi siamo i più alti dignitari dell’impero. Io sono il principe Beccolungo...

— E io sono il duca Beccocorto...

— Mi dispiace tanto di non aver un becco anch’io! - esclamò il ragazzo, un po’ mortificato: ma poi, riprendendo coraggio:

— Me ne metterò uno di cartone. Sicchè voi altri mi assicurate che io sono proprio il vostro nuovo Imperatore?

— Gloria a te, Ciuffettino! - gridò Beccolungo, facendo due rivoltoloni.

— Gloria te, Ciuffettino - ripetè l’altro, facendone quattro.

In quella un raggio di sole ruppe il velo di nubi, e sfolgorò sul capo augusto di Ciuffettino XXXV!