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— E’ lui!...
Le due bestiole strisciarono il petto su la sabbia dinanzi a Ciuffettino, e poi si rivoltarono con la pancia all’insù.
Al ragazzo pareva di sognare.
— Ma che cosa è stato? che vi piglia, adesso?
— E’ lui! è lui! - ripetevano i pappagalli, restando con le zampe all’aria, come storditi.
— Sono io... sicuro! - riprese Ciuffettino, che non sapeva se doveva ridere o irritarsi di nuovo - secondo me, avete bevuto troppo a colezione, poveri pappagallini...
I pappagalli seguitarono una mezz’ora buona a rivoltolarsi per la sabbia, senza pronunciar sillaba, e poi ripresero a trascinarsi su le corte zampe, andando avanti ed indietro come due pappagalli finti, caricati a macchina. Il nuovo giuoco durò un’ora precisa: dopo di che gli animaletti si decisero a sciogliere la lingua:
— Ciuffettino, io ti saluto! - disse il primo solennemente.
— Ciuffettino, ti saluto anch’io - aggiunse l’altro con la medesima solennità.
— E io faccio altrettanto - rispose Ciuffettino, che adesso rideva a crepapelle.
Ma il primo pappagallo arruffò in modo spaventevole le piume, e sbattè le ali con forza, brontolando severamente:
— Sappi che da dieci anni ti attendevamo con ansia!... Perchè ridi?
— Da dieci anni...! Nespole! Vi sarete annoiati ad aspettar tanto!
— I pappagalli mancano del loro imperatore da ben dieci anni!