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pagalli verdi, accoccolati su di un grosso tronco abbattuto di palma; due pappagalli si intrattenevano gravemente fra di loro, guardando verso il ragazzo, e sbattendo le ali di tempo in tempo, quasi fossero in procinto di spiccare il volo, ma invece per iscuotere dalle penne la pioggia.

— Oh! oh!... - fece il nostro eroe - guarda... due pappagalli!... Buon giorno, signori... brutto tempaccio, eh?

— Si è alzato, finalmente - sillabò uno dei due uccelli, grattandosi una guancia con la grossa zampa - credevo che fosse morto.

— Anch’io... - disse l’altro, che aveva trovato una mandorla e la sbucciava - Bisognerebbe avvertirlo...

— Lo credi?...

— Lascio decidere a te, egregio collega.

— Ho deciso. Buongiorno, straniero!...

Ciuffettino corse incontro alle due bestiole, ma queste si ritrassero insospettite.

— Di dove vieni?

— Da lontano, eh! da molto lontano!

— Ma chi sei?

— Se me lo domandi con quel tono, caro pappagallo, non ti rispondo!

I due pappagalli scoppiarono in una gran risata.

E Ciuffettino, impermalito: — C’è poco da ridere... Per vostra regola, io non sono il buffone di nessuno...

I pappagalli continuarono a ridere.

— Smettetela, se no...

E quelli, neanche per sogno: seguitavano alla più bella.

Ciuffettino, rosso dalla bizza, fece per gettarsi addosso ai due uccelli canzonatori: ma questi presero il volo e andarono ad appollaiarsi in cima ad un grosso