Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 184 — |
pagalli verdi, accoccolati su di un grosso tronco abbattuto di palma; due pappagalli si intrattenevano gravemente fra di loro, guardando verso il ragazzo, e sbattendo le ali di tempo in tempo, quasi fossero in procinto di spiccare il volo, ma invece per iscuotere dalle penne la pioggia.
— Oh! oh!... - fece il nostro eroe - guarda... due pappagalli!... Buon giorno, signori... brutto tempaccio, eh?
— Si è alzato, finalmente - sillabò uno dei due uccelli, grattandosi una guancia con la grossa zampa - credevo che fosse morto.
— Anch’io... - disse l’altro, che aveva trovato una mandorla e la sbucciava - Bisognerebbe avvertirlo...
— Lo credi?...
— Lascio decidere a te, egregio collega.
— Ho deciso. Buongiorno, straniero!...
Ciuffettino corse incontro alle due bestiole, ma queste si ritrassero insospettite.
— Di dove vieni?
— Da lontano, eh! da molto lontano!
— Ma chi sei?
— Se me lo domandi con quel tono, caro pappagallo, non ti rispondo!
I due pappagalli scoppiarono in una gran risata.
E Ciuffettino, impermalito: — C’è poco da ridere... Per vostra regola, io non sono il buffone di nessuno...
I pappagalli continuarono a ridere.
— Smettetela, se no...
E quelli, neanche per sogno: seguitavano alla più bella.
Ciuffettino, rosso dalla bizza, fece per gettarsi addosso ai due uccelli canzonatori: ma questi presero il volo e andarono ad appollaiarsi in cima ad un grosso