Cinque bronzi inediti provenienti dagli scavi di Roma

Francesco Gnecchi

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Cinque bronzi inediti

provenienti dagli scavi di Roma Intestazione 12 marzo 2012 75% Numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1890
Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica romana
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APPUNTI


di


NUMISMATICA ROMANA




XII.

CINQUE BRONZI INEDITI

provenienti dagli scavi di roma durante il 1889


A) Medaglione d’Adriano. — B) Medaglione di Faustina. — C) Medaglione di M. Aurelio. — D) Medaglione di Gordiano III. — E) Medio Bronzo di Gallieno e Valeriano.

Nella lettera che portava il titolo «Scavi di Roma durante il 1889» pubblicata nel primo fascicolo 1890 di questa Rivista pag. 176, il sig. Stettiner segnalava i pezzi numismatici più notevoli venuti in luce durante quell’anno.

“Fra le monete, il pezzo più importante che sia uscito di recente dal fiume, è un bronzo di mezzana grandezza, che ha nel diritto le teste affrontate di Treboniano Gallo e di Volusiano. È una moneta addirittura nuova e non priva d’interesse.” E più avanti: “Di medaglioni ne vennero fuori anche in Roma quattro o cinque verso la fine dell’estate scorso, e fra questi ve n’è uno inedito di Faustina madre, il quale ha nel rovescio lo stesso rogo, che si vede su alcune [p. 338 modifica]monete di quell’imperatrice. Un altro è contorniato e appartiene a Marco Aurelio. È bellissimo per conservazione e per patina.”

Una fortunata combinazione e una mia gita a Roma durante lo scorso aprile fecero si che, insieme a parecchi pezzi, i quali, per essere già conosciuti, non potrebbero qui avere interesse e perciò non ricorderò in questa rassegna, riuscii ad acquistare i tre bronzi inediti sopra citati, più un medaglione di Adriano ed altro di Gordiano pure inediti. Mi pare valga la pena di presentare queste novità degli ultimi scavi romani ai lettori della Rivista, ai quali anzi, prima ancora che alla mia collezione, li avevo dedicati acquistandoli. Se non costituiscono tutto quanto di nuovo abbia prodotto in fatto di numismatica il fecondo grembo di Roma durante il 1889, pare però che poco di più si sia trovato, né è a mia conoscenza che pezzi importanti ed inediti siano andati altrove.

Il medio Bronzo, che, come vedremo in seguito, appartiene non a Treboniano Gallo e Volusiano, come fu creduto da principio, bensì a Gallieno e Valeriane proviene dal Tevere, i medaglioni dagli scavi; conseguentemente il primo è spattinato, mentre gli altri sono coperti di bella patina verde o nera.

MEDAGLIONE DI BRONZO DI ADRIANO.

(Dopo Coh. 589).


D/ — HADRIANVS AVG COS III P P
Testa nuda a destra.

R/ — COS III (all’esergo).
Apollo ignudo di fronte rivolto a sinistra, con un ramo nella destra e il mantello sul braccio sinistro. Alla sua [p. 339 modifica]destra una tavola su cui un vaso. Alla sua sinistra un tripode su di una base appiedi di un vecchio tronco d’alloro.

(Tav. VIII, N. 1).


Diam. mm. 38. Peso gr. 40,50.

Questo medaglione di superbo stile e della miglior epoca dell’arte romana, intatto dalla parte della testa, fu un po’ guasto nel rovescio da chi lo ripulì dall’ossido.

La rappresentazione del rovescio è molto simile, se non identica, a quella del medaglione anepigrafo descritto al Num. 561 di Cohen e a pagina 30 del Froehner1; la spiegazione non ne è molto chiara.

Apollo, come osserva il Froehner, non ha qui il suo attributo usuale, la lira, e appare invece nella sua qualità di Dio sanitario. Il ramo non sarebbe l’alloro simbolo della gloria, bensì l’aspersorio atto a scacciare i mali e guarire le malattie, e il vaso posto sulla tavola sacra conterrebbe l’acqua lustrale. Non è cosa facile, continua il Froehner, il ricostruire i fatti che hanno dato origine ai medaglioni e spiegare con sicurezza il significato delle rappresentazioni che figurano sui rovesci; ma è probabile che il medaglione sia stato coniato durante gli ultimi quattro anni del regno d’Adriano, quando era già tormentato dalla malattia a cui doveva soccombere.

La data posta all’esergo del mio esemplare non contraddirebbe per nulla a tale supposizione, e il medaglione si può considerare, come l’altro simile, un voto pel ricupero della pericolante salute.

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MEDAGLIONE DI BRONZO DI FAUSTINA MADRE.

(Dopo Coh. 123).


D/ — DIVA AVGVSTA FAVSTINA
Busto velato a destra.

R/ — CONSECRATIO
Rogo formato da quattro piani. Il primo è costituito da un basamento quadrato ornato da ghirlande, il secondo da un colonnato colla porta nel centro, il terzo pure da colonne fra le quali dei festoni, il quarto sembra pure ornato da ghirlande. In alto Faustina in biga veloce a destra.

(Tav. VIII, N. 2).


Diam. mm. 38. Peso gr. 46,60.

Chi considerasse questo medaglione come una semplice riproduzione di un gran bronzo raro in Faustina, ma comunissimo in Antonino Pio, Marco Aurelio ed altri imperatori, potrebbe giudicarlo assai poco importante. Ma, studiandolo invece sotto l’aspetto che andrò esponendo, di Medaglione di Consacrazione, io l’ho trovato di interesse assai maggiore di quanto l’avevo sulle prime giudicato.

La Consacrazione romana, iniziata coi divini onori resi da Augusto a Giulio Cesare, dura per tutto il tempo dell’impero pagano, e nei tre secoli che corrono da Augusto a Costantino si contano circa cinquanta fra Augusti, Auguste e Cesari, i quali, per testimonio delle monete, appaiono aver avuto l’onore della Consacrazione. Né sono certo tutti i nomi più celebri e più degni, quelli che furono con tale suprema onorificenza passati fra i Divi. Inventata in origine per celebrare i meriti eccezionali, la Consacrazione come tutte le umane istituzioni [p. 341 modifica]ben presto degenerò; il calcolo, il tornaconto, la paura, i bassi interessi subentrarono al solo principio morale che doveva informarla, e vediamo ben presto apparire fra i Divi non solo alcuni nomi mediocri, e di tale supremo onore affatto immeritevoli; ma anche alcuni Imperatori, che la storia classificò quali mostri e vituperio dell’umanità, e alcune Auguste, cui assai meglio che il velo della Diva sarebbero stati appropriati gli attributi della Venere Salacia. E quasi per ironia pare che queste siano le più celebrate, come ne abbiamo un esempio appunto in Faustina d’Antonino Fio. Il buon Antonino pare che cogli onori resi alla consorte estinta abbia voluto fame dimenticare la scandalosa vita, e fece coniare tante monete in onore e gloria della defunta, quanto non ne furono mai apprestate per nessun altro Imperatore e per nessuna Augusta. La ricchissima serie delle monete di Consacrazione di Faustina, contiene tutti, si può dire, i tipi di questo culto, il Pavone, l’Aquila o la Vittoria, che volano trasportando l’Augusta in cielo, il Rogo, il Carpento, la Biga trionfale.

Oltre a ciò buona parte anche delle monete, su cui non leggesi l’indicazione CONSECRATIO, sono però postume e ad esse equivalgono, portando simboli divini, come Faustina tirata in un carro trionfale da leoni o da elefanti, colla scritta AETERNITAS, e simili.

Eppure fra questa immensa serie di monete, la Consacrazione di Faustina non è ricordata che da un solo medaglione finora conosciuto.

Questo dà l’idea della straordinaria rarità dei medaglioni di Consacrazione, rarità però che credo non venne finora da alcuno avvertita. Certamente [p. 342 modifica]non l’avverti il Cohen, il quale non fece alcuna distinzione di valutazione fra i pochissimi medaglioni di Consacrazione da lui descritti e che passeremo in breve rivista e i medaglioni più comuni.

Anche il Kenner nel suo poderoso articolo sul Medaglione Romano2, parlando delle rappresentazioni che si vedono sui medaglioni, accenna alla Consacrazione, come una delle raffigurazioni più frequenti3; ma mi pare che, non essendo questo che un argomento incidentale pel suo assunto, si sia lasciato trascinare a dir cosa che non aveva specialmente verificata; e giova d’altra parte notare che egli faceva i suoi studii sulla collezione che ne possiede il maggior numero, come vedremo. Io, esaminando la cosa specialmente, ho dovuto convincermi che la Consacrazione Romana, ricordata, diffusa, popolarizzata da un numero grandissimo e in qualche caso sorprendente di monete in ogni metallo, non è rappresentata che in via assolutamente eccezionale nei medaglioni. A prova di che servirà il seguente prospetto, il quale, partendo dall’epoca d’Adriano, in cui comincia a comparire nelle monete la parola CONSECRATIO, e in cui comincia [p. 343 modifica]pure la coniazione dei medaglioni di bronzo, e scendendo fino a Costantino, rappresenta per ciascuno degli Augusti, delle Auguste e dei Cesari, che ebbero l’onore della Consacrazione, in quali monete tale fatto viene ricordato, e per quali nomi è ricordato anche nei medaglioni.

Monete Meda-
glioni
O A B B
Marciana * * *
Matidia * *
Adriano * * - -
Sabina * * * -
Antonino Pio * * * *
Faustina Madre * * * *
Marco Aurelio * * * -
Faustina Figlia - * * -
Lucio Vero - * * -
Commodo - * - -
Pertinace * * * -
Settimio Severo * * * -
Giulia Domna - * * *
Caracalla - * * -
Giulia Mesa - * - -
Paolina - * * -
Mariniana - * * -
Salonino - * - *
Vittorino - * - -
Tetrico padre - * - -
Tetrico figlio - * - -
Claudio Gotico - * - -
Caro - * - -
Numeriano - * - -
Nigriniano - * - -
Massimiano Erculeo - - * -
Costanzo Cloro * - * -
Galerio Massimiano - - * -
Romolo figlio di Massenzio * * * -
Costantino Magno - - * -
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Da questo prospetto risulta che Medaglioni in oro e in argento di Consacrazione non esistono, o per lo meno non si conoscono, e che in bronzo cinque soli sono conosciuti. Noto poi che, mentre nelle monete di ciascun metallo la Consacrazione è rappresentata ben raramente da un solo tipo e sovente da moltissimi, nei cinque medaglioni non possediamo che un tipo per ciascheduno, e sono i seguenti:

Il primo in ordine cronologico è quello di Faustina Madre appartenente al Gabinetto di Vienna e descritto al N. 123 di Cohen, il cui rovescio colla leggenda CONSECRATIO rappresenta Faustina colla Vittoria in biga al galoppo. Faustina tiene il frustino, la Vittoria le redini.

Il secondo è di Antonino Pio e appartiene al Gabinetto di Francia. Colla medesima leggenda CONSECRATIO rappresenta Antonino trasportato da un’aquila in cielo, mentre un uomo (il popolo romano?) sdrajato a terra lo sta guardando. Descritto al N. 380 di Cohen, questo medaglione è riprodotto anche dal Froehner4, il quale suppone che l’uomo sdraiato a terra personifichi il campo di Marte ove la Consacrazione aveva luogo.

Il terzo medaglione non ci appare che mezzo secolo dopo; è di Giulia Domna e appartiene, come il primo, al Gabinetto imperiale di Vienna. Colla leggenda CONSECRATIO è rappresentata la moglie di Settimio Severo portata in cielo da un pavone. Descritto da Arneth nella sua Synopsis Numorum Romanorum, qui in Museo Caesareo Vindohonensi [p. 345 modifica]adservantur, questo medaglione venne da Cohen dimenticato, sia nella prima che nella seconda edizione. È descritto anche da Vaillant, il quale lo dà come appartenente al Museo Tiepolo. Nel catalogo di questo Museo però non trovo descritto che il Gran Bronzo.

Dopo circa un altro mezzo secolo, incontriamo il quarto medaglione con Salonino. Ha il tipo del rogo5 e, già appartenente all’antica Collezione Correr di Venezia passato poi a quella Pisani, più tardi in quella Gréau a Troyes6, si trova attualmente nella mia. Ne posso quindi offrire la riproduzi(me dal vero, quantunque l’incisione sia già stata data nel catalogo del citato Museo Pisani7 e in quello della Collezione Gréau8.

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Dopo Salonino, il solo medaglione che si può mettere nella categoria della Consacrazione, quantunque non vi figuri la parola CONSECRATIO, è uno di Costanzo Cloro che porta la leggenda MEMORIA DIVI CONSTANTI e la rappresentazione del tempio rotondo coll’aquila sovrapposta, tipo comune nei medii bronzi postumi di quest’epoca. Appartiene al Museo di Vienna ed è descritto al N. 72 di Cohen.

A questi cinque attualmente conosciuti ora se ne aggiunge un sesto con quello di Faustina sopra descritto, né a mia cognizione ne esistono altri all’infuori di questi, i quali ho anche motivo di credere rappresentati ciascuno da un unico esemplare. Il Museo Britannico, che possiede la più ricca collezione di monete romane e forse la più splendida serie di medaglioni, non ne possiede uno solo di Consacrazione.

Nessuno ne figura nel Catalogo dei medaglioni del Museo Britannico pubblicato nel 18749, e sono informato che nessuno venne acquistato dopo la compilazione di quel catalogo.

Perchè una così straordinaria parsimonia di [p. 347 modifica]medaglioni contro una tanta esuberante abbondanza di monete per ricordare uno dei fatti più importanti e più salienti dei costumi romani, il fatto anzi che era il suggello definitivo della vita e che parrebbe il più degno d’essere ricordato e tramandato alla posterità?

L’Augusto, che assunto al trono imperiale, commemorava il divo antecessore o la diva Augusta o un divo Cesare con tanta profusione di monete d’oro e d’argento e di bronzo, e lo faceva evidentemente per diffondere la notizia del fatto fra tutti gli strati sociali, perchè non lo commemorava egualmente coi medaglioni, nei quali pare anzi che l’idea della commemorazione dovesse essere specialmente incarnata?

Perchè non un solo medaglione di metallo nobile fu coniato a tale scopo e quelli di bronzo che ci rimasero sono così straordinariamente rari?

È ben vero che di alcune Auguste e di Faustina in ispecie si può dire che, se mancano i veri medaglioni di Consacrazione, ossia quelli col motto CONSECRATIO, ve ne sono però molti quasi equivalenti; ma questo non si può dire della grandissima maggioranza degli Augusti, delle Auguste e dei Cesari passati nel numero dei Divi. Potrebbe forse essere stata l’adozione stessa del tipo della Consacrazione nelle monete ufficiali che sconsigliò la commemorazione di tal fatto nei medaglioni? Questo ragionamento però non reggerebbe per tutti gli altri avvenimenti, che troviamo raffigurati tanto nelle monete che nei medaglioni. Resta quindi il problema, il quale mi sembra interessante, ma non per questo facile ad essere risolto. Da parte mia mi accontenterò d’avere avvertito il fatto, confessando che una [p. 348 modifica]spiegazione soddisfacente non la vedo e il fatto sembra strano.

Ma siccome nulla vi deve essere di strano, sarei felicissimo che qualcheduno approfondisse la cosa e ne trovasse la spiegazione, tanto più che l’apparente anomalia può e anzi deve collegarsi coli’ intima natura del Medaglione, e potrà fornire nuovi lumi su tale materia non ancora abbastanza studiata, né abbastanza nettamente definita.


MEDAGLIONE DI BRONZO CERCHIATO DI M. AURELIO.

(Dopo Coh. 890).


D/ — ANTONINVS AVG ARM PARTH MAX
Busto laureato e corazzato a destra.

R/ — TR P XXII IMP INI COS III
Due Vittorie di fronte l'una all’altra sostengono insieme uno scudo circondato da una corona d’alloro colla leggenda S P Q R VIC PARTHICAE. Nel mezzo un parto seduto a terra e piangente. (Anno 168 d. C).

Diam. del medaglione senza cerchio mm. 38.
»  »  » col cerchio mm. 60.
Peso gr. 175.

(Tav. VIII, N. 3).


Considerato semplicemente come Medaglione, questo da me descritto non sarebbe che una variante di uno simile esistente al museo di Parigi e descritto al N. 390 di Cohen, il quale ha lo stesso rovescio, col busto di M. Aurelio a sinistra colla corazza e l’egida.

Ma ciò che forma la specialità del mio esemplare è il cerchio che lo circonda, e che ne aumenta d’assai il pregio, essendo rarissimi in confronto dei medaglioni comuni quelli fregiati di tale ornamento.

A questi medaglioni ornati di cerchio non venne finora assegnata una denominazione ben fissa [p. 349 modifica]e comunemente accettata. L’appellativo di Contorniati vi sarebbe assai bene appropriato, e sarebbe anzi il più proprio a specificarli, se questo vocabolo non fosse già stato accaparrato da quelle tessere o pseudo-monete battute al tempo di Costantino (?) colle effigie di parecchi antichi imperatori o d’uomini illustri nelle scienze e nelle lettere, destinati, come pare generalmente ammesso, a premio dei giuochi circensi, e ormai universalmente designati sotto il nome appunto di Medaglioni Contorniati. Perciò, ad evitare confusione fra due cose essenzialmente diverse, credo bene adottare la denominazione di Cerchiati per quei medaglioni, i quali, come quello di M. Aurelio, che abbiamo più sopra descritto, sono veri medaglioni di conio romano, col medesimo diametro e spessore dei medaglioni comuni, come questi coniati all’epoca degli imperatori che rappresentano, e da questi in null’altro differenti se non nel cerchio ornamentale, che ne accresce colla mole e coll’artistica bellezza l’importanza.

Si sarebbe forse anche potuto adottare la denominazione di Falerati, ossia quasi ridotti a foggia di falera; ma, essendo ormai provato che questi medaglioni non servivano a tale scopo (V. Borghesi, Kenner, ecc., ecc.), la parola potrebbe ingenerare confusione e lasciar credere che si voglia ritornare ad una interpretazione che, accettata un tempo, venne poi assai ragionevolmente abbandonata. Mi attengo dunque alla denominazione di Cerchiati, come quella che mi pare la più propria e la più chiara.

Ammesso che questi medaglioni fossero monumenti commemorativi, e ciò pare da tutti consentito, [p. 350 modifica]anche prescindendo dalla questione se i medaglioni fossero o meno monete, della quale teoria il cerchio potrebbe essere una prova in contrario, (questione che per ora non giova toccare, perchè ci condurrebbe troppo lontano), parrebbe che questi medaglioni cerchiati dovessero essere dall’imperatore, che li emetteva, riservati ai personaggi più insigni, e di qui la loro assai maggiore rarità relativamente agli altri medaglioni.

Il cerchio nei medaglioni romani talora è rimesso ossia aggiunto con altro pezzo di metallo, talora invece forma un tutto col medaglione stesso; tale è il caso del nostro medaglione di Marco Aurelio.


MEDAGLIONE DI GORDIANO III.

(Dopo Coh. 191).


D/ — IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVG
Busio laureato a destra colla corazza e l’egida.

R/ — PONTIFEX MAX TR P III COS PP
Roma galeata seduta a sinistra su di uno scudo e coll’asta, in atto di presentare un globo all’imperatore che le sta davanti togato a capo scoperto. Dietro questi un milite con un’insegna. Alla destra di Roma un’insegna. Nello sfondo un personaggio a capo scoperto. (Anno 240 d. C).

Diam. mm. 37.

(Tav. VIII, N. 4).


Questo medaglione è una semplice varietà del N. 190 di Cohen, e non merita speciale commento.

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MEDIO BRONZO

DI GALLIENO E VALERIANO.

(Dopo Coh. 10).


D/ – CONCORDIA AVGVSTORVM
Busti laureati e affrontati di Gallieno corazzato, e di Valeriano col paludamento.

R/ — P M TR P V COS IIII P P S S
Imperatore seduto a sinistra con un globo e lo scettro.

(Tav. VIII, N. 5).


Questo bronzo, quando venne rinvenuto a Roma, fu erroneamente attribuito a Treboniano Gallo e a Volusiano, e anch’io lo acquistai, credendolo appunto appartenere a questi due imperatori; ma, esaminandolo poi attentamente, mi si presentarono due obbiezioni molto serie, l’una iconografica e l’altra storica.

Conviene anzitutto notare che una cura speciale si metteva nella coniazione di questi medii bronzi a due teste, i quali per essere commemorativi di qualche avvenimento importante, hanno una certa analogia col medaglione, tanto che alcune volte si chiamano anche piccoli medaglioni o medaglioncini.

Ora i due ritratti del nostro medio bronzo, quantunque alquanto corrosi dalle acque del Tevere, si presentavano però tali da poter essere abbastanza bene giudicati; ma né l’uno nè l’altro mi pareva potersi attribuire a Treboniano Gallo o a Volusiano.

Se ciò non fosse bastato, v’era un’altra difficoltà nella data del rovescio.

La V podestà tribunizia non poteva riferirsi né [p. 352 modifica]all’uno né all’altro di quegli imperatori, ciascuno di essi non essendo arrivato, oltre la quarta. Mi avvidi quindi che l’attribuzione a Treboniano Gallo e Valeriane era erronea, come parimenti erronea era l’altra ai due Filippi padre e figlio, che alcuno voleva sostenere. Se vi si accordava la TRIB POT V relativa a Filippo Padre, e che segna l’anno 248, in cui cadeva la celebrazione dei giuochi secolari, nella quale occasione si coniarono abbondantemente monete e medaglioni colle teste della imperante famiglia in più modi combinate, sorgeva la difficoltà del COS IIII, sapendosi che Filippo padre non andò oltre il III Consolato; e poi c’era sempre la questione dei ritratti.

Non rimane dunque quale giusta attribuzione che quella a Gallieno e Valeriano, a cui mi sono definitivamente attenuto, e contro la quale non urta più né la storia, né la iconografia.

Difficile riuscirebbe determinare quale dei due imperatori sia rappresentato al rovescio, poiché la leggenda si adatta tanto all’uno che all’altro e segna la data del 257 d. C, nel quale anno sia Valeriano che Gallieno erano alla V podestà tribunizia e al IV Consolato. Potrebbe darsi che si fosse inteso rappresentare l’imperatore in astratto; e del resto il rovescio ha dei riscontri in altre monete tanto di Valeriano che di Gallieno.

Certo, a caso vergine, non ci sarebbe stato tanto da studiare per trovare la giusta attribuzione di questo bronzo, ma la prevenzione, che si era formata in seguito a un primo giudizio falso, mi aveva tenuto per qualche tempo fuori di strada. Tanto è vero che l’errore è sempre peggiore dell’ignoranza.




Note

  1. Les Médaillons de l’Empire romain. Paris, J. Rothschild, 1878.
  2. Pubblicato nella Numismatische Zeitschrift nel 1888, venne poi tradotto dal dott. Solone Ambrosoli per la nostra Rivista, nel 1889.
  3. Ecco le sue parole: «L’insediamento del principe come Pontifex e Princeps iuventutis, il suo matrimonio, la nascita de’ suoi figli, poi la salita dell’Augusto al Campidoglio pel capo d’anno, i sacrifici votivi per l’assunzione di un nuovo consolato o pei giubilei del regno, più tardi il primo ingresso in città, poi la partenza pel campo, le feste per le vittorie, il trionfo, di quando in quando l’inaugurazione d’un tempio, finalmente la Consecratio, queste sono le raffigurazioni che troviamo più frequentemente sui medaglioni di tatti i regni...» (Vedi Rivista Italiana di Numismatica Anno II, pag. 273)
  4. Op. cit. pag. 74.
  5. Il rogo in questo Medaglione di Salonino è rappresentato molto differentemente che nel Medaglione descritto di Faustina; consta di cinque gradini a piramide «Suggestus tabernaculis compactus, quorum superiora inferioribus minora ed in summo biga» come lo descrive il Padre Cassinese D. Alberto Mazzoleni nel Catalogo Pisani; mentre nel Medaglione di Faustina il rogo assume l’aspetto di edificio architettonico, e lo si può confondere con un vero mausoleo, talché alcuni numismatici fecero appunto distinzione tra l’uno e l’altro tipo e chiamarono rogo l’uno e l’altro mausoleo. — Io ritengo però che si tratti sempre del vero rogo o pira che dir si voglia, destinato alla cremazione dei resti del defunto, il cui spirito raffigurato nel carro sovrastante s’intendeva che dopo quella purificazione del fuoco dovesse volare al cielo, od era anzi simboleggiato da un’aquila, che racchiusa nella parte superiore del rogo, veniva lasciata libera e prendeva il volo al momento stesso che il rogo ora dato in preda alle fiamme, «Mox e superiore minimoque tabernaculo tamquam e fastigio quodam aquila demittebatur, quae in aerem submisso igne elata, in coelum Principis animam e terra deferre credebatur
  6. Alla cui vendita avvenuta a Parigi nel 1869 ottenne il prezzo di L. 510.
  7. È inciso e descritto nella splendida pubblicazione: «Numismata aerea selectiora maximi moduli e Museo Pisano alius Corrario. In Monasterio Benedictino-Cassinate Sancti Jacobi, Pontidae Agri Bergomatis, apud Johanem Santinum. anno mdccxl, xli, xliv.» Tavola LXIX, N. 2.
  8. Tav. VI, N. 3690.
  9. Roman Medallions in the British Museum.