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342 francesco gnecchi

non l’avverti il Cohen, il quale non fece alcuna distinzione di valutazione fra i pochissimi medaglioni di Consacrazione da lui descritti e che passeremo in breve rivista e i medaglioni più comuni.

Anche il Kenner nel suo poderoso articolo sul Medaglione Romano1, parlando delle rappresentazioni che si vedono sui medaglioni, accenna alla Consacrazione, come una delle raffigurazioni più frequenti2; ma mi pare che, non essendo questo che un argomento incidentale pel suo assunto, si sia lasciato trascinare a dir cosa che non aveva specialmente verificata; e giova d’altra parte notare che egli faceva i suoi studii sulla collezione che ne possiede il maggior numero, come vedremo. Io, esaminando la cosa specialmente, ho dovuto convincermi che la Consacrazione Romana, ricordata, diffusa, popolarizzata da un numero grandissimo e in qualche caso sorprendente di monete in ogni metallo, non è rappresentata che in via assolutamente eccezionale nei medaglioni. A prova di che servirà il seguente prospetto, il quale, partendo dall’epoca d’Adriano, in cui comincia a comparire nelle monete la parola CONSECRATIO, e in cui comincia

  1. Pubblicato nella Numismatische Zeitschrift nel 1888, venne poi tradotto dal dott. Solone Ambrosoli per la nostra Rivista, nel 1889.
  2. Ecco le sue parole: «L’insediamento del principe come Pontifex e Princeps iuventutis, il suo matrimonio, la nascita de’ suoi figli, poi la salita dell’Augusto al Campidoglio pel capo d’anno, i sacrifici votivi per l’assunzione di un nuovo consolato o pei giubilei del regno, più tardi il primo ingresso in città, poi la partenza pel campo, le feste per le vittorie, il trionfo, di quando in quando l’inaugurazione d’un tempio, finalmente la Consecratio, queste sono le raffigurazioni che troviamo più frequentemente sui medaglioni di tatti i regni...» (Vedi Rivista Italiana di Numismatica Anno II, pag. 273)