Ciascuno a suo modo/Primo intermezzo corale

Primo intermezzo corale

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Atto I Atto II
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PRIMO INTERMEZZO CORALE

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Il sipario, appena abbassato, si rialzerà per mostrare quella parte del corridojo del teatro che conduce ai palchi di platea, alle poltrone, alle sedie e, in fondo, al palcoscenico. E si vedranno gli spettatori che a mano a mano vengono frori dalla sala, dopo avere assistito al primo atto della commedia. (Altri, in gran numero, si suppone che vengano fuori dalla sala sull’altra parte del corridojo che non si vede; e non pochi, infatti, ne sopravverranno di tanto in tanto da sinistra).

Con questa presentazione del corridojo del teatro e del pubblico che figurerà d’aver assistito al primo atto della commedia, quella che da principio sarà apparsa in primo piano sulla scena quale rappresentazione d’una vicenda della vita, si darà ora a vedere come una finzione d’arte; e sarà perciò come allontanata e respinta in un secondo piano. Avverrà più tardi, sul finire di questo primo intermezzo corale, che anche il corridojo del teatro e gli spettatori saranno anch’essi respinti a loro volta in un terzo piano; e questo avverrà allorché si verrà a conoscere che la commedia che si rappresenta sul palcoscenico è a chiave: costruita cioè dall’autore su un caso che si suppone realmente accaduto e di cui si siano occupate di recente le cronache dei giornali: il caso della Moreno (che tutti sanno chi è) e del barone Nuti e dello scultore Giacomo La Vela che si è ucciso per loro. La presenza in teatro, tra gli spettatori della commedia, della Moreno e del Nuti stabilirà allora per forza un primo piano di realtà, più vicino alla vita, lasciando in mezzo gli spettatori alieni, che discutono e s’appassionano soltanto di una finzione d’arte. Si assisterà poi nel secondo intermezzo corale al conflitto tra questi tre piani di realtà, allorché da un piano all’altro i personaggi veri del dramma assalteranno quelli finti della commedia e gli spettatori che cercheranno di interporsi. E la rappresentazione della commedia non potrà piú, allora, aver luogo.

Intanto per questo primo intermezzo si raccomanda sopra tutto lanaturalezza piú volubile e la piú fluida vivacità. È ormai noto a tutti che a ogni fin d’atto delle irritanti commedie di Pirandello debbano avvenire discussioni e contrasti. Chi le difende abbia di fronte agli irriducibili avversarii quell’umiltà sorridente che di solito ha il mirabile effetto d’irritare di piú.

E prima si formino varii crocchi; e dall’uno all’altro si spicchi [p. 178 modifica] di tanto in tanto qualcuno in cerca di lume. Giova e diverte veder cambiare a vista d’opinione, due o tre volte, dopo aver colto a volo due o tre opposti pareri. Qualche spettatore pacifico fumerà, e fumerà la sua noja, se annojato; i suoi dubbi, se dubbioso; poiché il vizio del fumo, come ogni altro vizio divenuto abituale, ha questo di triste, che non dà più, se non raramente, gusto per sé, ma prende qualità dal momento in cui si sodisfa e dall’animo con cui si sodisfa. Potranno cosí fumare, se vogliono, anche gli irritati, e ridurranno in fumo la loro irritazione.

Tra la folla, i pennacchi di due carabinieri. Qualche maschera, qualche uscere del teatro; due o tre donne dei palchi vestite di nero e col grembiulino bianco. Qualche giornalajo griderà i titoli dei giornali. Nei crocchi, qua e là, anche qualche signora. Non vorrei che fumasse. Ma forse piú di una fumerà. Altre si vedranno andar per visita da un palco all’altro.

I cinque critici drammatici si manterranno dapprima, specie se interrogati, molto riservati nel giudizio. Si saranno messi insieme, a poco a poco, per scambiarsi le prime impressioni. Gli amici indiscreti che s’accosteranno a udire, attrarranno subito molti curiosi, e allora i critici o taceranno o s’allontaneranno. Non è escluso che qualcuno di loro che dirà peste e vituperii della commedia e dell’autore qua nel corridojo, non ne debba poi dir bene il giorno dopo sul suo giornale. Tanto è vero che altro è la professione, altro l’uomo che la professa per ragioni di convenienza che lo costringano a sacrificare la propria sincerità (questo, s’intende, quando il sacrificio sia possibile: che egli abbia, voglio dire, una sincerità da sacrificare). E parimenti potranno mostrarsi denigratori accaniti quegli stessi spettatori che avranno applaudito nella sala il primo atto della commedia.

Facilmente si potrebbe recitare a soggetto questo primo intermezzo corale, tanto ormai son noti e ripetuti i giudizii che sidanno indistintamente di tutte le commedie di questo autore: «cerebrali», «paradossali », «oscure», «assurde», «inverosimili». Tuttavia, saranno qui segnate le battute piú importanti dell’uno e dell’altro degli attori momentanei di questo intermezzo, senza esclusione di quelle che potranno essere improvvisate per tener viva la confusa agitazione del corridojo.

Dapprima, brevi esclamazioni, domande, risposte di spettatori indifferenti, che usciranno per i primi, mentre dall’interno si sentirà il sordo fragorio della platea.

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Tra due che escono in fretta. — Vado su, vado su a trovarlo! Seconda fila, numero otto! Ma diglielo, mi raccomando!

S’avvierà per la sinistra.

Non dubitare, lasciami fare!

Uno che sopravviene da sinistra. Oh, hai poi trovato posto?

Quello che se ne va in fretta. Come vedi! A rivederci, a rivederci.

Via.

Intanto altri sopravverranno da sinistra, dove sarà pure un gran vociare; altri sboccheranno dall’entrata delle poltrone; altri verranno fuori dagli uscioli dei palchi.

Uno qualunque. Che sala, eh?

Un altro. Magnifica! Magnifica!

UN Terzo. Ma non hai visto se sono venute?

Un quarto. No no: non credo.

Scambio di saluti qua e là: «Buona sera! Buona sera!» — Frasi aliene. Qualche presentazione. Intanto, spettatori favorevoli all’autore, coi volti accesi e gli occhi brillanti, si cercheranno tra loro e staranno un po’ insieme a scambiarsi le prime impressioni, per poi sparpagliarsi qua e là, accostandosi a questo o a quel crocchio a difendere la commedia e l’autore, con petulanza e con ironia, dalle critiche degli avversarii irreconciliabili che, nel frattempo, si saranno anch’essi cercati tra loro.

I favorevoli. Ah, eccoci qua!
— Pronti!
— Ma va benissimo, mi pare!
— Ah, si respira finalmente!
— Quell’ultima scena con la donna!
— E lei, lei, la donna!
— E la scena di quei due che voltano da cosí a cosí!

I contrari (contemporaneamente). — Le solite sciarade! Va’ e sappi tu che voglia dire!
— È un prendere in giro la gente!
— Mi pare che cominci a fidarsi un po’ troppo, oramai!
— Io non ci ho capito nulla!
[p. 180 modifica] — Il giuoco degli enimmi!
— Se il teatro, dico, deve ridursi un supplizio!

uno dei contrari (al crocchio dei favorevoli). Voi, già, capite tutto, eh?

un altro dei contrari. Eh, si sa! tutti intelligenti, quelli là!

Uno dei favorevoli (accostandosi). Lei dice a me?

il primo dei contrari. Non a lei. Dico a quello! Ne indicherà uno...

L’indicato (avanzandosi). A me? dici a me?

Il primo dei contrari. A te! a te! Ma se tu non capiresti neanche I due sergenti, caro mio!

L’indicato. Già, perché tu capisci bene che questa è roba da buttar in là col piede, è vero? cosí, come un ciottolo per via!

Voci di un crocchio vicino. — Ma che volete che ci sia da capire, scusate; non avete inteso? Nessuno sa niente! Stai a sentire; che è, che non è, dicevano una cosa e te ne dicono un’altra!
— Pare una burla!
— E tutti quei discorsi a principio?
— Per non concludere nulla!

Quello che si spicca (andando a un altro crocchio). Pare una burla già! Nessuno sa nulla!

Voci di un altro crocchio. È certo però che interessa!
— Oh Dio mio, ma questo girar sempre sullo stesso pernio!
— Ah no, non direi!
— Se è tutto un modo d’intendere, di concepire!
— L’ha espresso? E dunque basta!
— Basta, basta, sí! Non se ne può piú!
— Ma se avete applaudito! Tu, tu, sí: t’ho visto io!
— Può aver pure tante facce, una concezione, scusate: se è totale, della vita!
— Ma che concezione? Mi sai dire in che consiste quest’atto?
— Oh bella! E se non volesse consistere? Se volesse mostrare appunto l’inconsistenza delle opinioni, dei sentimenti?

Quello che si spicca (andando a un altro crocchio). Già! È [p. 181 modifica] questo, ecco! Forse non vuole consistere! Apposta, apposta; capite? È la commedia dell’inconsistenza.

Voci d’un terzo crocchio (attorno ai critici drammatici). — Ma sono pazzie! Ma dove siamo!
— Voi che siete critici di professione, illuminateci.

Primo critico. Mah! L’atto è vario. C’è forse del superfluo.

Uno del crocchio. Tutta quella disquisizione sulla coscienza!

Secondo critico. Signori miei, siamo ancora al primo atto!

Terzo critico. Ma diciamo la verità! Vi par lecito, scusate, distruggere cosí il carattere dei personaggi? condurre l’azione a vento, senza né capo né coda? ripigliare il dramma, come a caso, da una discussione?

Quarto critico. Ma la discussione è appunto su questo dramma. È il dramma stesso!

Secondo critico. Che appare del resto vivo, in fine, nella donna!

Terzo critico. Ma io vorrei vedere rappresentato il dramma, ebasta!

Uno dei favorevoli. E la donna è disegnata benissimo!

Uno dei contrari. Dici piuttosto che l’ha resa a meraviglia la...

nominerà l’attrice che avrà fatto la parte della Morello.

Quello che si spicca (ritornando al primo crocchio). Il dramma però è vivo, vivo nella donna! Questo è innegabile! Lo dicono tutti!

Uno del primo crocchio (rispondendogli, indignato). Ma va’ là! Se è tutta una matassa arruffata di contraddizioni!

Un altro (investendolo a sua volta). E la solita casistica! Non se ne può piú!

Un terzo (c. s.). Tutte, tutte trappole dialettiche! Acrobatismi cerebrali!

Quello che si spicca (allontanandosi per accostarsi al secondo crocchio). Eh sí, veramente sí, la solita casistica! È innegabile. Lo dicono tutti!

Quarto critico (al terzo). Ma che caratteri, ormai, fammi il piacere! dove li trovi nella vita, i caratteri?

Terzo critico. Oh bella! Per il solo fatto che esiste la parola!

Quarto critico. Parole, appunto, parole, di cui si vuol mostrare l’inconsistenza! [p. 182 modifica]

Quinto critico. Ma io domando, ecco, se il teatro che, salvo errore, dev’esser arte —

Uno dei contrari. — benissimo! poesia! poesia!

Quinto critico. — debba essere invece controversia ammirevole, sí, non dico di no — contrasto, urto d’opposti ragionamenti, ecco!

Uno dei favorevoli. Ma si fanno qua, mi pare, i ragionamenti! Sul palcoscenico non me ne sono accorto! Se per voi è ragionamento la passione che sragiona...

Uno dei contrari. Qua c’è un illustre autore: dica lei! dica lei!

Il vecchio autore fallito. Ah, per me, lo volete, tenetevelo! Quel che ne penso lo sapete.

Voci. No, dica! dica!

Il vecchio autore fallito. Ma piccole sollecitudini intellettuali, signori miei, di quelle... di quelle... — come vorrei dire? — problemucci filosofici da quattro al soldo!

Quarto critico. Ah questo poi no!

Il vecchio autore fallito (grandeggiando). E nessun profondo travaglio di spirito, che nasca da forze ingenue e veramente persuasive!

Quarto critico. Ah sí, le conosciamol le conosciamo, codeste forze ingenue e persuasive!

Un letterato che sdegna di scrivere. Quello che, secondo me, offende sopra tutto è il poco garbo — ecco.

Il secondo critico. Ma no; anzi, questa volta mi pare che circoli nell’atto un po’ piú d’aria del solito!

Il letterato che sdegna di scrivere. Ma nessuna vera discrezione artistica, via! A scrivere, cosí, saremmo tutti buoni!

Quarto critico. Io, per me, non voglio anticipare il giudizio, ma vedo lampi, guizzi. Ecco, ho l’impressione come d’uno sbarbagliare di specchio impazzito.

Da sinistra arriverà a questo punto il clamore violento, come d’un tumulto. Si griderà: — «Si, manicomio, manicomio!» — «Macchina! Trucco! trucco!» «Manicomio! manicomio!» Molti accorreranno gridando: «Che avviene di là?».

Lo spettatore irritato. Ma possibile che a ogni prima di Pirandello debba avvenire il finimondo? [p. 183 modifica]

Lo spettatore pacifico. Speriamo che non si bastonino!

Uno dei favorevoli. Oh badate che è una bella sorte davvero! Quando venite ad ascoltare le commedie degli altri autori, vi abbandonate sulla vostra poltrona, vi disponete ad accogliere l’illusione che la scena vi vuol creare, se riesce a crearvela! Quando venite invece ad ascoltare una commedia di Pirandello, afferrate con tutte e due le mani i bracciuoli della poltrona, cosí, vi mettete — cosí — con la testa come pronta a cozzare, a respingere a tutti i costi quel che l’autore vi dice. Sentite una parola qualunque che so? «sedia» — ah perdio, senti?, ha detto «sedia»; ma a me non me la fa! Chi sa che cosa ci sarà sotto a codesta sedia!

Uno dei contrari. Ah, tutto, tutto — d’accordo! — tranne un po’ di poesia però!

Altri contrari. Benissimo! benissimo! E noi vogliamo un po’ di poesia! di poesia!

Un altro dei favorevoli. Sí, andate a cercarla sotto i sediolini degli altri, la poesia!

I contrari. Ma basta con questo nihilismo spasmodico!
— E questa voluttà d’annientamento!
— Negare non è costruire!

Il primo dei favorevoli (investendo). Chi nega? Negate voi!

Uno degli investiti. Noi? Non abbiamo mai detto, noi, che la realtà non esiste!

Il primo dei favorevoli. E chi ve la nega, la vostra, se siete riusciti a crearvela?

Un secondo. La negate voi agli altri, dicendo che è una sola —

Il primo. — quella che pare a voi, oggi —

Il secondo. — e dimenticando che jeri vi pareva un’altra!

Il primo. Perché la avete dagli altri, voi, come una convenzione qualunque, parola vuota: monte, albero, strada, credete che ci sia una «data» realtà; e vi sembra una frode se altri vi scopre ch’era invece un’illusione! Sciocchi! Qua s’insegna che ciascuno se lo deve costruire da sé il terreno sotto i piedi, volta per volta, per ogni passo che vogliamo dare, facendovi crollare quello che non v’appartiene, perché non ve l’eravate costruito da voi e ci camminavate da parassiti, da parassiti, rimpiangendo l’antica poesia perduta! [p. 184 modifica]

Il barone Nuti (che sarà sopravvenuto da sinistra, pallido, contraffatto, fremente, in compagnia di altri due spettatori, che cercheranno di trattenerlo). E un’altra cosa però mi pare che s’insegni qua, caro signore: a calpestare i morti e a calunniare i vivi!

Uno dei due che l’accompagnano (subito, prendendolo sotto il braccio per trascinarlo via). Ma no, vieni vial vieni via!

L’altro accompagnatore (contemporaneamente c. s.). Andiamo, andiamo! Per carità, lascia andare!

Il barone Nuti (mentre se lo trascineranno verso sinistra, si volterà a ripetere convulso): Calpestare i morti e calunniare i vivil

Voci di curiosi (tra la sorpresa generale). Ma chi è?
— Chi è? — Che faccia, oh! — Pare un morto! —
— Un pazzo! — Chi sarà?

Lo spettatore mondano. È il barone Nuti! il barone Nuti!

Voci di curiosi. — E chi lo conosce? — Il barone Nuti? — Perché ha detto cosí?

Lo spettatore mondano. Ma come! Nessuno ha capito ancora che la commedia è a chiave?

Uno dei critici. A chiave? Come, a chiave?

Lo spettatore mondano. Ma sí! Il caso della Moreno! Tal quale! Tolto di peso dalla vita!

Voci. — Della Moreno?
— E chi è?
— Eh via! La Moreno, l’attrice che è stata in Germania tanto tempo!
— Tutti sanno chi è, a Torino!
— Ah già! Quella del suicidio dello scultore La Vela, avvenuto qualche mese fa!
— Oh guarda! guarda! E Pirandello?
— Ma come! Pirandello si mette a scrivere adesso commedie a chiave?
— Pare! eh, pare!
— Non è la prima volta!
— Ma è legittimo trarre dalla vita l’argomento d’un’opera d’arte!
— Già, quando con essa, come ha detto quel signore, non si calpestino i morti e non si calunnino i vivi|
— Ma quel Nuti chi è? [p. 185 modifica]

Lo spettatore mondano. Quello per cui s’è ucciso il La Vela! E che doveva essere appunto suo cognato!

Un altro dei critici. Perché si mise veramente con la Moreno? alla vigilia delle nozze?

Uno dei contrari. Ma allora il fatto è identico! È enorme, perdio!

Un altro. E ci sono dunque in teatro gli attori del dramma vero, della vita?

Un terzo (alludendo al Niti e indicando perciò verso sinistra). Eccolo là, uno!

Lo spettatore mondano. E la Moreno è su, nascosta in un palchetto di terza fila! S’è riconosciuta subito nella commedia! La tengono, la tengono, perché pare veramente impazzita! Ha lacerato coi denti tre fazzoletti! Griderà, vedrete! Farà qualche scandalo!

Voci. — Sfido! Ha ragione!
— A vedersi messa in commedia!
— Il proprio caso sul palcoscenico!
— E anche quell’altro! Perdio, m’ha fatto paura!
— Ah, finisce male! finisce male!

Si sentiranno squillare i campanelli che annunziano la ripresa della rappresentazione.

— Oh suonano! suonano!
— Comincia il secondo atto!
— Andiamo a sentire! andiamo a sentire!

Movimento generale verso l’interno della sala, con sommessi confusi commenti alla notizia che man mano si diffonde. Resteranno un po’ indietro tre dei favorevoli, in tempo per assistere, nel corridojo già sgombrato dal pubblico, all’irruzione da sinistra della Moreno, scesa dal suo palchetto di terza fila e trattenuta da tre amici che vorrebbero condurla fuori del teatro per impedirle difare uno scandalo. Gli usceri del teatro, dapprima impressionati, faranno poi cenni di tacere perché non sia disturbata la rappresentazione. I tre spettatori favorevoli si terranno in disparte ad ascoltare, stupiti e costernati

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La Moreno. No, no, lasciatemi! lasciatemi!

Uno degli amici. Ma è una pazzia! Che vorreste fare?

La Moreno. Voglio andare sul palcoscenico! [p. 186 modifica]

L’altro. Ma a far che? Siete pazza?

La Moreno. Lasciatemi!

Il terzo. Andiamo via piuttosto!

Gli altri due. Sí, sí, via! via! Lasciatevi persuadere!

La Moreno. No! Voglio punire, debbo punire quest’infamia!

Il primo. Ma come? Davanti a tutto il pubblico?

La Moreno. Sul palcoscenico!

IL Secondo. Ah no, perdio! Non vi lasceremo commettere questa pazzia!

La Moreno. Lasciatemi, vi dico! Voglio andare sul palcoscenico!

IL Terzo. Ma gli attori sono già in iscena!

Il primo. Il second’atto è cominciato!

La Moreno (subito, cambiando). È cominciato? Voglio sentire allora! Voglio sentire!

E farà per ritornare verso sinistra.

Gli amici. — Ma no, andiamocene! — Date ascolto a noi! — Sí, sí, via! via!

La Moreno (trascinandoseli dietro). No, risaliamo! risaliamo in palco, subito! Voglio sentire! Voglio sentire!

Uno degli amici (mentre scompariranno da sinistra). Ma perché volete seguitare a straziarvi?

Uno degli usceri (ai tre spettatori favorevoli). Son matti?

Il primo dei favorevoli (agli altri due). Avete capito?

Il secondo. È la Moreno?

Il terzo. Ma dite un po’, Pirandello è sul palcoscenico?

Il primo. Io scappo a dirgli che se ne vada. Questa sera non finisce bene certamente!


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