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ciascuno a suo modo 179


Tra due che escono in fretta. — Vado su, vado su a trovarlo! Seconda fila, numero otto! Ma diglielo, mi raccomando!

S’avvierà per la sinistra.

Non dubitare, lasciami fare!

Uno che sopravviene da sinistra. Oh, hai poi trovato posto?

Quello che se ne va in fretta. Come vedi! A rivederci, a rivederci.

Via.

Intanto altri sopravverranno da sinistra, dove sarà pure un gran vociare; altri sboccheranno dall’entrata delle poltrone; altri verranno fuori dagli uscioli dei palchi.

Uno qualunque. Che sala, eh?

Un altro. Magnifica! Magnifica!

UN Terzo. Ma non hai visto se sono venute?

Un quarto. No no: non credo.

Scambio di saluti qua e là: «Buona sera! Buona sera!» — Frasi aliene. Qualche presentazione. Intanto, spettatori favorevoli all’autore, coi volti accesi e gli occhi brillanti, si cercheranno tra loro e staranno un po’ insieme a scambiarsi le prime impressioni, per poi sparpagliarsi qua e là, accostandosi a questo o a quel crocchio a difendere la commedia e l’autore, con petulanza e con ironia, dalle critiche degli avversarii irreconciliabili che, nel frattempo, si saranno anch’essi cercati tra loro.

I favorevoli. Ah, eccoci qua!
— Pronti!
— Ma va benissimo, mi pare!
— Ah, si respira finalmente!
— Quell’ultima scena con la donna!
— E lei, lei, la donna!
— E la scena di quei due che voltano da cosí a cosí!

I contrari (contemporaneamente). — Le solite sciarade! Va’ e sappi tu che voglia dire!
— È un prendere in giro la gente!
— Mi pare che cominci a fidarsi un po’ troppo, oramai!
— Io non ci ho capito nulla!