Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi/Clotilde Tambroni

Clotilde Tambroni

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Beata Elena Duglioli Dall'Olio Zanna Bentivoglio Malvezzi
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CLOTILDE TAMBRONI


Clotilde, figlia dei conjugi Paolo Tambroni da Parma, e Rosa Muzzi da Bologna nacque nella materna patria l’anno 1768. (1) Da qui deriva che gli scrittori di Parma contendono a Bologna questo patrio onore, come già Bergamo lo contese a Sorrento per l’Epico Divino. Nella detta città ella crescevasi pure; ed ognuno che avesse per un momento osservato la piccola Clotilde presagiva da Lei nuovo splendore alle lettere e alle scienze; nulla ostante la madre sua, senza por mente a tali lusinghe, lungi dal sollecitarla a fregiare lo spirito di letterarie doti, la voleva intenta ai donneschi lavori, ove riesciva a perfezione, e l’addestrava in tutto ciò che richiedeva la modesta condizione di sua famiglia. Come però non di rado avviene che anco un seme caduto a caso in ubertoso campo vi cresce e a meraviglia germoglia, non meno abbondante frutto [p. 122 modifica] raccoglieva la mente della fanciulla dagl'insegnamenti di lingua greca , che , sebbene si stesse col capo inclinato sul lavoro , udiva apprestare ad un giovanetto , dal valentissimo ellenista Emanuele Aponte , quale presso dei Tambroni ave vasi stanza . Laonde accadde che questi uditala un giorno suggerire al confuso discepolo ben ordinate risposte su quanto di Greco a lui domandava , e quindi con sorpren dente senno rispondere ella ad ogni altra sua interrogazione che , „ quasi per giuoco le venne facendo , non si ristette più dall' invitarla allo studio di quell'idioma , persuadendo la madre che Clotilde avrebbe saputo eziandio disimpegnarsi in ciò ch'ella bramava.

Allora non indugiò guari la giovanetta dedicarsi a si difficile studio , ed in breve fu atta spiegare fra i greci autori le favole d'Isopo , i dialoghi di Luciano , le odi di Anacreonte e la lliade di Omero. Ed appena giunta a tanto si diede ad apprendere la lingua del Lazio , nè ultima lasciò la patria favella , sendo grato pascolo alla sua mente i clas sici Italiani : per cui gli eruditissimi Giovanni Colomes ed Emanuele Aponte che dapprima la dirigevano , ne ammi ravano poi gli stupendi progressi.

In frattanto , un certo giovane amante dell'amatrice Clotilde, non potendo oltenerla in isposa ( forse, per opposizione di qualche congiunto ) partì da Bologna, nè più fe sapere sue nuove all'amata . Ella di cuore troppo tenero per obbliarlo, e di spirito troppo forte per abbandonarsi ad inu tile dolore, cercò refrigerio al suo fuoco nelle fonti del Parnaso, e fu allora (2 ) che ogni altra cura , ogni pensiero deponendo che di lettere non fosse , volle a quelle unirvi le scienze , e si applicò alla fisica e alle matematiche. [p. 123 modifica] Intenta ognor più a consultare dotte pagine, su cui vedeva sorgere il sole , e spesse volte risorgere il di ap presso senza essersene discostata che ben pochi momenti ella stavasene tanto poco nota all'Italia e a Bologna, quanto onorata ed ammirata dal ristretto numero dei valenti uomini che l'appressavano. Ma ecco nel 1790, leggersi tersissimi versi di Clotilde dal Marchese Nicolò Fava Ghisilieri all' Accademia degl' Inestricati , ov'egli siedeva Principe , ed ecco tutta l'adunanza tributare lodi alla Tambroni ed ac clamarla loro Accademica . Ella ne rese testimonianza di gratitudine al Ghisilieri con greco Epitalamio , e parafrasi italiana , la quale valse a viemmaggiormente comprovare il valore della dotta ellenista , della elegante poetessa : ne tardarono i vari parti del suo ingegno che si successero a procurarle non solo fama italiana , ma europea. E men tre il 10 Gennajo 1792 era ammessa fra gli Accademici Fervidi-Filodrammaturgi di Bologna , ai 29 Luglio dello stesso anno , l'accoglieva l' Accademia Clementina della medesima città , come versatissima nelle lettere Greche e Latine, e sopraggiungevale poco dopo il diploma che l'Etrusca Accademia di Cortona a Lei inviava il 9 No vembre 1793; si unirono a decantare i pregi della Illustre, quegli uomini , il cui solo nome forma elogio , ad ogni altro elogio maggiore. Ella, destò l'ammirazione di Rai mondo Cunich ,,. Il tedesco Wolfio, l'inglese Parson, il Pa dre Giuseppe Maria Pagnini si tennero beati , o del cono scerla, o del corrispondere per lettera con Lei.„ Il celebre ellenista D'Ansge de Villoison solea dire non esservi in Euro pa che tre soli uomini capaci di scrivere comessa in Greco, e quindici in grado d’intenderla ,, . Ebbesi versi pieni di affetto e di stima dalla Contessa Deodata Roero di Saluzzo; il Padre Ireneo Affò dedicolle più di un suo letterario [p. 124 modifica] lavoro, il Canonico Filippo Schiassi, col sorprendente bo lognese Poliglota del secolo, la dissero di maggior valentia nel greco che lo stesso Aponte, e Vincenzo Monti non si stette muto di lei.

Ma la dimostrazione che apportò maggior contento alla esimia Tambroni fu di vedersi nel 1794 eletta dal Senato bolognese a rimpiazzare il suo maestro Aponte che dalla Cattedra elementare di lingua Greca, era passato al più elevato seggio di quella letteratura. Compresa la singolare donna del grande ministero che venivale affidato, non pensò che a degnamente disimpegnarlo e conscia di quanto dipende dai primi insegnamenti che la strada degli ardui studi riesca meno scabrosa agli alunni, e quanto valga la chiarezza nel comunicare, l’ordine nello esporre, la dolce ragionevolezza nel persuadere, perchè in essi studi la gioventù con piacere s’innoltri; ella, nulla ometteva onde spianate e nette riescissero le lezioni che dovevano ben impri mersi in quelle menti, non affastellarle. E a tutto ciò felicemente contribuiva la profonda erudizione non meno che l’aureo cuore, e l’animo schietto della maestra; la quale al gentile aspetto univa voce aggradevole, libero gesto, e favellare che inspirava fiducia . Ma (pare) per vicissitudini di stato nel 1797 fu dal suo posto rimossa, e l’anno susseguente noi la vediamo passare per Parma, ove il dotto Ramiro Tonani, a ricordanza di essersi colà soffermata donna di sì alto ingegno, compose, per unire aa libro di cui preşentolla,, una nobilissima inscrizione, ch’ebbe in concambio da Lei squisito Epitalamio greco. Quindi Ella segui nelle Spagne il vec chio Aponte; chè alla pietosa e riconoscente Clotilde non resse mai il cuore di abbandonare l’uomo, alla cui dottrina e alle cui premure protestava in iscritto non meno che a voce di andar debitrice d’ogni suo sapere; cosicchè dopo [p. 125 modifica] di averlo assistito infermiccio e sventurato in si lontani paesi, seco lo riaddusse in Italia.

Quivi era serbato a' suoi concittadini, mirarla soccorre re d'indefesse e amorosissime cure all'ultima e diuturna malattia del di Lei maestro, non che tergere ad essa le amare lacrime colle quali lo deplorò ben oltre l'avello da lei consacratogli; poi entusiasti con tutta l'Europa ap plaudirla sulla cattedra di Greca letteratura nella Uni versità di Bologna: ivi riposta da chi reggeva l'Italia . In tale scanno Ella sedette piena di quello amore pel sa pere che rende intenti a svellere gli errori , diradare le te nebre, e fa porgere la mano al discepolo acciò non solo seguiti il maestro , ma , animoso , tenti di sorpassarlo . Le faconde sue lezioni con istupenda lucidezza dettate, eccitando quelle giovani menti con dilettevoli indagini, le abituava a pensare , riflettere, ragionare. Acclamatissime fu rono le greche Orazioni nelle quali ( sollevato il velo della favola ) discuteva se la poetessa Saffo fosse quella stessa che si gittò dallo scoglio per l'ingrato Faone; e se i cigni veramente muojano cantando con diletto . E più ancora lo datissima andò , l'Orazione Italiana inaugurale ch'ella disse il giorno 11 gennaio 1806 in occasione che il Re d'Italia restaurò quello studio ,,. In una parola Ella riscosse mai sempre il voto e l'applauso di ognuno.

Il 4 aprile 1811 Livorno le inviava un Diploma eleggendola Membro di onore nell'Accademia Italiana di Scienze e Arti, chiamandola Professora di Eloquenza Greca nella P. Università di Bologna . Ma appunto circa quell'epoca tale Cattedra andò abolita, lasciando addoloratissima l'acclamata Maestra , la quale però pochi anni dopo potè consolarsi perchè riattivata la vide ed a Lei nuovamente conferita; e quando dopo aver trionfato di tante sventure, l'immortale Pio VII [p. 126 modifica] rientrava pacificamente nel Vaticano piena ella di esultanza, all'aprirsi delle scuole , il 17 Novembre 1815 , improvvisò in lingua greca magnifiche lodi di quel Gerarca.

Ma alla sola profonda cognizione di quella lingua non arrestavasi il di Lei sapere : chè , al dire di molti suoi amici , scriveva emendazioni intorno ad alcuni pas si di Pausania male interpretati dall'Amaseo , intorno „ il viaggio del giovine Anacarsi di Barthelemy Scrit ti preziosi che , s' Ella veniva conservata alcun poco più alle lettere , ora accrescerebbero il pregio delle utilissime sue opere ; come pur anco gli ellenisti godrebbero di una raccolta di Versi dell’Aponte , che la di Lui magnanima amica divisava pubblicare , facendoli precedere da altri suoi: a spiegare il pregio de'quali basti il dire che li conosceva degno omaggio all'amato maestro.

Nelle riunioni di dotti amici , ella ne era l'astro più brillante , perchè di tanto vivo ingegno , e di mente sì colta, che improvvisava versi greci e italiani di una nitidezza e grazia sperabile soltanto nei più forbiti. Nè di ciò andava menomamente altera ; e molto meno era invida de' pregi altrui ; ma di chiunque lealmente l'appressò amica affettuosissima, con sincerità lodava e incoraggiava ; e belle prove di generoso animo si ebbe da Lei la sua concittadina Dottoressa Maria Dalle-Donne.

Un tanto lume però si spense anzi tempo, giacchè varcando appena il cinquantottesimo anno morì Clotilde il 4 di Giugno 1817. Desolazione pei congiunti , cordoglio pegli amici , irreparabile danno per le lettere , mestizia per tutti! I suoi funerali furono il vero trionfo della virtù , perchè privi del ſasto che si compra coll'oro , ma solenni per l'omaggio che ogni dotto, ogni studioso correva a tributare a quella salma, onorata da corona di alloro, e da altra di fiori ; e [p. 127 modifica] per le lacrime delle pie madri e delle tenere giovanette che in essa vedevano spenta la donna veracemente religiosa e sagace, e che tanto aveva nobilitato il proprio sesso.

Il Canonico Filippo Schiassi ad eternare la memoria della illustre amica compose un Epitafio degno dell'aurea età d'Augusto, e che l'Università diBologna collocò sulla porta dell'Aula Magna dell'instituto . È da notarsi , che un tant’uomo mostrava quasi con venerazione il modello in legname del Teatro dell'antica Sagunto , non per la maestria ond’ era desso lavorato , ma perchè dono della egregia Tambroni , fatto da Lei costruire a Valenza.

Le spoglie della esimia ſurono rinchiuse in antico marmoreo Sarcofago, che a tal uopo gli addoloratissimi suoi fratelli fecero trasportare da Roma, in un col busto di Lei; lavoro quest'ultimo di Adamo Tadolini, a cui volle pur presiedere l'immortale Canova, amico e apprezzatore della celebratissima Clotilde Tambroni. [p. 130 modifica]


  1. Vedi Pezzana.
  2. Asserisce ciò il superstite di Lei Nipote Sig. Dottor Tambroni,