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raccoglieva la mente della fanciulla dagl'insegnamenti di lingua greca , che , sebbene si stesse col capo inclinato sul lavoro , udiva apprestare ad un giovanetto , dal valentissimo ellenista Emanuele Aponte , quale presso dei Tambroni ave vasi stanza . Laonde accadde che questi uditala un giorno suggerire al confuso discepolo ben ordinate risposte su quanto di Greco a lui domandava , e quindi con sorpren dente senno rispondere ella ad ogni altra sua interrogazione che , „ quasi per giuoco le venne facendo , non si ristette più dall' invitarla allo studio di quell'idioma , persuadendo la madre che Clotilde avrebbe saputo eziandio disimpegnarsi in ciò ch'ella bramava.

Allora non indugiò guari la giovanetta dedicarsi a si difficile studio , ed in breve fu atta spiegare fra i greci autori le favole d'Isopo , i dialoghi di Luciano , le odi di Anacreonte e la lliade di Omero. Ed appena giunta a tanto si diede ad apprendere la lingua del Lazio , nè ultima lasciò la patria favella , sendo grato pascolo alla sua mente i clas sici Italiani : per cui gli eruditissimi Giovanni Colomes ed Emanuele Aponte che dapprima la dirigevano , ne ammi ravano poi gli stupendi progressi.

In frattanto , un certo giovane amante dell'amatrice Clotilde, non potendo oltenerla in isposa ( forse, per opposizione di qualche congiunto ) partì da Bologna, nè più fe sapere sue nuove all'amata . Ella di cuore troppo tenero per obbliarlo, e di spirito troppo forte per abbandonarsi ad inu tile dolore, cercò refrigerio al suo fuoco nelle fonti del Parnaso, e fu allora (1 ) che ogni altra cura , ogni pensiero deponendo che di lettere non fosse , volle a quelle unirvi le scienze , e si applicò alla fisica e alle matematiche.

  1. Asserisce ciò il superstite di Lei Nipote Sig. Dottor Tambroni,