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di averlo assistito infermiccio e sventurato in si lontani paesi, seco lo riaddusse in Italia.

Quivi era serbato a' suoi concittadini, mirarla soccorre re d'indefesse e amorosissime cure all'ultima e diuturna malattia del di Lei maestro, non che tergere ad essa le amare lacrime colle quali lo deplorò ben oltre l'avello da lei consacratogli; poi entusiasti con tutta l'Europa ap plaudirla sulla cattedra di Greca letteratura nella Uni versità di Bologna: ivi riposta da chi reggeva l'Italia . In tale scanno Ella sedette piena di quello amore pel sa pere che rende intenti a svellere gli errori , diradare le te nebre, e fa porgere la mano al discepolo acciò non solo seguiti il maestro , ma , animoso , tenti di sorpassarlo . Le faconde sue lezioni con istupenda lucidezza dettate, eccitando quelle giovani menti con dilettevoli indagini, le abituava a pensare , riflettere, ragionare. Acclamatissime fu rono le greche Orazioni nelle quali ( sollevato il velo della favola ) discuteva se la poetessa Saffo fosse quella stessa che si gittò dallo scoglio per l'ingrato Faone; e se i cigni veramente muojano cantando con diletto . E più ancora lo datissima andò , l'Orazione Italiana inaugurale ch'ella disse il giorno 11 gennaio 1806 in occasione che il Re d'Italia restaurò quello studio ,,. In una parola Ella riscosse mai sempre il voto e l'applauso di ognuno.

Il 4 aprile 1811 Livorno le inviava un Diploma eleggendola Membro di onore nell'Accademia Italiana di Scienze e Arti, chiamandola Professora di Eloquenza Greca nella P. Università di Bologna . Ma appunto circa quell'epoca tale Cattedra andò abolita, lasciando addoloratissima l'acclamata Maestra , la quale però pochi anni dopo potè consolarsi perchè riattivata la vide ed a Lei nuovamente conferita; e quando dopo aver trionfato di tante sventure, l'immortale Pio VII