C'era una volta... Fiabe/I tre anelli

I tre anelli

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L'albero che parla La vecchina


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I TRE ANELLI

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C’era una volta un sarto, che aveva tre figliuole, una più bella dell’altra. Sua moglie era morta da un pezzo, e lui si stillava il cervello per riuscire a maritarle. Le ragazze non avevano dote, e senza dote un marito è un po’ difficile a trovarsi. [p. 130 modifica]

Un giorno questo povero padre pensò d’andarsene in una pianura e chiamare la Sorte:

— Sorte, o Sorte! —

Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso:

— Perchè mi hai tu chiamata?

— Ti ho chiamata per le mie figliuole.

— Menale qui ad una ad una; si sceglieranno la sorte colle loro mani.—

Il buon uomo, tornato a casa tutto contento, disse alle figliuole:

— La vostra fortuna è trovata! —

E raccontò ogni cosa. Allora la maggiore si fece avanti, ringalluzzita:

— La prima scelta tocca a me. Sceglierò il meglio! —

Il giorno dopo, padre e figliuola si avviarono per quella pianura:

— Sorte, o Sorte! —

Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso:

— Perchè m’hai tu chiamata?

— Ecco la mia figliuola maggiore. —

La vecchia cavò di tasca tre anelli, uno d’oro, uno d’argento, uno di ferro e li mise sulla palma della mano:

— Scegli, e Dio t’aiuti! [p. 131 modifica]

— Questo qui. —

Naturalmente prese l’anello d’oro.

— Maestà, vi saluto! —

La vecchia le fece un inchino e sparì.

Tornati a casa, la sorella maggiore, pavoneggiandosi, disse alle altre due:

— Diventerò Regina! E voi reggerete lo strascico del manto reale! —

Il giorno dopo andò col padre l’altra figlia.

Comparve la vecchia colla conocchia e col fuso, e cavò di tasca due anelli, uno d’argento ed uno di ferro:

— Scegli, e Dio t’aiuti!

— Questo qui. —

E, s’intende, prese quello d’argento.

— Principessa vi saluto! —

La vecchia le fece un inchino e sparì.

Tornata a casa, quella disse alla maggiore:

— Se tu sarai Regina, io sarò Principessa! —

E tutt’e due si diedero a canzonare la sorella minore:

— Che volete? Chi tardi arriva male alloggia. Dovea venire al mondo prima. —

Lei zitta.

Il giorno dopo andò col padre la figliuola minore. [p. 132 modifica]

Comparve la vecchia colla conocchia e col fuso e cavò di tasca, come la prima volta, tre anelli, uno d’oro, uno d’argento e uno di ferro:

— Scegli, e Dio t’aiuti!

— Questo qui. —

Con grande rabbia di suo padre, avea preso quello di ferro.

La vecchia non le disse nulla, e sparì.

Per la strada il sarto continuò a brontolare:

— Perchè non quello d’oro?

— Il Signore m’ispirò così. —

Le due sorelle, curiose, vennero ad incontrarla per le scale.

— Facci vedere! facci vedere! —

Come videro l’anello di ferro, si contorcevano dalle risa e la canzonavano. Saputo poi che lo avea scelto fra uno d’oro e uno d’argento, per grulla la presero e per grulla la lasciarono.

E lei, zitta.

Intanto si sparse la voce che le tre belle figliuole del sarto avevano gli anelli della buona Sorte. Il Re del Portogallo dovea prender moglie e venne a vederle. Rimase ammaliato dalla maggiore:

— Siate Regina del Portogallo! —

La sposò con grandi feste e la menò via. [p. 133 modifica]

Poco dopo venne un Principe. Rimase ammaliato dalla seconda.

— Siate Principessa! —

La sposò con grandi feste e la menò via.

Restava l’ultima. Non la chiedeva nessuno.

Un giorno, finalmente, si presentò un pecoraio:

— Volete darmi questa figliuola? —

Il sarto, che ne aveva una Regina ed una Principessa, era montato in superbia e rispose:

— Il pecoraio, scusate, noi per ora ce l’abbiamo. —

Stava per passare un altr’anno. La minore restava sempre in casa, e il padre non faceva altro che brontolare giorno e notte:

— Le stava bene, stupidona! Sarebbe rimasta in un canto, con quel suo anello di ferro. —

E all’anno appunto, tornò a presentarsi il pecoraio:

— Volete darmi quella figliuola?

— Prendila — rispose il sarto. — Non si merita altro! —

Si sposarono, senza feste e senza nulla, e la menò via.

Allora il sarto disse:

— Voglio andar a visitare la mia figliuola Regina. — [p. 134 modifica]

La trovò che piangeva.

— Che cos’hai, figliuola mia?

— Sono disgraziata! Il Re vorrebbe un figliuolo, ed io non posso farne. I figliuoli li dà Dio.

— Ma l’anello della buona fortuna non giova a nulla?

— Non giova a nulla. Il Re mi ha detto: Se fra un anno non avrò un figliuolo, guai a te! Son certa, babbo mio, che mi farà tagliar la testa. —

Quel povero padre, come potea rimediare? E partì per far visita alla figliuola Principessa.

La trovò che piangeva.

— Che cos’hai, figliuola mia?

— Sono disgraziata! Tutti i figliuoli che faccio mi muoiono dopo due giorni.

— E l’anello della buona fortuna non giova a nulla?

— Non giova a nulla. Il Principe mi ha detto: Se questo che hai nel seno morrà anche lui, guai a te! Son certa, babbo mio, che mi farà scacciar di casa! —

Quel povero padre che potea farci? E partì.

Per via gli nacque il pensiero d’andar a vedere l’altra figliuola, quella del pecoraio. Ma aveva vergogna di presentarsi. Si travestì da mercante, prese con sè quattro ninnoli da vendere e, [p. 135 modifica]cammina, cammina, arrivò finalmente in quelle contrade lontane.

Vide un magnifico palazzo stralucente, e domandò a chi appartenesse.

— È il palazzo del Re Sole. —

Mentre stava lì a guardare, stupito, sentì chiamarsi da una finestra:

— Mercante, se portate bella roba, montate su. La Regina vuol comprare. —

Montò su, e chi era mai la Regina? La sua figliuola minore, la moglie del pecoraio. Quello rimase di sasso; non potea neppure aprir le cassette degli oggetti da vendere.

— Vi sentite male, poverino? — gli disse la Regina.

— Figliuola mia, sono tuo padre! E ti chiedo perdono! —

Lei, che l’aveva riconosciuto, non permise che le si gettasse ai piedi, e lo ricevè tra le braccia:

— Siate il ben venuto! Ho dimenticato ogni cosa. Mangiate e bevete, ma prima di sera andate via. Se Re Sole vi trovasse, rimarreste incenerito. —

Dopo che quello ebbe mangiato e bevuto, la figliuola gli disse:

— Questi doni son per voi. Questa nocciuola [p. 136 modifica]è per la sorella maggiore: questa boccettina di acqua per l’altra. La nocciuola, dee inghiottirsela col guscio; l’acqua, dee berne una stilla al giorno, non più. E che badino, babbo! —



Quando le due sorelle intesero la bella fortuna toccata alla minore e videro quella sorta di regali che loro inviava, arsero d’invidia e di dispetto:

— Si beffava di loro con quella nocciuola e con quell’acqua! — [p. 137 modifica]

La maggiore buttò la nocciuola in terra e la pestò col calcagno. La nocciuola schizzò sangue. C’era dentro un bambino piccino piccino: lei gli aveva schiacciata la testa!

Il Re, visto quell’atto di superbia e il bambino schiacciato:

— Olà! — gridò — levatemela d’innanzi; mozzatele il capo! —

E, senza pietà nè misericordia, la fece mettere a morte.

L’altra, nello stesso tempo, avea cavato il turacciolo alla boccetta e, affacciatasi a una finestra, n’avea versata tutta l’acqua.

Sotto la finestra passavano dei ragazzi che trascinavano un gatto morto. L’acqua cadde su questo, e il gatto risuscitò.

— Ah, scellerata! — urlò il Principe. — Hai tolto la sorte ai nostri figliuoli! —

E in quel momento di furore, la strangolò colle sue mani.

Il babbo tornò dalla figliuola minore, e raccontò, piangendo, quelle disgrazie.

— Babbo mio, mangiate e bevete, e prima di sera andate via. Se Re Sole vi trovasse, rimarreste incenerito. Appena avrò buone notizie, vi manderò a chiamare. — [p. 138 modifica]

La sera tornò Re Sole, e lei gli domandò:

— Maestà, che cosa avete visto nel vostro viaggio?

— Ho visto tagliar la testa a una Regina e strangolare una Principessa. Se lo meritavano.

— Ah, Maestà, eran le mie sorelle! Ma voi potete risuscitarle; non mi negate questa grazia!

— Vedremo! — rispose Re Sole.

Il giorno dopo, appena fu giunto nel luogo dov’era seppellita la Regina, picchiò sulla fossa e disse:

— Tu che stai sotto terra,

Mi manda la tua sorella;

Se dal buio volessi uscire,

Del mal fatto ti dèi pentire.

— Rispondo a mia sorella:

Sto bene sotto terra.

Dio gli dia male e malanno!

Vo’ la nuova avanti l’anno!

— Resta lì, donnaccia infame! —

E il Re Sole continuò il suo viaggio. Arrivato dov’era stata sepolta la Principessa, picchiò sulla fossa e disse:

— Tu che stai sotto terra,

Mi manda la tua sorella;

Se vuoi tornare da morte a vita,

Del mal fatto sii pentita!

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— Rispondo a mia sorella:

Sto bene sotto terra.

Male occulto o mal palese,

Vo’ la nuova avanti un mese!

— Resta lì, donnaccia infame! —



Re Sole continuò il suo viaggio, e quelle due sorelle se le mangiarono i vermi.

Stretta è la foglia, larga è la via.

Dite la vostra, chè ho detto la mia.