Annotazioni numismatiche italiane I

Giuseppe Ruggero

1894 Indice:Rivista_italiana_di_numismatica_1894.djvu Rivista italiana di numismatica 1894/numismatica/Annotazioni numismatiche italiane Annotazioni numismatiche italiane Intestazione 7 marzo 2017 75% numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1894
Questo testo fa parte della serie Annotazioni numismatiche italiane


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ANNOTAZIONI


NUMISMATICHE ITALIANE




I.


Se non m’indussi finora a varcare i contini della numismatica Genovese, salvo alcuna rara eccezione, non vedo ragione per cui debba trascurare l’occasione che mi si presenta di trattenermi sopra le monete di altre zecche. Non intendo con ciò di chiudere la serie delle prime XXIII, ma ponendo in testa alla presente annotazione un titolo generico ed un nuovo numero d’ordine, mi prefiggo di tenermi aperta un’altra via da riprendersi ogni qual volta mi convenga. D’altronde non mi allontanerò di molto per oggi da quella fin qui seguita, perchè la metà delle monete comprese in questo scritto hanno relazione o in un modo o in un altro con quelle Genovesi. Infatti, la Lunigiana dalla quale prenderò le mosse, è da considerarsi come un’appendice alla Liguria non solo topograficamente, ma anche per la famiglia che ne era a capo, la quale apparteneva alla nobiltà Genovese; ed alcune delle monete di altre zecche, non sono altro che contraffazioni di quelle uscite dalla zecca Genovese.




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MASSA DI LUNIGIANA.


L’opera del Viani ricca di numerosi tipi e di ancor più numerose varianti, potrebbe far ritenere aver egli esaurito la materia. Ma non è così: le pubblicazioni del Remedi, del Kunz e quelle di molti cataloghi di vendite apparse in quest’ultimo ventennio, ci segnalarono nuove monete Massesi, e quanto alle varianti di minor conto, se ne troverebbero nelle collezioni pubbliche e private tante, credo io, da raddoppiarne il numero. Intanto, parmi che non saranno inutili le aggiunte seguenti, le quali disporrò cronologicamente per quanto sarà possibile.



D/ – ALBERicusCIBO MALaspina • MARchio • MASSæ • DominusCARRaræ • Comes • Ferentilli Busto a destra.
D/ – • VON GVETTEN • IN • PESSER • • Botte ardente.
Argento. - Peso gr. 9,05. — Bellissima conservazione.

La data di coniazione spetta adunque all’epoca compresa tra il 1559 ed il 1568, cioè anteriore all’erezione del Marchesato di Massa in Principato. Ne trassi il disegno da una fotografia che dal proprietario, certo Fontana di Massa, era stata donata al Cav. Giovanni Sforza Direttore di quel R. Archivio di Stato, [p. 281 modifica]colla autorizzazione per pubblicarla. Ma questo mio dotto e gentile amico volle cedermi e l’una e l’altra, ed io adempio all’obbligo graditissimo di ringraziarlo pubblicamente di questo e degli altri favori e cortesie d’ogni maniera che ho ricevuto in ogni tempo da lui, ma specialmente durante il mio soggiorno in Massa.

Il rovescio di questa moneta figura sopra altre quattro del Viani e sono:

1. — La doppia n. 4, Tav. II. Coniata nello stesso periodo: ha eguale il rovescio anche nella mancanza della crocetta, nei 3 punti in principio, e nel P del pesser: non ne differisce che nei cerchi.

2 e 3. — Pezzi da 40 bolognini o da lire quattro n. 3 e 4, Tav. III. Non hanno la testa, ma l’arme: battuti dopo il principato, cioè nel 1570 e 1573.

Peso gr. 18,16 e 18.30 (riduco in grammi per maggior comodo dei lettori).

4. — Lira o da io bolognini n. 4 della Tav. IV, battuta nel 1572. In questa rivediamo il P invece del B

Peso gr. 4,51.

Questa nuova moneta colla botte è dunque, fra quelle di argento, la prima in ordine cronologico coniata con quell’impresa; e per il suo peso ci si manifesta senz’alcun dubbio per un da 20 bolognini o da due lire, ed è finora l’unico pezzo di tal valore nella serie Massese. Questa e la doppia sono le due sole monete che abbiano la testa di Alberico ancora Marchese, che si distingue anche nella barba corta da quelle dell’epoca del principato, che l’hanno allungata a punta.

Curioso abbastanza è il modo del rinvenimento di questo pezzo importante, e voglio qui riferirlo come lo appresi dal Conte Luigi Staffetti. Fu trovato da alcuni operai che raccoglievano i ciottoli della [p. 282 modifica]ghiaia nel letto del Frigido per farne calcina, mentre li gettavano colla pala contro la rete metallica tenuta ritta sul suolo per liberarli dalla rena. Avvertirono essi un suono metallico che non poteva esser stato prodotto dai ciottoli stessi: videro la moneta, la credettero falsa, e poi si ritennero ben fortunati di aver trovato un originale, secondo loro, che volle pagarla due lire, e questi era il Fontana. Ora gli eredi l’hanno venduta e non mi riuscì sapere dove sia andata a finire.

D/ – + ALBERICVS • CYBO • MALaspinaSacri • Romani • IMPerii • ET • MASSæ • PRINCEPs • I • Arme inquartata di Cybo e di Malaspina con scudetto de’ Medici a lozanga nel centro, in uno scudo ornato a cartocci con corona a 5 punte; ai lati 15 73.
R/ – • VON • GVETTEN • IN • BESSER • Botte ardente: ai lati 15 73, sotto 6.
Argento. — Magnifica conservazione: Peso gr. 17,50.

È una variante di qualche importanza dei due da 40 bolognini del Viani più sopra citati. Ne differisce per la ripetizione dell’anno sulle due facce: per il disegno della botte e per la rosetta al ty: ma specialmente per la forma dello scudo, il quale è ovale in quello del 1570, e di una forma barocca insolita nella serie di Massa, in quello che segue. Questa [p. 283 modifica]moneta appartiene alla ricca collezione del Cav. Paolo Bellezza, Tenente-Colonnello RR. Carabinieri a Borgo a Baggiano.


D/ – ...LBERICVS • CYBO • PRINCeps • I • Arme inquartata Cybo e Malaspina con scudetto Medici a lozanga nel centro, in scudo ovale a cartocci, con corona a 5 punte.
R/ +DVRABO.... il rimanente del contorno della leggenda è composto di foglie piegate a virgola. Incudine: sopra, • 4 • ai lati, 15 75.
Argento basso. - Conservazione discreta. Peso gr. 4,56.

Sarebbe il n. 10 del Viani a Tav. V, ma ne differisce per i punti ai lati del 4, e per la disposizione delle foglie del contorno.


D/ – ALB • CYBO • MAL • Arme in scudo ovale con cartocci ed orlo a palline, con corona a 3 punte.
R/ – • S • • R • I • ET • • MASS • • P • I • su quattro righe in un contorno di rose.
Mistura. — Peso gr. 0,77. Conservazione discreta.

È una crazia o da 5 quattrini che non corrisponde ad alcuno dei n. del Viani alla Tav. VIII, sia per la leggenda più abbreviata al W che per il contorno al R/ che non ha riscontro in alcuna altra delle monete Masscsi. [p. 284 modifica]Ho preso nota di queste due monete conservate insieme, ad altre dal Cav. Sforza e destinate all’archivio, per iniziarvi una piccola raccolta numismatica locale. Quantunque non si possano dire inedite a rigor di termine, stimai opportuno seguire il sistema del Viani, il quale non ha mai trascurato le più piccole varietà. E per lo stesso motivo riporterò la seguente avuta da pochi giorni, lieto di estendere eguale trattamento alla moneta di rame o per lo meno quasi rame (0,041).


D/ – ALBE • CYBO • P • I • MA • 96. Arme in scudo ovale ornato, con corona a 5 punte.
R/ – • SANTVS PETRVS • Figura del Santo.
Mistura. — Mediocre conservazione: qualche parte dell’arme spostata. Peso gr. 1,24.

È una variante del duetto n. 1 Tav. IX del Viani, l’unico fra i duetti col Santo che portino la data. La variante è al 9 nella punteggiatura, nel cerchio, e specialmente nella figura del Santo che in questa nostra taglia il cerchio anche al disopra.

Forse a qualcuno non tornerà discara qualche notizia sulla impresa della botte rappresentata nelle quattro monete del Viani e nelle prime due di questa annotazione. A questo proposito il Viani non dice altro se non che questa era l’impresa di Francesco Cybo Conte dell’Anguillara, figlio di Innocenzo VIII [p. 285 modifica]ed avo del nostro Alberico (v. pp. 20, 168 e 173). Evidentemente la botte infiammata richiama alla mente i falò, segni di festa e di allegrezza molto usati in quei siti, ehe consistono nello abbruciare stipa od altre materie e specialmente botti con catrame in luoghi elevati e perciò facilmente visibili a distanza. Ma questo, pur anche unito al motto von gutten in besser (di bene in meglio), non ci darebbe ancora l’idea facile e chiara del concetto che si voleva esprimere, caso non infrequente nelle imprese tanto in uso a quei tempi. Riporterò qui un brano di uno scritto intitolato Dichiaratione dell’imprese di Casa che il Cav. Sforza ha trovato nei carteggi dei Cybo in archivio, e di cui, secondo il solite, si fece premura di darmi copia. Questo scritto contiene la spiegazione di cinque imprese, che son quelle del Pavone, della Botte, dell’Incudine, della Piramide e della Cicogna, che si trovano improntate su monete di Alberico I, meno l’ultima della quale tuttavia egli sarebbe stato l’autore. Non deve meravigliarci se non vi si trova cenno dell’ impresa del tempio, nè di quelle del cervo e dei tre cervi a nuoto che vediamo sopra monete dello stesso all’epoca del Principato, perchè il titolo marchionale col quale vien designato l’Alberico, ci apprende che lo scritto stesso è anteriore al 1568.

" Di questa seconda impresa della botte che manda fuori da più bande fiamme di fuoco accese, col motto che dice: (e qui il von guetten in besser pare alquanto storpiato), ne fu l’authore Francesco Cibo figliuolo d’Innocentio ottavo Conte d’Anguillara e governatore della Chiesa, nel tempo di detto Innocentio del quale authore la principale intcntione fu di far festa ed allegrezza si come in esse si vuole usare d’ardere le Botti, della lealtà, magnanimità e grandezza d’animo de’ suoi passati et anch’ess’ardere et abrugiare. Di questo medesimo [p. 286 modifica] animo e volontà d’esser leale splendido et magnanimo, si come in uso sempre fu; anzi col motto l’authore dice e promette di voler andar di bene in meglio, seguire et avanzare li suoi antecessori in questi effetti di lealtà, si come mostrò sempre chiaramente in ogni attioni: Perciocché fu uomo di buonissima mente liberale e amatore e massime de’ suoi et in particolare de’ Medici suoi parenti havendo per moglie Magdalena figliuola del gran Lorenzo de’ Medici, e sorella di Giovanni fatto Cardinale da Innocentio ottavo il qual di poi fu fatto Papa chiamato Leon decimo, il quale fece Giulio de’ Medici Cardinale ch’anchesso fu fatto Papa detto Clemente settimo. Onde si puoi dir chiaramente che la casa Cybo sia stata un instrumento principale a cagione della suprema esaltazione della casa de’ Medici, e che fra di lor duo sia stato sempre un cordialissimo amore et vera affetione „. E qui il paziente lettore si troverà forse abbastanza informato circa all’impresa della botte, ma si avvedrà che questa informazione lo ha condotto molto lontano dal punto di partenza.

Da persona degna di fede, mi venne assicurato esistere un quarto di scudo d’oro Massese al tipo della piramide. Azzardai l’obbiezione che si potesse trattare di uno dei soliti quattrini che fosse stato dorato, ma quella persona si dimostrò convinta del contrario. Accenno a questo fatto, perchè la notizia possa servire di eccitamento a chi per avventura possedesse nella propria collezione il prezioso nummo, onde si volesse decidere a pubblicarlo.





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CASTIGLIONE DELLE STIVIERE.


Di questa zecca non conoscevamo finora che una sola contraffazione genovese, cioè quella del da otto denari colla Madonna, del principe Ferdinando primo, moneta che per il suo tipo va assegnata al periodo 1637-16781, e che venne anche imitata a Bozzolo2. Pochissime e tutte rare sono le monete di tipo genovese contraffatte nelle piccole zecche, ciò che fa credere si andasse molto cauti nel farlo e non se ne emettessero che limitate quantità. Ed a confermarci in questa opinione concorre il fatto che mentre si conoscono moltissime varianti delle contraffazioni di monete di altri stati, delle genovesi invece non ne abbiamo che due al più. Tuttavia mi è riuscito averne una di questo da otto denari del principe Ferdinando, del quale non darò il disegno, ma basterà che accenni le varianti. Queste consistono nello scudo che è più stretto ed a punta ben accentuata, e nella leggenda * REGINA * CELI *, cioè senza l’A del dittongo, colla stelletta a metà invece del punto, e di due punti all’esergo in luogo delle due stelle.

Il principe Ferdinando 1 non fu il solo uè il primo ad aver rivolto la colpevole industria della propria zecca sulle monete Genovesi. Rodolfo l’aveva preceduto (1586-1593), contraffacendo il soldino inedito finora, ma che da qualche anno si trova nella mia raccolta, e del quale fu dato un cenno dal [p. 288 modifica]Desimoni nella sua dotta prefazione alle nostre tavole3. Né possiamo meravigliarci che il famoso contraffattore di tante monete e specie delle papaline, non disdegnasse quelle della nostra Repubblica, la quale non aveva a sua disposizione la difesa delle scomuniche.



D/ — ...RO • GON • M... Tipo del soldino, cioè Castello Genovese in 6 archetti con perline alle punte ed agli angoli in cerchio di perline.
R/ — + CRVX NOS. Croce patente in archetti e cerchio come al diritto.
Mistura bassa. — Peso gr. 0,92. Conservazione mediocre.

È questo il terzo esempio di contraffazione del soldino. 11 primo e più antico può dirsi ancora inedito, e non saprei da quale zecca sia stato prodotto, ma ne trovai un primo cenno nel Catalogo Morbio sotto il nome cervellottico di un quarto di grosso al n. 1592 nella serie di Genova. Lo ritrovai descritto nei mss. dell’Avignone, e fa parte della raccolta omonima che la famiglia dopo aver rifiutato di cedere al Municipio per un prezzo equo, tiene depositata al Museo Civico nel Palazzo Bianco. In queste condizioni, trovandosi suggellata la vetrina che racchiude la collezione, non mi fu mai possibile di vedere né questa né altre monete che pur avevo il massimo interesse a studiare. Questo soldino ha [p. 289 modifica]le seguenti leggende: COR • CONTRITVM • ET • HVMI • • DEVS • NE • DESPICIAT • 1577 • Per analogia al cavallotto di Messerano edito dal Promis4, il quale ha pure leggende religiose sui due lati, non è improbabile che il soldino provenga dalla stessa origine; nel qual caso dovranno esservi nel castello quei segni od iniziali che guidarono il Promis nella classificazione del cavallotto. Ma allora, in ordine alla data di coniazione che sta sul soldino e che manca nel cavallotto, i due F starebbero a designare il Francesco Filiberto Ferrero Fieschi (1576-1629), e non il Filiberto Ferrero Fieschi al quale il Promis aveva assegnato il cavallotto, perchè questo Conte e poi primo Marchese morì nel 1559.

L’altro soldino Genovese contraffatto è quello di Gazzoldo5 colla data dal 1591:, posteriore dunque a quello 1577 del quale per ora nulla possiamo con certezza asserire circa l’origine. Questa Zecca degli Ippoliti contraffece anche il cavallotto colle stesse leggende del soldino, ma senza data6.




PASSERANO.


Non ho che una sola moneta dei Radicati che sia veramente inedita, ma non è priva di un certo pregio. F una contraffazione di un da 4 denari Genovesi del 1587, la quale viene ad accrescere il [p. 290 modifica]ristrettissimo numero delle monete di Genova contraffatte, fin qui conosciute, che non superano la diecina; aggiunge una nuova zecca alle quattro che sapevamo essersi occupate dei prodotti della nostra Repubblica, cioè Bozzolo, Castiglione Stiviere, Gazzoldo e Messerano; e finalmente porta a cinque le specie di monete rappresentate in queste contraffazioni, che sono il cavallotto, il soldino ed il da 4 denari, tra quelle al tipo del castello; ed il diciasetteno e l’otto denari fra quelle al tipo della Vergine.


D/ — ....COM COCO • RADICA.... Castello in uno scudo.
R/ — ...SIT • NOMEN • D • BEN.... Croce patente accantonata dai numeri formanti la data 1587.
Rame. — Buona conservazione. Peso gr. 0,39. La mancanza di alcune lettere nelle leggende è dovuta a maggior sottigliezza del tondino per cui non ha ricevuto l’impronta.

Il tipo Genovese è qui riprodotto in tutta la sua integrità, ma non si rivela affatto nelle leggende la imitazione dell’originale. Quella del R/ è la solita delle monete di Francia, usata dai Radicati indifferentemente nelle loro contraffazioni Francesi, in alcune Savoiarde ed in qualcuna delle Venete.

Poiché questa monetina mi ha dato occasione di entrare nell’unica zecca dei Radicati, anziché uscirne per proceder oltre, desidero di fermarmici ancora per alcune varianti di una moneta illustrata dal Kunz. Se non altro otterrò il risultato di meglio divulgare quella pubblicazione facile a passare inosservata ai più, per essere l’unica moneta disegnata in un volumetto d’indole non esclusivamente [p. 291 modifica]numismatica7. È un quarto di Savoia contraffatto nel seguente modo8.

D/ - X • SVB • AV C C • E • M • P • 1594. In mezzo, FERT in lettere gotiche minuscole, tra due doppie rette orizzontali con una stella sotto, in un cerchio di perline.
R/ — * CRVX • CARA • EMANAT Croce trilobata in un cerchio di semplice filetto.

L’A. ritiene l’X per una crocetta di S. Andrea in principio di leggenda, ed interpreta: SVB • AVoritateComitisCoconatiEtMarchionisPasserani1594 • Spiega poi egregiamente il CARA del R/ come denotante una pianta radicale palustre, nerba radix, cara o chara, che mescolata col latte servì di cibo all’esercito di Cesare; e sarebbe qui adoperata, perchè questa allusione allo stemma della famiglia sulla presente come pure su altre monete9, permette l’imitazione del nome del Duca CAR • EMAN •

Da molto tempo ho presso di me otto di queste monetine avute sul Parmense e provenienti forse da un unico ripostiglio, nelle quali sono rappresentate quattro varietà.

D/ — X • SV8 • AV • C • C E • M • P • 1594 • In mezzo, FERT tra le doppie rette con stella sotto, in cerchio di perline.
R/ — CRVX • CARA • EMANAT • Croce trilobata in cerchio semplice.
Rame. — Tre esemplari. Pesi gr. 0,89, 0,91, 0,93. Eguali all’esemplare del Kunz, più il punto al rovescio.

[p. 292 modifica]2. D/ — Tutto come sopra ma le lettere della leggenda più grandi.

R/ – Come il precedente, ma il cerchio è di perline come al diritto, e le braccia della croce più sottili.
Un esemplare. — Peso gr. 1,26.

3. D/ — X • SVB • AV • C • E • M • P • 1594. Come i precedenti, ma il cerchio è semplice anziché di perline.

R/ – Come il 2, ma il cerchio è di tratteggi obliqui, e pare manchi il punto alla fine.
Tre esemplari. — Pesi 0,61, 0,85, 0,89. Differenza principale quella di un solo C nella legenda.

4. D/ — CRVX • CARA • EMANAT • Come i primi due.

R/ – ....CRVX • CARA • EMANAT. Come il precedente, ma il cerchio di tratteggi è unito ad uno semplice.
Un esemplare. — Peso gr. 0,50.

Sono dunque i prodotti di quattro conii ben distinti e la precedenza cronologica parrebbe spettare all'ultimo, quello della leggenda ripetuta. Invero, se questa leggenda col nome di una specie vegetale poco nota aveva, come è evidente, il solo fine di imitare il nome del Duca di Savoia CAR • EMAN, ne consegue che fosse dapprima destinata per il diritto della moneta : e che notata in seguito la [p. 293 modifica]sconvenienza della ripetizione, si improntasse la nuova colle iniziali precedute da una prima parte X • SVB • AV • per la quale è inutile secondo me cercare una spiegazione diversa da quella che dovesse servire ad imitare il DVX • SABAV. E questo esempio di una prima parte di leggenda indipendente dal seguito, è frequente in altre monete dei Radicati, specie in molte di quelle contraffatte ai tipi di Francia. D’alti-onde volendo anche lasciar da parte l’X come fece il Kunz e leggere sub. auctoritate, se questa conviene ai quarti che hanno i due C cioè Comitum Coconati non regge per quelli che ne hanno uno solo, non potendosi dire SVBAVctoritate Coronati.

Gioverà poi correggere l’interpretazione della M presa per il titolo marchionale, non spettando ai Radicati altro titolo che quello comitale per il castello di Coconato, sul quale i terzieri della famiglia avrebbero conservato eguali diritti fin dal XIII secolo, come opina il Promis10. Nel caso presente, questa iniziale deve rappresentare uno dei molti feudi dei Radicati che cominciano con M e probabilmente quello di Marmorito, se vogliamo attenerci al Promis stesso, il quale nel caso di una sola M sopra io iniziali di feudi, diede a quello la preferenza11. La scelta della M invece di altre iniziali e la congiunzione Et che la precede, son spiegate dallo scopo che avevano gli autori della moneta, quello di maggiormente imitare il nome del Duca, C • EM •

Sembra dunque, a giudicarne dalle varianti, che di questa moneta se ne facessero copiose emissioni destinate a felicitarne gli stati del vicino Duca troppo [p. 294 modifica]longanime. L’abitudine era ormai inveterata, poiché pare accertato che fin dall’apertura della zecca di Passerano nel 1581, la moneta ducale aveva avuto per prima colla Francese l’onore della contraffazione dai Radicati; e questo trattamento le venne continuato fino al 1598, allorché il Duca volendo finirla una buona volta, potè ottenere dalla famiglia dei Radicati la rinunzia alla zecca contro l’annuo compenso di 300 scudi d’oro.




MIRANDOLA.


Da un sacchetto di quattrinelli presso un orefice di qui, e tutti inargentati in modo da non poterne distinguere il metallo, ne ebbi un certo numero di Mirandolesi. Fra questi, oltre i n. 5 ed 8 del Litta per il Duca Alessandro II, trovatisene alcuni che mi parvero degni di nota e che descriverò qui appresso.



D/ – S • CATER ⸭ ADVOCMI La Santa con palma e ruota.
R/ – MEGGIO ⸭ DE O ⸭ Sfera armillare.
Peso gr. 0,50. — Conservazione discreta.

È una varietà di quella edita dal Kunz12 nella [p. 295 modifica]leggenda del diritto, ma specialmente per il MEGGIO in luogo di MEZO.


D/ – S • POSID ⸭ PRO • MI Il Santo colla destra alzata ed il pastorale nella sinistra.
R/ — MEGGIO ⸭ DENARO Leone rampante.
Peso gr. 0,75. — Conservazione discreta.

È una variante del n. 5 del Litta nel nome del Santo abbreviato in modo differente, ma specialmente per il valore al rovescio, scritto come nella precedente monetina13.



D/ – ALEX • PI R. Scudo a scacchi rettangolare.
R/ — .....ENARO. Sfera armillare.
Peso gr. 0,59. — Sufficiente conservazione.

Questa moneta può considerarsi inedita, quantunque sia quella che il Litta pubblicava fra le incerte14. Essendo quell’esemplare troppo sconservato, l’Autore credette di vedere un D nell’E, un O a posto del C, e così dichiarò che gli sembrava un Gianfrancesco, confessando tuttavia che il rovescio non gli conveniva perchè quell’impresa non comincia a comparire che al tempo di Ludovico. Egli poi dispose [p. 296 modifica]la moneta in modo che lo scudo apparisse a losanga mentre è rettangolare e lo si vede bene in questa, ma meglio nella seguente monetina; e non avverti l’errore araldico che risultava da questa disposizione stante che gli scacchi diventavano alla lor volta losanghe. Ora, il mio esemplare ci permette di rimettere le cose a posto, col dare al Duca Alessandro II ciò che gli spetta, e così si dilegua l’anomalia che necessariamente aveva dovuto notare il Litta nel rovescio, data l’erronea attribuzione.



D/ – ALEX • PIC • D R • Scudo scaccato rettangolare.
R/ — S • CATE VOM La Santa con palma e ruota.
Peso gr. 0,56. — Conservazione discreta.

Riunisce il diritto della precedente, alla Santa rappresentata nel mezzo denaro del Kunz, e la ritengo inedita. Sebbene l’inargentatura impedisca di vedere se sia schietto rame, non v’è ragione di dubitare che non sia pure un mezzo denaro come tutti gli altri.




NOVELLARA.


Nei quattrini inargentati dei quali ho detto più sopra, erano rappresentati i così detti chiavarmi Bolognesi, accompagnati da alcune di quelle contraffazioni che furono cagione dell’abolizione di quella [p. 297 modifica]specie nel 1591, come ne attesta il Ghirardacci. Vi trovai quelle di Dezana, di Castiglione e di Novellara, ma non quelle di Frinco. Non tengo conto di Massa Lombarda, perchè non so condividere l’opinione di coloro che ritengono quei quattrini vere contraffazioni15. Il Santo seduto colla città in mano è tipo che può convenire a multe zecche; ed invece delle chiavi decussate che diedero per l’appunto il nome alla specie, il quattrino di Massa porta il leone ferito che è speciale a quella officina. Non so poi se debbasi annoverare tra le vere contraffazioni del chiavarino, quello di Fano16. Ne avrebbe tutti i caratteri meno che nelle leggende; ma trattandosi di una città soggetta a dominio papale, panni avesse ben diritto di coniare con quel tipo; ed essendo la monetina anteriore all’epoca classica delle vere contraffazioni, propenderei a considerarla per imitazione semplice, e non per vera ed intenzionale contraffazione a scopo di lucro.

Fra le altre trovai pure la seguente che non ricordo di aver mai veduta in alcuna pubblicazione.



D/ — SAN ....S • Santo come negli altri chiavarini.
R/ – PROT OR • NOSTE Chiavi e tiara.
Peso gr. 0,62. — Conservazione discreta.

Non intendo di dare una assegnazione assoluta a questo quattrino, ma considerando che quelli col [p. 298 modifica]BONVS • PROTETOR o simili leggende hanno generalmente l’N finale17 e vengono dati a Novellara, per analogia seguirei la stessa regola per questo mio e per quelli del Cinagli18. Ed a consigliarmi nel dare a tutti questi una sola origine, sia e non sia quella di Novellara, concorre un’altra circostanza; quella cioè di alcuni particolari nel disegno del tipo e specie nelle chiavi che son comuni a tutti questi, mentre diversificano invece in quelli di altre zecche. Sono venuto a questa conclusione esaminando attentamente i miei esemplari, cioè un BONVS • PROTETOR • N • sufficientemente conservato, un • BONA • PROTETOR • N prima conservazione, ed il qui sopra disegnato per i primi: ed alcuni esemplari di Dezana e di Castiglione per i secondi. L’esame ripetuto poi sui disegni di Kunz e di altri, confermarono in tutto le mie induzioni. Ma se riconosco per i primi una origine comune, non sono egualmente sicuro che questa debba essere Novellara, quantunque sia la più probabile. E su questo dubbio desidererei conoscere il parere degli altri numismatici, a proposito della interpretazione della N. Questo dubbio nasce spontaneo dopo conosciuto il quattrino qui descritto, cioè se l’N debba leggersi per NOVELLARIE oppure per NOSTER, nel qual ultimo caso verrebbe a mancar la ragione che ha consigliato l’attribuzione a Novellara di tutti quei chiavarmi colla N.


Firenze, Luglio 1804.






Note

  1. Zanetti, Nuova raccolta delle monete d’Italia, etc. Vol. IH, n. 16, tav. XIII e pag. 206.
  2. Brambilla, Altre annotazioni numism. Pavia, 1870, n. 9, tav. II.
  3. Tavole descrittive delle monete di Genova. Ivi, 1890. Prefazione pag. lxvi, nota 1.
  4. Monete di Messerano. Tav. V, n. 13.
  5. Promis, Monete di zecche italiane inedite: Memoria II, Torino, 1868, n. 11, tav. II.
  6. Kunz, Museo Bottacin, nel Periodico dello Strozzi. Anno I, p. 245.
  7. Kunz, Il Museo Civico di antichità di Trieste. Trieste, 1889, vedi a pag. 77 e figura alla tav. III.
  8. Per la moneta tipo vedasi Promis, Monete dei Reali di Savoia, al n. 15 di Carlo Emanuele I.
  9. Umberto Rossi, Di un piccolo ripostiglio in Piemonte, in Gazzetta Numis. dell’Ambrosoli. Como, Anno II, 1.882, al n. VII, a pag. 40.
  10. Monete del Piemonte: Memoria IV, Monete dei Radicati e dei Mazzetti. Torino, 1860.
  11. Monete italiane inedite o corrette: Memoria II. Torino, 1868. Vedi il n. 20, contraffazione di moneta d’Avignone.
  12. Monete di Mirandola, in Archeografo Triestino. Vol. VIII, 1881-1882, pag. 16 e tav. I, n. 10.
  13. Litta, Famiglie celebri italiane; Fam. Pico. Tav. II, n. 5 di Alessandro II.
  14. Idem, ibidem, n. 1 delle incerte.
  15. Kunz, Le Collezioni Cumano, nell’Archeogr. Triestino. Voi. VI, 1879-80, pag. 56 e tav. I, n. 2.
  16. Papadopoli, Monete, italiane inedite. III, in Rivista Ital. di num., 1893: pag. 421
  17. Cinagli, Le Monete dei Papi. Pag. 427, nn. 3 e 4 e Kunz, Museo Bottacin, in Periodico Strozzi. Anno I, pag. 250 e n. 6 della tav. XII.
  18. Cinagli, Op. cit., pag. 429, nn. 57 e 58.