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annotazioni numismatiche italiane 285

ed avo del nostro Alberico (v. pp. 20, 168 e 173). Evidentemente la botte infiammata richiama alla mente i falò, segni di festa e di allegrezza molto usati in quei siti, ehe consistono nello abbruciare stipa od altre materie e specialmente botti con catrame in luoghi elevati e perciò facilmente visibili a distanza. Ma questo, pur anche unito al motto von gutten in besser (di bene in meglio), non ci darebbe ancora l’idea facile e chiara del concetto che si voleva esprimere, caso non infrequente nelle imprese tanto in uso a quei tempi. Riporterò qui un brano di uno scritto intitolato Dichiaratione dell’imprese di Casa che il Cav. Sforza ha trovato nei carteggi dei Cybo in archivio, e di cui, secondo il solite, si fece premura di darmi copia. Questo scritto contiene la spiegazione di cinque imprese, che son quelle del Pavone, della Botte, dell’Incudine, della Piramide e della Cicogna, che si trovano improntate su monete di Alberico I, meno l’ultima della quale tuttavia egli sarebbe stato l’autore. Non deve meravigliarci se non vi si trova cenno dell’ impresa del tempio, nè di quelle del cervo e dei tre cervi a nuoto che vediamo sopra monete dello stesso all’epoca del Principato, perchè il titolo marchionale col quale vien designato l’Alberico, ci apprende che lo scritto stesso è anteriore al 1568.

" Di questa seconda impresa della botte che manda fuori da più bande fiamme di fuoco accese, col motto che dice: (e qui il von guetten in besser pare alquanto storpiato), ne fu l’authore Francesco Cibo figliuolo d’Innocentio ottavo Conte d’Anguillara e governatore della Chiesa, nel tempo di detto Innocentio del quale authore la principale intcntione fu di far festa ed allegrezza si come in esse si vuole usare d’ardere le Botti, della lealtà, magnanimità e grandezza d’animo de’ suoi passati et anch’ess’ardere et abrugiare. Di questo medesimo