Amor fa l'uomo cieco/Parte II

Parte II

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Parte I Il finto pazzo. Appendice
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PARTE SECONDA.

SCENA PRIMA.

Cortile.

Cardone, vestito da Pazzo.

Cardone. Quanto mi vien da rìdere,

Quando vi penso su.
E pur è ver; sono gli umani eventi
Regolati in tal guisa,
Che l’uom sagace e accorto,
Per comprenderne il filo ha il cervel corto.
Chi l’avrebbe mai detto? Io fingo il pazzo
Per sottrarmi così dalla Giustizia;
E dalle mie pazzie
Spaventato mio zio, sordido avaro,
Se n’è crepato, e mi lasciò il denaro.
Or così facilmente
Pagherò i creditori, e la Giustizia
Render potrò placata,
Quando s’abbia la parte accomodata.
  Colpo più bello al mondo
  Certo giammai non fu.
  Quanto mi vien da rìdere,
  Quando ci penso su.

SCENA II.

Livietta e detto.

Livietta. (Oh stelle! ecco Cardone. Ei per la morte

Del ricchissimo zio, ricco è tornato.
Sarà meco sdegnato; e perchè mai

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Travestito in tal guisa?

Ei mi muove alle risa.
Tornarlo a lusingar sarà mio impegno,
Se tanto vale un femminile ingegno).
Cardone. (Livietta qui? vuò seguitar il pazzo;
Vuò veder che sa dire;
Vuò veder che sa fare;
Della crudel mi voglio vendicare).
Livietta. M’è permesso, signor?...
Cardone.   Donna, t’arresta;
E pria di penetrar in queste soglie,
Dimmi se sei donzella, o se sei moglie.
Livietta. Non mi conosce?
Cardone.   No.
Livietta.   Non son io quella?...
Cardone. Sei donzella, o sei moglie? (irato
Livietta. Io son donzella.
Cardone. Ti voglio maritar.
Livietta.   Già mi rammento
L’impegno che con lei...
Cardone.   Taci; il tuo sposo
Sai qual esser dovrà?
Livietta.   Se non m’inganno,
Vossignoria sarà...
Cardone.   Sarà un malanno.
Livietta. Quest’è troppo rigor.
Cardone.   Orsù, comprendo
Che a femmina gentile
Tutto donar si può. Senti.
Livietta.   Che brama?
Cardone. Sarò tuo cavalier, tu la mia dama.
Mi conosci?
Livietta.   Non è...
Cardone.   Ti stimo un mondo,
Se il mio nome tu sai.

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Livietta.   Non è Cardone?

Cardone. È un’altra cosa che finisce in one.
Livietta. Come sarebbe a dir?
Cardone.   Mutiam discorso.
La pantera con l’orso,
La tigre col leone,
Livietta con Cardone
Non si ponno veder uniti a un tratto,
Perchè bestiaccie son contrarie affatto.
Livietta. (È pazzo, o tal si finge?)
Cardone.   Io vuò proporti
Una cosa da fare, e se la fai,
Premio condegno avrai.
Livietta.   Che far degg’io?
Cardone. Vuò che vadi lassù, dove risplende
Cintia, ovvero la luna,
E che mi sappia dir s’abbia gran fondo,
E se nel centro suo v’è un altro mondo.
Livietta. (Oh poverina me! ch’egli è impazzito).
Povero mio Cardone, anima mia,
Che vuol dir tal disgrazia? Ah, che ne fui
Fors’io l’empia cagione.
Non mi conosci più? pover Cardone!
Cardone. (S’intenerisce).
Livietta.   (Vuò scoprirne il vero).
Cardone. Indi, dopo un tal viaggio,
Vuò che vada nel regno di Plutone,
Proserpina a baciar.
Livietta.   Pover Cardone!
Oh Dio! che tal disgrazia
M’opprime, mi sorprende, io non resisto,
Io mi sento morir. Certo il meschino
Per amore è impazzito. Io, donna ingrata,
Io ne fui la cagion. Di già m’aspetto
Un fulmine dal Ciel che mi sprofondi.

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Vedo aprirsi la terra.

Più rimedio non v’è. S’egli tornasse...
Ah, che il cervel non torna. Oh me infelice,
Cardone, mio tesoro!
Oh Dio! non posso più; già manco; io moro.
(finge svenire
Cardone. Le credo, o non le credo?1
M’accosto, o non m’accosto?
Divento molle, o mi mantengo tosto?
Temo non me la ficchi.
È troppo, è troppo scaltra.
È vero da una parte, ma dall’altra
Mi muove a compassione.
Il rimorso, il dolore,
Potria farla morir. Che tentazione!
Ora non occorr’altro. L’ho pensata:
Vuò accostarmi pian piano, e se la vedo
Far un picciolo moto,
Ritorno a far il pazzo, e non le credo.
(s’accosta e l'osserva
  Non si move,
  Non rifiata,
  Chiusi ha gli occhi,
  Freddo il naso.
  Saria pur il brutto caso!
  Vuò chiamarla: Livietta...
(Livietta si move
  Sull’erbetta - alla francois...
  Ah ah ah ah ah ah ah.
  S’è quietata. - Quei tremori
  Forse son gli ultimi moti.
  Sfortunata! - È già spirata.
  Oh mia bella - morticella,

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  Livietta bella, bella,

  Livie... (come aopra
  Sol, fa, mi, do. re.
  Ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah.
Livietta mia, bellissima Livietta,
O sbrigati a morire, o sorgi e vivi.
(Livietta fa de' moti
Par che patisca anch’io - de’ moti convulsivi.
Ah questo è stato certo
L’ultimo suo sospiro. Se n’è andata.
Non v’è più dubbio: ha fatta la frittata 2.
Oh povera Livietta! Io ti voleva
Pur il gran ben! Benchè mi fosti ingrata,
Io non fui meno amante. Or che la sorte
Mi tornò a favorir, teco averei
Tutti divisi li tesori miei. (Livietta si move
Zitto, che non è morta. Avessi almeno
Qualche spirto eccellente
Per farla rinvenir. Sentito ho a dire,
Che l’oro il cuor consola:
Vuò farne esperienza, (la tocca con una borsa di denari
Prendi Livietta, sì, prendi, cuor mio,
Refrigerio dall’oro, e vivi...
Livietta.   Oh Dio! (riviene
Cardone. Il prodigio è già fatto.
Livietta.   Ah dove sono?
Cardone. Sei presso al tuo Cardone.
Livietta. Io mi credea nel regno di Plutone.
Cardone. Che mai fu che ti oppresse?
Livietta.   Ah fu il dolore
Di vederti... Ma dimmi, hai tu perduto
Veramente il cervello?

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Cardone.   Eh no, mia vita,

Fu questa una malizia,
Per fuggire il rigor della Giustizia.
Livietta. Ma perchè finger meco?
Cardone.   Per provarti
S’eri compassionevole,
E s’era del tuo amor più meritevole.
Livietta. Traditor, non lo sai?
Cardone. Io so che mi sprezzasti.
Livietta.   Allor burlai.
Cardone. Dunque...
Livietta.   Dunque d’avermi
Quasi fatta morir, la penitenza
Ora devi tu far.
Cardone.   Mia vita, imponi,
Tutto farò per te.
Livietta. Di cento doppie
Fammi il picciolo dono,
E ogni ingiuria passata io ti perdono.
Cardone. Cento doppie? Son poche. Io vuò donarti
Più assai della metà
Della mia eredità.
Livietta.   Così mi piaci,
Così bello tu sei, così t’adoro.
Tu sarai la mia pace, il mio tesoro.
  Oh come sei bello;
  Oh come sei caro!
  (Ma senza denaro
  Non eri così.)
  lo t’amo sì, sì.
  T’adoro costante.
(Ma fin che il contante.
  Durar ti saprà.)
  (È questa l’usanza
  Moderna ed antica.

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  Ch’il prova, lo dica.

  Oh l’uomo è pur brutto,
  Qualora distrutto,
  Denari non ha).
Cardone. Dunque sperar io posso
Nell’amor tuo, nella tua fè?
Livietta.   Sì, caro,
Di me ti puoi fidar.
Cardone.   Ma mi sovviene
Lo 3 strapazzo, l’ingiurie...
Livietta.   Eh tu non sai,
Che fingendo così teco burlai?
Cardone. Ti credo, o non ti credo?
Livietta.   Oh Dio! crudele,
Vuoi vedermi morir? Già vado...
Cardone.   Ah ferma.
Senti, dammi una prova
Del fedele amor tuo.
Livietta.   Son pronta; chiedi.
Che pretendi, mio ben?
Cardone.   La man di sposa
Dammi, e ti crederò.
Livietta.   Ben volentieri.
Ma tu la contradote
Fammi di diecimila 4 scudi.
Cardone.   Io sono
Questa somma prontissimo a donarti.
Livietta. Egualmente son io pronta a sposarti.
Cardone. Dammi dunque la destra.
Livietta. Eccola. E poi
Sarai cortese e generoso meco?
Cardone. Son tutto tuo.
Livietta.   (Amor fa l’uomo cieco).

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Cardone.   Oh che sorte, che piacere! 5

  Se farai un bel puttino,
  Galantino, - tenerino;
  E da quel poi sentirai
  Quel caretto oà oà.
Livietta.   Mio consorte, oh che godere! 6
  Quando in casa tornerai,
  E dal caro fantolino
  Piccinino, - galantino,
  Cinguettando l’udirai
  Chiamar mamma, e dir papà.
Cardone.   Quando poi sarà avanzato,
  Fra me stesso ho decretato
  Insegnargli un po’ a cantare,
  Acciò il buffo possa fare
  Per diletto, or qua, or là.
Livietta.   E se fosse una bambina,
  La faremo ballerina,
  E saremo sempre in tempo
  D’insegnarle7 a solfeggiare.
  Che ti pare?
Cardone.   Canti pure,
  Suoni pure, balli pure;
  A me tutto piacerà 8
Si canti, si balli,
Che il tempo sen va.
La lara la là.
(ballano il minuetto, e con questo


Fine dell’Intermezzo.


Note

  1. Questo recitativo e il canto di Cardone (Non si move, — Non rifiata) appartengono all’antico libretto della Contadina astuta, o sia di Livietta e Tracollo.
  2. Anche questi ultimi versi, salvo lievissimi ritocchi, appartengono alla Contadina astuta. Ma di qui innanzi l’Intermezzo del Goldoni procede diversamente dal libretto attribuito al Mariani; si veda l’Appendice.
  3. Ed. genovese: Il.
  4. Nel testo: dieci milla.
  5. Ed. genovese: Oh che sorte, oh che piacere, — Se farai ecc.
  6. Ed. genovese: oh che godere — Quando ecc.
  7. Ed. genovese: Impararle.
  8. Ed. genovese: Canti pure, suoni pure — A me tutto piacerà. E qui finisce l’Intermezzo.