Vedo aprirsi la terra.
Più rimedio non v’è. S’egli tornasse...
Ah, che il cervel non torna. Oh me infelice,
Cardone, mio tesoro!
Oh Dio! non posso più; già manco; io moro.
(finge svenire
Cardone. Le credo, o non le credo?1
M’accosto, o non m’accosto?
Divento molle, o mi mantengo tosto?
Temo non me la ficchi.
È troppo, è troppo scaltra.
È vero da una parte, ma dall’altra
Mi muove a compassione.
Il rimorso, il dolore,
Potria farla morir. Che tentazione!
Ora non occorr’altro. L’ho pensata:
Vuò accostarmi pian piano, e se la vedo
Far un picciolo moto,
Ritorno a far il pazzo, e non le credo.
(s’accosta e l'osserva
Non si move,
Non rifiata,
Chiusi ha gli occhi,
Freddo il naso.
Saria pur il brutto caso!
Vuò chiamarla: Livietta...
(Livietta si move
Sull’erbetta - alla francois...
Ah ah ah ah ah ah ah.
S’è quietata. - Quei tremori
Forse son gli ultimi moti.
Sfortunata! - È già spirata.
Oh mia bella - morticella,
- ↑ Questo recitativo e il canto di Cardone (Non si move, — Non rifiata) appartengono all’antico libretto della Contadina astuta, o sia di Livietta e Tracollo.