Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano/Capo XV

Capo XV. Dalle isole a Lugano per Luino e Valcuvia

../Capo XIV ../Capo XVI IncludiIntestazione 20 agosto 2019 100% Da definire

Capo XIV Capo XVI
[p. 167 modifica]

CAPO XV.

Dalle Isole a Lugano per Luino e Valcuvia.


Volendo tutto percorrere il lago Maggiore, il curioso, vedute le Isole Borromee, andrà a Luino. Passerà innanzi ad Intra, verrà rimpetto a Selasca, a San Murizio, a Frino, a Ghiffa, e alle ville d’Ogebio a sinistra, e a destra alla rocca di Caldiero, rocca ruinata (memorabile per avervi subíto una crudel morte il sostenitore del celibato sacerdotale Arialdo nel secolo x) posta su una specie di pan di zucchero, al nord del quale sta Porto, detto di Valtravaglia. Da Porto a Luino la strada è assai comoda, se vuolsi andare per terra. Passerà un torrentello, la punta dell’Avello, piccolo promontorio, indi altro torrente, e giugnerà a Germinaga, [p. 168 modifica]ove, tragittata su grandioso ponte la Tresa, sarà tosto a Luino, distante da Porto quattro miglia, e dieci dall’Isola Bella, andandovi in barca.

In tutti que’ contorni traesi profitto dal sasso calcare per ridurlo in calcina, tutta calcare essendo la sponda orientale del lago; e di scisto argilloso, or più or meno micaceo, l’occidentale. Ottima è quella calce, e gran quantità ne viene pel Ticino e pel Naviglio grande a Milano; e copia anche maggior ne venìa quando non era navigabile l’Adda sino alla capitale, come ora lo è.

A Porto si esaminerà con piacere la fabbrica di cristalli, ove molti operai nazionali ed esteri fanno dei bei lavori, quanto il comportano la qualità della pasta e de’ sali, la manganese, le macchine ed altri comodi, che qui tutti non si hanno come nelle fabbriche già da lungo tempo montate. Vero è che questa nostra fabbrica ha l’opportuna situazione per esser vicina a strati di arena quarzosa candida e finissima, e per abbondar di legna, e di sali tratti dalle ceneri. Con tutto ciò essa è ben lontana sinora dal fornire i cristalli tutti necessarj al paese; onde altre fabbriche si sono ora stabilite sui laghi di Lugano e di Como, e in val d'Ossola a Crevola. Nessuna però sinora agguaglia quella di Porto. [p. 169 modifica]Presso la Punta dell’Avello trovasi quantità di scisto calcare bituminoso, che arde a breve tempo, e che in molti ha destata la lusinga di trovarvi al di sotto carbon fossile; ma non vi s’è trovato sinora, sebbene forse non ne sia lontano, e sia più presso allo scisto sottopostovi, e talora scoperto. Tale scisto, che sembra formar il nocciolo o la base di molti de’ vicini monti, abbonda talora di granati, onde in riva al lago e nel torrente di Porto copia grande sen trova; ma l’arte non ne trae profitto.

Da Germignaga parte la strada, che attraversando le valli Travaglia e Cuvia, conduce a Citiglio e a Varese, come fra poco diremo.

La Tresa è l’emissario del lago di Lugano, e un miglio prima che sbocchi nel Verbano vi s'unisce la Morgorabbia. Osservano gli etimologisti che la Tresa ha del rapporto col nome di Ceresio, con cui sin dal secolo vi chiamavasi il lago di Lugano.

Luino, grosso borgo, feudo già de’ Crivelli che v’hanno magnifico palazzo, architettura del prof. Felice Soave, è popolato e ricco, non meno per la fertilità de’ fondi, che pel molto commercio.

Bel prospetto si ha da Luino; e chi più oltre progredisce al nord, costeggiando su una barca la sponda orientale (poichè [p. 170 modifica]pessima strada avrebbe per terra) giugne sotto Colmegna, va a Maccagno imperiale, già libera signoria del sig. conte Borromeo; e passata la Gionna, torrente in cui pretendesi di trovare della miniera d’oro, perviene a Maccagno detto reggio. Ora chiamasi l’uno inferiore e l’altro superiore. In questo potrà vedersi la raffinazione del sale per la Svizzera, che da Venezia pel Po, pel Ticino e pel lago sin qui vien portato. Anche in queste vicinanze v’ha degl’indizj di pirite aurifera e di miniera di ferro.

Vi sta rimpetto il bello, e per viti e ulivi ben coltivato paese di Canero, sopra cui sta l'antico villaggio di Tulliano. Presso alla sponda veggonsi sorger dell'acqua i due castelli di Canero, ora ridotti a casucce di pescatori, posti sul prolungamento subacqueo del promontorio. Cinque scellerati fratelli della famiglia Mazzarda a pricipio del secolo xv, per commettere impunemente ogni violenza e delitto, que’ castelli eressero, e per dieci anni li tennero. Ne furono scacciati, e l’ebbero poi i Borromei. Canero è celebre per la dolcezza del clima; sicchè scoperti talora vi si tengono gli agrumi.

Da Canero per andare a Canobio si passa la punta della Creta, ove s'è incominciato un cavo per giugnere ad un filone di pirite; ma s'abbandonò tosto l'opera. Vedesi [p. 171 modifica]Carmine piantato su una cresta; e vassi a Canobio, di cui già parlammo alla pag. 112. Gl’indizj della pirite qui trovata, che combinasi con quella dell’opposta valle della Gionna, non potrebbon’essi somministrare argomento dell’essere stati una volta congiunti i monti di Canero a quei di Maccagno per un elevato piano, in cui l’acqua scavato abbia il catino del Verbano?

Progredendo al nord, s’entra nello Stato Svizzero; ma chi ha per oggetto di visitare i tre laghi della nostra Lombardia, andrà da Luino a Lugano, e ciò può fare in due modi. Se, per fare osservazioni geologiche e curiose, sceglier vuole la strada più lunga, s'avvia a Germinaga, indi costeggiando la Morgorabbia, vedrà a destra lo scisto argilloso micaceo tagliare quasi a picco il monte calcare; e tragittato il fiume, lasciando in alto la Canonica di Bedro, Roggiano, Brisciago e Mesenzana, a sinistra Voldomino, Montenegrino, Bosco e Grantola, giugnerà a Cassano, e di là a Varese. Presso Mesenzana vi sono indizj di carbon fossile.

Ivi ha rimpetto, fra Grantola al basso e Cunardo in alto, varj colli o tumuli rotondicci, rossigni e quasi nudi, che da taluno vennero riputati avanzi di vulcano estinto, su di che lunga quistione nacque tra il sig. Fleuriau di Bellevue e il nostro prof. cav. [p. 172 modifica]Pini. Il primo dalla figura, dal colore, dalla quantità del sasso, e dal nome stesso d’uno d’essi, che chiamasi Monte bruciato, argomentò che que’ monticelli fossero opera del fuoco; tanto più che il sasso rossiccio ha sovente delle cavità e de’ bucolini, anche talora allungati, simili a quelli che il fuoco nelle lave produce: ha delle rilegature e fasce irregolari di colore diverso, che sembrarongli indicare trascorrimento di sostanze fuse: ha a luogo a luogo certe cristallizzazioni a forma di rognone d’una pasta simile a corniola, che fanno risovvenire le perle silicee de’ vulcani: ha de’ grandissimi massi dall’alto al basso d’un impasto vitreo nero e di facil fusione, che egli chiamò lava vitrea: e questi spezzansi sempre a rombi, o a quadrati di varie grandezze con angoli taglienti, e dotati sono de’ due poli magnetici, cosicchè da un lato attraggono, e dall’altro rispingolo l’ago calamitato; e di questi poli il negativo è al nord, il positivo al sud. Hanno altresì una proprietà singolare. Toccati contemporaneamente a vetri neri di vetraia o di fornace di calce, non sono più elettromotori; toccati contemporaneamente all’ossidiana, sono com’essa elettromotori negativi, come il sono per sè soli; il che può somministrare una prova d’essere essi volcanici. Tai sassi trovansi in luogo al Prato della Selva, e lungo la strada [p. 173 modifica]che discende al Campaccio, ove pur sen veggono. Ove finiscono questi sassi rossigni, al Sasso stretto, trovasi una specie di pozzolana, che come tale fu qualche volta adoperata ov’era d’uopo edificare in acqua. Avrebbe potuto aggiungere, che vôto è internamente il monte di Marchirolo e di Cunardo, come s’è detto al Capo antecedente; e che in Valgana v’ha dell’argilla, la quale molto rapporto ha colla vicentina, riputata un disfacimento di lava dai valenti orittoligi Arduino e Fortis; e presso Grantola trovasi della terra verde simile alla veronese. Secondo Fleuriau il vulcano aveva il cratere presso Fabiasco. Questo s’è aperto verso Valgana, ed abbassatosi pur alquanto al nord. Chi però ha osservato che fra Mesenzana e Cassano presso Pienate incontransi i medesimi sassi, e ancor più cavernosi e pieni di bolle, potrà, qualora ammetter si voglia un vulcano, sospettare che avesse il cratere suo in Valtravaglia, anziché in Valgana.

Ma Pini non punto persuaso da queste ragioni, non vedendo ivi nè decise lave, nè pomici, nè ceneri, amò meglio chiamare quel sasso nero vetrigno porfido vitreo, che lava; riconoscere ne’ bucolini del sasso porfiritico un vano lasciatovi da una scomposta e dissipatasi pirite cristallizzata, essendo essi pur talora angolari; e tutto attribuire all’azione [p. 174 modifica]dell'acqua anzichè del fuoco, come diffusamente espone nella sua operetta su quest’argomento scritta1. Per terminar la lite sen riportarono amendue al cel. Dolomieu. Egli nel 1797 venne sconosciuto a vederla: nulla determinò; ma, come appare dal rapporto del suo Viaggio fatto al Consiglio delle Miniere2, pende più pel suo scolare che pel nostro Professore. Altri geologi che que’ luoghi poi esaminarono, l'opinione del cav. Pini anzichè del sig. Fleuriau adottarono3; e fuvvi pure chi sospettò che il sasso vitreo e nero fosse un'antracite4. Aggiungasi che questo sasso, ove resti esposto all’azione dell’ammosfera, prende tutta l’apparenza del porfido, di cui son formati i contingui monti; e del sasso nero vetroso ve n’ha pure all’est del lago di Lugano, sopra Campione, ove non sospettossi finora un vulcano.

Da Cassano a Varese conducono due strade carreggiabili: breve e difficile l’una, lunga e comoda l’altra. La seconda per Cueglio e la Canonica lascia a sinistra Cuvio, ove magnifico palazzo ha il sig. duca Litta [p. 175 modifica]per delizia estiva; a destra lascia Vergobbio e Casal-Suigno, ove ampia casa pur hanno i sigg. Della Porta, e conduce a Brenta e a Citiglio, di cui già parlammo. In tale strada è rimarchevole la ruina che i torrenti fanno alla campagna. Al nocciolo del monte che la val Cuvia dal lago divide, scistoso al di sotto e superiormente calcare, è appoggiato un ammasso enorme di ciottoli fluitanti, che forma de’ colli d'alluvione, in vetta a' quali sta un po' di piano abitato; indizio certo che le acque sino a quell'altezza un tempo giungevano. Se le piogge aprono una frana, ne strascinano al piano quantità immensa, e ricoprono le poche campagne coltivate, che ivi sono; e formando poscia argine ad altre acque, vi producono una specie di palude nociva alla salubrità dell'aria, come alla coltivazione. Volendo con argini impedire il trascorrimento de’ torrenti ne’ soggetti campi, s'allontana per poco il danno, ma si renderà di gran lunga maggiore. L'alzamento da queste lavine prodotto, fa che le acque dividansi in due e parte ne vada a Germignaga col nome di Morgorabbia, mentre parte ne va a Laveno con nome di Boesio.

La prima strada che da Cassano sale a Rancio, e indi a Brincio, varcando il Sasso Mericcio o Meredo, è assai difficile, onde, comunque sia più breve, da pochi vien [p. 176 modifica]preferita. Il sasso è stato tagliato per dilatare la via ch'è veramente grandiosa, ma, non ostanti alcuni giri, non s'è potuto far sì che non sia ripida a segno da esigere de’ buoi per le vetture. Questa però presceglierà il naturalista, per vedere i sassi rossi e granitiformi o porfiritici che strascina il torrente, e per esaminare il monte Mericcio, o Meredo, in cui trovasi della pirite aurifera e del piombo; e, di là non lungi, a Mondenico sopra Valgana, le ampie cave di bel marmo rosso, l'argilla, e il carbon fossile di cui parlammo. Dal Sasso Mericcio, seguendo l'andamento delle valli, su sasso ora calcare, ora breccioso, ora porfiritico, e lasciando alla destra Cabiaglio ov'è della buon'argilla e dello zolfo, prodotto di piriti scomposte, andrà a Brincio, ove pure è un picciol lago di non molta profondità.

Tutti questi monti sono generalmente calcari all'alto, e schistosi o granitosi o porfiritici al basso. Fra Brincio e la Madonna del monte, di cui già parlammo al Cap. III, v'è un monte detto Legnone, nel cui seno trovasi della miniera di ferro, di cui poc'anzi s'è ricominciato lo scavo, come dicemmo.

Chi, avido di vedere il palazzo Litta di Cuvio, vuol quindi giugnere a Brincio, per erta via sale poi a Cabiaglio in mezzo a [p. 177 modifica]valle solitaria e amena fra massi calcari, e colli fertili e coltivati quanto la situazione il consente. I boschi son molti e ricchi. V’abbondano gli acquifogli (ilex aquifolium. L.), dalla cui corteccia traesi il vischio. Da Brincio a Varese si vien per la via maestra, da cui, a non molta distanza, si divide quella che conduce alla Madonna del monte. E' qui una delle sorgenti dell’Olona. Incontransi le piccole terre della Rasa, di Fogliano, di Robarello e di S. Ambrogio; e si discende a Varese, o vero a Masnago, se vuolsi andare a Laveno.

V’è buona strada che da Cucio per Casal Suigno, Brenta e Citiglio conduce a Laveno.


Note

  1. D'alcuni fossili singolari nella Lombardia Austriaca. Milano, presso Marelli, 1790.
  2. Journ. des Min. Num. 41,
  3. Gautieri. Confutazione dell'opinione... sulla volcaneità de’ monticelli tra Grantola e Cunardo. Milano, 1807.
  4. M. de Montlasier.