Venti vite d'artisti/Filippo di ser Brunelescho

Filippo di ser Brunelescho

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Lorenzo di Bartoluccio Ghiberti Niccolò da Buggiano
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Filippo di ser Brunelescho.


Filippo di ser Brunelescho cittadino fiorentino. La prima arte...... la scultura, ancora che attendessj molto alla arismetica et alla geometria sotto la disciplina di Paulo matematico et astrologo in que’ tempi famosisimo, et oltre addi questo fu molto dotto nelle lettere sachre, di maniera che Paulo sopradetto usava dire che quando Pippo parlava, che così si chiamava allora vulgarmente, e massimamente fra gli artefici, gli pareva udire un san Paulo. Fu ancora molto studioso di Dante, e che egli lo intese meglio che alchuno altro de’ tempi suoi. Non ci sono molte opere di schultura di sua mano et questo si è che lasciò l’arte giovane come si dirà di sotto. Si dette alla architetura. Fecie una santa Maria Madalena in santo Spirito e s’andò male quando arse detta chiesa, e sì era tenuta cosa bellisima. Fecie uno crocifisso al naturale che è oggi in santa Maria novella fra la cappella degli [p. 31 modifica]Stiozi et quella de’ Bardi, et questo fecie perchè avendone biasimato uno che era di mano di Donato in santa Croce diciendo perchè egli pareva un poco troppo muschuloso et troppo terminato, e che egli gli pareva un corpo di contadino. Donato andava diciendo che faciessi un poco eglj e poj biasmassi. Fu uno di queglj che furno chiamatj alla fabricha della porta di san Giovanni, et fecie a pruova di Lorenzo di Bartoluccio ancora egli, come diciemo di sopra, uno quadro di bronzo dov’è........ di Isac, il quale è oggi nel dossale dell’altare della sagrestia di santo Lorenzo, il disegnio del qual’è insieme con l’arsiata1 di man sua: ma essendo giudicato che quello di Lorenzo di Bartoluccio stessi meglio, per il che furno allogate a luj dette porte. Pippo che desiderava d’essere il primo in quella arte ch’egli facieva............. grado nella schultura tornò a casa et straciatj e spezatj tuttj i disegni e i modegli, e gessi et torsi che egli aveva....... all’arte, et venduto uno poderetto ch’egli haveva a Settigniano se n’andò a Roma con animo di vedere se egli poteva essere il primo nella architetura poi che non aveva possuto nella schultura, et quivi senza dire ad alcuno l’animo suo cominciò andare considerando e misurando tuttj queglj edifitij antichi et schalzando e trovandone di molti ch’erono sotterra, et così fecie circha a diecj annj, consumando tutto quello ch’egli haveva senza palesar maj il disegnio suo a persona. Dipoi tornatosene a Firenze dove si praticava et si ciercava di chi gli dessi il quore di volgiere la chupola, inperò che lasciata condotta insino dove si aveva a cominciare a voggiere la volta parte da Tedeschi e parte da Taliani, nè si era maj trovato chi gli avessi bastato l’animo di andare più su, si rapresentò dinanzj a’ consolj de l’arte della lana, i qualj [p. 32 modifica]havevan questa chura e questa commessione, diciendo loro che la torrebbe a voggiere senza armadura nessuna, et che non e’ dubitassino che la inpresa gli riuscirebbe in ogni modo, anzj che la vedeva fatta nella mente sua. Parve a’ consoli questa cosa incredibile (2) perchè havendo già di molti annj praticata simil cosa, et ragionatone chon quanti valenti uomini erono in que’ tempj, non havevon trovato maj chi havessi più pensato che si potessi far simil cosa senza armadura, et a far questo bisogniava tanto legniame che non è tanto in su l’Appennino, et havevono hauti varj disegnj e modegli d’armarla, e una donna haveva dato per disegnio ch’ella si rienpièsi di terra mescholata con danarj et che dipoj quando si aveva a votare fussisi lasciato a ogniuno cavare togliendosi que’ danari che e’ trovava in quella terra che portava via, cosa che non sarebe riuscita in modo alchuno nè al farla, nè al votarla. Delle quali cose tutte ridendosi Pippo dicieva al contrario di tutti che ella non si poteva volgiere con alchuna armadura, la qual cosa parve loro tanto inposibile che vi fu uno da consoli che levatosi per la stiza da sedere prese Pippo per uno braccio et mandollo fuora della aldienza diciendogli: Che ti pare egli avere a uccelare parechi fanciugli? Pippo alora partito per venire al suo disegnio ritornò un’altra volta dinanzi a loro offerendosi di mostrare loro la esperienza faciendone loro uno modello, il quale poj che ebbe fatto lo mostrò loro nella cappella de’ Barbadori in santa Filicita dove è uno vaso per l’aqua benedetta di sua mano assai bello. Veduto questo i consoli dove prima l’avevono quasi tenuto matto in questa cosa, ancora che conosciesino essere in lui molte parti excelenti per le quali era tenuto in grandissima reverentia, cominciorno........ a chredergli in qualche parte, [p. 33 modifica]onde dopo molte dispute presono questa deliberatione acciò che detta opera gli fussi alogata insieme con Lorenzo di Bartoluccio, che in que’ tempi per haver dato alchuno saggio di se nelle porte di san Giovanni era tenuto huomo di grandissimo disegnio, non si volendo fidare totalmente di Pippo. Dispiaque questa cosa nel primo aspetto a Pippo, niente di mancho per il disiderio che egli haveva di mostrar chi egli fusse nel dar perfetione a questa opera si stette cheto pensando di tener modi che egli avessi a tochare a finirla a luj solo, chome egli dipoj fecie. Cominciorno addunche egli e Lorenzo di Bartoluccio insieme a dar principio alla impresa, et così d’acordo la condusono infino al termine del vogierla la volta dove era la dificultà et la inportanza del tutto. Alora Pippo che con industria et sigacità grandissima osservando tutti i modi che teneva Lorenzo di Bartoluccio aveva conosciuto che egli non era suficiente a condurla simile opera, havendo prima volutosi acordar seco che ciascuno di loro ne pigliàsi a fare una,......... e doppia et fra l’una chappella e l’altra, cioè fra il guscio di fuori e quello di drento si va per tutto, e Lorenzo chome queli che non glene bastava l’animo non haveva voluto....... si serò in casa fingiendo d’essere malato. Cominciò Lorenzo andare a visitarlo et dimandargli quello che egli haveva a fare; al che rispondeva Pippo: Seguita da te; e Lorenzo non volendo farlo lo riferì a’consolj, i quali presono partito di mandarvi 2 di loro, i quali salutatolo per parte del magistrato e dettogli come e’ desidererobono acciò che e maestri che erono in opera non perdessin tempo, e che egli dessi l’ordine a qualchuno di quello che egli si avessi a fare, rispose: E vi è Lorenzo, et che farà egli. Al che soggiugniendo eglino che Lorenzo non voleva fare sanza lui, rispose: Io farei ben sanza lui io; nè dipoj volle maj dire altro. Ritornorno a’ consoli costoro et riferirno loro le parole di Pippo, le quali considerate da loro fu per loro deliberato che [p. 34 modifica]la inpresa si dessi a Pippo solo. La qual cosa intesa Pippo et parendogli d’esser venuto a quel termine che egli haveva tanto desiderato, cioè di tenere il primo luogo nella architetura, poichè egli non haveva possuto nella schultura, uscì subito fuora et andatosene fuora della porta alla Croce fecie fare uno ispianata in su renaio d’Arno circha d’un mezo miglio per ogni verso et quivi disegniata in terra questa chupola quanto ella haveva a esser grande appunto, et fatto uno punto nel mezo disegniò tutte le pietre............ che tiravono............ et colta la misura della grandeza et qualità loro che ve n’era di varie sorte che incastravono l’una nell’altra, ne fecie alchuni modegli di rape (3) et mettendovi la misura cominciò a farla lavorare di quella maniera a scharppelinj et con quelle cominciò a voltarne detta chupola ricigniendola di dentro di midollo di quercia ritenuto da cierti ferramenti i quali appariscono ancora..... di detta cupola di dentro et di mano voggiendola con una facilità maravigliosa et con una grandissima sichurtà di chi vi lavorava, de’ quali, per non aver saputo prima trovar il modo che trovò egli di fare i ponti sichuri, erono insino a que’ dì morti e chapitati male assai. Trovò molti strumenti e molti modi di tirar lassù le chose neciesarie, non più veduti insino allora, con i quali lavorando un bue solamente per uno tirava su qual si voleva (4) grandissimo peso. Et così ordinò questo uomo con tanta diligientia delle cose minori alle maggiori che pare dificile che intelletto umano la possa comprendere, facciendo giorno per giorno i modegli neciessari a quelle parte che si fabricavano come quello che l’aveva del tutto in modo nella mente che non poteva errare, e [p. 35 modifica]così la condusse feliciemente insino a dove si aveva a posare la lanterna. Nel quali tempo essendo chresciuta in a pari della maraviglia et della grandezza e gloria sua conòve in alchuni (5). Non manchorno di quegli che feciono de’ modegli di detta lanterna per ingiegniarsi che egli non havessi il vanto e la groria intera solamente lui di sì maraviglioso et grandissimo edifitio maggior di alchuno altro, di alteza masimamente, di alchuno altro così moderno come antico che si abbia notizia, et insino a una donna o per se stessa o spinta da altri si dicie che ne fecie uno insieme con gli altrj, lo portò all’Opera. Fecie questo mentre il suo Pippo come ella sta al presente et portorlo all’Opera anchora che fussi chonfortato d’alchuni e amici sua che non lo mostrassi insino a tanto che ciascheduno che ne facieva vi avessi portato il suo. Ai quali rispose che non lo stimava, perchè il vero non era se non uno. Donde forse cavò Michelangiolo le parole che egli usò quando hebbe a fare il modello di quella che è sopra la sagrestia nuova di san Lorenzo, che essendogli detto che s’ingeniassi di variare da quella di Pippo, rispose: Variar si potrebbe, ma far meglio no, perchè Pippo à ochupato il primo luogo. Fu finalmente deliberato dai consoli che ella si faciessi secondo il modello di Pippo inperò che egli piaque tanto che ancora i sua caluniatori confessorno che egli stava bene, ma solamente dicievano che non vedevono il modo dove egli potessi fare da salirvi su senza guastarla, purchè e’ mostrassi loro dove avessi a essere salita: la qual cosa essendogli detta dai consoli rispose: Se voi non ci avete altro che vi dia fastidio lasciatene avere il pensiero a me. Ma ostando pure i consoli con questa obbiezione, quando e’ gli hebbe tenuti più giorni cho l’animo sospeso, però disse loro [p. 36 modifica]che se gli promettevano liberamente di seguire il suo disegnio che la mostrerebe loro; ai quali allogatognene con questa chonditione dimostrò loro come ella era in uno de’ pilastri, insino alora stette loro segreta, e così dimostrò la grandeza dell’arte sua et il poco achorgimento di coloro che dimostravono d’intendersene, che non havevono maj saputa vedere, et così seguitò di fare detta lanterna ancora che non manchassino di que’ che dicievano che la grandeza et il peso suo era tale che farebbe un dì rovinar detta chupola: ai quali Pippo dimostrò con ragione chiarissime che il peso suo era donde nascieva la sichurtà et la forteza d’essa chupola, et che quanto maggiore fussi più forte et mancho pericolo portava di rovinare (6). Et così finalmente dette perfetione a sì maravigliosa chosa et sì grande edifitio, per il che oltre all’esserne largamente premiato insegniò che in lui era stata una virtù strasordinaria. Gli fu chonchieduto il sepulchro publicamente in detta chiesa sopra della quale è la sua testa con uno eppitafio, il quale dicie come con la sua maravigliosa arte è stato fatto la chupola di detto tempio, fatto per le mani d’un suo disciepolo. Fecie in questo tempo (7) anchora Pippo il modello della chiesa di santo Spirito, il quale dipoi non fu seguito interamente secondo il disegnio suo nè nella porta, nè ne’ ricignimenti di fuori, ne’ quali si aveva a dimostrare...... che egli è dentro, nè negli altari delle cappelle che avevono a essere a lato dinanzi, acciò che il prete quando dicieva la messa stessi col viso volto al popolo come in santo Giovanni, nè ancora cholla cupola perchè si alzorno troppo ne’ pilastri e ne’ chapitegli della colonna et dipoi nel ricignimento in modo che la chupola viene a essere fuori della [p. 37 modifica]ragione. Fecie anchora il modello della chiesa di santo Lorenzo a Firenze con quel della sagrestia vechia. Anchora quivi non fu seguito poi interamente il suo disegnio. Fecie il modello della chappella de’ Pazi nel chiostro di santa Croce, la quale i frati usono per chapitolo, et il modello della casa de’ Busini in borgo santa Croce. Fecie il modello della loggia de’ Nocienti8, gli archi della quale furon volti sanza armadura alchuna. Ma havendo, mentre ch’ella si facieva, andare a Milano al servitio di Filippo Maria a fare il modello d’una sua forteza, lasciò insu luogo sopra detta9 opera un cierto Francesco Della Luna, il quale usciendo del suo ordine ricinse insino a terra detta loggia con l’architrave, la quali cosa veggiendo alla sua tornata Pippo, fu molto biasimato da luj et diciendogli Francesco che l’aveva cavata di san Giovanni di fuora della porta di sopra gli rispose: Uno erore vi era et quello ài seguitato. Fecie molte altre cose in Milano et il modello della forteza di Pesero, et quello di quella di Vicopisano. Fecie uno modello per la sua casa a Cosimo de’ Medici, la quale aveva a esser posta in su la piaza di santo Lorenzo chon la porta sua principale al dirinpetto a quella di santo Lorenzo, et dove ella è oggi haveva a esser piaza: nel quali modello usò grandissima arte et secondo si ritrasse si era molto sodisfatto et usava dire che aveva a’ suoi dì desiderato molto di fare una casa et che si era finalmente abbatuto a uno che poteva e voleva farla. Niente di mancho Cosimo per parergli cosa troppo suntuosa non seguì detto suo disegnio, onde Pippo avendo messo in quel tutto il suo sapere lo spezò per sdegnio. Finalmente essendo venuto in una riputazione del primo ingiegniere et [p. 38 modifica]architetore d’Italia con grandissimo dolore della città si morì nel 1458 (10) et quasi da tutto il popolo acompagniato, inperò che per l’altre sua molte buone qualità era benvoluto da ciaschuno. Fu honorevolmente, come si disse di sopra, seppelito nella chiesa di santa Maria del Fiore.

  1. Ms. larsiata, vocabolo non registrato nei dizionari.
  2. Ms. ingrandibile.
  3. È proprio scritto di rape.
  4. Ms. volgieva.
  5. Pare manchi la parola invidia.
  6. Ms. rovinava.
  7. Ms. tempio.
  8. Degl’Innocenti.
  9. Ms. detto.
  10. Il millesimo, inquadrato sul ms. con linee che formano una specie di cartella, resulta errato, essendo il Brunelleschi morto nel 1446.