Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVI/La Pesca

La Pesca

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Secolo XVI - Giustizia civile e criminale Secolo XVI - Costumanze
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LA PESCA

La pesca costituisce uno dei maggiori cespiti di guadagno per gli abitanti di Varenna e perciò il diritto di esercitarla era avidamente ricercato e spesso dava luogo a controversie. [p. 145 modifica]

Il diritto di pesca era anche fortemente conteso fra lo stato, il Comune e i privati.

La sorveglianza sulla pesca era affidata al capitano del lago di Como, ed era regolata da particolareggiate disposizioni, relative ai periodi in cui la pesca era permessa, ed al modo di pescare. Le reti dovevano avere determinate forme e dimensioni e dovevano essere preventivamente bollate.

Nel 1518 Giuseppe Forno di Varenna ricorre «come buono et obediente subdito suo esponendoli massimamente l’arte sua essere il pescare, et in ciò consisteva ogni suo potere per acquistarsi il vivere per lui et sua famiglia et havendo esso supplicante fatto fabricare una rete della forma e modello incluso non vorria esser molestato da Commissario alcuno o altro ufficiale deputato; perchè tale rete deve essere permessa atteso massime per essere di magior malia della forma et modello stabilito dagli ordini sopra ciò dispensati et la qual rete non si piglia nè si può pigliare pesce minore di cinque o sei oncie».

La domanda è accettata: «L’Illmo Sig. Vicario et dodeci de Provisione della inclita città di Milano concedono licentia a Giuseppe Forno et suoi compagni di poter pescare con una rete chiamata rete de aquedo di magliaFonte/commento: 526 larga più dell’altra il doppio, senza codda, la qual rete si possi usare d’ogni tempo senza alcun impedimento».

Le frodi in fatto di pescagione erano molto frequenti. L’8 giugno 1568 li deputati ai negozii della città di Como scrivono al Vicario e dodici di Provvisione della città di Milano, che sono stati sorpresi individui di Varenna a pescare abusivamente nelle acque del lago di Lecco: «Et così le avisiamo come venerdì passato alti cinque di questo, la notte il predetto Clerico et il locotenente del detto capitano del loco tolsero a Bartolomeo e Andrea de Campioni de Varena una nave con remi et tenda et una rete spessa con libre sei agoni quali furono trovati pescare nel ramo di Lecco, et fu condotta nave et rete a Bellasio, dove il giorno seguente fu rubata dal detto Bartolomeo. La notte medema tolsero a Donato de Calvasina de Varena ritrovato pescare nel detto ramo una nave con remi et tende con libre sei agoni et una rete spessa, l’istessa notte tolsero a Nicolao del Forno di Varena ritrovato nel predetto loco a pescare libre quattro agoni quali cose sono poi state rubate dal detto Nicolao nel loco de Pescallo, dove erano condutte e consignate. Tolsero ancora la detta notte a Giovanni Pietro e Giorgio Venini de Fiume Latte ritrovati a pescare nel già detto loco la nave, remi e tenda con rete spessa ed una libra di agoni»1.

Il 15 giugno 1571 in Milano d. Pomponio Vinarca in qualità di sindaco e procuratore delle comunità di Bellano, Varenna, Dervio e Corenno, comparso innanzi al magistrato straordinario dello stato di Milano, all’accusa di avere le predette comunità contravvenuto all’editto 19 [p. 146 modifica]maggio 1571 per avere usato arbitrariamente del diritto di pesca in acque spettanti alle R. Camera, oppone le osservazioni seguenti:


1. - La comunità di Mandello ha il diritto di pescare e far pescare e quindi di affittare e porre all’incanto la pesca nel lago di Como dal sasso detto la Scaletta verso Malgrate e verso Varenna fino al sasso dell’Olcio.
2. - Varenna, per ciò che riguarda il predetto diritto l’ha verso Mandello fino al Sasso d’Olcio e verso Bellano fino a Rivalba ovvero a valle Gitana.
3 - Bellano verso Varenna fino alla val Gitana e verso Dervio fino alla Val de Grabia; verso Rezzonico fino alla linea mediana del lago.
4 - Dervio, verso Bellano fino alla val de Grabia e verso Corenno fino al passo detto la Rocca che è tra Dervio e Corenno.
5 - Corenno verso Dervio fino al suddetto fosso detto la Rocca e verso Colico fino al luogo della Piana.
6 Le predette comunità sono nel predetto diritto da tempo immemorabile.
7 - Il lago non può essere annoverato fra le regalie, poichè sono tali soltanto quelle cose che spettano al principe, mentre negli usi feudali non sono nè comprese nè nominate le regalie.

Chiede pertanto che il suddetto editto non nuocia alle comunità di cui trattasi.


In una grida emanata a Milano il 7 marzo 1530 per la vendita del pesce, durante la quaresima, erano stabiliti i prezzi delle diverse qualità di pesce: — gli agoni del lago di Lugano erano valutati soldi 1 e denari 1 la libbraFonte/commento: 526, mentre quelli del lago di Como e Maggiore denari 8. Il che proverebbe che gli agoni del lago di Lugano erano preferiti.

Tutti i paesi lacuali erano obbligati a fare affluire sul mercato di Milano durante la quaresima pesce fresco.

Varenna doveva mandarne libre 300 ogni settimana.


In data 24 maggio 1587, il Vicario di Provvisione del Ducato di Milano in base ad antichi diritti della cappella di San Giovanni Battista di Varenna, dà ordine perchè non ostante che le grida vietassero la pesca coi raggi, sia data licenza al cappellano della detta cappella, ed a Giuseppe Gerino suo fittabile di pescare e far pescare nel territorio di Lierna, Val Vachera e Molvedro.

Nell’agosto del 1570 i sindaci generali della comunità di Valsassina investono a titolo di fitto i nobili signori Bartolomeo de Schenis figlio di ser Antonio e Paolo Tempestino de Dentis f. q. ser Giorgio, abitanti a Bellano di tutta la porzione di lago di proprietà del comune di Perledo coi seguenti confini «flumine Olivedi citra usque ad vallem Gitana ad [p. 147 modifica]revalbam prout in facto reperitur usque ad medium lacum cui coheret a mane territorium dicte plcbis S. Martini a meridie a flumine Olivedi infra comūnis Varena, a sero comunis Comi, a medio loco ultra et a vento comunis Bellani2.

Note

  1. Archivio Civico Milano. Località foresi. Cart. 739.
  2. Archivio Notarile Milano. 3 agosto 1520. Notaio Boldoni Giov. Battista f. q. Giovanni Antonio.