Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVI/Giustizia civile e criminale

Giustizia civile e criminale

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GIUSTIZIA CIVILE E CRIMINALE

Su questa materia non abbiamo in questo secolo fatti di notevole importanza.

In una relazione dei consoli di Varenna, Battista Mazza e Giov. Battista Serponti, in data 18 ottobre 1582, è fatto menzione di una rissa scoppiata per futili motivi tra Galeazzo Tenca e Giovanni Antonio Tenca. Come al solito tra i due litiganti il terzo andò di mezzo: in questo caso il paciere sfortunato fu Ercole Serponti, che venne ferito di pugnale da un membro della famiglia Tenca, e precisamente da Cesare Tenca, che ferì pure Madonna Prudentia moglie di Galeazzo Tenca. Pare che nel parapiglia generale che ne seguì rimanesse ferito anche un Andrea Scotti.

Fra le querele presentate al podestà di Varenna ve n’è una del 28 settembre 1585, in cui Vincenzo Scotti si querela «all’ufficio del magnifico signor Podestà di Varenna, contro messer Bernardo Serponti, che per futili motivi lo ha gettato a terra e percosso facendogli battere la testa contro il muro, come lo può attestare il medico Scotto che lo ha visitato». Lo Scotti domanda giustizia, ed invoca il debito castigo, protestando di essere di sangue nobile, e domandando 500 scudi d’indenizzo all’avversario.

Nell’anno 1583 il pretore dovette occuparsi di un curiosissimo pettegolezzo. Erasi recato ad abitare a Regolo, presso Perledo, una nobile dama, certa Anna Rodriquez, moglie del nobile Alvise Brisegni ufficiale spagnolo. A questa dama era stata mossa l’accusa d’intendersela col podestà della Valsassina il Dott. Vincenzo Stefani.

Effettivamente questo signore, ogni qualvolta si recava a Perledo visitava l’elegante dama, presso le quale, egli diceva, doveva recarsi per [p. 142 modifica]leggere le lettere che le scriveva il marito; il che proverebbe che la elegante signora era analfabeta.

Venne fatta una specie d’inchiesta dal Vicario foraneo della Valsassina, e gli abitanti di Perledo interrogati, presero tutti cavallerescamente la difesa della signora Rodriquez.

Interessante è la seguente deposizione di un suo vicino di casa che per la sua attraente ingenuità riferiamo testualmente: Interrogato messer Antonio Signorelli figlio del quondam Bartolomeo, teste giurato risponde: «Per quel che io ho conosciuta la detta signora Anna quale habita qui In Regolo et è mia vicina, cioè che abitamo in una medema casa et tra la sua casa et la mia non vi è se non una tramezadura d’assi et tutto quello che si fa in casa mia si può sentire in la casa dela detta signora Anna et pel contrario quello che si fa in casa sua si sente in casa mia, et come nel conversare et nel praticare che ho avuto con la dita signora, io l’ho sempre conosciuta per gentile donna et persona d’honore, nè mai in questo tempo che ha habitato in questo loco si è sentito da lei dirsi alcuna parolla inhonesta nè si è visto alcun atto brutto nè tal cosa per la quale habbi dato scandolo ad alcuna persona di questi paesi, anzi dico a V. S. che se qualche volta, essendo noi altri homini in piazza dicevamo qualche parolla che non stesse bene, lei ci riprendeva et diceva che eravamo vigliachi in lingua spagnola et altre representioni.

Questa signora è molto amata in questo loco e riverita da tutta la gente et in particolare lei è amorevole de’ poveri et gli fa del bene et per li soi boni deportamenti è sempre accompagnata si da le gentildonne de questo paese come anco da le putte da marito di questa terra.

Quando intesi che li erano stati mandati certi comandamenti da parte de li sopradetti io me ne meravigliai molto sapendo la sua buona e honorata vita come ho detto di sopra perchè per quale indictio io per li soi deportamenti, come giò ho detto, lei, è persona degna d’ogni lode et tale che li dispiaceno le cose mal fatte, per quanto posso giudicar io.

Lei non si diletta neanche d’andare a spassi nè solazzi come fanno delle altre, solo è andata qualche volta a visitare la consorte del signor dottore Bergamo a Regoledo et Giovanna da Gero a Bologna.

Ognuno può dire quello che gli piace ma io vi dico inverità perchè per quello che ho conosciuto io nessuna persona si è scandalizzata della venuta del nostro sig. Podestà in questo loco perchè se li è venuto li è sempre venuto con cancelliere fanti et altri per interesse dell’ufficio suo a esaminare testimoni et ha esaminato quasi tutto questo paese per ricavare la verità da infiniti facti che si facevano in queste parti et ha fatto prendere uno che si chiamava il Tamburino et questi li esaminava qui in casa del sig. Ludovico Hongania ma è ben vero che andava qualche volta con il suo cancelliere e altri a magnar in casa della detta signora, ma però con tanta honestà che non si può dire di più et intesi [p. 143 modifica]anco dire da la detta signora che allì giorni passati lei ebbe certe lettere di Spagna, et che lo mandò a dimandare per farsele leggere perchè erano in lingua spagnola, et nissuno altro che lui li sapeva leggere et così lui venne e poi ritornò a Introbbio»1.

In data 11 Agosto 1531, il già comandante le forze ducali Ludovico Vistarini, denuncia un certo Abondiolo di Fiume Latte, non meglio identificato, ed altri quattro di Bellano, avergli rubato i suoi bagagli per il valore di 50 scudi d’oro nel momento in cui egli con le sue truppe lasciava Varenna durante la guerra contro il Medeghino.

Egli cita i ladri davanti al podestà di Bellano e delega a rappresentarlo Giovanni Antonio Tenca luogotenente del podestà di Varenna2.

Drammatica è la relazione del console di Varenna Giovanni Battista Serponti all’autorità giudiziaria su di un attentato conpiuto verso una donna:

«Io Giovanni Battista Serponte consule di Varenna per mio discarico denuncio che in questa notte passata circa alle tre ore di notte fu fatto certo insulto contro Camilla Bertarina da Iseno, che ora habita in Varena in una casa del signor medico Scotto sopra il forno donde certi giovani il nome de li quali non lo potuto intendere batterono a terra l’uscio della casa dove era dentro detta Camilla quale era serrato et instanhgato et di poi andarono a l’uscio de la camera di detta Camilla qual era pontelato et lo aprirono per forza et dita Camila cridando aiuto aiuto, di subito andorno et miscero la mano a la boca di essa Camila dicendoli tagiete et lei rebatete cridando: chi mi può aiutare mi aiuta, et a questa voce saltò a la finestra di subito Caterina Scotta et Bartolomeo suo fiollo a li quali si può dimandare se hanno conosciuto questi tali et intendo che in questa hora erano in piazza mess. Giov. Battista Forno et mess. Cexero Scotto et Giov. Maria Manera et Alvise Campioni3.

I dintorni di Varenna erano in quel tempo infestati del brigantaggio. In un memoriale del 14 Settembre 1514, direttto al barone Sfondrati, dal podestà di Varenna, Bellano e Mandello, e che sarà pubblicato nel volume dei documenti, è fatto il nome di un bandito certo Giovanni Hongania del Monte di Varenna e dei componenti la sua banda. Curiosa è la consuetudine di allora di concedere la libertà al bandito che ne avesse ucciso un altro.

Giovanni Antonio Rozonus commissairio delegato dal governatore dello stato di Milano, Ferrante Gonzaga, con decreto in data 28 [p. 144 modifica]settembre 1548 proibisce, sotto pena di gravi multe al comune di Varenna di esigere il dazio sulle merci sbarcate alla riva di Olivedo o Molvedro da parte degli uomini del Monte di Varenna, perchè questa spiaggia formante confine era di diritto del Monte di Varenna e cioè della Valsassina.

L’unico ricordo del processo del foro ecclesiastico l’abbiamo nella dichiarazione dei vicini della Pieve di San Martino di Perledo, i quali attestano che Franceschino del q.m Giovanni de Bascheri del luogo di Bologna, detenuto nelle carceri del reverendo padre inquisitore è povero e miserabile e merita godere dei privilegi dei poveri4.

Un accenno agli statuti di Varenna e precisamente al capitolo De questionibus commitentis intentibus interFonte/commento: 525 agnates, l’abbiamo nell’invocazione fatta da maestro Gaspare De Veninis a nome suo e della famiglia davanti a Pietro de Campioni luogotenente del dottore Ambrosio de Giussano podestà di Varenna5.

Nel 1592 Prospero Tenca era stato eletto fiscale della Valsassina e di Lecco per un biennio. Ma non deve avere eseguito molto bene il suo cómpito poichè due anni dopo troviamo una supplica del fisco comitale, relativa alla sua detenzione nelle carceri di Milano per delitti non bene qualificati. Il detto Tenca è nominato come vassallo del Duca di Monte Mariano, e nell’ordinanza successiva del Senato è raccomandato che il capitano di giustizia mandi al più presto ad assumere informazioni sul Tenca, sulla sua vita e sui suoi costumi e che il processo sia tosto portato a termine e che per intanto l’accusato sia tenuto ben segregato, e non sia rilasciato senza parere del Senato6.

Da un atto notarile del 9 luglio 1572 si apprende la condanna data da Don Nicolao Stampa pretore di Valsassina contro Jo: Hongania di Regolo per omicidio premeditato in persona di Paolo Tondelli di Regolo7.

Da un atto notarile di Giorgio Serponti del 29 giugno 1571 ricaviamo che Battista di Balbiano è bandito avendo commesso un omicidio, e la moglie Pietrina Majelis rimasta priva di mezzi è ridotta a vendere un’aia per triturare le biade nel luogo di Musagio di Lierna.

Note

  1. Archivio Notarile Milano. Not. Arrigoni Porfirio. Atto 18 Agosto 1583.
  2. Biblioteca di Brera. Raccolta Morbio. Manoscritto 714. Doc. IX.
  3. Biblioteca di Brera. Raccolta Morbio. Manoscritto 714. Doc. XVI
  4. Archivio Curia Arcivescovile. Archivio spirituale. Legione 10.a Valsassina. - Vol 36.
  5. Biblioteca di Brera. Raccolta Morbio, manoscritto 214. Doc. 3° - 23 agosto 1519.
  6. A S. M. Raccolta Sitorni di Scozia Cart. 38. Fasc. 254. 13 ottobre 1594
  7. Atti del notaio Cattaneo Cesare qm Francesco.