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a vigna sito in detto territorio dove si dice di Bufano; un pezzo di terra a campo sita dopo il luogo di Musatio, ed un altro nello stesso territorio nel luogo che dicesi Groso, nominato nella sopradetta lettera e nello strumento di livello, fatto dal sac. Giorgio de Brentis, gia cappellano di S. Maria di Varenna, con Antonio e Bartolomeo de Brentis di Varenna dal notaio Donato de Marliano. Interrogato in qual modo sappia tutto ciò Andrea de Serponte risponde che lo sa perchè egli è uno dei più vecchi di Varenna, e che crede che qualora si facesse il cambio dei sopradetti beni tra il cappellano di S. Maria e detti fratelli de Brentis, la detta cappella ne sarebbe molto avvantaggiata1.

I testimoni di questo atto furono: Guglielmo Mazza, Abondio Genone e G. Ludovico Calvasina.


GIUSTIZIA CIVILE E CRIMINALE


La giustizia era amministrata dal podestà e dagli ufficiali del governo ducale. Le pene comminate per i vari reati erano molto severe, ma la sanzione era il più delle volte mitigata da grazie, o da multe in denaro.

Durante il periodo della guerra tra Milano e i Veneziani, nell’anno 1452, vennero arrestati e fatti tradurre nelle carceri dal capitano del lago di Como, certi Contrino, padre e figlio, del Monte di Varenna, per avere esportato granaglie nel campo nemico. La grazia per i due detenuti venne chiesta da Bartolomeo Colleone ai Duca di Milano, il quale la concesse senz’altro2.

Il 20 agosto 1454, Biasino de Bordoni di Varenna inviò una supplica al Duca nella quale espone di aver riportato una grave ferita di coltello alla testa, per opera di Gasparino de Serponte, ferita che lo tenne in pericolo per due mesi, e chiede la punizione del feritore e l’indennizzo delle spese sopportate per la cura della malattia. Ed il Duca scrive al podestà di Varenna: «Biasino de’ Bordoni de quella nostra terra ne ha fatto significare et supplicare quanto vederai per la cedola quale te mandiamo introclusa et perchè simili excessi de che fa mentione dicta cedula ne sono sopra modo exosi et intendimo non vada impunito volimo et per questa te commettimo che havuta diligente informatione provvedi alla indennità et satisfactione del detto supplicante»3.

I Serponti erano una famiglia molto ricca e potente e perciò non deve recare meraviglia se il potestà di Varenna, dati i tempi, non abbia tenuto conto dell’ordine ducale. Il povero Biasino de Bordoni dovette

  1. Arch. Not. di Milano, Not. Bernardino De Matti
  2. Arch. di St. di Milano. Registri ducali, n. 129 A f. 361 t.
  3. Arch. di St. di Milano, Registro missive n. 25 f. 4.