Un passo avanti nella cultura femminile/Tesi/IV

Capitolo IV

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IV.

Dal rapido sguardo dato alla donna d’Italia e di Francia appare evidente che, se l’individualità giunge ad ogni tratto ad affermare le attitudini del sesso gentile ad ogni produzione dello spirito, le masse sono tuttora inconscie ed ottenebrate dalla vita vigorosa dell’oscurantismo e dalle civili e politiche istituzioni per nulla affatto pressate di spingerle avanti.

Ma se poi l’attenzione volgiamo allo stato intellettuale della donna nella penisola Iberica, dove l’oscurantismo sembra avere sotto gli Habsbourgo concentrate le più spietate sue rabbie, [p. 35 modifica] il cuore si stringe a pietà — La patria di Maria de Pacheco e della grande Isabella, la lingua illustrata dalle liriche armonie di Inez de la Cruz e dalla eloquenza di Teresa de Cepéda, non potrebbero senza calunnia reputarsi infeconde od isterilite di genii femminili — Ma pur troppo le esistenze di due dispotismi simultaneamente regnanti, e l’un nell’altro addentellati, se depressero in massa la nazione doveano deprimere doppiamente la donna, siccome quella che è eternamente curva sotto il doppio pregiudizio collettivo ed individuo.

Tuttavia è glorioso per la donna che la Spagna, invasa dagli Habsbourgo, abbia trovato in Maria Pacheco, l’eroica vedova di Villalar l’ultimo suo martire e l’ultima sua difesa; e, travagliata quindi da una serie di principi imbecilli e tiranni, debba cercare in Isabella di Castiglia l’ultimo argine alla sua decadenza, per poi salutare l’alba del suo risorgimento nella reggenza di Maria Cristina.

La cattolica Inquisizione, che per purgare la Spagna dall’eresia la spopolava bruciando, confiscando ed esiliando, aveva ridotta la popolazione Iberica nel 1769 alla cifra desolante di 9 milioni d’anime. Ma se il commercio iberico rovinava coll’espulsione degli israeliti, se l’agricoltura svaniva coll’esportazione dei Mori, se la vita intellettuale era uccisa dal Santo Ufficio; il monachismo, in via di compenso, si dilatava, si moltiplicava, s’arricchiva [p. 36 modifica] alla maggior gloria di Dio, e si divorava palpitanti le viscere della bella penisola, come l’edera assorbe e succia nell’amplesso parassita l’umore dell’albero.

Nel 1834 la Spagna contava 1,940 conventi con una analoga popolazione di 30,905 frati, e 27,700 monache — I decreti reali che tre anni dopo sopprimevano i conventi maschili non si preoccupavano dei femminili, sicchè là, come e più che altrove, educazione della donna rimarrà per molto tempo forzatamente retriva — Qual meraviglia perciò che la scrittrice più eminente e popolare della penisola Iberica, quella la cui fama ha varcato i Pirenei, e dopo aver fatto il giro d’Europa ha già approdato ai lidi dell’altro emisfero, vogliamo dire Dona Cecilia Bohl, nei suoi numerosi romanzi firmati collo pseudonimo di Fernan Caballero, non sia che l’eco piangente della società medio evale, l’apoteosi di tutto il passato, il mostruoso rimpianto di tutti gli orrori trascorsi?

Nel 1860 la Spagna contava 20,744 scuole, delle quali 17,292 pubbliche e 3,452 private — le quali cifre benchè lascino tuttavia molto a desiderare, non può negarsi che segnino un progresso nella coltura del paese, quando si raffrontino alle cifre ufficiali dell’anno 1822 che davano 17,069 scuole primarie, delle quali 5,021 per le fanciulle — Nel 1822 gli Spagnuoli che sapessero leggere e scrivere non giungevano a [p. 37 modifica] tre milioni — Oggi le scuole primarie di Spagna sono frequentate da 1,088,495 alunni, dei quali 408,286 sono femmine — le quali cifre ci danno la proporzione di 60 fanciulle sopra 100 maschi applicate allo studio primario: proporzione che mette la coltura femminile nella Spagna molto al dissotto di tutti gli stati occidentali del continente europeo — Non è perciò a meravigliare che il genio della nobile razza latina vi sia colà, se non certo estinto, assai sopito, avviluppato qual è tuttavia dalle gelide e robuste spire del rettile oscurantista.

Vedendo però come la Spagna abbia saputo prontamente escire dallo stato di deplorevole decadenza materiale nella quale si trovava all’inizio del secolo, coprendosi di una fitta rete ferroviaria, moltiplicando i giornali, riattivando i commerci, incoraggiando l’agricoltura, creando 844 scuole serali nei suoi centri primarii; non è a disperare ch’essa non approfitti egualmente e sollecitamente delle larghezze costituzionali e della forza dei tempi, per riconquistare anche dal lato morale quel posto che compete fra le nazioni ad un popolo, che vanta nella sua storia un lungo primato politico ed il lavoro potente di tre civiltà.

E nell’augurio stesso vuol comprendersi la nobile nazione portoghese, la cui storia si rannoda e si confonde colla vicina, e la cui rigenerazione data, come quella dell’altra, da una donna. [p. 38 modifica]

Nel 1834 Maria Seconda inaugurava il suo regno colla soppressione degli ordini Monastici; misura che esigeva tutta l’energia di carattere di cui disponeva la giovine regina, esasperando essa il partito clericale, che per la forza del numero e dei mezzi potea considerarsi come nella Spagna la maggioranza del paese.

Per la ragione medesima che la storia del Portogallo si rannoda assai generalmente a quella di Spagna, lo stato intellettuale della donna vi presenta lo stesso vuoto e lascia tutto a desiderare.

E di ciò dovrebbe essenzialmente calere alle principesse nei paesi in cui, come nella Spagna e nel Portogallo, esse sono chiamate alla testa dello Stato. Poichè, se le istituzioni fatte sotto l’influenza dell’uomo sentono necessariamente la predilezione dell’uomo, le leggi e le riforme presiedute dalla donna dovrebbero necessariamente sentire le naturali sollecitudini pel suo sesso — Se la gloria del Sovrano irradia sulla nazione, la grandezza ed il benessere della nazione sublima e glorifica il sovrano — Ciò sentirono Eleonora Arborea, Catterina II, e Maria Teresa le cui prime sollecitudini furono le riforme legislative, riforme che segnarono nelle condizioni femminili un progresso gigante, che (fatta ragion dei tempi) si lasciano oggi stesso a tergo legislazioni recentissime, presiedute ed ispirate da sovrani dell’altro sesso.