Trezzo e il suo castello/I
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Capitolo I.
L’antico Trezzo, situato a destra dell’Adda, non era precisamente dove sorge l’odierno, ma bensì a ponente verso la parte che mette a Roncello: questo si argumenta dai molti avanzi di fabricato scoperti negli scavi e smovimenti di terra colà eseguiti. Alcuni autori opinano che fra Trezzo e Imbersago vi fosse un lago, e che lo scoglio su cui ergesi il castello si estendesse fino alla sponda opposta. L’Adda, che nel lungo suo corso allentasi di tratto in tratto e ci offre graditi bacini, ne formava pur uno ai piedi del promontorio di Trezzo, donde breve spazio è lasciato allo sfogo del fiume che precipitoso discende, seminando l’alveo di ciottoli quasi tutti di granito, di gneiss e di serpentina. Sembra però che col volger degli anni la corrente corrodesse a poco a poco lo scoglio ed allargasse il letto del fiume in guisa da far sparire il più ampio ma più elevato bacino del lago preesistente, e delle cui antichissime sponde alcuni sottili indagatori pretendono di ravvisare ancora le traccie. Certo è che lungo la riva sinistra del fiume sorgono parecchi massi staccati, a simiglianza di mura che minacciano ruina. I ciottoli essendo riuniti talvolta da un cemento calcareo, formano una solida puddinga che viene scavata come pietra da costruzione, ed è conosciuta in Lombardia sotto il nome di ceppo.
Trezzo (poichè non v’ha nome che a caso sia stato imposto, e il conoscerne l’origine è anch’esso punto capitale di storia) deriva, a nostro avviso, dal celtico Trecc o Tracc che significa promontorio o luogo alto e fortificato1. Ricorda il lettore come ai Celti devesi la fondazione di non poche nostre terre, il significato de’ cui nomi trova soltanto nella loro lingua una soddisfacente interpretazione.
Circa 222 anni avanti Cristo, come si ha da Polibio, i Romani forti ed agguerriti varcarono l’Adda in un luogo non ben determinato, ma, secondo l’opinione dei più, a breve distanza da Trezzo, cioè a dire a Cornate. Appena i Galli ebbero notizia del loro avvicinarsi si trincerarono al ponte dell’Adda per contenderne il passo, e sconfitti dopo un’ostinata lotta passarono nei dintorni di Trezzo, e di qui si posero in salvo fra le gole delle montagne vicine. Divenuti così i Romani padroni di Milano e delle terre dipendenti, le conservarono sotto il loro dominio sino al 476 dell’era nostra. Sottentrava il principato degli Eruli, e dei Goti; indi quello dei Longobardi, che signoreggiarono l’Italia settentrionale per oltre due secoli (sino al 774), introducendovi li usi, i costumi e le istituzioni germaniche.
Là dove l’Adda corre verso mezzodì avvallata fra le sponde, formando una curva pericolosa alla navigazione, vuolsi che questi ultimi invasori erigessero sopra uno scosceso poggio calcareo, disposto a foggia di penisola, una rocca a proteggere la Brianza dalle scorrerie degli Orobj; e la tradizione riferisce il fatto all’epoca di Teodolinda.
Durante il dominio dei Carolingi e dei successivi re d’Italia, il forte non ebbe che una piccola torre tenuta da alcuni baroni lombardi.
Il nostro borgo al pari di Lomagna, Besana, Agliate, Mandello, Carimate, Mariano, Asso e Civenna ebbe capitani proprj, la cui istituzione è anteriore ai due capitanati di Carcano e di Pirovano con Missaglia stabiliti sul finire del secolo X.
Contemporaneamente il contado della Bazana che costituiva fin dal 962 una circoscrizione territoriale a sè, comprendeva le tre pievi di Gorgonzola, Pontirolo e Corneliano, ed aveva per capoluogo Trezzo che divenne così il centro degli affari di maggiore importanza.
In un documento del 15 di genajo del 998, è parola d’un ardua lite insorta per alcune terre fra Luitfredo vescovo di Tortona e i conjugi Riccardo e Valdrada. La controversia fu ultimata con un duello tra l’avvocato del vescovo e lo stesso Riccardo alla presenza dell’imperatore Ottone III in Pavia. Riuscì vincitore il prelato che diede una parte di queste terre in dono all’imperatore, vendendo l’altra ad Ottone di Franconia padre del pontefice Gregorio V. Fra queste ultime erano comprese la metà della corte, il castello, la chiesa di S. Giorgio, le cappelle, le case e i servi di Cornate2, metà del castello detto rocca, e diversi possedimenti in Verderio, Pozzo, Trezzo, Concesa, Imbersago, Busnago, ec.
Già in que’ tempi parecchie cospicue famiglie sceglievano Trezzo per loro dimora e vi avevano ampie tenute. Nel 1074 morì in Milano un giovine e nobile cavalliere per nome Afberto il quale fu sepolto in S. Nazaro Pietra Santa. Dai suo epitafio, tuttora esistente in quella chiesa, detto è che lasciò ad essa alcuni poderi ne’ territorj, di Vermezzo, Gorla Minore, Castegnate, Abbiate, Marnate, Mariano, Landriano e Trezzo, sottoponendola perciò ad alcuni oneri. Così pure tra i signori di Trezzo contavasi un Bellebuono che donò nel 1135 al monastero di Chiaravalle i suoi poderi in Gessate, i quali furono poi cambiati con la grangia di Villione.
Note
- ↑ V. Bullet. Langue Celtique, a. v. — Crediamo abbastanza notorio che parecchi fiumi e luoghi dell’Italia settentrionale trovano un riscontro di omonimi in altri della Francia. La regione italica che presenta nomi celtici o gallici, estendesi al di qua dell’Apennino a tutta la valle del Po, e s’inoltra per una parte nel Veneto sin oltre il Tagliamento, e per l’altra al confine della già Gallia Cisalpina presso Rimini. Più abbasso ve n’ha alcuni sul litorale dell’Adriatico fino ad Ancona. Questo fatto si spiega, supponendo che tutti quei nomi siano posteriori all’invasione dei Galli condutti da Belloveso. Ma, partendo dalla Lunigiana e segnatamente dalla Magra e seguendo il versante occidentale dell’Apennino sin dove s’estende la Toscana, trovansi là pure in numero considerevole nomi di fiumi senza dubio gallici. Oltre cotesti sembrano essere d’origine celtica anche i nomi dei fiumi di Toscana, Grevi, Agna, Graina, Farma, Sterza, Trezza, ec. Il che prova come anche la Toscana fosse occupata un tempo da popoli celti, i quali ne cacciavano i precedenti abitatori (V. Memoria dell’ing. Elia Lombardini Sull’omonimia de’ fiumi dell’Italia settentrionale e della Francia letta l’11 di dicembre del 1851 all’Istituto Lombardo di scienze e lettere). — A conferma poi del nostro avviso, che Trezzo sia stato fondato dai Celti, viene anche una pergamena dell’ottavo secolo in cui si fa menzione di esso per la prima volta. Ivi il nome della terra si presenta sotto la forma di Trecio. L’atto proviene dal già archivio capitolare di Vimercate, e contiene un testamento dell’aprile 745, con cui Rottopert di Agrate fra le altre disposizioni stabilisce che Grada sua figlia longobarda, o che si facia monaca o che si mariti, stia contenta a quanto le assegnerà, e se alla morte di lui ella sarà ancora nubile, abbia in proprietà alcune case in Trezzo, una casa in Capriate e trecento soldi d’oro figurato, oltre le vesti e li ornamenti muliebri, e quando li eredi nol faciano, essa abbia in proprietà una casa in Roncello, luogo vicino a Trezzo, detto de lo Petione, perchè possa mantenere dieci persone al suo servizio, quattro servi cioè, e sei ancelle (V. Dozio, Notizie di Vimercate e sua Pieve, pag. 155, Milano, Agnelli 1853). Il che dimostra eziandio come si siano scostati dal vero quelli storici che per insufficienti indagini non seppero indicare memorie di Trezzo anteriori al secolo X.
- ↑ Quivi cadde estinto Alachi, duca di Trento, usurpatore del trono Longobardo, in un fiero combattimento col re Cuniperto. Per tale vittoria il re fece erigere nel luogo un monastero dedicato a S. Giorgio.