Trento e suoi contorni. Guida del viaggiatore/Peregrinazioni nel contado di Trento/Ponte Alto. - Lago di Caldonazzo. - Pergine.

Ponte Alto. — Lago di Caldonazzo. — Pergine.

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Ponte Alto. — Lago di Caldonazzo. — Pergine.
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Ponte Alto. — Lago di Caldonazzo. — Pergine.


        La via Nuova che porta da Trento a Pergine sorprende trovandola così agiata fra dirupi e precipizii. Il viaggiatore stupirà alla vista de’ gran fianchi di quelle rupi rotte e divelte dai picconi e dalle mine per ispianarvi un facile cammino che a lunghi tratti trascorre sotto grondardi macigni che sovrastano minacciosi sul capo. Ove adesso è un dolce spianato v’erano in addietro scoscendimenti e trabocchi orribili e profondissimi, e tuttora il viandante rasentando il dosso dirupato de’ macigni a destra meravigliando osserva i cinghioni scagliosi e sotto i piedi gli abissi che [p. 101 modifica] precipitano nel torrente che freme e mugisce nel profondo. Presso a Ponte Alto stanno le rovine dell’antica villa de’ Madruzzi che in parte cadde dalla roccia nella valle. Ivi il burrone si adima tanto profondo, le rupi degli opposti monti sono sì nude e strette e si addentano sì attanagliate fra loro che l’acqua precipitando nella voragine infuria, ribolle, urta e si frange nelle rose radici, e sveglia gli echi delle grotte e dei concavi tufi.

Pont’Alto s’inarca sopra il precipizio, e nei due parapetti ha fenestruccie per le quali sporgesi il capo a riguardare quegli orrori. Laggiù è sempre notte, l’acqua pare inchiostro, le schiume stesse non biancheggiano, una fitta nebbia di vapore sale dalla vallea freddo e crudo che raddoppia il brivido. Tutto quest’orrido è veramente bello a vedersi. L’altezza del ponte è di 208 piedi viennesi. A contemplare da vicino quel baratro conviene scendere pel sentiero che trovasi a manca del ponte che mette sull’alveo del torrente e sull’argine traversale costruito per trattenere le congerie. Stando laggiù l’occhio si compiace di osservare il ponte che pare sospeso in aria, e le acque che rabbiose si avventano tra quelli traruppamenti e scoscendono da voragine in voragine.

Usciti dalla gola di via Nuova si spiana la valle ilare e varia che conduce alla borgata di Pergine.

Il borgo di Pergine è situato sulla via che corre da Trento a Bassano alla sinistra del Fersina, e sta sul punto culminare della Valsugana, ove le acque prendono due diverse direzioni, a settentrione si scaricano nel Fersina che fluisce nell'Adige, e scendono nel lato opposto verso il lago di Caldonazzo e per esso nel Brenta. Il castello di architettura longobarda sorge ad oriente sul monte a ridosso del borgo cerchiato di alte e massiccie mura con feritoie e torri merlate agli [p. 102 modifica] angoli estremi, irte di bertesche, di manganelli e di petriere. Non è molto che si conservavano antiche armature, alabarde, freccie ed altri arnesi di guerra, che andarono miseramente smarriti assieme alle antiche pergamene per incuria di coloro ai quali fu affidata la custodia del castello. Non discosto v’è il cenobio di Valdo ove fu stretto il memorabile patto fra Pergine e Vicenza a comune difesa (1166).

Pergine è una bella borgata nella quale mettono capo più valli, e molti villaggi le fanno corona. La chiesa parrocchiale di S. Maria fu compita all’epoca del Concilio (1545). È d’architettura gotica a tre navate sostenute da quattordici fusti di marmo rosso, tre porte introducono in essa, delle quali la maggiore tutta di pietra con colonne laterali ed architrave mista porge una vaga forma che piace anche ai conoscitori dell’arte; nel fondo dell’archivolto della porta si ammira una pittura che credesi del Bassano. La tela dell’altare maggiore rappresentante la nascita di Maria è lavoro di Augusto Ugolini veronese (1816). Si vuole pure del Bassano un S. Antonio, e una S. Lucia del Cignaroli. Deesi commendare i Perginesi pel loro pulito cimitero colla cappelletta a guisa di Panteon, che riceve la luce dall’alto. Si apparecchiarono quattordici edicole già comperate dalle più doviziose famiglie di Pergine. Nessun borgo del Trentino ha il merito di possedere un simile saggio di civile progresso L’eleganza e il buon gusto sono congeniti presso questa svegliata popolazione; osservate la corretta architettura di casa Montel, gli eleganti poggioli, gli stemmi che accennano a famiglie gentilizie, l’aspetto in genere pulito e piacevole del borgo, le vie ben ciottolate, e tosto vi affezionerete al paese tanto più che la cortesia, l’ospitalità e un fare aperto condiscendente e gentile sono prerogative caratteristiche dei Perginesi. [p. 103 modifica]Lago di Caldonazzo. [p. 105 modifica]     Il Lago di Caldonazzo non discosto da Pergine, dopo il Garda è il più ampio del Trentino. Si estende per 4500 metri in lunghezza e 1300 in larghezza. A occidente di quest’ilare bacino sorgono le rovinose creste della Marzola vestite alle falde di castagneti che l’acqua riflette capovolti. Dintorno poggi, val loncelli, clivi o lame secondo l’ossatura dei monti vicini che gradatamente si sfondano nell’orizzonte. Fra il lago di Levico e quello di Caldonazzo sorge il colle di Tenna, al sommo del quale si vuole che a’tempi de’ Romani giacesse una ròcca, e che per di là passasse la strada militare, traendone argomento dalle vestigia scoperte sotto terra di antichissime costruzioni. Sulle rovine di questo forte si costruirono poi abitazioni di coloni che mano a mano composero il villaggio di Tenna. Dal lago di Caldonazzo sgorga la Brenta che corre al mar tacita e bruna. L’ antico castello di Cal donazzo è una delle più pittoresche rovine che coro- nano i colli della Valsugana, e si eleva in seno a un boschetto sopra il villaggio dello stesso nome, la cui origine è segnata in un documento dell’anno 1201. Sulla sponda occidentale sta il paesello di Calceranica colla chiesa parrocchiale sita su d’una eminenza da dove si contempla la spaziosa prospettiva del lago. Più sotto v’è la chiesetta dedicata a S. Ermete, che credesi la più antica della Valsugana; fu prima un tempio pagano intitolato a Diana Antiochena, come lo prova una lapide romana murata nella stessa. Presso al lago di Caldonazzo havvi quello di Levico, e ad oriente del paese le rovine di Castel Selva, la cui origine si smarrisce nell’oscurità de’ tempi: lo troviamo accennato in un documento del 1180 sotto il vescovo Salomone di Trento. Fu splendidamente abbellito da Bernardo Clesio. Angelo Massarello segretario del Concilio parlando di questo luogo di delizie, c'informa che vi [p. 106 modifica] soggiornarono il cardinale di S. Croce (1545) e il cardinale d’Inghilterra, e fa cenno di stanze dipinte con molta leggiadria e messe ad oro. Ora si scorgono soltanto le vestigia d’una passata grandezza. Il lago di Levico si insinua colle chete acque nei seni dei monti, e vi fa ridotti piacevolissimi e bagni e pellaghetti. Il corpo del lago profondo nè ha quasi rive allo intorno, perchè i fianchi de’ monti vicini vi pescano dentro di modo che il bosco sovra vi pende e le acque pigliano un colore verde chiuso che rende la superficie come di un prato di minuta e lucida erbetta. Merita d’essere visitata la villa Avancini e la elegante torricella posta in amena situazione e circondata da giardini coltivati con molto buon gusto. Si conservano molti pregevoli dipinti di Giustiniano degli Avancini nato in Levico 1807, che studiò l’arte in Milano, in Venezia e in Roma e tolto ai vivi nella verde età d’anni 36 lasciando desiderio di se e per l’arte e per le belle doti dell’animo suo.