Trento e suoi contorni. Guida del viaggiatore/Peregrinazioni nel contado di Trento/Buco di Vella. - Lago di Terlago. - Lago di Toblino.

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Peregrinazioni nel contado di Trento - Ponte Alto. — Lago di Caldonazzo. — Pergine. Valle dell'Adige
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Buco di Vella. — Lago di Terlago. — Lago di Toblino.


    Sorprendente per varietà di vedute ove l’orrido al delizioso si alterna, è la romanzesca via che dal Buco di Vella conduce al romito laghetto di Terlago e alle ridenti piagge di Toblino fecondate dalle tepide ôre che baciano gli olivi. Volte le spalle a Piedicastello, mano a mano che poggia la via c’interniamo fra monti minacciosi pendenti sul capo, or concavi a guisa di caverna ora tagliati a picco, vestiti di qualche frassino o di qualche alberella dalle tremule foglie. Uno spicchio di cielo manda la luce sui bruni macchioni; a fianco balzella un rivo che rompe i silenzii dello speco, [p. 107 modifica] e or libero e schiumoso scoscende fra le rupi, ora è costretto a sdrucciolare per doccie e mettere in moto le ruote d’un solitario molino e d’una stridente fucina. Proseguendo la via per entro l’angusta gola si giunge alla stretta ove si scorgono ancora le impressioni d’una mano incavata nel vivo macigno, donde quella bocca fu detta la Mano di S. Vigilio, in pia ricordanza del Pastore Tridentino, che per di là passando guadagnò alla Fede la Valle di Rendena. Varcato quel passo si apre allo improvviso uno spazioso e ridente orizzonte, e sviando a mancina in pochi minuti si giunge al villaggio di Sopramonte, da dove non è discosto un monticello detto della Croce, che elevasi nel centro del bacino di Piazzamana, e di là si presenta una vista piacevolissima. Da un lato ai tuoi piedi scorgi Baselga, e Vigolo-Baselga che spicca su d’una rupe in sembianza di vecchio castello, in fondo apparisce il laghetto di Terlago lungo 800 pertiche, avvallato fra le due pendici di Gazza e Bondone, alla cui sponda stà il villaggio dello stesso nome abbellito di signorili caseggiati. Di fronte si eleva la dirotta montagna di Gazza a larghe spalle e d’ossatura gigantesca, alle falde della quale si appoggiano Covelo, Ciago, Fraveggio, e più elevato Margone. Volgendoti a mattina si presenta Sopramonte coll’estesa e varia campagna, la villa ospitale del barone Turco Turcati, il monte Vasone ammantato di morbide praterie, di aprichi pascoli, di nereggianti boschi di conifere che fanno pittoresco contrasto coll’azzurro sovrastante, col verde circonvicino. Sul fianco destro lungo la rapida via che porta agli estremi gioghi e alle spaziose praterie di Bondone sporge la solitaria chiesetta di S. Anna.

Verso sera si sfonda al di là del bacino di Trento la valle di Pinè, le alture di Povo, di Martignano, e l’occhio spazia desideroso pel vasto orizzonte circo[p. 108 modifica]scritto dai monti della Naunia, di Fiemme e di Fassa. Queste svariate e ampie prospettive dovrebbero più che mai impressionare i nostri connazionali avvezzi alle sempre uniformi pianure del Veneto e del Lombardo.

Ripigliando la via nuova arrivasi a Cadine, così chiamato dalla forma di catino, luogo celebre nella storia municipale di Trento per la sconfitta che toccarono gli Annaunesi da Odorico Panzeria, signore d’Arco, ai tempi del vescovo Egnone. L’illustre Slop professore di anatomia in Pisa nacque nel paesello di Cadine. Più avanti s’incontra Vezzano che sale ai tempi de’ Romani come apparisce da una iscrizione di Toblino, e lo troviamo nominato da Paolo Diacono fra i castelli distrutti dai Franchi, allorchè calarono sul trentino ai tempi de’ Longobardi (590). Sotto Vezzano si apre la valle del Sarca spalleggiata dai rinomati vigneti di Calavino, terra prediletta de’ Madruzzi. La chiesa parrocchiale edificata da Gaudenzio Madruzzo è notevole per qualche buon dipinto, e per l’organo opera dello stesso Prati autore del celeberrimo di S. Maria Maggiore. Vuol essere pur visitata la cappella Madruzziana sulle cui pareti sono effigiate a fresco sette persone di quell’insigne famiglia, e si crede lavoro dello stesso Tiziano. Volgete uno sguardo compassionevole alle superbe rovine del Castello Madruzzo tuttora fregiate di qualche affresco.

Scendiamo al lago, al geniale paradisetto ritratto le tante volte dai paesisti. Qual'aria balsamica vi spira, quante delizie della natura, quanto lussureggiante la vegetazione! Folte macchiette d’olivi fanno capolino sui poggi, sui clivi, qua e là il nobile lauro che per volgere di stagioni foglia non perde, dai fessi dei ronchioni sbuccia l’elce sempreverde, nel lago si specchia Toblino, già antico castello romano situato in una [p. 109 modifica] penisola, alla riva S. Massenza gentile soggiorno dei principi di Trento, incantevole situazione che più ammaglia l’osservatore al paragone dell’orrido balzo dirupato sul quale a giravolte va a carpone la meravigliosa via che porta nelle Giudicarie. Nel fondo della valle rompe nel firmamento la rôcca dei conti d’Arco, e in qualche situazione possiamo salutare il magico Benaco cantato da tanti poeti!