Trattato completo di agricoltura/Volume II/Generalità sulle piante fruttifere

Generalità sulle piante fruttifere

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Volume II - Piante da frutto Volume II - Del Mandorlo
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GENERALITÀ SULLE PIANTE FRUTTIFERE.

Indice


[p. 152 modifica]§ 877. Dal § 34 del Vol. I, noi sappiamo che sia il frutto parlando generalmente. Ma dicesi poi in ispecie pianta fruttifera quella che porta frutti mangerecci. Fisiologicamente parlando il frutto è il seme, ma ora abbisogna per frutto intendere la parte commestibile di esso, la quale può essere il seme, come nel mandorlo e nel noce, e più spesso è il pericarpo, come avviene nel pomo; nel pero, pesco, ciliegio, ulivo, ecc. Noi sappiamo che il pericarpo si divide in tre membrane, cioè una esterna che fa le veci d’epidermide detta epicarpo, e questa non costituisce la parte mangiabile; una interna che è quella che racchiude ed è a contatto del seme detta endocarpo, che pure non è commestibile, e di una media detta mesocarpo, e questa ordinariamente forma la parte essenziale del frutto.

Eccovi pertanto riprodotti colle figure 213 e 214, due frutti, cioè un pesco ed un pomo spaccati. In queste figure voi vedete la parte esterna, ossia l’epicarpo sottilissimo, il mesocarpo sviluppatissimo carnoso, e l’endocarpo corneo sottile come nella figura 213 del pomo, ed osseo consistente come nella figura 214 del pesco, nel mezzo riscontrate il seme od i semi. 213. Frutto a nocciuolo.
214. Frutto ad acini o granelli.
I frutti a mesocarpo carnoso e con piccoli semi sparsi diconsi frutti a granelli o ad acini, come le poma e le pere; quelli ad endocarpo osseo, diconsi a nocciuolo, come le pesche, le prune, le ciliege, ecc. Supponete la figura del pesco con mesocarpo meno sviluppato, con endocarpo più o meno grosso e consistente, e col seme più voluminoso ed avrete il mandorlo, le noci, dei quali se ne gode il seme. [p. 153 modifica]

Abbiamo pure detto al § 34, Vol. I, che il frutto è l’ovario che si sviluppa per effetto della fecondazione, e fisiologicamente questo è esattissimo, poichè, parlando di semi, questi non si sviluppano e non sono atti a riprodurre la specie se non sono fecondati; ma nel frutto come ora noi l’intendiamo, cioè significandosi con tal parola il più delle volte il mesocarpo, questi per aumentare di volume non ha sempre bisogno di fecondazione, e basta che per una causa qualunque vi si determini un maggior concorso di umori per uno stimolo qualunque, o perchè gli organi verdi del frutto siano obbligati a funzionare come foglie, epperò acquistino maggior volume dell’ordinario. E questo più chiaramente intenderete in seguito vedendo che l’abbondanza e rigogliosità di vegetazione fogliacea diminuisce la quantità dei frutti, mentre dove questa invece è languida allegasi una maggior quantità di frutti.

Nella coltivazione delle piante da frutto non si ha di mira soltanto e sempre il seme, ma piuttosto genericamente quella parte che è commestibile o ricercata da ciascuna di esse.

Ammesso quindi che noi dalle piante fruttifere vogliamo fiori e frutti e non foglie e rami come da quelle soggette all’ordinaria scalvatura o dal gelso, ed a ben intendere quanto verrò esponendo intorno alla coltivazione di queste piante, gioverà osservare come si comporti una qualunque di esse quando venisse abbandonata alla natura dal principio del suo sviluppo sino alla morte.

Nei primi anni questa pianta farà vigorosi rami e si provvederà di abbondante fogliame, allo scopo di assicurarsi la propria esistenza col munirsi di radici e di foglie, cioè degli organi necessarj alla nutrizione. Fattasi cogli anni più robusta ed adulta, diminuirà gradatamente l’annuo aumento, e comincerà all’incontro a portare un sempre maggior numero di fiori. — Questi fiori si mostreranno di preferenza sui rami orizzontali o pendenti che non sui verticali; e su questi allegherà un numero infinitamente minore di frutti che non sugli orizzontali e pendenti.

Quando la pianta porterà troppi frutti, questi saranno più piccoli del solito e di qualità inferiore.

L’anno successivo a quello in cui la pianta portò molti frutti, ordinariamente ne porterà pochissimi od anche nessuno, perchè si è indebolita non avendo potuto far nuovi rami e foglie colle quali nutrirsi e formar legno da disporre [p. 154 modifica]il frutto per l'anno successivo, e così diventa di un prodotto quasi bisannuale.

Nell’anno in cui porta molti frutti la pianta ha tendenza a mandare polloni dal piede.

I rami e le gemme da frutto hanno una configurazione aiquanto diversa da quella dei rami e delle gemme da legno.

Dove il sole percuote liberamente i frutti, questi maturano più presto, e riescono più coloriti e migliori.

Quando un ramo per una leggier frattura o ferita della corteccia abbia alquanto impedito il libero corso del succhio, porta più facilmente i frutti e questi riescono più grossi e maturano prima degli altri dalla stessa pianta.

I frutti punti dagli insetti ingrossano pei primi e più degli altri, e quando possano resistere sulla pianta maturano anche più presto.

Le piogge nell’epoca della fioritura diminuiscono il numero dei frutti, e quelle che avvengono nell’epoca della maturanza li rende di qualità inferiore sebbene di maggior volume.

La siccità sul primo allegare de’ frutti li diminuisce di numero, verso la maturanza li fa più piccoli ma di miglior gusto e più conservate.

Da queste osservazioni naturali e che possono cadere sott’occhio a chicchessia, derivano tutte le norme per la coltivazione delle piante da frutto, cioè quelle operazioni per le quali, ajutando la natura, se ne anticipa o se ne regola la fruttificazione.

Epperò, quando la pianta sarà abbastanza vegeta, si farà in modo che il succhio non salga troppo direttamente procurandogli un ostacolo col troncargli il canale diretto, e quei rami che salendo verticalmente a sè quasi in totalità l’attirerebbero. Lo stesso scopo si ottiene colla curvatura dei rami che salgono vigorosi e verticali, e coll’innesto. Acciò poi una pianta non si indebolisca pei troppi frutti che per caso possa allegare in un dato anno, perchè non riescano inferiori di volume e qualità e non diventi bisannuale ne’ suoi prodotti, importerà mantenere una certa proporzione fra i rami e le gemme fruttifere e quelle da legno, e si diminuirà artificialmente il numero dei frutti. E finalmente per avere frutti anticipati e saporiti si procurerà loro il libero contatto del sole, impedendo nell’egual tempo la troppo rapida circolazione del succhio. [p. 155 modifica]

All’umidità soverchia si rimedierà colla disposizione del terreno, alla siccità colla irrigazione, ed al freddo coi ripari.

Ora passiamo a spiegarci più dettagliatamente queste regole principali, e siccome per qualunque operazione e singolarmente pel taglio o potatura delle piante importa conoscere le differenze che passano fra i rami e le gemme da legno, ed i rami e le gemme da frutto, e così incominceremo dal fornire alcune più estese nozioni sopra di esse.

§ 878. Le gemme sui nuovi rami cominciano a mostrarsi all’ascella delle foglie verso il principio dell’estate, ed allora più propriamente diconsi occhi. Verso la fine dell’estate ed al principio dell’autunno sono in parte formate, e cominciano a presentare delle differenze fra loro, le quali sono sensibilissime sul finire del verno ed all’avvicinarsi della primavera. Allora diconsi bottoni o gemme.

I bottoni, o gemme da legno, si riconoscono dall’essere più allungate e puntate, (fig. 215), e non danno luogo che a rami fogliacei privi di fiori. Questi bottoni il più delle volte sono semplici (A), sono doppi o triplici (B, C) negli alberi di frutto a nocciuolo. Diconsi terminali quelli che stanno sull’apice dei rami, e questi danno luogo alle cacciate più vigorose; diconsi laterali quelli che sono ai lati del ramo. Questi bottoni laterali, nei rami orizzontali o pendenti, diconsi superiori se guardano in alto, e questi per la posizione danno più vigorose messe, ed inferiori quelli che si trovano sotto il ramo. Negli alberi disposti a spalliera i bottoni si distinguono anche in anteriori e posteriori.

Diconsi bottoni stipulari quelli che sorgono ai lati dei bottoni a legno, i quali non si sviluppano che allorquando vengono distrutti questi ultimi; come avverrebbe dopo una brina che coglie e fa perire i primi germogli del gelso, oppure dopo il raccolto della foglia. Questi non producono mai fiori.

I bottoni latenti, ordinariamente semplici, sono piccolissimi, e si riscontrano sulle ramificazioni alquanto vecchie nei punti in cui eranvi altri bottoni da legno, e non si sviluppano che in occasione d’una forte potatura, come parimente ce ne presenta una prova il gelso, quando si [p. 156 modifica]poti largamente o perchè troppo alto o deperente. Di questo genere sono pure i bottoni avventizi.

I bottoni a fiore (fig. 216) sono i più importanti da riconoscersi dal coltivatore. Essi pure possono essere semplici (A), doppi (B) e triplici (C). Sono semplici nei frutti ad acini o granelli come nel pero e nel pomo (fig. 217); doppi e triplici nei frutti a nocciuolo. I bottoni fiorali contengono uno o più fiori; i frutti a grosso nocciuolo non ne contengono che un solo, e quelli che hanno un piccolo nocciuolo, come il ciliegio, il pruno, l'ulivo, e quelli il cui endocarpo è sottile come il pero, il pomo, ne contengono sino a quattro o cinque (fig. 218).

Una cosa importantissima da osservare è la posizione che [p. 157 modifica]occupano i bottoni fiorali sui rami, secondo le varie specie di piante. In alcune sono all’estremità dei rami, in altri alla base, in altri lateralmente. In alcune piante le gemme fiorali crescono sul ramo in corso di vegetazione, ossia sul ramo dell’annata, come nell’uva, nei lamponi, ecc., in altri sui rami dell’anno antecedente, come nel pesco, nel mandorlo, nell’albicocco e pruno; in altri sui rami di tre anni, come nel pero e nel pomo.

Bottoni misti sono quelli che danno legno e fiori, e li riscontriamo nel lampone e nella vite.

I bottoni radicali si trovano presso il colletto della pianta, e sono particolari al lampone.

I bottoni a legno, sviluppatisi alla primavera del seguente anno della loro formazione, danno origine a diverse specie di germogli i quali prendono diversi nomi (fig. 219). 210. A. Germoglio succhione. — C e C'. Germogli ordinari. — D. Germogli anticipati.

Il germoglio succhione (A) è il più grosso. Questi attirando a sè la massima parte dell’umore, minaccia di far perire tutte le altre messe poste al di là della sua inserzione. Di solito questi germogli succhioni nascono sull’apice dei rami verticali, o dalle gemme superiori dei rami orizzontali.

Germogli ordinari (C e C'), meno vigorosi, nascono sopra [p. 158 modifica]qualunque punto dell’albero o del ramo, e producono in seguito rami da legno e da frutto.

Germogli anticipati (D), quelli che nel corso della state nascono da bottoni sviluppatisi sui germogli di primavera dello stesso anno. Di questa sorta se ne riscontrano soprattutto sul pesco e sull’albicocco, e generalmente sui germogli succhioni. Tali germogli, non avendo tempo di stagionare il legno, soffrono facilmente pel freddo jemale.

I germogli, quando verso l’autunno terminano con un bottone, perchè il loro allungamento è cessato, si chiamano rami, e questi pure diconsi succhioni se provengono da germogli succhioni non frenati nel loro accrescimento. I rami succhioni non portano fiori, tranne in qualche caso alcuno sulla cima.

I rami a legno provengono dai germogli ordinari, che vegetarono vigorosamente.

Rami a frutto sono il prodotto dei germogli da frutto. Questi rami possono nuovamente suddividersi nel mazzetto, nel ramo da frutto, nella gemma continua e nel dardo. Il mazzetto è un piccol rametto a frutto carico di molti fiori (fig. 220). Il ramo da frutto, propriamente detto, che è più allungato e più vigoroso del precedente, è munito alla base di bottoni a legno (fig.221).

La gemma continua è un piccolo prolungamento, lungo da 0m,005 a o 0m,015, grosso, nel primo e secondo anno di suo sviluppo, provvisto di un sol bottone legnoso all’apice (fig. 222). Ogni anno questo bottone dà origine ad una rosetta di foglie con un bottone terminale, allungandosi il ramo d’un centimetro circa. Verso il terzo questo bottone terminale produce dei fiori, ed allora si ramifica (fig. 223) e sviluppa altri bottoni che seguono le medesime modificazioni. La gemma continua, sorge sempre sui rami orizzontano pendenti e dove non vi sia troppa affluenza d’umore.

Il rimessiticcio, o dardo, è un ramicello lungo 0m,14 a 0m,10, [p. 159 modifica]munito di piccole gemme (fig. 224) molto distanti fra loro, 222. A. Gemma continua di 1 anno. — B. di 2 anni. — C. di 3 anni. — D. di 4 anni. spesso acuto alla cima. Nel secondo anno il bottone terminale od alcuni dei laterali sviluppano una rosetta 224. A. Dardo di 1 anno. B e C. di 2 anni. — D. di 3 anni.di foglie e si convertono in gemma continua. Questi ramicelli sono quasi sempre collocati verso la cima dei rami a legno, e per conseguenza in posizione più favorevole della gemma continua. Havvi un’altra sorta di rimessiticcio sottilissimo e lungo 0m,16 a 0m,30, che nasce non sui germogli dell’anno come il dardo, ma sopra diversi punti dell’albero dove siavi discreta affluenza di umori ma non abbastanza luce. Le gemme di questa sorta di ramo cogli anni si convertono in gemme continue.

Una differenza notevole fra i rami detti da frutto e a mazzetto, e quelli detti gemme continue e rimessiticci dei frutti a nocciuolo consiste in ciò, che i primi non portano frutto che una sol volta, laddove gli altri continuano quasi indefinitamente (fig. 223) a dar frutto ogni tre anni allungandosi [p. 160 modifica]di poco ogni anno; per il che in queste piante il coltivatore deve procurare di avere nuovi rami da frutto ogni anno, mentre nei frutti a granelli basta il conservare i già esistenti.

I rami misti non si riscontrano che nelle piante con frutto a nocciuolo, e producono un numero quasi eguale di bottoni da legno e da fiore.

Quando i germogli da legno d’un ramo, si sono convertiti essi pure in rami, quella parte di pianta che li porta dicesi ramificazione, e questa non è più produttiva ma solo serve di sostegno ai rami. Queste ramificazioni diconsi primarie, secondarie, terziarie, ecc., secondo che sono più o meno vicine al tronco della pianta.

§ 879. L’innesto nelle piante da frutto è quasi indispensabile per propagare le varietà e le loro più piccole modificazioni, non che per ottenere più presto i frutti dalle piante, e per averli più voluminosi (Vedi § 310, Vol. I). Del resto, non tutte le piante si possono innestare all’istesso luogo, cioè alcune preferiscono d’essere innestate al piede ed altre in testa; nò tutte si possono innestare nello stesso modo, il pesco, il mandorlo, l’arancio desiderano l’innesto a scudetto, laddove il pero, il pomo, il pruno e l’albicocco a spacco; il castagno ed il noce a cannello o zuffolo.

Le piante che di leggieri soffrono pel freddo del verno, o che per altra causa possano deperire od anche perire sin presso terra, qual’è il pesco, è meglio innestarle al piede, perchè nel caso suddetto si possono tagliare al basso, e rifarne il tronco senza perderne la varietà, come anche lo si potrebbe rinnovare tagliando il deperente quando vi fosse qualche pollone al colletto, o qualche cacciata sul tronco. Le piante invece che soffrono difficilmente è meglio innestarle in testa come si fa col pero, pomo, ciliegio, ecc.

Neppure indifferente è la scelta del soggetto perchè l’innesto produca tutti i suoi effetti, ben inteso che in tutto ciò il vantaggio del frutto è sempre a scapito della durata della pianta. Nel soggetto si cerca vigoria di vegetazione non tanto per la durata quanto pel maggior nutrimento che il frutto possa avere dalle sue radici.

I soggetti adoperati ordinariamente sono il mandorlo comune, il pesco selvatico ed il sanguigno, l’albicocco ed il prugno selvatico, il cotogno, il lazzeruolo, il nespolo, il pero ed il pomo selvatico, il pomo di paradiso ed il dolcino o pomo di San Pietro. Così se vogliasi che la pianta stia bassa si [p. 161 modifica]sceglieranno i soggetti congeneri che abbiano più dell’arbusto che dell’albero, e se invece vorrassi allevare alta la pianta, si sceglieranno quei soggetti, pure congeneri, i quali per loro natura s’innalzino di molto. Come pure se desideriamo rinvigorire la pianta, prenderemo le marze cogli occhi o gemme da legno; e se all’incontro vorremo moderare la vigoria della vegetazione ed avere più presto le frutta, useremo di marze munite di gemme fruttifere.