Trattato completo di agricoltura/Volume I/Meteorologia agricola/1

Del colore nella vegetazione

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Meteorologia agricola - 2
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del calore nella vegetazione.

§ 137. Il calore necessario ed utile alla vegetazione è compreso fra il 5° ed il 35° grado; quanto più ci allontaniamo da questi limiti essa si ristringe, si disorganizza se esiste, o diviene impossibile se non si è peranco mostrata. [p. 124 modifica]

§ 138. Ma qual’è la fonte d’onde i vegetali traggono questo calore? Forse dalla terra? No. La terra, come l’aria, non servono che di veicolo, e per rapporto alla vegetazione può dirsi che tutto il calore viene impartito dai raggi solari.

Che la terra sia dotata d’un calore proprio è cosa ormai provatissima, ma che questo calore non abbia alcuna influenza sulla vegetazione possono provarvelo i seguenti fatti, che accennerò assai brevemente.

Se nella nostra latitudine di 45° circa, ossia se ne’ luoghi che hanno presso a poco la medesima distanza che noi abbiamo dall’equatore, approfondasi un termometro ad 1m circa nel terreno; troveremo ch’esso subisce le variazioni d’innalzamento e d’abbassamento corrispondenti al giorno od alla notte; se l'approfondiamo a 8m o 9m si vedrà invece che il termometro non subisce alcuna variazione diurna e solo mostra innalzarsi al cominciare dell’autunno e ritornar ad abbassarsi al principio di primavera, mostrando la massima temperatura in gennajo, e la minima in giugno; e questa variazione sarà dipendente soltanto dalla diversità delle stagioni. Queste variazioni poi sono lente in modo da mostrarsi in opposizione colla temperatura atmosferica della superficie, perchè la terra trasmette difficilmente il calore, per cui il massimo calore impartito dall’estate non può arrivare alla profondità dei 10m se non nel mese di gennajo, e cessando il calore estivo, e succedendo il freddo jemale, il calore trasmesso a quella profondità non potrà irradiarsi e diffondersi alla superficie se non al principio d’estate. Quanto più in seguito approfonderemo il termometro, vedremo diminuire anche queste variazioni, finchè giunti ai 24m circa di profondità, le stagioni non avranno più alcuna influenza, e la temperatura si manterrà costante per tutto l’anno. E se terremo conto di questa temperatura, si potrà osservare ch’essa è uguale alla temperatura media annuale atmosferica del luogo ove si è fatta l’osservazione. Al disotto di questi 24m il termometro si mantiene costante, ed è insensibile non solo alle [p. 125 modifica]variazioni del calore diurno, ed a quelle delle stagioni, ma eziandio a quelle di molti e molti anni.

Notate che dissi succedersi questi fatti nella nostra latitudine, cheèse noi ci portiamo più verso i poli, ove le variazioni di temperatura sono più sensibili e di lunga durata, troveremo che lo strato terrestre a temperatura invariabile va sempre più portandosi in basso; laddove se ci portiamo verso l’equatore, questo strato si fa più superficiale fino ad essere di soli 0m,33 sotto, la superficie; in modo da potersi dire che ogni 2 gradi di latitudine si approfonda di un metro. Vi ha però un’altra circostanza che può modificare questa profondità quale sarebbe la maggiore o minore umidità e la maggiore o minor compattezza del suolo e la sua facoltà conduttrice per il calore.

§ 139. Con questo dunque io non intendo dirvi che la terra non abbia un calore proprio, ma soltanto che questo calore non ha influenza alcuna sulla vegetazione. Che la terra abbia un calore proprio possiamo convincersene colle seguenti prove.

Approfondiamo ancor più dei 24m il termometro che abbiamo sotterra e portiamolo verso i 30m circa e lo vedremo innalzarsi di poco sulla temperatura che avevamo trovata. Seguitiamo ad approfondarlo ed il termometro continuerà ad innalzarsi con una certa progressione quasi regolare, che dalle molte osservazioni istituite può stabilirsi di 1° per ogni 30m circa di profondità. Per esempio il pozzo di Grenèlle a Parigi, profondo 505m, dà un’acqua di 25°, mentre la temperatura media atmosferica superficiale è di 10°, con che si avrebbe un aumento di 1°, per ogni 30m. In China vi sono degli scavi ancor più profondi dai quali sgorga un’acqua quasi bollente. Insomma, continuando coll’anzidetta progressione, a 3 chilometri si avrebbero 100°; a 30 chilom. 1000°, temperatura sufficiente a fondere la maggior parte dei metalli e delle terre conosciute; a 50 chilom. si avrebbe un calore di 1600°, che fonderebbe il granito; a 100 chilom. più [p. 126 modifica]di 3000°, temperatura cui nulla esiste, e tale che sarebbe bastante a fondere qualunque stabilimento che l’immaginazione creasse a quella profondità. Finalmente, pei calcoli fatti, l’irradiazione del calore centrale della terra, stante la poca conducibilità di questa, non avrebbe sulla temperatura superficiale che l’influenza di 1/30 di grado centigrado, influenza assolutamente inapprezzabile in agricoltura.

Dunque il calore impartito ai vegetali deriva intieramente dai raggi solari. Ma questo calore non è uguale su tutta la superficie terrestre, variando a seconda della diversa altezza d’ogni luogo sul livello del mare, ossia, come già dissi, a norma della maggiore o minore densità dell’aria in cui viene esercitata l’azione dei raggi solari, e più ancora variando a seconda della latitudine dei luoghi, ossia della loro maggiore o minore distanza dall’equatore.

§ 140. Per meglio intendere quanto vi espongo, abbisogna sapere che la terra, ossia il globo terrestre, gira a guisa d’una ruota intorno ad un asse, cioè intorno ad una linea retta che attraversa tutto lo spessore del globo, passando pel suo centro, i punti estremi della quale emergenti alla superficie diconsi poli. Se pel centro della terra si guida un piano perpendicolare all’asse suddetto, esso segnerà sulla superficie terrestre una linea circolare, che sarà ovunque equidistante dai due poli dividendo il globo in due parti eguali detti emisferi; questo piano o linea circolare dividente si chiama equatore. Immaginate ora un altro piano passante per l’asse di rotazione della terra e perciò perpendicolare all’equatore, esso pure segnerà sulla superficie terrestre una linea circolare che passerà per i due poli, incrociandosi coll’equatore; il cerchio formato da questa linea vien detto circolo meridiano. Suppongasi ora divisa la metà d’un circolo meridiano compresa fra un polo e l’altro in 180 parti, e per ciascun punto segnato da questa divisione si facciano passare tanti piani paralelli all’equatore, questi piani segnerebbero sulla [p. 127 modifica]superficie del globo delle linee circolari paralelle ed equidistanti fra loro, risultandone 90 per ciascun lato dell’equatore. Questi circoli sono perciò chiamati paralelli, e servono a misurare la distanza che ha ogni luogo dall’equatore, distanza che è detta latitudine; la distanza poi che passa tra una linea paralella e l’altra fu detta grado di latitudine. Questi gradi per conseguenza riescono 360 su tutta la circonferenza d’un meridiano, e si contano partendo dall’equatore, che perciò dicesi situato a zero gradi di latitudine. Se però i gradi di latitudine dividono il circolo meridiano in 360 parti, i piani paralelli non saranno che 180, come già dissi, 90 per ogni parte dall’equatore al polo. La lunghezza del miglio geografico italiano fu presa da 1/60 di grado, epperò la distanza fra due paralelli sarà di 60 miglia italiane1.

§ 141. Ora vi dirò che le regioni situate presso dell’equatore sono quelle ove il sole nel suo corso diurno apparente sorgendo più alto sull’orizzonte, ricevono più direttamente i suoi raggi, e riescono da essi più vivamente riscaldate. Le altre regioni invece quanto più si discostano dall’equatore per avvicinarsi ai poli, ossia quant’è maggiore il loro grado di latitudine, ricevendo sempre più obbliquamente i raggi del sole, appunto perchè per esse sorge meno alto sull’orizzonte, risultano tanto meno riscaldate, cioè più fredde. Perciò si dice che hanno un clima caldo quelle regioni che sono comprese fra i due paralelli a 35 gradi di latitudine dalle due parti dell’equatore, regioni a clima temperato quelle fra i paralelli di 35 a 50 gradi di latitudine; e finalmente diconsi a clima freddo le regioni che si estendono dal 50 al 90 gradi di latitudine, ossia dal 50 sino al polo. [p. 128 modifica]

Variazioni di temperatura secondo la distanza dall’equatore ossia secondo il grado di latitudine. 2

  Latitudine Temp. media annuale   Latitudine Temp. media annuale
  Equatore 0°,0 27°,5   Genova 44°,24 15°,5
  Batavia 6°,9 26°,8   Venezia 45°,26 13°,7
  Bombay 18°,56 26°,0   Nantes 47°,13 12°,1
  Avana 19°,12 25°,0   Londra 51°,51 10°,4
  Rio Janeiro 25°,22 23°,1   Edimburgo 55°,57 8°,8
  Capo di Buona speranza 33°,55 19°,1   Cristiania 59°,54 5°,4
  Palermo 38°,7 17°,2   Umeo 63°,50 2°,1
  Napoli 40°,51 16°,7   Capo Nord 71°,0 -0°,1
  Nizza 43°,42 15°,6   Isola Melville 74°,47 -18,°0
  Spitzberg 80°,0 -23,°0

Da questa tavola potete scorgere che presso l’equatore si ha una temperatura di 27°, mentre al 70 grado di latitudine la temperatura media annuale riesce appena di 0°; per cui si può dire che la temperatura media diminuisce di circa 1/3 di grado per ogni grado di latitudine, avvertendo che questa diminuzione è minore presso l’equatore, più regolare nei climi temperati, rapida nei climi freddi.

§ 142. E non solo la diversa distanza dell’equatore produce differenza nella temperatura d’un luogo, ma anche la diversa altezza cui giace rispetto al livello del mare produce lo stesso effetto, dovuto alla diversa densità dell’aria a norma della diversa altezza, che, come già si è osservato (§ 60), dimi[p. 129 modifica]nuisce quanto più ci portiamo in alto, per cui gli strati superiori assorbono e riflettono meno il calore e la luce solare. Questo fatto si osserva dovunque, tanto all’equatore quanto a qualunque altro grado di latitudine; poichè quanto più ci innalziamo dalla superficie orizzontale del livello del mare, la temperatura va sempre relativamente diminuendo. Eccovi pertanto la progressione d’abbassamento di temperatura secondo l’altezza che gli sperimenti trovarono presso l’equatore.

Altezza del livello
del mare.
Temperatura
media.
      0m 27°,5     
      1000 21°,8     
      2000 18°,4     
      3000 14°,3     
      4000 7°,0     
      5000 1°,5     
      5170 circa. 0°,0.    
Questa diminuzione di temperatura, avuto riguardo anche a quella trovata in altre regioni, sebbene non affatto regolare nè identica da per tutto, fu per una media stabilita di 1° per ogni 170m o 175m di altezza. [p. 130 modifica]

Tavola della temperatura secondo la varia elevazione dal livello del mare.

  Latitudine Elevazione in metri Temperatura media annuale Differenza approssimativa corrispondente colla temp. al livello del mare
  Quito 0,14 2914 15,6 12,0
  Santa Fe de Bogota 4,36 2631 15,0 11,0
  Messico 19,26 2271 16,6 9,0
  Moussuri 30,27 1910 14,0 8,0
  Casino sull’Etna 37,6 2990 -1,3 16,0
  Madrid 40,25 663 14,2 2,0
  Siena 43,3 325 13,4 2,0
  S. Bernardo 45,50 4843 -1,0 12,0
  Gotha 50,57 308 7,3 3,0

Eccovi pertanto mostrato come la temperatura, diminuisca ovunque quanto più c’innalziamo sopra il livello del mare, e quanto interessar debbano all’agronomo queste cognizioni per sapere quale delle piante può coltivare nel suo paese secondo il grado di latitudine, e la sua elevatezza, poichè, come vi mostrerò, non tutte le piante esigono la stessa temperatura per poter vegetare e fruttificare.

§ 143. All’agronomo inoltre non solo importar deve la cognizione della temperatura media annua del suo luogo tanto per riguardo alla latitudine, quanto all’altezza, ma gli è eziandio indispensabile il conoscere quale differenza passi fra la temperatura delle varie stagioni dell’anno, poichè, a pari latitudine, nè gl’inverni sono da per tutto egualmente freddi, nè gli estati egualmente caldi, ed alcune piante non possono vivere al disotto di un tal grado di temperatura, come altre esigono un determinato grado di calore per crescere e [p. 131 modifica]fruttificare. Queste differenze di temperatura sono prodotte dalla diversa qualità della superficie o dello spazio circostante.

La vicinanza di grandi bacini d’acqua, come di vaste paludi, laghi o mare, tende a modificare la temperatura in modo che nell’estate riesce minore, e nell’inverno alquanto maggiore, cioè diminuiscono le temperature estreme dell’anno. E ciò perchè nell’inverno l’aria raffreddando le particelle superficiali dell’acqua, queste diventano più pesanti e si portano in basso, facendo innalzare di mano in mano le particelle più profonde, epperò più calde, le quali poi, trovandosi in contatto dell'aria che vi sovraincombe, ne aumentano alquanto la temperatura; laddove nell’estate il sole, riscaldando la superficie dell’acqua le particelle di questa, rese più leggieri, non vanno in basso per essere rimpiazzate dalle inferiori più fredde, ma succede invece una evaporazione, la quale assorbendo in parte il calore, diminuisce la temperatura della superficie sulla quale scorre in seguito un vento più fresco. I paesi all’incontro situati nel mezzo del continente, ossia circondati da grandi spazi di terra, hanno una temperatura più saltuaria nelle varie stagioni, più fredda, cioè d’inverno e più calda d’estate, perchè la terra nel verno disperde più prontamente l’umidità ed il calore, e nell’estate l'assorbe e lo comunica all’aria assai più prontamente che nol faccia la superficie dell’acqua.

Alcuni esempi meglio vi mostreranno quanto ho detto. [p. 132 modifica]

Differenza fra la temperatura media estiva e jemale d’alcune città poste presso il mare, o nel continente.

Latitudine Temperatura media diff. Latitudine Temperatura media diff. alt.
annuale estiva jemale annuale estiva jemale
Tunisi 36,48 20,3 28,3 13,2 15,1 Costantina 36,20 17,2 26,6 10,2 16,4
Napoli 40,51 16,7 23,9 9,9 14,0 Madrid 40,25 14,2 23,4 5,6 17,8 663
Nizza 43,42 15,6 22,5 9,3 13,2 Firenze 43,47 15,5 24,0 6,8 17,2 64
Venezia 45,26 13,7 22,8 3,3 19,5 Milano 45,28 12,8 22,7 2,1 20,6 146
Londra 51,35 10,4 17,1 4,2 12,9 Praga 50,5 9,5 18,9 -0,4 19,3 191
Copenaghen 55,41 8,2 17,2 0,4 16,8 Mosca 55,45 3,6 16,8 -10,3 27,1 146
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Per le differenze sopranotate, nel continente la linea della temperatura media conveniente ad un dato grado di latitudine, d’inverno si porterà più verso i poli, e d’estate invece di più verso l’equatore; presso i grandi spazj d’acqua invece la linea d’egual temperatura jemale si porterà più verso l’equatore, o l’estiva più verso i poli. Queste linee che comprendono i diversi punti della superficie terrestri nei quali nel corso dell’anno, o soltanto in una data stagione riesce eguale la temperatura media, furon dette linee isotermiche. È poi facile comprendere per le cose dette che queste linee non cammineranno parallele ai circoli di latitudine, e che anzi varieranno di posizione da una stagione all’altra.

Per mostrarvi più chiaramente quanto vi dico, vi darò due prospetti, l’uno indicante la posizione delle linee d’egual calore nell’inverno, l’altro nell’estate. [p. 134 modifica]


LINEE D’EGUAL CALORE

nel mese di Gennajo.

NB. I gradi di temperatura espressi in queste tavole sono secondo la scala ottantigrada o di Réaumur. [p. 135 modifica]


LINEE D’EGUAL CALORE

nel mese di Luglio.

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§ 144. Le differenze del grado di latitudine, di elevazione dal livello del mare, e di posizione presso grandi spazi d’acqua o di terra, costituiscono principalmente il clima speciale a ciascun paese, il quale però può essere, sebben leggermente, modificato anche dai venti dominanti in quel dato luogo, dalla vicinanza d’alti monti, dalla qualità particolare del terreno, o dallo stato di sua vegetazione.

§ 145. I venti che vengono dall’equatore generalmente innalzano la temperatura, quelli che vengono dai poli l’abbassano. I venti che nel loro cammino hanno attraversato grandi bacini d’acqua, apportano umidità e facile pioggia; quelli all’incontro che passarono dapprima sopra lunghi spazi di terra, od alti monti, avendo già perduta la loro umidità, sono generalmente secchi ed apportatori di ciel sereno. Riguardo alla valle del Po i venti di levante e mezzogiorno, sorpassando il mare, sono caldi, umidi ed apportatori di pioggie; quelli di ponente e tramontana, che attraversano la Francia la Svizzera e le Alpi, sono freddi ed asciutti.

Il vento non è altro che il movimento dell’aria prodotto dallo squilibrio di temperatura fra i varj punti dell’atmosfera, non altrimenti che il movimento dell’acqua che bolle in una pentola. Nell’epoca della vegetazione può dirsi che il vento diminuisca costantemente la temperatura; se è umido, il vapor acqueo che contiene diminuirà la forza dei raggi solari e manterrà una temperatura più uniforme ed utile alla vegetazione anche per l’umidità che gli viene impartita; se è secco rinnovando l’aria, questa riescirà sempre di temperatura minore, al punto che quando il vento è piuttosto forte, la temperatura solare e l’atmosferica all’ombra sono pressochè uguali; se poi il vento fosse freddo, allora vien distrutta affatto la benefica influenza del sole. I venti forti sono costantemente di danno, poichè per mezzo dell’agitazione disturbano le funzioni vegetali di nutrizione, per il che, a temperatura eguale, i paesi dominati dai venti hanno una men bella vegetazione. Il vento serve [p. 137 modifica]anche alla lontana fecondazione, trasportando il polline prima che cada sull’antera, dando così luogo ad ibridismi e trasporto lontanissimo di sementi, singolarmente se leggieri e guarnite di piume od altre espansioni.

§ 146. I monti alti o coperti da neve diminuiscono proporzionatamente la temperatura d’un dato paese, pei venti freddi che scendono dalle loro cime, per l’umidità che facilmente condensano in pioggie, e per l’ombra che projettano sul terreno che avvicinano. Della verità di questo fatto ne fanno prova le nostre valli poste a tramontana della gran valle del Po e la Svizzera.

§ 147. La qualità del terreno arida e sciolta può influire innalzando la temperatura, laddove quella umida e compatta la diminuisce; nel primo caso il terreno assorbe e riflette maggiormente il calor solare, nel secondo più difficilmente si riscalda, e minor quantità ne riflette, oltrechè havvi un grande dispendio di calore operato dall’evaporazione dell’umidità.

L’estate nei terreni aridi sarà secco e caldo, l’inverno assai freddo; negli umidi questo divario sarà minore.

§ 148. Lo stato boschivo del suolo, ossia l’essere coperto da ricca ed alta vegetazione, oppure attraversato da molte acque, ha molta influenza nel rendere meno sensibili le differenze di temperatura fra l’estate ed il verno, ed il clima sarà più regolare; inoltre la ricca vegetazione trattiene l’umidità atmosferica ed impedisce che i raggi solari asciughino di troppo il terreno. Presso i monti ove il disboscamento continua ogni anno, come nelle ampie pianure prive di boschi, le pioggie sono diminuite sensibilmente, e la temperatura è divenuta più saltuaria.

§ 149. L’inclinazione del suolo ha pur essa molta influenza sulla temperatura per la diversa maniera o direzione con cui i raggi solari vengono a percuotere il terreno, e ciò specialmente nei climi lontani dall’equatore, ove il terreno orizzontale riceve i raggi obliqui anche a mezzogiorno. Un terreno, [p. 138 modifica]nel nostro emisfero, che fosse inclinato al nord, avrebbe una temperatura minore d’un altro orizzontale in egual paese; poichè mattina e sera non riceverebbe i raggi solari che assai obliquamente, e quindi resterà più umido e più esposto ai venti freddi. Fra le inclinazioni di ponente e levante sarà migliore quella a ponente, perchè più calda, quantunque amendue più fredde d’un terreno orizzontale, ricevendo esse i raggi obliqui anche a mezzogiorno. Quella di levante riceve il sole troppo presto, quando il terreno e le piante sono ancora inumidite dalla notte, quindi il riscaldamento riesce minore e più saltuario che a ponente, ove il sole battendo tardi trova il terreno e le piante di già riscaldate dall’aria, ch’essa pure riesce più secca e calda. Se poi il paese è soggetto a brine e geli, la posizione di levante riesce anche dannosa per la rapida evaporazione provocata da queste meteore. L’inclinazione a mezzodì aumenta la temperatura perchè riceve nelle ore di mezzo alla giornata i raggi solari più direttamente; perchè è difesa dai venti freddi del nord, e perchè il terreno asciuga più facilmente; ha inoltre il vantaggio che nel mattino i raggi vi battono assai obliquamente nel caso che vi fosse gelo o brina.

§ 150. Prima però di passare ad indicarvi l’influenza del calore sulla vegetazione, parmi necessario che v’insegni come si possa stabilire la temperatura media d’un paese per tutto un anno, per una stagione, per un mese, o per un sol giorno, e come si possa calcolare il calore impartito alle piante.

Per fare queste osservazioni occorrono varj termometri (centigradi) già riscontrati esatti e d’accordo fra loro. Il termometro che si vuol adoperare per avere la temperatura atmosferica deve essere posto all’ombra all’altezza non minore di 1m,50, isolato dagli oggetti che possano riverberare sopra di esso, e difeso in basso ed in alto da un piccolo piano che lo preservi dall’influenza del suolo e dallo spazio d’aria sovraincombente. [p. 139 modifica]

Per avere la temperatura media diurna abbisogna ripetere le osservazioni in varie epoche del giorno. La minima si ha quasi sempre un poco prima del levare del sole, a tre ore circa dopo mezzogiorno si ha la massima; a queste due si può aggiungere una terza osservazione alle nove di sera. Tenuta annotazione delle tre temperature, si sommano, e questa somma si divide per tre, ossia pel numero delle osservazioni fatte; la cifra che ne risulta sarà la media. Per ottenere maggior precisione si potrebbero fare alcune osservazioni intermedie, e per chi sia occupato da faccende campestri sarà bene che si provveda di un termometro a massima e d’altro a minima.

Le temperature medie dei singoli giorni d’un mese, sommate tutte assieme, e diviso l’ammontar loro per il numero dei giorni decorsi ci danno la temperatura media mensile. Invece la somma delle medie temperature dei diversi mesi che costituiscono una stagione od un anno, divisa per il corrispondente numero dei mesi, ci fornirà la temperatura della medesima stagione, oppure la media temperatura annuale.

Frattanto vi citerò le temperature medie dei mesi, delle stagioni ed annuali delle principali città della Valle del Po, avuto riguardo al loro grado di latitudine e di elevazione. [p. 140 modifica]

Temperature medie mensili.

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
Torino -0,6 +2,4 +7,0 +11,5 +16,8 +20,2 +22,7 +22,9 +18,8 +12,5 + 5,9 +0,7
Milano +0,6 3,4 8,2 12,9 17,9 21,4 23,7 23,1 19,0 13,5 7,1 2,4
Venezia 1,8 3,9 7,9 12,6 17,4 21,3 23,9 23,2 19,0 13,7 7,0 4,4
Trieste 3,5 4,1 7,1 11,6 17,4 20,6 22,6 22,5 18,5 14,0 8,7 4,8
Padova 1,8 3,4 7,0 12,0 17,3 20,7 22,9 22,1 18,5 13,1 7,4 3,2
Brescia 2,2 5,0 9,8 13,9 17,6 20,7 23,5 22,6 19,2 14,7 7,8 3,5
Bologna 2,1 4,5 9,2 14,0 19,1 22,9 25,9 25,0 21,7 15,3 8,8 4,0
Nizza 8,3 10,0 10,5 12,7 16,7 20,6 23,2 23,6 21,4 17,1 12,9 9,8
Firenze 5,0 7,3 10,5 14,6 18,8 21,9 25,0 24,4 21,0 15,9 10,4 7,6
Roma 7,1 8,4 10,6 14,1 18,2 21,1 23,9 23,7 20,9 17,0 11,6 8,6
Napoli 9,0 9,8 11,9 15,2 19,8 21,8 24,9 25,0 21,3 17,7 12,7 10,9
Palermo 10,8 10,7 12,2 14,7 18,2 21,7 24,3 24,6 22,6 19,5 15,2 12,6
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Temperature medie annuali e delle stagioni.

Latitudine Elevatezza in metri Temperatura media dell’anno Inverno Primavera Estate Autunno Differenza tra l'inverno e l’estate
Torino 45,04 279,00 11,7 0,8 11,7 22,0 12,1 21,2
Milano 45,28 146,00 12,81 2,1 13,0 22,7 13,2 20,6
Venezia 45,26 –– 13,7 3,3 12,6 22,8 13,3 19,5
Trieste 45,39 –– 13,0 4,1 12,1 21,9 13,7 17,8
Padova 45,24 88,00 12,5 2,8 12,1 21,9 13,0 19,1
Pavia 45,11 88,00 12,7 2,2 12,6 22,8 13,2 20,6
Verona 45,40 –– 13,78 3,1 14,2 23,9 13,7 20,8
Brescia 45,33 152,00 13,5 3,7 13,9 22,4 14,0 18,7
Bologna 44,30 82,00 14,2 2,8 14,5 25,2 14,3 22,4
Nizza 43,42 –– 15,6 9,3 13,3 22,5 17,2 13,2
Firenze 43,47 64,00 15,3 6,8 14,7 24,0 15,7 17,2
Roma 41,54 53,00 15,4 8,1 14,1 22,9 16,5 14,8
Napoli 40,51 55,00 16,7 9,9 15,6 23,9 17,3 14,0
Palermo 38,07 55,00 17,2 11,4 15,0 23,5 19,0 12,1
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Anche da queste tavole risulta quanto aveva già detto sulla maggior o minor differenza fra l’estate e l’inverno portata dall’essere una città vicina al mare, o nel mezzo al continente, o presso alti monti. Confrontate Milano a Venezia e Trieste, e vedrete in queste due città, la temperatura jemale essere maggiore che a Milano, quella dell’estate maggiore a Milano che a Trieste. Confrontate Torino a Milano e vedrete che la temperatura a Torino è minore, quantunque a minor latitudine, per la vicinanza d’alti monti. Paragonate poi Bologna e Firenze con Nizza, che ancor più chiaramente vi risulterà essere la differenza fra temperatura estiva colla jemale maggiore nel continente che presso i grandi spazi d’acqua; cioè l’inverno più mite e la state meno calda presso il mare, e l’inverno più freddo e la state più calda nel continente.

§ 151. Ma per l’agricoltore non basta conoscere la temperatura media atmosferica, ad esso importa molto più conoscere le temperature massime e minime, la loro durata e la temperatura dei raggi solari che riscaldano direttamente la terra. Infatti una temperatura media di +6° può aversi da +8° e +4°, da +10° e +2°, da +14° e -2°, ecc.

La temperatura solare però e la temperatura atmosferica in questi diversi casi non saranno sempre in egual rapporto colla temperatura media. Un’atmosfera umida darà proporzionatamente una temperatura atmosferica maggiore, ed una solare minore; un cielo secco ed un terreno arido ci daranno una temperatura solare d’assai maggiore all’atmosferica.

Per avere la temperatura solare si pone un termometro presso il suolo ricoprendolo con un centimetro di sabbia, difeso possibilmente dalla rugiada e dalle pioggie che ne modificherebbero l’andamento durante la loro evaporazione, e la media può ottenere assai approssimativamente prendendo la media fra la massima solare e la minima atmosferica.

Importa poi molto tener conto della durata di queste massime o minime temperature. Ed è da notarsi che il corso [p. 143 modifica]della temperatura solare d’un termometro presso il suolo e ricoperto, come si è detto, da un centimetro di sabbia, è diverso da quello posto sotto l’influenza libera dei raggi solari ad 1m,50 di altezza. Il termometro nel suolo, sino al mezzogiorno resta inferiore di qualche grado, ed in seguito, nelle ore pomeridiane, lo supera di 6° sino a 10°. E noi dobbiamo piuttosto tener conto delle indicazioni date dal termometro in terra, poichè esso ci esprime più precisamente il calore ricevuto dalla terra e quindi trasmesso alle piante, e perchè questo ci fornisce anche le modificazioni portate dallo stato di umidità del terreno.

Io però credo che un modo assai più preciso per calcolare il calore ricevuto dai vegetali sarebbe quello di tener conto della temperatura fornitaci da un termometro posto alla profondità di un decimetro nel terreno, perchè così si eviterebbero certe massime o certe minime prodotte da pochi istanti di calore o di freddo, di nessuna influenza nell’estate, ma sufficienti ad alterare le medie d’una tal giornata; inoltre, ad un decimetro di profondità, si avrebbe approssimativamente la media del calore ricevuto dalla maggior parte delle piante annuali coltivate, e quasi anche delle piante perenni che tengono le radici nei primi due decimetri di terra, escludendosi alcune elevate temperature solari od atmosferiche, di nessuna od incerta influenza sopra un terreno che fosse umido.

effetti del calore sulla vegetazione.

§ 152. Se noi consideriamo la vegetazione al livello del mare dal polo all’equatore, o che l’osserviamo dal piede d’un alto monte fino alla sua cima, vedremo succedersi una pianta ad un’altra, oppure la stessa pianta la vedremo modificare alcuni caratteri esterni sino a che più non la riscontriamo. Troveremo, per esempio, la canna di zuccaro all’equatore ed [p. 144 modifica]il misero lichene verso il polo, come troveremo la canna al piano presso l’equatore ed il lichene sull’alto de’ monti equatoriali.

Vediamo inoltre essere alcuni climi buoni ad una coltivazione, mentre altri posti sotto egual latitudine non lo sono; così vedesi la vite fruttificare e dar buon vino nel centro della Svizzera, presso il Jura, e non presso le Alpi a minor latitudine. Vedesi un anno essere abbondante di grano, ben costituito, d’uva dolce, ecc. ed altro invece dar molt’erba, poco grano e scadente, uva immatura, frutti aspri, ecc. Vediamo alcune stagioni essere favorevoli alla nascita dei semi, altre all’aumento erbaceo, altre alla maturazione dei frutti. E se noi riferiremo questi fatti alle osservazioni termometriche che avremo fatte, troveremo essere dipendenti dal maggiore o minor grado di temperatura di quel paese, di quell’anno, di quella stagione, ecc., avuto specialmente riguardo alle massime ed alla loro durata.

§ 153. Tutti poi i vegetali abbisognano relativamente di tanto maggior calore quanto più si sviluppano o devono compiere funzioni più importanti; cosicchè non crescerebbero alla temperatura colla quale possono germogliare, nè molto meno porterebbero frutti maturi alla temperatura cui possono fiorire. Le diverse piante adunque abbisognano di una certa qual somma di calore speciale a ciascuna per vegetare e fruttificare convenientemente; abbisognano di una certa temperatura massima per raggiungere questa somma, e soffrono per una minima che loro impedisce di raggiungerla.

Perciò altra sarà l’epoca della germinazione, altra quella della fogliazione, della fioritura, e finalmente altra quella della formazione del frutto e maturazione del seme. Quest’epoche però non saranno eguali per tutte le piante, e quindi le temperature richieste saranno minori nelle piante di luoghi freddi, e dovranno essere maggiori per quelle che maggiormente amano il caldo. [p. 145 modifica]

epoche meteorologiche di
  Fogliazione   Fioritura Maturazione
a calor crescente a calor decrescente
Salice caprino 6,0 5,0
Castagno d’India 6,0 12,0 18,2
Pomo e ciliegio 8,0
Fico 8,0 21
Gelso con bottoni e noce 9,8
Vite 10,0 18,4
Ontano 12,0
Quercia e fogliaz. del gelso 12,7
Robinia 13,5 14,0
Pioppo
Persico 20,0
Mandorlo, albicocco 6,0
Pera, poma, ciliegio, raviz.e 8,0
Fragola 9,5 17,8
Spino bianco 12,5
Segala 14,2 19,0
Avena 16
Frumento 16,3 20,0
Orzo 16,3
Castagno 17,5
Melgone 19,0
Ciliegie primaticcie 16,0
Albic.o, pruno, orzo, avena 18,0
Meloni e canapa 22,5
Melgone e patate 17,0
Noci e castagne 16,2
Ulivo 19,0 10,0
Canapa 19,0 22,6
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§ 154. Inoltre, come dissi, l’atto più importante della vegetazione, la fruttificazione, esige una data somma di calore, posta però fra una certa massima e minima diurna speciale a ciascuna pianta.

Termini fra le temperature massima e minima richiesta per la fruttificazione
Cacao 28,0 23,0
Canna di zuccaro » 22,0
Tabacco » 18,5
Cotone » 17,5
Melgone » 15,0
Fagiuoli » »
Riso » 24,0
Ricino » 19,5
Melone » 20,0
Utea 26,0 19,0
Caffè 26,5 23,0
Frumento 24,0 15,0
Orzo » 11,0
Pomi di terra » 9,5
Lino 23,0 15,0
Mele 22,0 »


§ 155. Ma non basta questa massima e questa minima, se fra di loro non passa un tempo sufficiente perchè un tal vegetale dalla fogliazione o dalla fioritura non possa avere quella data somma di calore che gli è necessaria. Per esempio:

Il fagiuolo richiede 1400° circa3
La barbabietola » 1433° »
» » 1600° » dopo la fioritura.
Il miglio e l’orzo » 1800° »
Le fave » 2500° »
L’uva rossa » 2600° » dopo la fioritura.
    »    bianca » 2400° »           »
Il pomo di terra » 2900° »
Il mais » 3600° »

§ 156. In quanto minor tempo poi le piante potranno avere questa somma di calore loro necessario, altrettanto il loro frutto sarà migliore, ossia meglio costituito, specialmente se trattasi di semi o frutti amilacei, zuccherini o dolci. Epperciò se l’uva, per esempio, in Sicilia o solamente a Bologna è più dolce di quella della parte alta o di tramontana della valle del Po, egli è che in que’ due paesi l’uva matura in luglio od in agosto, ed in questa soltanto in settembre od in ottobre; così dicasi degli altri frutti, del frumento e dei cereali che nei paesi caldi possono avere la voluta somma di calore in minor numero di giorni.

Dove, per esempio, la temperatura estiva è a mala pena di 19° e per pochi giorni, l’uva è sempre acerba ed aspra, e solo vi può maturare la bianca che richiede minor calore. Ove poi la temperatura fosse di soli 17°, potrà vegetare la vite, ma non vi maturerà nè l’uva rossa nè l’uva bianca.

Epperò sebbene le stagioni permettessero alla vite di raggiungere o di sorpassare anche la somma indicata di calore che gli è necessaria, pure questa pianta non maturerebbe il frutto quando nel tempo richiesto per ottenere questa somma, la temperatura non giungesse mai, e specialmente negli ultimi istanti, ad un massimo di 18° o 19°.

§ 157. Vi sono alcune piante che potrebbero fruttificare convenientemente in un paese se si avesse soltanto riguardo [p. 148 modifica]alla somma della temperatura estiva, ma che pure non possono nemmeno vivere per la sensibile differenza che passa tra la temperatura estiva e la jemale. L’ulivo e certi agrumi, non che altre piante che vegetano assai bene presso le rive de’ nostri laghi, dove la vite matura a stento il suo frutto, non possono sicuramente resistere nella provincia di Milano, o soltanto appena lungi da que’ luoghi, quantunque la temperatura estiva sia maggiore, a causa del freddo sensibile dell’inverno. Noi abbiamo una media estiva eguale a quella di Nizza e di poco inferiore a quella di Palermo, eppure non possiamo coltivare l’ulivo, gli agrumi e tant’altre piante di climi caldi che colà si coltivano, perchè la media jemale della Lombardia, singolarmente lontana dai laghi, è di circa 8 gradi inferiore a quella di que’ paesi, e l’ulivo e gli agrumi non resistono a più di cinque giorni d’un freddo di -5°; oltre che havvi una forte differenza nella temperatura autunnale. La stessa vite non può dare l’uva tanto zuccherina di Sicilia, poichè la minima atmosferica è in quel luogo di gran lunga superiore alla nostra; e, come abbiam veduto, le medie possono risultare da cifre molto distanti fra loro.

§ 158. Vi ho poi detto che nei climi caldi la, formazione dell’amido e dello zuccaro è assai più facile. Ed infatti, sotto l’influenza del calore, cui va sempre unita una corrispettiva quantità di luce, l’assimilazione del carbonio è più facile ed abbondante per mezzo di tutte le parti verdi della pianta: l’umidità terrestre meglio serve a sciogliere i carbonati che si trovano nel suolo ed a tradurre, per mezzo delle radici, l’acido carbonico nell’organismo vegetale. Ed il fatto ci comprova questa asserzione, avendo osservato che i frutti dolci, zuccherini od amilacei richiedono una sensibile somma di calore, la quale non possono avere che dove il clima sia caldo; così la canna da zucchero non resiste più lontana dai 38° grado di latitudine dall’equatore, il riso dal 45°, il melgone e l’uva non danno buon prodotto che sino al 46°, laddove il [p. 149 modifica]frumento, la segale e l’orzo possono, più o meno prosperamente, vegetare sino al 65°, ed i licheni ancor più verso i poli. E se fra loro confrontiamo gli stessi prodotti provenienti dal paese più caldo con quelli del luogo più freddo, vediamo trovarsi un sensibile divario nel grado di dolcezza e nella quantità dell’amido relativo.

Egli è a questo proposito ch’io raccomando a tutti gli agricoltori di non lasciarsi abbagliare dalla decantata prodigiosa qualità di sementi estere, singolarmente se provengono da climi caldi. Noi potremo piantare viti di Sicilia e del mezzodì della Spagna, ma non potremo mai avere nè l’uva nè il vino di que’ paesi. Il riso dell’isola di Java produce tre volte più del nostro; ma portato fra noi ci darebbe ancora le nostre 30 sementi circa; il melgone nei piani presso l’equatore dà due o tre abbondanti raccolti all’anno, ma portate fra noi quelle sementi ci darebbero un solo e forse più scarso raccolto. In questo errore cadono facilmente i nuovi acquirenti di fondi, che dalle cure della città trasportati in campagna, si tengono ad un tratto per agricoltori consumati. Costoro credono tutto, comprano tutto senza riguardo di provenienza, provano un anno, due, tre e poi finiscono praticamente ad avvedersi del loro errore; ma intanto si sono fatto ridere alle spalle da quei contadini che dovrebbero trovare in essi chi li dirigga ed ammaestri; e così, quando vogliono introdurre qualche utile novità, li trovano restii ad accettarla per timore di cattiva riuscita, posti in diffidenza dal mal esito delle prime esperienze. Noi certamente abbiamo bisogno d’introdurre nuovi cereali o nuove piante nella nostra coltivazione, come già molte se ne introdussero, quali furono il pomo di terra, il melgone, il riso, ecc. e molte piante boschive; ma questi vegetali devono essere introdotti colle debite cautele, rispetto al clima ed al terreno dal quale provengono, procurando piuttosto d’introdurre quelli di paesi meno caldi e meno feraci del nostro se vogliamo ottenere una buona riuscita.

  1. Il miglio italiano corrisponde a chilometri 1,859.
  2. In questo prospetto ho procurato di scegliere paesi in riva al mare perchè, essendo tutti nelle eguali condizioni topografiche, meglio risulta la differenza di temperatura.
  3. Queste cifre esprimono la somma delle temperature medie di tutti i giorni che decorrono dal principio della vegetazione alla maturazione del frutto o del seme.