Trattato completo di agricoltura/Volume I/Del prato/8
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epoca del taglio delle erbe.
§ 461. L’epoca della maturità delle erbe, non è precisamente l’epoca del taglio, poichè in un prato vi ha una continua successione di erbe mature, di erbe che fioriscono, e di erbe che sono ancora tenere. L’epoca dunque d’un taglio è quella in qui la maggior parte delle erbe di quella stagione comincia a lasciare il fiore; poichè se si aspettasse la fioritura o la maturanza delle altre, le prime perderebbero le foglie, diventerebbero troppo secche, dure o legnose. Come pure ho detto che si deve tagliare quando le erbe cominciano a sfiorire e non a seme maturo, perchè quando una pianta matura il seme perde un poco di foglie, le quali costituiscono la miglior parte del fieno o dell’erba, ossia la parte più sugosa, nutritiva ed adatta alla produzione del latte.
Come ben si vede, diverse saranuo le erbe che fioriranno in primavera, da quelle che fioriranno in estate od in autunno; e l’epoca di questa fioritura non sarà eguale in tutti i paesi, dipendendo dal grado di umidità e di calore, e dalla qualità del terreno di ciascuna località.
Epperò, nei climi temperati si hanno tre epoche principali di fioritura. Una in maggio, fioritura maggenga, o taglio maggengo; un’altra in luglio, detta impropriamente fioritura o taglio agostano; ed una terza in settembre, detta erba terzuola o taglio terzuolo. L’erba che cresce in seguito a questo taglio dicesi erba quartirola, la quale vien sempre falciata o pascolata ancor verde, non avendo nè tempo nè caldo sufficiente per maturare, o per disseccare.
Presso i monti si fa un taglio maggengo, che realmente accade in giugno od in luglio, ed un altro taglio sulla fine di agosto o di settembre, ed in fine il terzo si riduce ad un erba terzuola non atta a far fieno perchè troppo tenera. Sui monti, come si è detto, dopo il primo taglio, l’erba si pascola, o si taglia costantemente verde. Sui pascoli più alti invece conviene pascolarla interamente, perchè si perderebbe troppo tempo quando si volesse lasciarla maturare convenientemente pel taglio. La marcita ed il prato a spianata, che danno quasi sempre un’erba grossolana, devonsi, qualora vi sia la possibilità, tagliare quando le erbe sono ancor tenere, per consumarle verdi a mantenere il bestiame. Se si volesse far seccare quest’erba, oltre che si perderebbe qualche taglio, si avrebbe minor profitto, il fieno riescirebbe troppo grosso e duro, e nel disseccare perderebbe molte sostanze utili. Un’egual estensione di prato entro un anno darà maggior quantità di latte, oltre alla minor spesa di essiccamento, stagionatura, e conservazione del fieno, consumandone l’erba, che non convertendola in fieno. Questa è la convenienza che gli agricoltori della bassa trovano nelle marcite e nei prati a vicenda.
Tutto ciò non toglie che in molte località anche le spianate possano dare buon fieno, come avviene nel Lodigiano, ed in parte del Pavese e del Milanese; ma chi mantenga bestiame, deve procurare di consumar più erba che può, riducendone a fieno soltanto quella quantità che occorre pel mantenimento nell’inverno.
La prima erba dicesi matura al taglio quando è quasi maturo il seme della lojessa (fig. 134), dell’antossanto odoroso, ossia della pagliana (fig. 135), del bromo o fora sacco (fig. 136,134. - Lojessa o loglio perenne. 135. - Antossanto. pag. 452), della festuca detta venone (fig. 137, p. 452), del fleo o codolina (fig. 138, p. 453), della poa de’ prati, detta fienarola o piuma (fig. 139, p. 453), e quando sia per cadere il seme del ranuncolo pratense.
Il secondo taglio si farà quando sfiorisca il trifoglio rosso, il trifoglio ladino, e la carota selvatica, detta in certi luoghi rumice, in altri ronzon (fig. 140, p. 454).
Il terzo si fa quando sfiorisce il sellero selvatico, la cicoria, o qualche altra graminacea, il trifoglio rosso o nuovamente il ranuncolo. 136. Bromo. 137. Festuca
In ogni caso il taglio si deve eseguire in un tempo medio di questa sfioritura, onde il fieno non riesca nè troppo tenero nè troppo duro. Anticipando scemerebbe troppo di peso, perchè contiene ancora molt’acqua; ritardando, come si disse, perderebbe le foglie, difficilmente si presterebbe alla fermentazione, e molte sostanze utili, solubili ed azotate scomparirebbero, evaporando insieme con l’acqua, nell’indurire che fa il gambo e la foglia. Inoltre la cotica si snerverebbe di troppo, perchè il terreno si estenua di più per un piccolo raccolto 138. - Fleo pratense. 139. Poa.di semi maturi che non per un triplo prodotto di foglie; e la stessa operazione del taglio riuscirebbe più difficile per l’indurimento del gambo delle erbe.
§ 462. Giunto il momento opportuno, se il prato è secco, o che l’erba fosse troppo matura, si dovrà tagliare di notte o di buon mattino per impiegare minor fatica. Se invece il prato è grasso, e l’erba piuttosto tenera, od 140.
140. Fiore della carota selvatica.umorosa, si dovrà tagliare quando sia asciugata dalla rugiada, la quale fa aderire fra loro le foglie, o le fa annerire colla pronta evaporazione al sole. Così pure non si taglierà mai l’erba quando sia bagnata dalla pioggia; ed allorquando la prateria sia un poco estesa, si incomincerà il taglio da quella parte che presenti l’erba più matura.
Il taglio si fa colla falce fienaja (ranza), nè deve essere troppo basso per non intaccare il ceppo delle erbe, nè troppo alto per non lasciare in piedi una specie di stoppia che sarebbe tanto fieno perduto, e che col tempo renderebbe troppo spungosa la cotica.
Tagliata l’erba, in quanto minor tempo essa potrà disseccare, e quanta minore umidità riceverà in questo momento, altrettanto il fieno riuscirà più bello, verde e sostanzioso. Quel fieno che può appassire in una sola giornata, a pari circostanze, sarà sempre il migliore. Detestabile è l'uso d’alcuni paesi, che, favoriti da sole più gagliardo, non ismuovono o ben poco l’erba dopo d’averla tagliata, lasciando al sole ed al tempo la fatica di essiccare anche la parte di erba che resta al di sotto presso il terreno. In questo modo quell’erba che in un giorno potrebbe dare ottimo fieno, ne impiega due o tre, o riceve per due o tre notti l’umidità notturna che la fa annerire superiormente; e finalmente, quando la porzione d’erba che tocca il suolo è interamente appassita, quella esposta al sole è ridotta quasi interamente in steli carbonizzati.
Laonde, perchè l’erba appassisca più presto, abbisogna spanderla nel prato, e farle occupare quegli spazi vuoti che restano tra una falciata e l’altra, e tosto che la si veda un poco appassita superiormente, devesi voltare nuovamente con bastoni, e ripetere questa operazione 4 o 5 volte nella giornata, e più se si può, impiegando sempre un numero abbondante di giornalieri ed approffittando delle ore più calde.
§ 463. Si riconoscerà che l’erba sia abbastanza essiccata e buona da caricarsi nello stesso giorno quando, mentre ancor vi sia il sole, presane in mano una porzione e sfregatala, essa cada in minuzzoli; si ponga attenzione però che il vento talvolta la fa sembrare più secca di quanto è realmente.
Se l’erba non è abbastanza disseccata, e che non la si può caricare e trasportare come fieno, prima che tramonti il sole, intanto che è asciutta e calda, si deve raccoglierla in varii mucchietti alti 1m ad 1m,50, più o meno secondo il maggior o minor grado di appassimento. Così il fieno durante la notte viene ad essere preservato maggiormente dall’umidità, e pel calore che conserva al momento di farne i mucchietti, continuerà ad evaporare un poco d’acqua, e l’appassimento nell’interno del mucchio si uniformerà.
Il giorno seguente, asciugata la cotica dal sole, con forchetti si spandono e si allargano nuovamente le erbe ammucchiate, e si ripete la voltatura sin tanto che veggansi atte ad essere trasportate come fieno. Se anche in questo secondo giorno l’erba non fosse bastantemente essiccata, si rifaranno i mucchietti, che nuovamente si distenderanno il giorno seguente.
L’erba del primo taglio ordinariamente dissecca in due o tre giorni, perchè è la più abbondante, più umorosa, e perchè il sole non ha ancora molta forza. Quella del secondo, se il terreno è asciutto e la stagione calda, può disseccare in un sol giorno, tutt’al più in due. Il terzo taglio impiega due o tre giorni ed anche più, secondo che la stagione si mantenga ancora calda ed asciutta, oppure nuvolosa ed umida.
Quando il cielo sia annuvolato o che minacci pioggia, non converrà mai allargare e distendere l’erba già tagliata, perchè si conserva di più così adagiata regolarmente in liste lungo il terreno. Così pure se l’erba sarà in mucchi non converrà spanderli, perchè distesa assorbirebbe maggior umidità che non ammucchiata, ancorchè non piovesse.
L’erba del primo taglio può rimanere in mucchi, durante la pioggia, dai 4 ai 6 giorni senza soffrire, secondo che è più o meno appassita, perchè più ricca di steli che di foglie. Quella del secondo non più di tre giorni perchè più fogliosa; e quella del terzo soffre alla terza giornata e comincia ad ammuffire e fermentare, perchè più tenera e fogliosa di quella degli altri tagli.
Talvolta il terzo taglio può restare più giorni nel prato soltanto perchè il cielo essendo annuvolato non permetta il suo totale appassimento. In questo caso si potrebbe fare come si usa in Fiandra, cioè, dopo il primo giorno di discreto appassimento, ridurre l’erba in grossi mucchi, i quali dopo un giorno, od anche solamente nel decorso di una notte, cominciano a fermentare e riscaldarsi; così, quando si sentano molto caldi, distendendoli ed allargandoli, il vapore che si svolge dall’erba pel riscaldamento suscitatosi, trascina con sè molta umidità. In tal modo si prosegue sino al perfetto appassimento, facendo i mucchi tanto più grossi quanto più l’erba abbia perduto di acqua.
Molti invece, quando l’erba sia discretamente appassita, usano caricarla sui carri, sui quali parimenti si riscalda; poi si getta e si ricarica. Quest’operazione, rinnovata almeno due volte anche in giornate nuvolose, ma non piovose, basta a ridurre il fieno ad uno stato conveniente per la conservazione. Con questo mezzo, cioè quando sia caricato sui carri, si può condurre al coperto in tempo di pioggia, e voltarlo da un carro all’altro.
In ambedue questi casi il fieno contrae bensì un color rosso, ma si conserva ancor buono e sostanzioso, e si ha il vantaggio di non lasciarlo troppo tempo esposto alle intemperie, sgombrando anche più presto il prato, perchè si rivesta di nuova erba.