Tignola/Atto Secondo
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ATTO SECONDO.
Salotto con mobili ed ornamenti di vecchio e nuovo stile, come nelle case degli aristocratici, che si vengono adattando al moderno. Ovunque una ben moderata signorilità. Sul davanti, a destra, una scrivania, con libri, ordinata con assai cura, a sinistra un lungo e comodo divano: presso al divano un tavolinetto con libri e due tagliacarte. Due porte ai lati; una in fondo. È una stanza del Duca di Malò.
Giuliano e Gusmano.
Giuliano
entrando con un suo pastranino nero che si leva e posa insieme col cappello, in fondo. |
Che cosa fate al mio tavolino?
Gusmano.
Vigilavo! Prima che entraste in questa casa, questo tavolino era mio. Ricordatevene sempre!
Giuliano
Siamo alle solite!
Gusmano.
E sempre saremo.
Giuliano.
Ma, signor Gusmano.... Sarebbe tempo che metteste l’animo in pace. Ormai sapete che io debbo star qua. Inoltre io non v’ho mai dato noia.
Gusmano.
Sfido!
Giuliano.
Finiamola! Finiamola! Ho da fare.
Gusmano.
Eh! prima di fare, bisognerebbe saper fare! E voi siete inetto, incapace, timido, incerto, lento, pauroso. Avrei voluto vedervi ai.... tempi dei tempi!
Giuliano.
Non ricominciamo!
Gusmano.
Non avete attitudine alcuna a giovare al mio padrone; siete, lo ripeto, timido, incerto, permaloso, scontroso, insufficiente.... Io lo servivo con vera fede e capacità. Le idee nuove me lo hanno rapito.... Il socialismo! E così a voi è permesso guadagnar più di me, conoscere tutti i suoi segreti, far bella vita senza saperla fare, avere perfino una bella amante, senza saperla amare.
Giuliano.
Insomma!
Gusmano.
La somma è questa: che io con voi non mi cambierei....
Giuliano.
Ma che tutte le volte che mi trovate dobbiate essere il mio tormento, è troppo!... Lo dirò al Duca. Non ne posso più.
Gusmano.
Non vi temo.
Giuliano.
Va bene.... Basta.... Lo so. Intanto, ora lasciatemi solo. Aspetto gente per il Duca. Debbo riceverla io....
Gusmano.
Voi! Chi sono?
Giuliano.
Sono compagni incaricati per le elezioni.
Gusmano.
E il padrone li fa ricevere da voi....
Andandosene.
Faccia pure, faccia pure! Ma la Sicilia deve eleggerlo.... In Sicilia faremo i conti anche con voi.... Capite? Ricordatevi che abbiamo veduto lo sbarco dei Mille di Marsala!...
Esce.
Giuliano
si butta su una sedia con un sospirone.
Auf!
Rimane un istante pensoso e triste profondamente. |
Quasi subito entra Adelaide.
Adelaide
scorgendo Giuliano, il quale, appena la vede, resta turbato. |
Sei qua? Il signore Gusmano mi aveva detto che non c’eri.
Giuliano.
E di chi cerchi, allora, se non cerchi di me? Perchè sei venuta qua?
Adelaide.
Cerco del Duca....
Giuliano.
Che hai da fare con Duca?
Adelaide.
È inutile che te lo dica! C’è o non c’è?
Giuliano.
Non c’è: verrà fra poco.
Adelaide.
Allora tornerò quando ci sarà.
Fa per andar via.
Giuliano.
Adelaide!
Con impeto dolente.
Che t’ho fatto perchè tu debba trattarmi così? Sono tre giorni che non mi consideri più nulla, che non mi parli, che non mi rispondi. Eppure quando l’altra notte tornasti, dopo avermi fatto tanto aspettare, nè io so ancora dove fosti, mi trovasti che piangevo.... Che genere di tortura vuoi infliggermi, dunque?
Adelaide
con calma e misura.
Nessuna. Voglio che tu comprenda con ragione che i nostri rapporti sono diventati impossibili, ormai. Tu conosci il mio carattere: passato il periodo della passione ardentissima, che mi trasfigurava, tu avrai capito, che, per conservare l’amore fra noi, era necessario appagare anche la mia ambizione. Io ti ho amato, in principio, per le belle promesse che offrivi di te, per la tua bella, ardente giovinezza, la quale era velata da un timore strano che io credevo un pregio e che invece è diventato incapacità, scrupolo eccessivo.
Giuliano.
Non ho seguite le vie che mi si sono offerte, comprese quelle che tu mi additavi, perchè erano contro il mio carattere onesto.
Adelaide.
Non hai saputo cogliere la minima occasione.... Anche col Duca potevi trattare diversamente: gli sei indispensabile per la sua elevazione intellettuale, e pure sembri il suo servitore.
Giuliano.
Ma per te, per te sola io resto ancora qua rassegnato, nella casa di questo ambizioso, di questo principotto....
Adelaide.
Fossi tu ambizioso come lui!
Giuliano
Non dirlo.
Adelaide.
Eh, già: tu ami l’ombra, il lavoro piccolo, misterioso.... Sta bene; ma tu stesso dovresti capire che io non posso seguirti.... Rammentati almeno come mi hai conosciuta, se non sai giudicarmi più da quando sono stata tua....
Giuliano.
No.... Adelaide.... Invece, tu devi cambiare i tuoi propositi.... tu.... io non posso.... Tu puoi cambiare la tua vita....
Adelaide.
Basta.... basta.... siamo alle solite.... No, no, Giuliano, hai sbagliato ed ho sbagliato io con te! Non opprimiamoci più oltre.... Fin’ora sono stata tua accettando le tue condizioni, solamente tua.... Ora non più; ora non posso prometterlo nemmeno....
Giuliano
con disperazione.
Non parlarmi così, Adelaide.... No.... no.... non lasciarmi.... Ancora.... ancora, Adelaide....
Adelaide.
Basta; io soffro; tu mi tedi con la tua , ormai. Lo comprendi? Non posso più oltre. La noia, il tedio della miseria e della piccolezza mi hanno fatto diventar così.... La noia del Montalto fu quella che mi dette a te.... La noia mi strappa inesorabilmente anche a te.... È finita!
Servo
entrando.
Signor Giuliano, sono giunti quei signori che attendeva: li ho fatti passare di là.
Indica a destra.
Giuliano.
Bene!
Servo
esce.
Giuliano.
Senti, Adelaide....
Con eccitazione.
Voglio parlarti ancora, fosse anche per l’ultima volta; voglio vederti.... stasera. Aspettami a casa, verrò a casa, fra poco.... Son sicuro di persuaderti. Va.... sii ancora per un po’.... buona come un tempo.... come quando io parevo la tua stessa giovinezza.
Adelaide.
Ed ora....
Lo guarda tristemente.
Addio....
Si ferma sulla porta.
Bada.... non ti prometto.... Non sono capace di promettere invano....
Esce.
Giuliano
resta solo, agitatissimo, si batte la fronte, dolorosamente, rattenendo un singulto; poi si dirige alla porta di destra; l’apre. |
Avanti!
Entrano Ascanio e Giovanni seguìti da Gusmano. |
Ascanio e Giovanni.
Caro Giuliano!
Si salutano.
Giuliano.
Sono a vostra disposizione.
Momento d’imbarazzo, causato da Gusmano che vuol restare a sentire. I due nuovi arrivati lo guardano, poi guardano Giuliano perchè lo mandi via. Egli resta imperterrito. Finalmente Giuliano si decide. |
Giuliano.
Signor Gusmano: se permettete.... questi due signori debbono parlarmi.
Gusmano
resta ancora un po’ immobile; poi senza rispondere, ma con eloquente silenzio, esce lento, severo, solenne, pieno di comica ira dignitosa. |
Giovanni.
È un bel tipo costui! E un parente del Duca.... o un Duca anche lui?
Giuliano.
No; è solamente il mio più gran tormento in questa casa....
Giovanni.
Non sei contento?
Giuliano.
Parliamo d’altro.
Ascanio.
Senti, Giuliano, prima di parlare del Duca vorremmo farti una proposta.... una grande proposta....
Giuliano.
A me?
Ascanio.
Sì: bisognerebbe che tu accettassi una candidatura.
Giuliano.
Io?!
Turbatissimo, si agita fra mille dubbi.
Giovanni.
Non c’è pericolo, veh: sarai certamente bocciato.
Ascanio.
Oh certo!... Sarebbe semplicemente un’affermazione. Si tratta di un collegio nel quale gl’interessi sono essenzialmente artistici; e non sappiamo a chi rivolgerci. L’arte non è il forte del socialismo.... Tu invece sei un giovane colto.... La tua stessa timidezza, forse sarebbe un vantaggio....
Giuliano.
No.... no.... vi prego.... Pensate ad altri.... non a me.... Un altro.... Un altro accetterebbe subito....
Ascanio.
Eh, lo credo!
Giuliano.
Ma io.... Per quanto rifletta che essere anche semplicemente candidato....
Ascanio.
Mi pare! Una certa ambizione dovresti averla....
Giuliano
come fra sè.
Eh!... Certo!... Sarebbe un’affermazione.... la prima prova di energia.... di quella energia che tutti reclamano da me.... tutti.... Ah.... no.... no!... impossibile!... Non son nato per questo.... Non posso accettare.... Non insistete....
Ascanio.
Strano, davvero! Si direbbe che non sei socialista....
Giovanni.
Be’.... allora.... parliamo del Duca. Voglio essere schietto. Noi siamo incerti, sospettosi rispetto a lui. Il presentarsi candidato del partito socialista al paese dei suoi avi.... sa di poca sincerità, di ciarlataneria.... Ecco, tu che lo conosci bene, che cosa ne pensi? Sii sincero, bada!... Domandiamo, questo, al compagno di fede, non al segretario del Duca.... Sulla tua coscienza....
Giuliano.
Ebbene....
Con esitazione piena di ricordi.
Sono anch’io della vostra opinione....
Ascanio.
Cioè?
Giuliano.
Il Duca è un uomo abile e per questo utile a qualunque partito.... Ma, mentre noi potremmo gloriarci di averlo oggi conquistato, domani ci dovremo forse pentire se farà un voltafaccia. Non è il primo....
Ascanio.
Allora....
Giovanni.
È quello che pensavamo anche noi. Grazie della tua franchezza. E così, questo colloquio che poteva essere una cosa lunga e tediosa, è semplificato. Ne sappiamo abbastanza.... Possiamo anche andar via.
Giuliano
turbato.
Come? Non volete aspettare il Duca? Egli dev’essere qui a momenti, se pure non è giunto....
Giovanni.
Ma noi ci siamo già formati un criterio preciso. Egli, se crede, parlerà all’assemblea.
Giuliano.
Ma che gli dirò io, quando verrà e non vi troverà più?
Giovanni.
Di’ la verità: ti aveva mandato qua per sostenerlo, per fargli un po’ di gran cassa.... Sii sincero. Del resto, sai, mettiti l’animo in pace.... Se parlerà all’assemblea convincerà tutti. Lo conosciamo. In quanto a te.... quel che non hai saputo mettere oggi nelle tue parole,... lo metterai nelle sue.... Non sei tu che prepari i suoi discorsi? Solamente, scusa se te lo dico, mi pare che tu avresti l’obbligo di essere franco anche con lui. Se lo credi un ciarlatano,... perchè resti con lui?
Giuliano.
Eh, perchè.... perchè....
Giovanni.
In ogni modo questo non ci riguarda. — Andiamo?
Entra il Servo.
Servo.
È arrivato il signor Duca: sarà qui fra un minuto.
Giovanni.
Sì; ma noi andiamo via.
Giuliano.
Ma restate!... Ormai....
Giovanni.
No.... no.... dispensaci da questo colloquio, tanto sarebbe inutile, forse peggio.... Addio.
Al Servo.
Accompagnateci; non sappiamo la strada. Addio.
Ascanio.
Addio.
Giovanni e Ascanio escono.
Giuliano
resta muto, impacciato.
Gusmano
che è apparso nel fondo, quando hanno aperta la porta, quasi fosse a spiare, si avanza rigidamente, e agitando il dito teso verso Giuliano. |
Un’altra delle vostre.... Me ne accorgo. Val più il mio occhio che tutti i vostri studi.... C’è odor di frittata qua dentro....
Giuliano
violentemente.
Non seccatemi, vi dico....
Gusmano.
Ah!... Diventereste per caso un leone?!
Duca
entra a tempo per accorgersi del breve alterco fra i due. |
Be’! Dove sono gli amici?
Giuliano.
Sono andati via....
Duca.
Perchè?
Giuliano
tace.
Gusmano.
Ecco.... Perchè?
Duca.
Voi uscite!... Subito!
Gusmano
esce col suo solito passo.
Duca.
Perchè li hai lasciati andar via? Perchè non mi hanno aspettato? Tu li avrai urtati certo.
Giuliano
quasi balbettando.
Hanno.... messo la discussione in modo.... che non ho potuto trattenermi;....e certe frasi che mi sono sfuggite li hanno come spaventati.
Duca.
Ho capito.... Siamo alle solite. Sono più stupido io ad affidarti un incarico, in cui bisogna agire! Tu hai guastato tutto! Ma che impasto di creatura sei tu? Dimmelo!...
Giuliano
tace.
Duca.
Già; di te non mi posso servire altro che a tavolino. Quando ti presenti, è finita: ogni impresa che tenti precipita per il tuo curioso carattere, che non s’accorda con quello di nessuno.
Giuliano.
Il mio carattere? Dite piuttosto la mia coscienza!
Duca.
Che hai detto?... La tua coscienza?
Giuliano.
Scusatemi.... Non volevo offendervi....
Duca.
No: non sono offeso.... Non sono offeso, perchè sapevo già quel che tu pensavi di me nell’intimo. Io per te sono un avventuriero.... Se ti sprono all’azione, se ti incito a vincere certi scrupoli, certe repugnanze morbose, tu mi accusi di disonesto, magari. Ma la tua onestà è una povera scusa della tua povera anima. Tu ami il piccolo.... tu ami il cantuccino polveroso e riscaldato; tu ami il doloroso sacrifizio inutile perchè non veduto; l’ombra ami tu.... sei un rosicante.... E come te ce ne sono tanti che magari all’apparenza sembrano eroi.... come te quand’eri alla libreria, che hai fatto male a lasciare, perchè era il tuo nido naturale....
Giuliano.
Ma siete stato voi a togliermi di là.... E ora mi offendete....
Duca.
Non solamente io.... Anche le letture che avevi fatto, anche... Basta!... Ad ogni modo, è vero, sì, anch’io, e perciò ne ho un certo rimorso. Altrimenti a quest’ora ti avrei dato il ben servito....
Giuliano
tentando rivoltarsi.
Ma.... questa vostra vita mi umilia.... mi annichilisce....
Duca.
No.... Il tuo carattere!... Da quando hai lasciato il libraio Gonnella, non ne hai fatta una a garbo. Guarda: Incominciasti a tirare un ceffone all’amante della donna che ti piaceva.... E fin lì, pazienza! Anzi! Poi ti sei battuto in duello scagliandoti sull’avversario con un certo furore nervoso che si poteva anche scambiare per coraggio. Eri evidentemente in un periodo di esaltazione, nella febbre che rivela la malattia, e pigliasti una sciabolata con la disinvoltura dell’uomo sorpreso. Il guaio però è venuto poi, quando si trattava di essere uomini, quando i medici tentarono di cucirti la ferita....
Giuliano
interrompendo.
No: volevo curarmela da me....
Duca.
Sì! Dàllo ad intendere a me!... Gli aghi ti facevano paura!... Te la curasti da te, sì; ma con tanto poco coraggio che ora ti deturpa quasi tutto il viso....
Giuliano
toccandosi la cicatrice che ha sul volto:
Avrei voluto veder voi in un caso simile....
Duca.
Ah.... ah! mi fai ridere. Ma, pur troppo, tutte queste cose dimostrano che tu non sei nato per essere quello che ti immaginavi. Anche il bagaglio d’idee democratiche che porti così pesantemente sulle spalle, aggravato da centomila quintali di tutte le specie della moralità e del pregiudizio, tu lo porti, e non sai perchè.... Il bello è che ti pesa.... Eh! se ti pesa!... E se per caso io tento di levartene un po’ di dosso, nella speranza di darti sollievo, tu mi dici che sono un poco di buono.... Non meriti nulla!
Giuliano.
Scusatemi.... Non volevo offendervi!...
Duca.
Sia finita, per ora.... Io devo uscire. Tornerò verso mezzanotte.... Allora bisognerà lavorare. Quel discorso che è pur necessario ch’io faccia, anche per riparare ai tuoi errori.... mi preme molto. Resta qua, stanotte.... Lavoreremo fino alle tre o le quattro e poi tu andrai nella tua camera di là.
Giuliano
che pensa ad Adelaide.
Sentite: non potremmo... rimandare a domani?...
Duca.
A domani? È urgente.... devo imparare a mente.... e sabato arriva presto....
Riflettendo improvvisamente.
Ah.... ho capito: lei! Fa come vuoi. A domattina, allora.... Vieni qua alle nove. Addio!
Giuliano.
Grazie, signor Duca.... A domattina.
Si avvia raggiante verso la porta di fondo, riprende i suoi indumenti: esce. |
Arrivederci!
Duca.
Addio!
Suona il campanello elettrico.
Servo
entrando.
Comandi?
Duca.
Di’ al signor Gusmano che venga qua.
Il Servo esce. Entra Gusmano.
Gusmano.
Eccellenza!
Duca.
Sentite.... Vi proibisco ancora una volta di immischiarvi nelle faccende che Giuliano tratta per me. Sta a me giudicarlo: non a voi!
Gusmano.
Sì! perchè io.... oramai, l’ho giudicato; e il mio giudizio non muta.
Duca.
Basta così!... Altrimenti sarò costretto a rimandarvi in Sicilia.
Gusmano.
Farò come volete; ma non muterò opinione....
Duca
sorridendo.
Siete indomabile.
Gusmano.
Abbiamo fatto le campagne, Eccellenza.
Duca.
Sì, lo so. In ogni modo, siamo intesi.
Gusmano.
Come sempre. Fedeltà e intelligenza!
Duca.
Bene. Ora debbo andar via....
Esce da sinistra entrando cioè nella sua camera. |
Gusmano
rimasto solo, si frega le mani con espressione di giubbilo e poi rivolto al tavolo di Giuliano, come fosse Giuliano stesso, fa certi gesti di scherno e di vittoria, che sono ridicolissimi. Sente rumore, si volta. Il Servo introduce Adelaide. |
Gusmano
inchinandosi con garbo antiquato.
Signora!
Servo.
La signora vuol parlare al Duca.
Esce.
Gusmano.
Al Duca!?
Con aria arguta.
Lo chiamo subito.... È là nella sua stanza. Si accomodi....
Guardandola.
Che bella signora!
Adelaide.
Siete galante.
Gusmano
con aria tutta sua.
Sono siciliano!
Entra dal Duca, dopo aver bussato.
Adelaide
si siede sul divano. Appare un po’ stanca: gli occhi le ardono per un vago desiderio; la mollezza del divano la rende più languida. Entra il Duca, è vestito in frack. |
Duca.
Voi qui?
Adelaide.
Sì....
Duca.
Come state?
Adelaide.
Non so....
Il Duca siede dalla parte opposta del divano: ai piedi di lei. |
Duca.
Non avete trovato Giuliano?
Adelaide.
Sì; cioè no....
Duca.
Che vuol dire?
Adelaide.
Sono stanca.... Permettete....
Si distende di più sul divano.
Duca.
Vi prego.
Adelaide.
Avete fretta?
Duca.
Non più.
Adelaide.
Non più: mi piace... Oh! si sta bene qui....
Duca.
Tutto ciò che è mio è vostro.
Adelaide.
Rettorica della galanteria!...
Duca.
Rettorica?
Adelaide.
Sì; ma.... mi piace.... mi piace.... Mi piace il vano, il folle, la menzogna.... i rovesci delle medaglie....
Duca.
Invece, avete l’aria di dire che tante cose non vi piacciono.
Adelaide.
È vero.... Dio, quante cose non mi piacciono!... O meglio, non mi piacciono più! Fine! Fine! Fiacchezza! Disgusto! Tutto passa.... e non basta.... Quando è passato offende.
Pausa.
Sono stata a cercarvi, dianzi....
Duca.
Non me l’hanno detto.
Adelaide.
C’era lui....
Duca.
Volevate parlarmi senza.... lui?
Adelaide.
Già.... Infatti sono andata via subito.... Son tornata a casa.... e ho provato tutto il tedio di quella casa.... Impossibile! Sono uscita.... Mi sono trovata sola per Via Nazionale: camminavo come una donna triste; ed ero triste.... come in agonia.... Ho visto la folla elegante che andava al Costanzi.... Serata di première.... Passavano vecchie conoscenze.... Io ero chiusa nel mio velo.... come una peccatrice.... E, vi assicuro, sentivo tutta l’amarezza del mio recente passato.... Mah! Ed ecco che giungo finalmente un’altra volta vicino a casa vostra.... quasi senza volerlo.... E vedo Giuliano che esce dal portone con le sue carte sotto il braccio, curvo e triste nel suo abito nero, camminando in fretta come un impiegato povero aspettato dalla moglie.... La moglie sarei stata io.... L’ho guardato un po’.... Aveva fretta.... Ha preso una carrozza; e l’ho perso di vista.... Mi pare un sogno; ed è stato un minuto fa.... Ho alzato gli occhi: ho visto le vostre finestre illuminate. Sono salita.... Eccomi qua....
Duca.
E che cosa volete da me? Un consiglio?
Adelaide.
Un consiglio!? No!...
Duca.
Se vi occorresse.... come l’altra volta....
Adelaide.
Denaro? Nemmeno.
Duca.
Senza complimenti.... Da buoni amici....
Adelaide.
No!... no!...
Duca.
Allora?
Adelaide.
Allora.... sono venuta qua.... come per un destino.... Ma ora che ci sono, sento che ho fatto bene.... Si respira qui.... Mi par d’essere una convalescente....
Pausa.
Dove andate stasera?
Duca.
Andrò....
Adelaide.
Ah!... lo so.... Da Linda.... Ha il palco al Costanzi?
Duca.
Sì.
Adelaide.
È accompagnata sempre dalla madre?
Duca.
Sì.
Adelaide.
Non l’ha cambiata? È sempre quella con i capelli color pisello?
Duca.
Sempre.
Adelaide.
Rammento.... rammento. Vi costa molto quella donna?
Duca.
Parecchio!
Adelaide.
Si capisce.
Duca.
Perchè?
Adelaide.
Non vorrei...
Duca.
Dite, dite....
Adelaide.
Vi fa spender troppo, perchè non ha buon gusto.... ossia non ha stile....
Duca.
Che vuol dire, avere stile?
Adelaide.
È difficile esprimerlo.
Con un sorriso giocondo.
Oh, come son contenta di parlare di queste cose! Finalmente! Ecco: una donna che vuol essere veramente elegante non ha che due vie da seguire.... Se non ha buon gusto segue la moda, senza scrupoli e senza scelta: spenderà di più e sarà notata soltanto le volte che rinnova un vestito.... Se invece ha stile, assoggetterà la moda a sè stessa.... In una stagione le bastano due o tre idee che sconvolgano con garbo la moda comune, senza cancellarla; ed ella è sempre ammirata, spesso perfino copiata; e spende poco.
Duca.
Non c’è dubbio. Siete una cassa di risparmio, voi!...
Adelaide
sospirando.
Io non sono più nulla, caro Duca....
Duca.
Eh, via....
Adelaide
pausa.
Scusatemi, Linda vi piace.... perchè vi piace.... o vi piace.... perchè piace agli altri?
Duca.
È un misto....
Adelaide.
Ma.... a che vi serve quella donna?
Duca
imbarazzato.
Dio mio....
Adelaide.
È strano che un uomo come voi, che vuol fare una grande strada nella politica, nella vita, e che perciò ha bisogno dell’aiuto femminile, perchè le donne, lo sapete, quando vogliono.... è strano, sì, che un uomo come voi, non si sia fatta questa domanda: A che mi serve quella donna?!
Duca.
Il curioso è che me lo domandiate voi che siete una donna come lei....
Adelaide.
Qui sta l’errore!... Io non sono come lei....
Duca.
Volete proprio demolirla, dunque....
Adelaide.
No: sarebbe impossibile: Linda è bella.... più bella di me, per esempio....
Duca.
Non mi pare....
Adelaide.
Già:... bisognerebbe che conoscessi il suo deshabille.
Duca.
Perchè.... del vostro siete sicura....
Adelaide.
Sicurissima.... e me ne vanto.... È inutile che lo mettiate in dubbio.
Duca.
Caso mai lo farei perchè me ne deste le prove....
Pausa. Adelaide fissa il Duca per un poco.... poi allunga il braccio e prende sul tavolinetto un tagliacarte grosso, di avorio, e con quello, ripreso il discorso, si accarezza, si tocca la bocca, si batte le mani..... |
Adelaide.
Dicono che ha molto spirito.... però.
Duca
.....Dicono.
Adelaide.
Dev’essere spirito alla francese.... di quello che non lascia ricordo. Passerà di moda: la Francia è in decadenza.... Voi avete necessità di una donna diversa....
Duca.
Dimostratemelo!
Adelaide.
Volete le prove di tutto!... Siete furbo! Il campione è sempre migliore della merce che vien poi. Ve lo dimostro. Linda, dunque, dicevo, è un magnifico soprammobile fragile come un vetro di Venezia, senza passione e senza ardore; ma sempre in linea, stilizzata, come un cane levriero.
Duca.
E voi che cosa offrireste ad un uomo come me....
Adelaide.
A voi nulla. Ad un uomo come voi, spirito intraprendente, arso dal desiderio della conqusita, della fama, non offrirei, darei.... quanto di più raffinato può offrire una donna bella e intelligente.
Duca.
Cioè?
Adelaide.
La complicità.
Duca.
Siete arguta.
Adelaide.
No, pratica.... perciò utile!... La bella creatura che ora possedete e che tutti ammirano ha più vantaggio nell’essere vostra amante di quel che non abbiate voi possedendola.... Voi, ne son certa, le perdonereste anche qualche passatempo....
Duca.
Me ne importa così poco....
Adelaide.
Sta bene; ma lei non assumerebbe in cambio la responsabilità di un vostro sbadiglio....
Pausa.
Lo fissa lungamente; egli guarda lei con desiderio. Dopo un istante Adelaide posa gli occhi sul tagliacarte che tiene in mano. |
Che bel tagliacarte! Però ha un difetto semplicissimo: non taglia....
Volgendosi.
Ah, ce n’è un altro qua....
Lo prende.
Questo taglia davvero; ma è brutto.
Duca.
L’ideale è un bel tagliacarte che tagli bene.
Adelaide
L’avete detto!
Duca
tremando sotto lo sguardo di lei; con passione. |
Adelaide.... non v’ho mai vista così attraente, così arguta, così.... signora.... E pensare che....
Adelaide.
Zitto....
Duca.
Ma.... vi aspetta a casa?
Adelaide.
Sì...! Finchè non sarà convinto che aspettarmi è vano.
Duca.
Non l’avete mai fatto aspettare invano?
Adelaide.
Sì; ma non per tradirlo.... Non tradisco io.... Chi mi comprende, mi prende.... Chi non mi comprende, mi perde. L’altra sera mi aspettò fino a mezzanotte. Lo feci apposta.... È geloso.... geloso.... Credevo di urtarlo in modo da costringerlo a lasciarmi.... Invece lo trovai che piangeva. Poi non gli ho più parlato....
Duca.
Povero figliolo....
Pausa.
Adelaide.
Ma voi fate tardi.... Io vi trattengo....
Duca.
No: c’è tempo.... Mi basta di arrivare alla fine.
Adelaide.
E poi.... la riaccompagnerete a casa, lei.
Duca.
Sì.... forse....
Adelaide.
Se non andaste.... sarebbe furente....
Duca.
Sì; è una première: ci tiene.
Adelaide.
Ah! è gelosa le sere di première.
Duca.
Precisamente.
Adelaide.
Allora andrò via.
Pausa.
Perchè mi guardate così?
Duca.
Vi guardo....
Adelaide.
Mi guardate come un frutto severamente proibito....
Abbassando gli occhi sul suo piede.
Oh! ho una scarpa sciolta; legatela, vi prego.
Scoprendo il suo piede disteso sul divano.
Non potrei uscire così.... Rischierei di cadere appena fuori della porta.... e.... non essendo caduta dentro.... sarebbe imperdonabile.
Duca
quasi tremante; tiene in mano il piede, lo stringe, e non lega. |
Infatti!...
Adelaide.
Dunque? Che fate?
Duca.
Avete una caviglia da principessa.... Agile.... come la nacchera d’una spagnuola.....
Adelaide.
Oh curiosa! Mi piace!
Duca
guardando il piede ed alludendo a quello.
Anche a me.
Adelaide.
Non fate lo stupido.
Duca.
Tutt’altro.
Adelaide.
Che? mi levate la scarpa?!
Duca.
È una curiosità....
Adelaide.
Vi prego!...
Duca
stringendo la scarpa fra le mani.
Com’è calda.... com’è calda di voi.... Nessun indumento è più voluttuoso di una scarpina tepida di calor femminile.
Adelaide
con gli occhi lucenti.
Quando sarà fredda, sarà insignificante: è una scarpa così comune, codesta.
Duca.
È vero: preferisco il piede....
Mette in terra la scarpa e stringe il piede.
Com’è fine.... Com’è guizzante....
Adelaide
solleticata, ritira il piede.
No!... no!...
Duca.
Soffrite?
Adelaide.
Eh; non è mica di marmo....
Pausa.
Duca.
con ardore.
Adelaide.... sentite....
Adelaide.
Che?
Duca.
Mi avete capito....
Adelaide.
Farò finta di non capire....
Duca
afferrandola alla vita.
No.... no.... dovete capirmi. È vero, voi siete diversa, siete diversa da tutte. Siete bella, siete imperiale.... perchè la vostra bellezza in voi non è sola. Me ne avvedo ora; lo sento....
Adelaide.
No.... no.... lasciatemi andare.
Duca.
Ah, no!
Adelaide.
Come, no?
Duca.
No.... no.... non uscirete.... E poi, non avete la scarpa....
Adelaide.
Ma che v’importa di me.... a voi....
Duca.
Zitta, zitta. Io.... vi capisco.... vi voglio.... sentite....
Adelaide.
Sentite.... Dite sempre sentite.
Duca.
No.... no.... Non dubitate.... lo so.... Voi non siete la donna di un capriccio momentaneo: nè io vorrei che foste così.... l’avete detto prima: essere mia vuol dire diventare mia complice, mia alleata. “Chi mi comprende mi prende, chi non mi comprende mi perde„ avete detto. Ebbene, apprezzo ed accetto la vostra alleanza, la vostra complicità.... non per il desiderio, che ora mi brucia, di voi; ma per voi.... come volete voi....
Con voce diversa.
Però stasera non uscirete di qui.... Pensate che c’è una certa amarezza nel mio desiderio: voi siete troppo fine per non intenderlo: se mi lasciaste solo, un momento.... chi sa?
Adelaide
fa per parlare.
Duca.
Non parlate.... Silenzio.
Si alza, le prende le mani come per alzarla su dal divano. |
Di là... Di là.... Entrate di là.... vi prego. Ho da dare alcuni ordini.
La solleva, l’accoglie fra le braccia e la spinge dolcemente nella camera; ella si lascia condurre languidamente; il duca resta; socchiude l’uscio; suona il campanello elettrico. Compare Gusmano. |
Duca.
Gusmano; stasera non esco.
Gusmano.
E la signora nemmeno.... Capisco, capisco....
Duca.
Silenzio!
Gusmano.
Vostra Eccellenza è padrone!...
Duca.
Manda a letto Giovanni e anche tu vai a letto.
Gusmano.
Benissimo! Buona notte a Vostra Eccellenza!...
Duca.
Buona notte.
Entra in camera.
Gusmano.
Buon riposo, Eccellenza!
Scena a soggetto, nella quale Gusmano mostra tutta la sua letizia nel constatare che il padrone si goda l’amante del suo rivale. Dopo un istante si sente un suono di campanello dall’interno della casa. Gusmano è scosso e mostra il suo timore misto a curiosità. Improvvisamente entra Giuliano, ha il soprabito e il cappello: è tristissimo. Gusmano rattiene con grande sforzo la sua gioia. |
Gusmano.
Siete tornato?
Giuliano.
Sì.
Si leva il soprabito, posa il cappello.
Gusmano.
Avevate detto di non tornare.
Giuliano.
Ma ho cambiato idea. Il Duca ha fretta.... Preparerò il lavoro.... Egli non tarderà molto.
Gusmano.
Ma.... il Duca.... non è uscito....
Giuliano.
Allora vorrei parlargli....
Gusmano.
Non si può.
Giuliano.
Non si può?
Gusmano.
No: è meglio che vi mettiate a lavorare da voi. Lui non ne ha voglia, in questo momento.
Giuliano.
Va bene.
Gusmano.
Però vi consiglio a pigliare le vostre carte e andare in camera vostra....
Giuliano.
Perchè?
Gusmano.
Perchè il Duca è.... di là!
Giuliano.
È malato?
Gusmano.
No.... no.... È accompagnato....
Giuliano.
Ah!
Guarda con tristezza la porta del Duca.
Gusmano.
Eh! Beato lui! Gran bella signora! È meglio che andiate di là, voi.... per non disturbarlo.... o perchè.... non disturbino voi.... Buona notte!... Buon lavoro....
Giuliano.
Buona notte.
Gusmano esce.
Giuliano ha guardato stranamente Gusmano.... poi fissa la porta del Duca.... pensando.... Si vede che pensa ad Adelaide. Raccoglie le carte sulla sua scrivania. Si avvicina poi al piccolo tavolino presso il divano per prendere un libro; lo prende. Ritornando inciampa nella scarpina di Adelaide, che prima non aveva veduto. Posa i libri e piglia in mano la scarpa. Ora avviene nell’intimo suo un ragionamento che apparisce sul volto dell’attore come espresso dalle seguenti parole: “Questa qui è la scarpa di quella che dorme di là, con lui: fa pensare alla sua proprietaria. Chi sarà? È curiosa.... mi viene il sospetto che sia di Adelaide, perchè lei, mi pare, ha delle scarpe simili.... Eppure.... se fosse? Non può essere.... Ma guardandola bene, mi par di sì. Dio mio, il sospetto mi piglia! È lei! è lei! Sì; dianzi cercava del Duca! è lei certamente.... Maledetta scarpa.... sai dirmi.... Ma sì, tu sei sua„.
Giuliano convinto del tradimento fa per slanciarsi nella camera del Duca; ma non può. Il suo carattere lo inchioda alla solita impotenza! Allora smaniando disperatamente, dopo un singulto profondo, afferra il soprabito e il cappello e si avvia verso la porta. Quando è sul limitare si accorge che ha ancora la scarpa in mano: la guarda un istante incerto, fa per gettarla; poi non osa nemmeno far questo; e la posa su un mobile che è prossimo: indi esce dolorosamente.
Tela.