Sulle ferrovie proposte per la congiunzione delle linee Palermo-Girgenti e Catania-Licata/XVII
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Nè si può asserire che, costruendo attualmente la ferrovia delle Due Imere, saranno ristabiliti i rapporti commerciali degli anni scorsi e che saranno conservati quelli che ancora sono esistenti. Fra pochi mesi sarà aperta all’esercizio ferroviario la galleria di Caltanissetta ecc., e Catania sarà in comunicazione diretta con Caltanissetta, S. Cataldo, Serradifalco, Canicattì, Campobello e coi comuni affluenti alle suddette stazioni.
Prima che Palermo sia in comunicazione ferroviaria con Caltanissetta passeranno due anni almeno, se si costruisce subito la linea delle Caldare, e 6 o 7 anni almeno se si costruisce la linea di Vallelunga, e si superano facilmente le difficoltà che s’incontreranno nella galleria di Castellaccio, e 4 anni se si costruisce la linea delle due Imere. La via del commercio in tutto il suddetto periodo di tempo sarà completamente deviata, e quando una deviazione radicale è succeduta egli è difficile, se non vi sono ragioni potenti, di richiamarlo alla prima situazione.
La distanza tra Palermo e Caltanissetta per la ferrovia delle due Imere è di 111 + 14 = 125 chilometri; tra Caltanissetta e Catania di 121 chilometri e quindi minore della prima.
Gli elementi di esportazione da Caltanissetta sono i zolfi specialmente, le mandorle ed i grani (se dai comuni circonvicini Barrafranca, Pietraperzia, ecc. se ne farà un deposito a Caltanissetta).
L’elemento principale di importazione è il vino. Vengono in seguito le frutta, le verdure, i pesci, le nevi, il carbone per le miniere, per la fabbrica da gaz, i legnami, ecc. i tessuti ed altri generi di minore importanza come trasporto, cioè coloniali, chincaglierie, ecc.
Le zolfare sono situate a breve distanza della stazione dell’Imera ed i zolfi sì dirigono attualmente a Catania. La stazione dell’Imera è distante da Palermo di 111 chilometri circa e di 108 chilometri da Catania. I zolfi pagano ora in ferrovia 12 centesimi per tonnellata e chilometro di dritto proporzionale. Si ammette che, in regola generale, il loro valore a Palermo sia, per le condizioni migliori di carico, discarico e per altre condizioni di commercio, di 30 centesimi per quintale superiore a quello delle altre piazze. Attualmente sulla piazza di Palermo il loro valore è poco diverso a quello delle altre piazze. Ammettendo in regola generale che il valore per quintale di zolfo sia in media sul porto di Palermo di 26 centesimi superiore al suo prezzo sulla piazza di Catania si avrebbe un beneficio di 20 centesimi per quintale portando i zolfi a Palermo.
Le miniere Capo d’Arso, Trabonella (allorchè sarà in attività), Stretto, Giordano, Curcuruto, Tumminelli, Cinnirella etc. possono produrre facilmente 250 a 300 mila quintali metrici di zolfo all’anno. Il beneficio che si avrebbe dalla coltivazione delle suddette miniere sarebbe nell’ipotesi precedente di 50 a 60 mila lire annue.
Le miniere di Villarosa, di Pampinello, Garcia, Santo Padre e Carciulla porterebbero altresì i loro prodotti alla stazione ferroviaria presso il ponte sull’Imera, se la linea in discorso venisse costrutta e ricaverebbero abbondantemente un beneficio di 20 mila lire all’anno. I zolfi invece delle miniere Respica, Agnelleria, Pagliarello e specialmente quelli di Gaspa saranno spediti a Catania dalla stazione attuale di Villarosa.
Se i porti in costruzione di Catania e Licata forniranno col tempo i vantaggi del porto di Palermo, la diversità di prezzo sopracennato potrà sparire totalmente. Nello stato attuale tuttavia le miniere del gruppo di Caltanissetta sopracennato potrebbero godere di un beneficio di 50 a 60 mila lire annue, cifra non indifferente (che potrebbe salire anche a 100 mila) e che contribuirebbe notevolmente allo sviluppo dell’industria ed all’aumento annuale di ricchezza per Caltanissetta.
Le mandorle ed i grani possono dirigersi a Catania a Messina egualmente come a Palermo.
La provincia di Catania è ricca di grani nella sua parte occidentale. La parte orientale invece, i molti popolosi comuni situati alle falde dell’Etna sono ricchi di vari prodotti, vini, olii, agrumi e frutta di vario genere etc. ma non per i grani, elemento che devono importare da altrove per il loro consumo. Lo stesso si dica della provincia di Messina.
Caltanissetta si provvede di vini a Piazza, Mazzarino, Vittoria ed a Catania.
I vini neri dell’Etna ricchi di tannino non sono stati finora accetti alla popolazione di Caltanissetta. Ora si vanno introducendo in vasta scala ed allorchè colluso sarà modificato il gusto degli abitanti, il loro prezzo, la facilità di comunicazione con un centro produttivo di una estenzione considerevolissima permettono di stabilire che Caltanissetta si provvederà fra non molto in massime parte dei vini dell’Etna.
L’Etna è ricca di frutta, e di verdura e dai paesi dell’Etna si provvede attualmente Caltanissetta di questi generi di consumo. I pesci che provenivano da Licata e da Girgenti ed anche dal lago di Lentini provengono ora in gran parte da Catania, Lentini, Siracusa e Messina.
Le nevi, che quando in Caltanissetta non si potevano raccogliere, erano somministrate dalle Madonie provengono ora dall’Etna specialmente per la loro purezza. Chi ha frequentato Caltanissetta in questi ultimi anni ha potuto osservare una deviazione che tende a diventare completa nelle vie commerciali, nelle sue relazioni, e mentre prima Catania vi era quasi completamente estranea, ad essa tendono tutte le relazioni, tutto il commercio d’importazione e d’esportazione.
Ciò che si verifica per Caltanissetta si verifica per gli altri paesi circonvicini. Se si tiene conto del tempo necessario per mettere in comunicazione più diretta Palermo con i comuni suddetti, non so se il commercio da Palermo deviato vi può ancora essere richiamato anche colla linea delle due Imere.