Storia degli antichi popoli italiani/Capitolo IV

Capitolo IV - Italia antica, e sue prime nominazioni

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Capitolo IV - Italia antica, e sue prime nominazioni
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CAPO IV.


Italia antica, e sue prime nominazioni.


L’Italia antica non era quella che oggi tal si chiama circondata dal mare e l’Alpe. Quindi la sua denominazione stessa cangiò sovente secondo i luoghi, l’età, o le mutazioni dei popoli.

Il primitivo nome che tenne buona parte della penisola, nella più remota antichità, abbiamo veduto ch’ebbe il significato di Terra Saturnia, per ritrovarsi posta sotto la tutelare protezione del nume coltivatore, cui s’attribuiva dagl’indigeni l’istituzione della vita politica1. Di quest’appellazione puramente simbolica, benché originaria e nazionale, si rinvengono più sicure tracce nell’Italia centrale, dov’era il paese latino; e quivi più lungamente ne durava la memoria ne’ documenti delle paterne religioni. Fino a qual parte della penisola s’estendesse dapprima cotal nome, non può dirsi con certezza alcuna; ma sicuramente, nel linguaggio mitologico e poetico, fu sempre inteso qual nome antichissimo di tutta Italia.

Non sì tosto i Greci conobbero il nuovo paese, là dov’essi ponevano mare aperto, diedero a quello il nome d’Esperia già prima del tempo d’Ercole2; cioè a dire di contrada occidentale o di termine estremo [p. 59 modifica]della cognita terra; nome che indi appropriarono essi stessi, per nuove scoperte di mondo, ad altre regioni similmente occidentali, come la Spagna e le isole Fortunate. Fuori di quest’unico nome di tal forma indistinto, e non determinato a paese, la penisola italica, meglio esplorata per frequentazione di navigatori, prese in bocca dei Greci antichi altrettante denominazioni locali, quante son quelle ch’eglino davano ai differenti popoli, che quivi per avanti sedevano in separati territorj, l’uno dall’altro distinti. Tanto che in lor linguaggio Italia, Enotria, Iapigia, Ausonia, Tirrenia e Ombrica, per tacer d’altri luoghi, val quanto dire paese degli Itali, Enotri, Iapigj, Ausoni, Tirreni e Umbri. Così la Ligjstica od altrimenti Liguria, anzi che un paese interno, era pe’ Greci la sola riviera dei Liguri, che presso Scilace ha suo principio al di là del Rodano, proseguendo insino alla Tirrenia3. E senza maggior riguardo ai naturali confini ponevano gli Eneti o Veneti in sulla riva orientale dell’Adriatico, che i Greci ampliavano fuor di misura, dando a questo golfo con ideal geografia una distesa oltremodo spaziosa e vasta.

Gran tempo il piccolo ed estremo tratto della penisola oltre i due seni Lametico e Scilletico, oggi golfo di Santa Eufemia e di Scillace, era la primitiva Italia, i cui termini son chiaramente segnati da Antioco [p. 60 modifica] siracusano e da Aristotile4.  Qui pure abitarono antichissimamente le tribù degli Enotri, Itali anche essi, il cui nome indi s’estese lungo la costa occidentale sin presso al golfo Pestano, dove si cercavano l’isole delle Sirene, ivi stesso chiamate Enotridi5. Da questi angusti confini il nome d’Italia s’andò di luogo in luogo ampliando alle regioni superiori, nè altrimenti che per uso di lingua potè chiamarsi italica la scuola quivi fiorente di Pitagora. Gli scrittori greci posteriori ad Alessandro adoperarono il nome stesso d’Italia ora in un senso più largo, ora più ristretto; ma di già Polibio6 ne faceva uso con più naturale e giusto significato, comprendendo sotto quel titolo l’intero corpo del paese dal mare siciliano insino alle Alpi. Che veramente il nome di Italia, da prima uscito delle parti più meridionali, si fosse a mano a mano disteso molto addentro nella penisola, e vi fosse tenuto per simbolo di nazionale unione fra popoli parlanti una stessa lingua, si fa manifesto per la generale confederazione di tante numerose nazioni di pura e fratellevole razza osca nella guerra marsica. Le quali non pure in comune si reputavano come italiche, rispetto alla loro società giuridica con Roma, ma di più, per opposizione a quella, venute all’armi circa l’ anno 663 [p. 61 modifica]posero il nome proprio d’Italia alla città capitale della lega. Le monete stesse battute nel corso della guerra sociale mostrano sotto la leggenda Viteliu qual fosse l’usata, e fors’anco la primitiva forma osca della voce Italia7. Voce che i Greci antichi, per mera somiglianza di suono, spiegavano con altro vocabolo di loro favella significante un bove8: se pure con sì fatta etimologia essi stessi non alludevano più specialmente alla copia del bestiame di grandi e belle forme, che molto abbondava in coteste parti meridionali, paese al tutto pastorale9. Non diversamente l’Enotria, con altra appropriata etimologia greca, passava, al dir degli espositori, per la terra del vino10. Con tutto che non si faccia gran torto ai grammatici non fidandoci totalmente di loro, pure è assai verisimile, che i primi greci navigatori che passarono ne’ lidi italici adoprassero talvolta nomi significativi o delle qualità del suolo, o d’ altre particolarità locali, che l’uso dell’idioma mantenne appresso lungamente. Così ancora in America si ritrovò una terra verde e una terra del fuoco: in Affrica una costa d’oro; denominazioni che [p. 62 modifica]sono a un modo segni d’immagini. Ma, dacché i mitologi per accomodate genealogie rendean ragione d’ogni fatto col grido degli eroi, anche il nome d’Italia fu per loro attribuito a un re o legislatore del suo popolo chiamato Italo; siccome quello d’Enotria all’arcadico Enotro, uno de’ venti figli di Licaone, e il condottiere della più antica colonia che i Greci davano per popolatrice di quella stessa punta del continente italico prossima alla Sicilia, nominata oggidì Calabria ulteriore.

Nessuno certamente che comprenda il nobil fine della storia vorrà sì di leggieri aver per degne di fede queste narrate leggende di principi e di personaggi omonimi che nelle scritture de’ Greci, o de’ seguaci loro, si ritrovano mentovati in gran numero da un lato all’altro dell’Italia, quali autori d’ogni suo popolo e d’ogni terra. Laonde non ripeteremo già noi con serietà, che il nome dell’Iapigia sia originato da un altro Licaonide; quello della Tirrenia da Tirreno; o quel dell’Ausonia da un figliuolo d’Ulisse. Sotto la denominazione d’Ausonia comprendevano bensì i Greci vetusti una gran parte della bassa Italia, con più la Campania11; cioè quel medesimo spazio che dipoi chiamarono Opicia: nome che adoprarono gl’istorici con maggior proprietà, come vediamo in Tucidide, e che Aristotile dilatava insino al Lazio12. Perocché nel lin[p. 63 modifica]guaggio narrativo de’ Greci tanto valeva dir Opici, quanto Osci: o sia quel gran ceppo di popoli indigeni d’uno stesso sangue, che primieramente occupavano tutta quanta è l’Italia inferiore dai gioghi della Sabina fino al mare siciliano. E in mezzo de’ quali sorgevano più che altri potenti, e in unione con la razza sabella, Campani, Sanniti e Lucani, in quel modo che narreremo appresso.

Tirrenia era ugualmente un nome che davano i Greci, senza troppa precisione di confini, a una gran parte dell’Italia di mezzo, e in specie alla costa occidentale. Per la distanza de’ luoghi (e per più non sapere) s’appellavano di tal modo, dice Dionisio13, popoli e paesi diversi con un sol nome: benché Tirreni fossero chiamati più propriamente gli Etruschi, che a causa delle loro navigazioni erano i meglio conosciuti nell’Ellade antica. E per motivo appunto della loro signoria marittima anche il mare di sotto prese di buonissim’ora, e ritenne dopo inalterabilmente il nome di tirrenico.

Ma il nome d’Italia, più fortunato, prevalse a tutti gli altri. Perché se bene sotto il governo romano l’Italia legale e politica avesse per confini fermi la Magra e il Rubicone, pure nel linguaggio comune s’usava quel nome stesso più largamente, comprendendovi anche la Gallia Cisalpina e la Venezia. Nè altramente l’intendeva Augusto nella divisione geografica ch’ei [p. 64 modifica]fece di tutta Italia in undici regioni14. Di nuovo però, allorché Massimiano, crollando l’impero occidentale, pose sua residenza a Milano, il nome d’Italia nel linguaggio politico tornò a significare uno spazio molto più ristretto: cioè le sole cinque provincie annonarie Emilia, Liguria, Flaminia, Venezia ed Istria. Per modo che all’ultimo in tanto mutamento di cose, da questa così detta Italia, prese il suo regio titolo la sovranità medesima dei barbari nuovi padroni.

Note

  1. Vedi sopra p. 24
  2. Dionys. I. 35.
  3. Peripl. p. 4.
  4. Antioc. ap. Strab. VI. p. 175., ap Dionys. I. 35.; Aristot. de Rep. vii. 10.
  5. Argumentum possessæ ab Oenotris Italiæ. Plin. iii. 7.
  6. Hist. II. 16.
  7. cioè Italiu o Italium secondo le terminazioni più consuete di queste lingue; e col digamma Vitalium. Servio dice bene: Italia plura nomina habuit, dicta est enim .... Vitalia. vii. 328. Vedi i monumenti tav. cxv. 15.
  8. Apollodor. ii. 5, 10.; Dionys. i. 35.; Gell. xi. i.
  9. Varro. R.R. II: 1.; Nicander ap. Anton. Lib. 31.; Dionys. I. 12.
  10. Pisander ap. Steph. v. Οἰνωτρία; Varro. ap. Serv. I. 536 III. 156.
  11. Hecath. ap. Steph. Byz. v. Νώλα
  12. Dionys. i. 72.
  13. 13 I. 25. 29; Strabo i. p. 22 προσηγορεύοντο ὑφ’ ἕν ὄνομα τῶν καθὲκαστα ἐθνῶν ταττομένων διὰ τὴν ἄγνοιαν.
  14. Plin. iii. 5.