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CAPO IV 63

guaggio narrativo de’ Greci tanto valeva dir Opici, quanto Osci: o sia quel gran ceppo di popoli indigeni d’uno stesso sangue, che primieramente occupavano tutta quanta è l’Italia inferiore dai gioghi della Sabina fino al mare siciliano. E in mezzo de’ quali sorgevano più che altri potenti, e in unione con la razza sabella, Campani, Sanniti e Lucani, in quel modo che narreremo appresso.

Tirrenia era ugualmente un nome che davano i Greci, senza troppa precisione di confini, a una gran parte dell’Italia di mezzo, e in specie alla costa occidentale. Per la distanza de’ luoghi (e per più non sapere) s’appellavano di tal modo, dice Dionisio1, popoli e paesi diversi con un sol nome: benché Tirreni fossero chiamati più propriamente gli Etruschi, che a causa delle loro navigazioni erano i meglio conosciuti nell’Ellade antica. E per motivo appunto della loro signoria marittima anche il mare di sotto prese di buonissim’ora, e ritenne dopo inalterabilmente il nome di tirrenico.

Ma il nome d’Italia, più fortunato, prevalse a tutti gli altri. Perché se bene sotto il governo romano l’Italia legale e politica avesse per confini fermi la Magra e il Rubicone, pure nel linguaggio comune s’usava quel nome stesso più largamente, comprendendovi anche la Gallia Cisalpina e la Venezia. Nè altramente l’intendeva Augusto nella divisione geografica ch’ei

  1. 13 I. 25. 29; Strabo i. p. 22 προσηγορεύοντο ὑφ’ ἕν ὄνομα τῶν καθὲκαστα ἐθνῶν ταττομένων διὰ τὴν ἄγνοιαν.