Signorine/La signorina in attesa

La signorina in attesa

../Le rose di Pasqua Rosa IncludiIntestazione 11 aprile 2024 100% Da definire

Le rose di Pasqua Rosa

[p. 211 modifica]

LA SIGNORINA IN ATTESA

[p. 213 modifica]

Potrà accadere che, vedendo quante signorine vanno in giro, uno sia preso da sbigottimento e domandi: «ma dove vanno?»

«Vanno dove devono andare. Intanto, vanno in giro».

«E in casa chi resta?»

La casa? Ma siamo ben sicuri che esiste la casa? Gli appartamenti, i falansteri, le pensioni degli alberghi esistono, ma non sono la casa!

E nel modo stesso che la signorina va in giro, così tranquillamente parla in giro, e tranquillamente dice cose sì ardite che si pensa all’audacia di Cristoforo Colombo quando su la fragile nave montava le onde ignote; all’audacia di Magellano; di Vasco [p. 214 modifica]de Gama, eroi che rinnovarono il mondo, quando la loro ora scoccò.

I moralisti ne sono preoccupati: ne incolpano certi libri, il cinema, il balletto russo, il ballo barbarico, il tea-room...

Ma gli stessi giovani intellettuali, che non tremano affatto in vista del mostruoso oceano della civiltà proletaria, quando le signorine sono partite, ne sono meravigliati, direi preoccupati, e si guardano fra loro. Sembrano pensare: «è più audace di noi!» Ma per quella inerzia di pensiero che dimostra l’innato istinto a vivere in servitù, ripetono questa frase fatta: «corruzione borghese»!

Abbiamo adoperato questa parola signorina perchè essa è smisurata parola, tanto che è stato detto e scritto da uomini i quali si dilettano di osservare soltanto le superficie dei fenomeni, come dai quattordici ai cinquanta anni et ultra, tutte le [p. 215 modifica]donne possone essere comprese sotto la denominazione di signorine; e in verità, il gonnellino corto ed altri artifici del vestimento e del diportamento, aiutano questo inganno visivo.

E allora quei lepidi osservatori hanno detto che è difficile distinguere la mamma dalla figlia. Precisamente! Ma non è un’osservazione lepida: è una tragica osservazione!

E proprio in questi tempi, e per l’appunto nell’anno 1921, è avvenuto un fatto ben singolare: una venerabile imagine, la Madonna di Loreto è scomparsa in un incendio.

Molto verosimilmente fu un ladro sacrilego – di quelli che nell’Inferno di Dante sono avvinghiati dalle serpi – quegli che usò l’incendio per meglio trafugare gli ori e le gemme. Ma io penso al mito antico che diceva: finchè il Palladio non sarà rapito, la città sarà salva. [p. 216 modifica]

Il ladro moderno conosce il motto che dice: la proprietà è un furto, quindi il furto è proprietà. Il Palladio è pietra, come la Madonna è legno. Null’ altro esiste! Il ladro, chi sa mai? può diventare un Ulisside nei miti futuri!

Ma con tutto questo non è senza significazione che l’imagine di Colei che è simbolo della Grazia e della redenzione dal Male, che è Vergine e Madre, sia in questi giorni scomparsa.

Non c’era più posto per Lei!

Come non c’è più la casa, così non c’è più la maternità.

Il falansterio non è la casa; spremere figli dall’utero non è la maternità!

Generalmente queste signorine sembrano staccate dal figurino della moda; e di solito con molto buon gusto; fatta eccezione di una signorina che ebbi davanti a me per tutto un giorno in treno: non brutta, ma [p. 217 modifica]piccoletta e grassoccia. Stando ella seduta, le sottanine corte diventavano anche più corte e ne pendevano due enormi polpacci carnicini. Io avevo con me un mio breviario antico, ma ne ero continuamente distratto. Se non che, quando fu verso mezzogiorno, il sentimento si mutò. Cominciai a guardare quei polpacci, e pensavo che messi arrosto...

Il volto della signorina appare composto, come per la sopraposizione di una maschera ugualitaria, che potrà variare dalla volgarità della così detta «lavoratrice,» all’opera d’arte della dama. In questa maschera i due elementi, o luoghi, come dice Dante, in cui massimamente adopera l’anima, cioè gli occhi e la bocca, appaiono deformati. Gli occhi hanno una lucentezza fredda e folle per artificio di medicamenti, non perchè l’anima adoperi, come la bocca ha un baleno sanguigno.

Questa maschera del volto, combinata con la vaporosità del vestito, porge nella [p. 218 modifica]signorina l’imagine della nave in toilette di battaglia. Al momento dato, le artiglierie tuoneranno, il siluro omicida sarà scagliato: fuoco, fiamma, tempesta!

Ma una signorina, io ricordo, la quale pur non essendo così effigiata, tuttavia più di ogni altra mi apparve rappresentativa.

La chiamerò la «signorina in attesa».

La signorina sta ferma in attesa.

Ella non è eccentrica. Elegante, e nulla più. Ella è chiusa dentro una veste che va sino ai piedi. Se la veste cadrà, e allora apparirà un corpo forte con quel bagliore latteo e gelido che infligge un brivido all’uomo.

Un forte corpo...? Io voglio dire che la forza è trapassata nell’altro sesso. La forza? Io voglio dire una energia. «Fragile Eva», dice l’uomo. Oh, uomo idiota!

Il collo della «signorina» spicca teso. E così tutta la faccia, tutta la persona è tesa. [p. 219 modifica]

In attitudine forte ella sta. Un po’ contorta, sì bene, ma non per artificio. Il ginocchio destro è piegato all’indentro e la gamba sporge col piede che appena vien fuori dalla balzana. Ma la tensione è in rispondenza del collo.

Pare una duellatrice che attende il nemico.

Chi è il nemico?

L’uomo.

La mano non è armata di spada, lo so; ma quelle braccia sono ben strane!

Sottili, lunghe: il braccio sinistro è ripiegato sul fianco ma non disegna una dolce ansa, bensì un angolo fiero, acuto, duro: il braccio destro, invece, pende, ma non inerte: teso esso pure. La lunga manica, serpertina, sottile come una proboscide, termina in una mano aperta, col pollice divaricato su la coscia potente.

E il volto?

Non ha l’aura di sogno.

Il volto della «signorina in attesa» non ha artifici di unguenti: un volto comune, forse un po’ scarno rispetto alla persona. [p. 220 modifica]

La bocca è amara ed arida, lo sguardo altero, il nasetto ha una piccola curva come il falco: sotto, le narici fremono. Si disegna nello sfondo di lei quella ben tetra parola con la quale gli asceti definirono la donna: «insaziabile».

La «signorina in attesa» attende la voluttà. Quel piede fermo vi dice che essa sta per dare un balzo. Verso che cosa? Verso la voluttà di tutta la vita: ma senza limitazione.

Il corpo della «signorina» è ben fatto, ma non suggerisce l’idea della verginità. Cose oltrepassate!

Padre? madre? Sono personaggi lontani.

Forse qualcuno può vedere nella «Signorina», la ambigua «demi-vierge» della moda passata. Ma la ambigua «demi-vierge» si vergognava del suo peccato, e portava con sè la sua espiazione.

Poteva non trovare marito.

La «signorina» non si vergogna, e non porta con sè alcuna espiazione.

Marito? Matrimonio? Costumanze del [p. 221 modifica]vecchio tempo borghese. La «signorina» è la «donna forte»; non quella della Bibbia, sublime compagna dell’uomo; è la donna forte del tempo nostro.

Forte, e combattente.

Anche lei domanda il suo posto al sole!

I vecchi drammi e romanzi su l’amore, il matrimonio, l’adulterio, stanno per andare in archivio.

La «signorina» rinnova la letteratura!

La «signorina» però domanda l’amore.

Sì, anche l’uomo domanda l’amore, e con più forza della donna. Dice un antico poeta «io ho due mali, la povertà e l’amore: quella sopporterò in pace; ma sopportare il fuoco di Venere non posso».

Però è vero che l’uomo domanda poi tante altre belle cose: l’ordine della società, i bei tribunali, le belle accademie, le belle assemblee, le onorificenze con cui ornare [p. 222 modifica]il petto, e quando è solo in casa sua, desidera le dolci pantofole.

Insomma l’uomo domanda, oltre all’amore, tante cose altre pacifiche e ordinate.

Voi potete osservare che ciò contraddice al tempo presente in cui predomina l’uomo rivoluzionario.

Ma lasciate stare!

Chi vivrà, vedrà! Anche l’«homo anarchicus» dei nostri tempi quando avrà fatto le sue anarchie, domanderà pure lui queste cose pacifiche.

Il suo berretto frigio diventerà il suo berretto da notte; la sua bandiera rossa sventolerà dolcemente nelle fauste ricorrenze come qualsiasi antica bandiera; e quando sarà vecchio, mostrerà ai nepotini le gloriose armi con cui fece la sua rivoluzione, affinchè anch’essi facciano la loro, perchè è attraverso tutti questi trambusti che l’uomo, quasi come lo «scarebœus stercorarius», rotola la pallottola del suo progresso. [p. 223 modifica]

Ora anche la donna può fare tutte queste belle cose, anche prendere parte a un tribunale rivoluzionario; anche dirigere un congresso pedagogico; anche parlare dai rostri, ma non le può prendere sul serio, se pure non è bruttissima.

E la ragione è semplice: la cosa seria è lei.

Ma ella da sola non basta a sè.

Ha bisogno dell’uomo.

E lo ama, e lo odia; perchè entrambi respirano l’amore, ma lo respirano in modo diverso: non so; come alcuni animali respirano per polmoni, altri per branchie.

La «signorina» attende.

Quella sua bocca amara fa capire che ella ha gravi rampogne da fare all’uomo. «Cosa avete fatto voi oggi? di che vi siete occupato? dell’astronomia? della sociologia? del giornale? della banca? della rivoluzione? Ma non capite che vi sono io, che sono tutto, tutte queste cose, o idiota?» [p. 224 modifica]

Nei tempi andati gli uomini costruirono per loro difesa leggi veramente feroci contro la donna.

Essa fu dichiarata persino infetta, non toccabile; essa fu goffamente velata, chiusa nel gineceo, nel convento, nella casa maritale; fu costretta «a viver casta e filar la lana», fu condotta sul rogo dietro il marito morto; e se era bellissima, fu costretta a nascondersi per non dare scandalo con la sua bellezza.

Queste vecchie leggi ora sono crollate.

L’uomo le ha fatto dono del pareggiamento dei sessi.

Essa lavorerà, sì, certo! Prenderà il suo stipendio. Frequenterà le scuole. Parlerà con voi da pari a pari di scienza, di fisiologia, di arte. Parlerà con compostezza come buona collega. Parlerà di tutto. Poi farà la dattilografa, la maestra, l’artista di cinemà. Non pretenderete mica però che faccia la cuoca per voi, o la lavandaia per voi! [p. 225 modifica]

Ma voi sapete benissimo, o idiota, che essa non può stare troppo tempo in piedi, che il suo stomaco è delicato, che ogni mese ha per lei un periodo di vacanza, che non può mica farsi le calze di lana coi ferri, che i lunghi guanti di pelle arricciata su le braccia le stanno benissimo, che non può guastarsi la epidermide, che è di latte, e altre cose ben sapete, o idiota!

«E non pretenderete che noi facciamo come le povere fanciulle che vanno ancora a messa, e fanno il bucato, e attendono in casa con rassegnazione lo sposo.

Quelle non le guardate nemmeno, o idiota!

E non pretenderete mica che noi pensiamo sul serio! Questo è un esercizio che fa venire le rughe.

E non pretenderete che noi rinunciamo Voi non rinunciate, e noi nemmeno!

Voi valorizzate, o uomini, tutti i vostri valori materiali; e noi valorizziamo il nostro vero valore: la nostra bellezza! [p. 226 modifica]

E ben anche sapete che l’Italia non è come certi paesi del nord, dove esiste una maggioranza di brutte donne che formano un terzo sesso. L’Italia non è un paese ricco, ma è ricchissimo di bellissime donne.

Siamo in un numero spaventevole di bellissime signorine, e siamo costrette a vivere di incongruenze innominabili, uomo idiota!»

Così sembra dire la «signorina in attesa» all’uomo, e col fioretto di queste parole lo sfida.

Scrivendo queste cose, non intendiamo giudicare: non è attributo dell’uomo giudicare l’uomo; ma bene si può riconoscere nella «signorina» una magnifica Nemesi.