San Gennaro/Peregrinando

Peregrinando

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La leggenda di San Gennaro Innanzi al ricordo

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PEREGRINANDO

Stette così, per molti anni, nascosto sotto la terra negra, il corpo santo. Il segreto fu serbato: intorno a la tomba ignota fu il silenzio e la quiete. Il sole la riscaldò a primavera, carezzevolmente: l'autunno le mandò il tenero omaggio delle fronde rossicce, soltanto. Talvolta un misterioso passeggiero vi lasciava cadere, come per distrazione, un fiore: talvolta, al crepuscolo, qualche donna veniva piano, si chinava, passando, strappava rapidamente dei fili d*erba cresciuti sul suolo sacro con le ultime piogge, e continuava il cammino: nessuno vi badava e nessuno facea mostra di badarci. E intanto, nelle carceri, su le piazze, per le vie, ancora martiri [p. 60 modifica]cadevano: continuava, sotto il gran sole pagano, la persecuzione omicida: la terra si bagnava di altro sangue. Era la grande furia mortale che s’abbatteva, travolgendo nella sua rovina tutti con sè stessa, verso l’abisso: era la grande ora di trionfo per le genti che dovevano, con i sacrifizii, fare più bella la loro fede.

Ma tramontò, finalmente, un gran giorno, la stagione della Morte. Si levò, finalmente, un buon sole su la terra, gli uomini non furono più pallidi e le anime trepide. Nelle case entrò un soffio nuovo di pace: le prigioni si spopolarono: non fu più delitto credere nel Signor vero. Tutto questo avvenne dopo molti anni, ma non troppi che Cosma, vescovo di Napoli, il quale aveva assistito San Gennaro morente, non fosse ancor vivo. Avvenne all’epoca di Costantino, l’imperatore che vide nel cielo azzurro limpido fiammeggiare la croce, e in quel segno vinse. Fu concesso, allora, di trasportare a Napoli il prezioso corpo di San Gennaro. I [p. 63 modifica]San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli.
(Dal FALCONE. - L’intera storia di San Gennaro).
[p. 65 modifica]Napoletani lo chiedevano alto, e non esistevano più ragioni perchè esso restasse ancora altro tempo nell’umile fossa, abbandonato alle piogge e al sole torrido.

La cerimonia seguì sicuramente il 19 settembre dell’anno 315. Vi assistette tutto il popolo, il clero e la nobiltà. Da Napoli convennero a migliaia i fedeli: a Pozzuoli si unirono a Cosma, vescovo di Napoli, i vescovi di Nola, Acerra, Cuma, Miseno e Pozzuoli. E da Pozzuoli la processione si condusse al campo Marciano.

Il vecchio Cosma volle celebrare la messa sul sepolcro del Santo, prima che esso fosse disotterrato. Veramente bello, questo omaggio reso dal discepolo ormai canuto, dall’amico già declinante verso la morte, alla spoglia di Quegli che cadde per la sua fede, e dette agli altri la forza di vivere per la loro fede.

Poi alcuni uomini scostarono devotamente le fronde arse che il settembre aveva accumulate sul sepolcro ignoto, e smossero la terra. [p. 66 modifica]Il corpo fu ritrovato subito, quasi intatto: fu sollevato, unto di balsami, e in gran pompa portato in processione. L’immenso stuolo di persone si avviò verso la città: attraversò la pianura ancora verde e si snodò intorno a la collina. A Antignano si fermò alquanto: quivi veniva incontro alla sacra reliquia l’arconte di Napoli, T. Cesio Teodoro, seguito da altro immenso popolo. Riunitesi le due processioni, il corteo interminabile imboccò l’antica strada che, da Pozzuoli, attraversando i colli Leucogei, e, dopo il villaggio di Soccavo, biforcandosi, saliva con un ramo al Vomero e con un ramo a Antignano, da qui poi scendeva verso Napoli: e da Antignano, infine, così, il sacro corpo fu portato al Cimitero di mezzo, nelle Catacombe. Lo storico Emmanuele nomina spesso, ripetutamente, questo Cimitero di mezzo nel quale San Gennaro fu seppellito: Coemeterium medium: probabilmente esso si trovava accanto a l’altro, che oggi chiamano San Gennaro dei Poveri. [p. 67 modifica]

Qui San Gennaro stette, nelle Catacombe, per vari anni Intorno al suo sepolcro venerato, ed al sepolcro di Sant’Agrippino, subito si moltiplicarono i sepolcri dei fedeli, desiderosi di riposare accanto ai corpi dei martiri; e così le Catacombe, alle falde dei Colli Aminei, divennero vastissime. Ebbero lì tomba molti vescovi, molti grandi personaggi, e quel cimitero non cadde in abbandono, se non quando il corpo del Santo ne fu tolto. Del primo sepolcro di San Gennaro si vedono anche oggi dei ruderi: immagini rozzamente dipinte su una cripta bassa.

Ho detto del primo sepolcro di San Gennaro: ve ne furono molti altri, infatti: il corpo di San Gennaro ha subite peregrinazioni lunghe prima di tornare, in eterno riposo, ove oggi è venerato. A leggere la storia di questi primi anni della sua gloria religiosa pare che fatalmente, non so perchè, una occulta forza spingesse le reliquie sacre in molteplici trasferimenti: ad intervalli esse passavano da una chiesa a un’altra, da un paese a un altro: [p. 68 modifica]e sono divise, il capo è lontano dal busto: e perchè possano riunirsi ancora, son necessarie molte centinaia di anni.

Così, dunque, San Severo, verso la fine del quarto secolo eresse a fianco del sepolcro del nostro Santo, una bella basilica, che anche oggi si vede, presso il vestibolo delle Catacombe. E, naturalmente, tolse le reliquie dal luogo ove le aveva posate Cosma e le trasferì nella contigua basilica, in un sepolcro scavato sotto l’altare. Più tardi, poi, il vescovo Giovanni edificò in questa chiesa una cappella speciale, destinata alle reliquie del Santo, e si fece interrare presso di queste. Forse questo stesso vescovo, nel secolo V, staccò il capo dal busto di San Gennaro e lo portò nella Cattedrale Stefania. Ciò fece, certamente, perchè si rendesse maggior onore al Santo, e, d’altra parte, questa traslazione parziale giovò a San Gennaro, perchè evitò al suo capo i molti viaggi che poi il suo corpo dovette affrontare. Questo fatto dello staccare il capo dal busto, nei martiri, non [p. 71 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/87 [p. 73 modifica]sembri strano: esso era molto in uso in quell’evo, e di molti martiri, oggi, mentre il corpo si trova in un luogo, il capo è venerato altrove: basti citare soltanto l’esempio di San Pietro e San Paolo, le teste dei quali sono venerate in San Giovanni Laterano, in Roma.

Nella Cattedrale Stefania, cioè nel Duomo, le reliquie furono depositate in un antico cubiculo o oratorio, rinnovato e decorato poi da Sant’Atanasio vescovo. Questo oratorio divenne, così, tanto celebre che l’intera chiesa fu, col tempo, chiamata: "Chiesa di San Gennaro". In questo modo gli storici giustificano come, dal XII o XIII secolo, la nostra cattedrale, che prima dicevasi Stefania, cominciò a chiamarsi Ecclesia S. Januarii. Con il capo pare che allora fossero anche trasportate le ampolle del sangue, sebbene ciò non si legga in alcun documento. Tuttavia alcuni scrittori sostengono che queste ampolle si trovavano nel sepolcro delle Catacombe e che il vescovo Giovanni I le tolse e le [p. 74 modifica]accompagnò al capo, nella traslazione alla Cattedrale. Le reliquie furono tutte conservate in una nicchia, sotto l’altare, e la nicchia non fu più aperta sino alla edificazione dell’odierna cattedrale, compita da Carlo II d’Angiò, nel decimoquarto secolo.

Nel decimoquarto secolo, dunque, altro passaggio.

Per l’edificazione della grande Cattedrale l’antico oratorio dovette essere abbattuto: l’urna fu presa, aperta, e poi collocata nella torre a sinistra di chi entra nella chiesa, cioè nella cappella detta oggi della Congregazione dei Neri. In tale occasione cominciarono a comparire le ampolle, e fu per esse costruita la teca: pure allora il teschio fu incluso nell’imbusto argenteo fatto lavorare da Carlo II. In questa sede provvisoria le reliquie di San Gennaro restarono però tre secoli. Intanto i Napoletani gareggiavano sempre più nell’abbellirla. Si racconta che donna Maria di Toledo fece voto di ornarla tutta a sue spese, se il marito, il vicerè Ferrante [p. 75 modifica]di Toledo duca d’Alba, le fosse ritornato salvo dalla guerra che era allora fra Filippo II di Spagna e il pontefice Paolo IV. Ella fu esaudita e, piamente, mantenne il suo voto. Anche in quell’epoca avvenne che il custode della Cappella, rev. Mariano Catalano, il 13 gennaio 1557, scendendo dalla cattedrale con le ampolle del sangue, pose il piede in fallo e ruzzolò dal primo scalino sino in fondo. Tutti credevano che le ampolle fossero andate in pezzi e il sangue disperso: invece si rinvennero miracolosamente intatte. Da allora ne venne l’uso di sospendere la reliquia, con un laccio, al collo del sacerdote che la reca nelle mani. Dopo trecento anni, finalmente nel XVII secolo, quando fu compiuto il Tesoro, il capo e il sangue di San Gennaro ebbero la loro stabile sede.


Lasciamo ora il capo e il sangue per ritornare al corpo del nostro Santo: lasciamo il secolo XVII per ritornare al secolo V. [p. 76 modifica]Il corpo di San Gennaro anche subì lunghe traversie: oltrepassò i confini di Napoli, conobbe le pianure beneventane e i contrafforti dell’Appennino irpino. Nel secolo V, già abbiamo ricordato, il capo fu staccato dal busto per opera del vescovo Giovanni I, nelle Catacombe. Nell’817 anche il corpo venne rapito al suo antico sepolcro, alle falde dei Colli Aminei. La storia di questa traslazione fu scritta, in quell’anno stesso, da un anonimo, forse chierico o canonico di Benevento, che afferma essere stato presente a quanto asserisce. Nell’anno 817 Sicone, duca di Benevento, assediava Napoli. Sicone, successore di Grimaldo, era guerriero valoroso, ma ambiziosissimo e turbolento. Napoli si difendeva con tenacia e Sicone disperava di conquistarla. Egli, allora, pensò di prendersi una rivincita, rubandole il corpo del suo Santo. Nella storia non è nuovo l’episodio di guerrieri che, non potendo soggiogare una città, le rapirono il corpo del martire. Ciò si narra di Astolfo, re dei Longobardi, che fece lo [p. 77 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/93 [p. 78 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/94 [p. 79 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/95 [p. 80 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/96 [p. . modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/97 [p. . modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/98 [p. 83 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/99 [p. . modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/100 [p. 85 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/101 [p. 86 modifica]Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/102