Saggio di studi sopra papiri, codici copti, ed uno stele trilingue del Regio Museo Egiziano

Amedeo Peyron

1825 Indice:Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX

Saggio di studi sopra papiri, codici copti, ed uno stele trilingue del Regio Museo Egiziano Intestazione 10 gennaio 2013 25% Letteratura


[p. 70 modifica]

SAGGIO DI STUDI

sopra

PAPIRI, CODICI COPTI, ED UNO STELE TRILINGUE

DEL REGIO MUSEO EGIZIANO

di amedeo peyron.




Letto nell'adunanza delli 27 maggio 1824



Quella speranza, ch’io aveva concepita in cuore, ed a voi comunicata, di trovare fra i Papiri di questo R. Museo tal Papiro, che fosse come l’edipo degli altri, e forse anche centro comune di alcuni, quella speranza si è compiuta, o Colleghi. Addì 12 di questo mese fu preso a svolgere il maggior Papiro greco, che possediamo; terminato lo svolgimento, io aveva pur terminato di copiarlo, ed ora ve ne do ragguaglio.

La sua lunghezza è di metri 1,96. l’altezza di 0,315. Se noi non ci possiamo gloriare di possedere il maggior Papiro greco, che si conosca, imperocchè uno dei Papiri del Casati descritto dal Saint Martin1 appresenta un’area più grande d’assai, posso tuttavia affermare, che il nostro più rilevante di quello del Casati terrà sempre un nobilissimo posto fra i più illustri Papiri, che mai si possano scoprire.

Disposto in dieci colonne contenenti non meno di 29 linee, e non più di 37, tranne l’ultima colonna, che ha sole linee cinque, [p. 71 modifica]ci da in tutto linee 311, lunghe a un dipresso 0,18. Il suo testo è sicuro. Avvegnaché la scrittura è chiarissima; ed il Papiro è talmente conservato in ogni sua parte, che appena poche sillabe rimangono a supplirsi. Già disse il sig. di S. Martin in proposito dei Papiri del Casati: on devine plutôt qu’on ne lit, en se laissant guider par le sens et la connaissance qu'on a de la langue plulôt que par les formes qu’on a sous les jeux, et qui varient considérablement, lo stesso pur si potrebbe dire di parecchi fra i Torinesi. Egli è però un singolar pregio di questo Museo il possedere un Papiro, il quale offrendo una lezione certa può guidare gli studianti nella lettura di quelli, chc malamente schiccherati tormentano piuttosto la curiosità, anziché appagarla, e coi loro ghirigori ci trarrebbero a false lezioni, e peggiori risultamenti. Io stesso addottrinato da questo monumento emendai parecchi errori da me commessi nel leggere i primi Papiri presentativi in marzo, e potei diciferare un tal Papiro, che era malamente scritto e peggio conservato. E non che la scrittura bellissima si vuol notare, ma ancora l’accuratezza dello scrittore, il quale appena scambiò fra loro poche vocali affini. Il dialetto Alessandrino è pressoché nuovo, la sintassi del volgo inudita; giova pertanto avere un teste sicuro, che ci possa scorgere delle emendazioni e nei supplementi degli altri Papiri, altrimenti rischieremmo di esercitare una critica correttiva in modo troppo dotto, epperò non Alessandrino. Il Papiro contiene il Processo seguente:

Nell’anno 54 (di Evergete, 117 prima dell’era Cristiana) addì 22 di Athyr in Diospoli la Grande, essendo Eraclide uno dei Capitani delle Guardie del Corpo, Prefetto del Circondario di Tebe [giacché Peri-Tebe non è il sobborgo, come tradusse il Young2] Sopraintendente all’entrate del Nômo; Ermia figliuolo di Tolomeo, uno dei comandanti la stazione militare di Ombo, cita in giudizio Oro figliuolo di Arsiesi ed altri Colchiti per avere nella sua assenza [p. 72 modifica]da Diospoli occupata una casa, ch’ egli possedeva in questa città, di cui soggiunge le coerenze. Espone siccome già da molti anni egli aveva più volte, ma invano, chiesta giustizia contro gli occupatori: enumera le suppliche date quando all’uno quando all'altro dei Magistrati, ma ora la scallrezza dcgli avversari, ora le sue mililari biso^iie imjjedirono di vcnirne a scnloiiza deliiiiliva. Aiiminzia i dirilli, che gli compeloiio sulla casa. La cilaziouc occupa due colonne e mezza.

Seguouo le dispute di Filocle e Dlnone awocali delle due parti, rhc sono sciilte iu terza persona, e conleiigono i smami capi d’ accusa e di difesa, senza oruamento alcuno di eloquouza. Ciascuno produce gli opportuni istromenli d’ acquisto, ed allri alti legali relalivi alia causa, citandone le dale, e riferendone i principali punti. Ciascuno allega ed interpreta le leggi si comuni, che muuicipall. L’ uno avviliscc la classe dei Colchiti applicando loro una legge e parecchi rescritti; l’ allro iie mantiene il decoro, enumerandone gli uflizi e spiega l’ opposta legge. Dinone oppone ad Ermia l’ inosservanza del retlo ordiue giudiziario. Parlandosi di lungo tranrpiillo possesso si computano gli anni di parecchi fra i Lagidi. Incidenteniente si parla di pubbliche solennila, di sommosse accadute, d’ lina qualita di cubiti, di Magislrali e dei loro uflTizi, di vari ordini politic;, e di molte altre cose.

Alia 9.’ colonna si riassumono dal Giudicc le ragioni addotte, e nelle cincpie linee della lo." sla la senleuza.

Tal breve raggnaglio basla per dar un cenno suUe notizie, che quindi raccogliere si possono. Cos\ i Colciiiti non sono piii dresser sacri paratori delle Divinita come sospello il Young p. i4-’’- da un Papiro del Grey, in cui lesse XoX/ur/ig tmv SsuXmv l<it^oq r^; fXEyaXr,;, menlre doveva supplire Xolyur/ig rvv AtOTTroXEug ng ij.ey«lr,g, giacche cni citta aveva i suoi Colchiti. Essi sono diversi dai TctptyvjzM che imbalsamavano i cadavcri (vedi Erodolo 11. 86. e Diodoro Sic. I. 91 ) coi (uiali ricusava Dinone che fossero accoinunati; diversi altresi dai nzoz7/!7TZ!incisori dei eadaveri (vedi Erodolo, e Diodoro 1. c. ) [p. 73 modifica]che trovai in altro Paplro del Museo; ma l’ uflizio loro superlore jl qiiello delle due anzidette classi si aggirava pure intorno ai cadaveri. Qual egli si fosse, e di ipiali prerogative godessero i Colchili, io lo diro nell’ illustrazione, cli’io prepare, del gran Papiro. Ma non cosi io debbo passare sotto sileiizio una notizla, che vuol essere anlicipataineiite pubblioata per togliere i pregiudizi giii awalorati dall’ autorilu di dotti Europei, e per diriggere gli sludi di chi dia opera alle cose Egiziaue. Filocle patrocinando la causa di Ermia opponeva ai Colchiti una legge, per cui gli islromenti d’ acquisto da esso loro prodotti non polevano far fede in giudizio, perche dettali in lingua greca. Ecco il testo: wTxurw? Jj xstt (ncpiAeizo) 0npiT«7fjt,«r5j ixvztypoccpov mpt toO t« f;.ri xvocyzypaixulvoi. AiyuTmx (Tuv«) la"/fiaroc oTA’jpx etvxi. xat "Xs-ysv ft/i npor/jtYtcniov nvxt Taf; inifeponivoctg uno^ Twv mpi Tov Qpov v.’XTa rc,i; o’imt.^ tjwfjpoifrnq. Dinone non nega I’ esistenza della legge citata da Filocle, e risponde col presentare gli originali Egizi, di cui i Greci non erano che la traduzione: TtocpinEno txvziypctfx crjyyp(x<f(iv Aiyrjmi’jtv, $iripiir,vivniviitv 5’ ’ETlnvtini. II Giudice finalraente fra i motivi della sentenza enumera quello, che Oro dimoslro xa^’ hifjmtx? auyypatfaq esser sua ta casa. II testo e abbastanza chiaro, certo, ed auto re vole per dedurne consegucnze non mono certe. Se la lingua Egizia era la lingua degli alti pubblici legali, e la Greca era soltanto per l’ mso dei privati, dunque per quanto dovea premere ai contraenti il possedere contraltl rivestili di tutte le forme legali, possiamo dire, che, date un contralto greco, dovea pur esistere il corrispondente ori ginale Egizio. Diversamente io stimo, che abbiasi a pensare dei Papiri di semplice amministrazione; cosi le suppliche, le note, le dispute degli avvocati, e simili, tanto pii facilmente si scrivevano in greco, quanto maggiore era il numero degli anuninistratori greci per origine e per lingua. Ma gli atti, che dovevano far fede in giudizio, e tramandare dirilli di dominio, transazioni, e simili, alia posterity, dovevano essere scritti in Hngua e scrittura demotica; i privati per uso proprio polevano farsene dare da Uaduttori forse [p. 74 modifica]^4 SAGGIO

ghirali la greca Tcrsionc. Questa notizii|^ rllcvanlisshna, per ctu, tlato un contralto grecp, si hat da credere, die esistcsse l’ origiliale cgiziano, e non ineno provala tlal scgiieiitc fatto. II Cavaliere (.jiorgio Grfy possedeva il grero conlnUlo di Omiofri inlonio ai niorli di Thvnabiimin; doveva pertanlo esistere il testo Egiziano. Iiifatti quel Grero Papiro portava il litolo di Avnypaysv cuyypa(j,ri<j hipr.notg Copia di Scritlura Eghiuna; die plu. ’ il Icslo demolico fii trovato fra i Papiri del R. Museo di Parigi. Se i Papiri deinotici di qiicsto R. Museo fossero di già svolti, nuovi argomenti di fatto io possederei per confermare questa mia proposizione.

Quaulo slnora io discorsi tendeva a provare, die dei grcci eontratti cilati nclla causa di Enuia, od esistenti nei Musci d’Europa, certamente esistevano ai tempi dei Lagidi gli origiuali Egiziani. Ora soggiungo, essere sommamente probabile, die di parecchi abbiaino in Eiu’opa a possedere il lesto e la versione con gran vanlaggio degli studi Egiziani. Esainiuiamo la pvovenicnza di qnesle gredie scritture. II sig. S. Martin in proposito dei trc Papiri Greci del Casali cosi scrive; les trois maniiscrits out eld appottes de Thebes: Us iiont pas ete decoiwevts par M. Casali Itii-meine, ninis ils lid ont etc vendus ptir des Arabes, cpii lui out assure’, (jiiils cwoietd e’tetrouve’s en meine temps ^ que lecontrat de Ptolcvuiis publie par M- Bockh, et que tous les autres mamiscrits gtccs, qui sont entre les mains des MM. Salt et Drovelti. Scion leur rapport, ils auroient e’te trouves etijermes dans une meiiie jarre de tare au mil.eu des cavernes sepulchrales de I’ancienne capitale de VEgjpte. Quoi qiCil en soit de tous ces details, on peut toujnurs re’gardcr comme constant que ces inanuscri s viennent dc Thebes. II racconlo e probabilissiuio.^ Di undid Papiri Gicci, cli’ io siiiora vidi in queslo R. Museo, un solo ha la data di Memfi, gli ailri I’agguardano afTari tatti in Tebe, od in Peri-Tebe (mi sia ledto di trasportar nel noslro volgare il vocabolo di Peri-Tebe, siccome Iraslatando Thcididc debbo necessariamenle usare il nome di I’pi-Tracia); e jici’taota verosimile, che tutli fossero trovali negli Ipogei di Tebe. [p. 75 modifica]Di AMEDEO PEvno:’, »^ 5

Che Uno stesso vasoogiara, li caplsse, fassi probaLlIc <laira(rmila, »Jie pareccliij anzi tulli, iiaiino IVa loro. Cosl Ire Papiri, clTio vi Icssi ill marzo, soiio altrcUanle copic d’ uno slesso alio ili oilazione «1L Osoroeri aKpiaiito varianti fra loro nelle sole parole. Cost il Papiro sesto, cir io oggi v’ annunzio coiiliciie una delle siippllche di Ennia citate ncl gran Papiro del suo process©. Cosl due allri Papiri ragguardiino una stessa lite di Apollonio detto allrimenti Psaminonthe Cgliuolo di Ju’uiia. II Papiro n" 28, statomi rimesso add! i-j di cpicslo inese conlienc una citazione di Pelcncfote Kctrjct.’yyi’jTf,^ incisorc (li caduveri contro Amenollie allro incisore, perclie qucsti violo la convenzione tra loro fatta nell’anno 5i (di Evei-gctc) addi i3 Payni iiitorno al distretto, in cui ognuno dovesse esercitarc le sue funzioni; il inagislrato e lo stesso Erar.lido del gran PapUo; i poclii nomi dei borghi, cli’ io potei raccappezzare in (picUa STanita scrillura appartengono al Nomo Palirite, di cui capo era Tebe. Cost quasi tutti i Greci Papii-i coiucidono negli ulliini anni di Evergele, o sono rclativi a liti conlroverse in cpiel tempo, hanno la data di Tehe, alliaita fra loro, e le persone od altrici convenute sono presso clie sempre Colchili; e donzella Colchitc era pure Lasisto figlia di Seloi, che in lui altro Papiix) cita la sua matrigna in giudi/.io; a tal die mi venue sospetto essere stata quella giara un deposito degli aiti dei Colchili e Paraschisti di Peri-Tebc doniiciliati nci Memnonii. Perche mai Papiri aOini tra loro, documenli d’una Elessa lite, saranno essi stati sepolti in luoghi diversi, e non anzi tulli dcposli in uno slesso silo e vaso? Perche mai il processo di Ermia sara egli stato sconipagnato dai documenli, che vi erano cilati, e ne facevano parte inlegrante? Non e una mia poelica speranza, io porlo fiducia, che si avranno a ti’ovare. Anzi già alcuni si trovarono. Vi dissi più sopra, che il Papiro sesto di questo Museo e una delle suppliche di Ennia indirilta ad Eraclide per la lite della sua casa di Tebe. Orsoggiungo, che VEnchorial Agreement {A) posseduto dal Cav. Giorgio Grey, di cut il D. Young pubblico la tiadnzione, e appunto il primo contralto prodolto da [p. 76 modifica]ijG SAGCIO

Jiinone coUa data di x,) L 7:x)(i,v Ini rou ’t,i\oiir,r(ipog, x«3’ rtv o. .. T££9(’o(j i’j,vr,ro con quel die segue, ed io Iralascio per non enlrare in discussioni di iiomi propri, di cubili, e simili, mentrc intettdo solo di annunziare i miei lavorl. Con questo necessariamente va congiunto l’ Enchorial Agreement (B) dello stesso Grey, pubWicalo parimenti dal chiarissimo Polilstore Inglese. La giara fn £sgraiatamente trovata da Arabi, ma cjuesti, grazie alia loro aviirizia, non li rovinarono, ma li venderono a vari Europei, al Drovetti, al Grey, al Casati, al Salt, all’Anastasy, e forse ad altri ancora,

Valgano qiicste mie osservazioni a destare l’ attenzione dei dotti Eiu’opei posseditorl di Greci e di Demotici Papii’i. E se questa mla voce fosse Europea, cosi loro io direi. Un Contratto Greco suppone un pari Contratto Demotico, che esisteva ai tempi dei Lagidi; i Contratti citati nel Processo di Ermia erano biUiigui in due separati Papiri; la tradizione degli Arabi, e l’ esame dei Papiri medestmi ci fa sperare, che tutti stavano insieme raccolti; gi^ il Young ne pubblico uno Demotico, io già trovai una delle Note di Ermia, anche voi vi adoprate per iscoprire gli altri, stcclie non più il solo monumento di Rosetta, ma ancora i Contratti bilingui ci alibiano a guidare nello studio della lingua Egizia. Ma per ottenere tal rilevantissimo fine, pubblicate dapprima e sollecitamente tutti i Papiri Greci; pubblicati quest!, considteremo i Demotici per trovare i loro corrispoudenli Egizi. Questo consiglio, che oso iudirizzarvi, e legge per -me. Pubblichero i Papiri Greci di questo R. Museo quanto più prontamente me Io acconsentiranno e la qualita di quelle scritture diflicilissime, e le opportune osservazioni, con cui vogliono essei’C corredati. Mentre somministrero mezzi di maggiori Studi a voi, io pure avro cura di cercare fi’a i Demotici quei Contratti, che ai vostri greci corrispondano, od ai nostri. Con tal ortUne di studi ci procaccieremo Papiri bilingui, e procederemo nella ricerca dell’ antica lingua Egizia.

Ma parlando degli studi dell’ antica lingua Egizia non posso dissimulare la necessitsk, in cui siamo di conoscere in tutta la sua [p. 77 modifica]\

VI AMEDEO PEVRON ’J-f

estensionc il tlialetlo Cofto per potere piii siciu-amente risalire alle sue origiiii e spiegare cosi i monumenti Demolici. Ignazio Rossi gia aveva fatto sperimenlo di Etimologie Egizie, nelle quail ebbe per guida la sua singolar perizia della lingua Cofta, ed il suo felicissimo ingcgno; ma elieno non sono, che congluetture più o meno probabili. Dovecche noi possedendo i lemi primilivi nelle scritlure Demoliche, se avessimo ancora tutti gli uUiini derivali in un compiuto Lessico Cofto, tenendo cosl i due anelli estremi di questa catena, potremmo con sicura via giudicare e questi e quelli, stabilire canoni certissimi di analogia, e spingere le noslre ricerche anche ollre al limile dei monumenti positivi. E certo, che Ignazio Rossi possedeva ricchi siipplementi al Lessico Cofto del La-Croze; tanto pur sappiamo deU’ Akerblad; or e fama, che il sig. ChampoUion minore abbia dovizioso corredo di nuovi vocaboli Cofti dei tre dialelti raccolli da molli testi si editi, che inediti; questi tesori dovrebbero porsi in luce per somministrare agU studianti un necessario mezzo nell’ illustrare le Egizie cose. II R. Museo Torinese sebbene non possa vantare molti Codici Cofti, egli mi ofTre tuttavia una messe sicura, perocche una gran parte di essi appresenta version! di testi Greci conosciuti. Ben so, che quei traduttori solevano ad una servile fedelta sacrificare l’ indole della loro lingua, e si per questa ragione, come per la loro mediocre perizia della lingua Greca, ci danno talora testi assai enigmatici, da cui niun senso probabile si raccapezza; ma almeno il valore dei nuovi vocaboli e certo. II primo Codice Cofto scritto su pelle di gazzella eppero ben conservato, contiene il libro della Sapienza lanlo quello di Salomoiic, quanto l’ altro di Siracide; il traduttore intarsio troppi vocaboli greci nella sua versione. II Codice terzo ci da alcune Omelie di Proclo Vescovo di Cizico ed alcune parti del SInodo Niceno. II Codice quarto oltre alle originali vite di alcuni Abati Egizi, come Mose, Sabino, Dioscoro ec. contiene i martirii di alcuni Apostoli. Molte Omelie di S. Gioanni Crisostomo, di S. Atanasio, ebbl io notate ill allri codici. Trovai ael secoudo Codice la storia della [p. 78 modifica]^3 SAGGIO

Passione ilel Salvatore; altrove vicli il marfirio tli S. Tgnazio Vescovo Ui Aiiliocliia, ili S. Epimaco cc., alcuiie Oiiiclie tli S. Cirillo Aiessaiulrino. II dialello (lei Codici e Tebano; nulla scnprii siiiora del lerzo dialello deriominalo da aicuni Uasimiiioo. Se noii clie essendo slali (jiiesti Codici, traiiiie il priino, scrilli su papiio, e trovati fra i ruderi d’ un couvento, lulli sono inaiicuiili. QucllL meno luulili vanno privi d’ una deciiia di foi^li si al priticipio, die al Gne. Assai nia^giore e il uuinero di quclli, clie iniseramentc trovai sfiacellali in fondo d’ una cassa. Come polio io descrivervi il loro state? A lal vista il D;uile avrebbe delta

E Tidivi enlro tcrribile stipa

Di frammenti, e di si diversa mena, Che la menioi’ia il sangue ancor mi scipa.

Avresle veduto mio sfasciume di un migliaio di fogli papiracci stati dapprima scliiacciati sotlo un rovinato Cenobio, poi alia peggio stivati in una cassa, la quale attestava aucora, clie si lascio blandi re dai flutti di Teti. Slava sopra a qucUa una polve tenuissima, die fu gi;’i papiro; al rimoveda ecu leggier. fiato, a iiiille a m’Jle balzavano pur in aria minimi frammenti, direi alomi d’ una sola letlera, die ricadevan poi senza aver rinlelligenza di quelli di Democrilo. Succedevaiio serpeggiando con mille ineslrioabili errori maggiori frammenti, che atteslavano scrittiu’e diverse; ma or per la terra Irammista, or per la tenace loro adesione, e sempre per la fragilila del papiro, io iioii faceva alcun frutto. Coine nd formarsi i monli minor!, le onde che riQuivano, andavan portaiuto tributo di varie terre, sicche crebbero i poggi con diversi strati, che il Geologo va poi spiando; cosi io sempre sperava, che, rimossi i primi danni, avrei iiella moltiplice slratificazione dei papirl a Irovar certe vene. Ma poco io trovai rispetto al mollo, e (|ucl poco Io riparai dalle maggiori onle del tempo. — Tali sono i Codici Cofti, che possediamo, ollre a minimi monumenti su tela, o [p. 79 modifica]su pergamena, o su terra calcare; e tali sono le speranze mie di poter contribuire per mezzo di inediti testi ad arricchire il Lessico Costo.

I monumenti dei Lagidi, di cui vi parlai ragionando dei Papiri, e l’impaziente aspettazione d’alcuni dotti Europe!, mi consigliano a dir qualche cosa dello Stele trilingue3 di questo Regio Museo, sicohc noil si abbia a sospetlare, elie iicila fama universale, a cui sail lo Stele, noi siamo lenti ad estimarlo. La sua quulitik di trilingue, e l’esperienza del monumenlo di Rosetta, avevano eccitata la curiosita dei dolli, e la loro speranza di ampliare i limiti delle cogiiizioni geroglifichc e dcmoticlie; quindi il D. Young smanioso fpiant’altri mai di posscderne almeno una forma iu gesso, nc ebbe trattato con gli ageuti del C. Drovetti, e sebbene allegasse i diritti del suo sapere dicendo4, essere lui il solo uomo vivente, die potessc compiiitumenle apprezzare il valore di tal monumcnto, imlla ottenne tuttavia. Ma cessano le poeliche speranze quando per poco si consideri lo Stele. E diviso in tre parti orizontali. La prima contiene una corta iscrizione geroglifica cominciante cosl: quesla e I’ imagine di Anion Ra Signore delle tre regioni del moudo. c seguono altri suoi litO’li, che tenninano colla vita sempiterna. Quiiici sta Amon-Ra dalla lunga benda, che riceve un’ofierta, come io sospefto, da Tolemeo-Ccsare; e qnindi sta il Dio Fre, cioe il Sole ornalo del gran disco, che riceve doni da Cleopatra, come io penso. I due personaggi, che fanno oblazione, hanno il capo fregiato dello Pscent inferiore, i cartelli, che loro stanno a fi’onte, non conservaiio più vcstigio di segno alcuno. La seconda parte contiene un’Iscrizione demotica di linee 12. guasta permodo, ciie neppur una parola ne potei raccogliere. II principio d’ogni linea qm comincia a maiicare, per essere slata rotta la darissima pietra di granito. La rottura continua lungo la terza parte, che è [p. 80 modifica]So SACCIO

Greca, cosi che la maggior mancanza e d’ un terzo di linea, la iiiinore d’ un seslo, ollrc alle lacuiie, che si trovano a mezza linea, essendo slata la pietra sficgiala ollrc ogni credere. A inalgrado di cjueste mancanze io vi posso annunziare, die I’iscrizione anparliene al regno di Cleopatia, e del suo figliuolo Tolemeo Cesare. Qiiesto e il prime monumento, da cui si ricavino i soprannoini della Iroppo celebre Regina, e di Cesarione. Cleopatra era delta Filnp ito,e, siccoine qucUa, che dal testamcnto paterno riconosceva il diritto di sua successione al trono, e mantenne lal nome sine a che la vera, od anche solamente politica sua gralitudine essendo stata vinta daLl’ ambizione, ebbe dall’amante Triumviro l’ Etiopico titolo di Regina del Re, ed anche tpiello di Novella /side. Cesarione, lasciata la lerminazione vezzeggiativa e domestica, e detto suUo Stele Tolemeo Cesare Filopatore, Filomelore. II prime soprannome di Filopatore equivoca nobilmente tra il padre di Cleopatra, da cui solo poteva derivare ogni diritto al trono, e tra Cesare efficace amatore della madre. L’ ambiziosa donna aggiunse ancorx il nome di Filometore, come per improntare nel cuor del figlio la riconoscenza e la ricordanza di quanto le doveva, sicche non osasse poi di abusare della sociela del regio potere. E come Cesarione avrebbe potuto ricusare il titolo di Filometore, dovendo la vita aU’adultera madre^ ed il trono alia sposa che trasse a morte due re fiatelli? Ma questi titoli troppo volgaii, perche Lagidi, furono poi scambiati con quello magnifico di Re del Re. Dall’ associazione <U Cesare al trono, dalla qualita dei soprannomi, e da altri particolari deir iscrizione io supplisco il mutilo testo, e credo, che questo sia un monumento dell’ anno 1 2 in circa di Cleopatra. L’ iscrizione ci di un decreto dei Sacerdoti di Diospoli la Grande addetti al tempio del Dio Massimo Amon-Ra-Sonter, non che degli anziani, e dei cittadini tutti. Quindi e l’ imagine di Amon-Ra nella parte geroglifica. L’ aggiunto di Sonter già nolo da un Papiro del Grey non comparisce nella leggenda geroglifica, io Io spiego awn vfip creatore del tu(to, ossia delV universo. Ma osservando, che Amone suole

11 [p. 81 modifica]01 AMFDEO PEYRON ftl

averc il pretlicato dl Signore delle tre rcgioni del mondo potrebbesi coil p’u\ riccrcata, e forse meuo vera etimologia spiegaro iy^;xr sp fjcilore del tre, cioc niondi. — II <lecreto e in onore di CaUImaco Ciigiuo del Re, Epistolografo, Sopra’mtendente delle entrate di Peri-Tebc, e Ginnasiarco, il quale commendevole per la sua pieti verso gli Dei, e per li beiicfizi. compartili ai templi, seppe in dilTicili circostanze governarc quel Nomo, e salvarlo dal doppio flagello .tlclla peste, e della carestia. Ben pensate, CoUeghi, che qui pompeggiano le gonfie frasi originate diille metafore geroglifiche; Callimaco or e un uoni generoso, che si sotlopose a peso cotanto, or e un astro S|,lendeutissimo, pole padre, ed anche salvator della patria; la patria e una navicella sl)altuta da fiera tempesta, quell’ agatodemone la riconduce a tranrpiilli porli; il Dio Massimo lo assisteva. Questo Stile ampoUoso assai in’ imbarazza in parecchie lacune, che mi rimangono a supplire. Finalincnle vengono in ultimo luogo gli onori a lui decretati, una statua di dura pietra, un giorno eponimo, un decreto da iscriversi hii avl’kfiv \iblvr,v Tor? ts ’EWiYivwots xat k-^ya^vA^ ypa.aiJ.c.it sopra stele di pietra con lettere greche e demotiche. Dunqiie l’ iscrizione deraotica conteneva il testo originale; e non poteva, ne potra essere mai diversamente nei pubblici monumenti trilingui, giacche la lingna deraotica era la lingua del regno, mentre la greca era soltanto tollerala, e la geroglifica era sacra alle I’cli^ giose cose. Lo stele sara posto Im rc^ -/.firimSog tw aurou t’spsu cioe del tempio di Amon-Ra-Sonter. Quindi non in Menuf fu ti’ovata questa pietra, ma certamente in Tebe, donde per lo suo ragguardevolissimo peso nessuno prima del Drovetti I’avra tolta per amor di studi Egiziani. Ma il Young dicendo sulla fede del sig. Jomard, che lo stele stava in Menuf, che l’ iscrizione greca cominclava coUe parole HuTiXsi Uz’-Aefiat’M VEut Atsvy^ui, e che lo stele apparteneva al Drovetti, si ha da credere, che il Jomard abbia scambiato fra loro due sleli del Museo del Drovetti, » si pu5 sospettare, che quello di Menuf giaccia ancora sconosciuto in questo R. Museo. A tale sospetto e ad altri simili io non posso rispondere, sino a ToMO xxa. 1 1 [p. 82 modifica]63 SACGIO

S

clie tutli i monumenti tolli dalle loro casse, non sieno esposli agU stiidi dei doHi ed all’ aininirazione di lulti.

Vi comiuiicai, o Colk’glii, alcune dcUe mie ossorvazioni sn quci monumenti del R. Museo Egiziano, che sinora mi fu dalo di vedere, ed appartengono ai miei studi. Yolli pur ad un tempo anmmziarvi la qiinlila dei lavori, ch’io preparo, e l’ ordinc dei miei studi. Un silenzio più a lungo protratto sarcbbe stale per avvenlura interpretato trascuralezza figlia d’indin’erenz.a, o d’ignoranza. Che se io in quest’ oggi non vi olFro i monumenti raedesimi compiutamenle descritli ed illustrall, vogliate piuttosto ascriverlo alia diflicolta del lavoro, alia tenuila dei lalenti, al breve tempo dacclie mi furon rimessi i principali Papiri, ed a tutt’ altra ragione, fuorchc alia maucanza di zelo per cooperare seco voi all’ onore degli studi patri, alia ricerca delle Egizie cose, e cosi corrispondere degnamente alia coufidenza, che nei nostri lumi voile coUocare il Sovrano.

Note

  1. Journal des Savans. Septembre 1822. p. 556.
  2. An Account of some recent discoveries ec. p. 69.
  3. L’epiteto trilingue già è sanzionato dall’uso parlando del Monumento di Rosetta.
  4. Young An accouut cc. p. 36.