Rivista di Cavalleria - Volume I/I/Istruzione delle reclute a cavallo I
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ISTRUZIONE DELLE RECLUTE A CAVALLO
BASI DELL’ISTRUZIONE
Il periodo d’istruzione per le reclute ridotto a quattro mesi, se è un fatto nuovo, non è un’idea nuova.
A metà del secolo scorso, il conte Drummont de Melfort, inspirato alle idee del Maresciallo di Sassonia, del quale era stato aiutante di campo, scriveva: «Ogni soldato che è stato 4 mesi sotto un buon istruttore, deve senza esitazione entrare nelle file dello squadrone».
Quasi contemporaneamente il de Bohan, altro appassionato per le cose dell’arma nostra, scriveva: «I pochi progressi che si fanno in tutte le arti devono essere il più delle volte imputati alla mediocrità dei maestri; e non a mancanza di disposizione degli scolari». Egli scriveva pure: «Sono d’opinione che tutto ciò che il soldato deve sapere è: portare avanti il suo cavallo, farlo andare a passo, trotto e galoppo, arrestarlo, girare a destra e a sinistra, farlo indietreggiare e nulla più». E seguendo lo stesso ordine di idee, il de Guibet, scrivendo della tattica della cavalleria, esclamava: «Sembrerebbe che tutta la scienza della cavalleria debba impararsi nella polvere dei maneggi!»
Lo stesso de Bohan sopracitato scriveva pure: «Vincerà quella cavalleria che avrà il coraggio di uscire fuori a cavallo tutti i giorni».
Allora infatti i cavalli uscivano dalle caserme soltanto otto volte al mese; i cavalieri per conseguenza restavano quasi sempre nei maneggi, ove ogni artificio ed ogni studio era adoperato per ottenere andature rilevate e raccorciate. Prevalevano allora in Francia le teorie degli scudieri, nè si ascoltava il Maresciallo di Sassonia il quale voleva: si galoppasse molto in campagna e si facessero lunghe e ripetute marce. Scoppiata la guerra dei 7 anni la cavalleria francese si trovò di fronte alla cavalleria tedesca, abituata alla scuola di Zieten e Seydlitz, veri cavalieri di campagna, e da questa fu sempre battuta.
Ci voleva una guerra sfortunata per convincere i francesi che la cavalleria per essere all’altezza della sua missione in guerra, deve cavalcare in campagna durante la pace.
Nel 1778 il Boisdeffre scriveva: «La causa prima dei pochi progressi che la cavalleria ha fatto da venti anni proviene senza dubbio dalla viziosa istruzione individuale del cavaliere. Il metodo di cominciare la scuola del cavaliere facendogli percorrere delle linee circolari è vizioso....».
E scriveva pure: «L’equitazione militare non è punto l’arte di fare eseguire al cavallo dei movimenti straordinari, bensì l’arte di disporre delle sue forze per un giusto ed adatto impiego».
I regolamenti in vigore presso le principali cavallerie europee, sono informati alle idee degli autori citati; ogni artificio a cavallo è ora abbandonato; alla equitazione di maneggio, preferita dagli scudieri, è stata sostituita l’equitazione sul terreno naturale, che è quella del soldato di cavalleria1. Questo un buon istruttore deve prefìggersi nello istruire la recluta. Egli null’altro deve raccomandarle, studiandosi di non meritarsi mai quel rimprovero che il de Bohan faceva agli istruttori di tutte le arti.
NORME PER L’ISTRUTTORE
Passeggiate all’aperto — Istruzione breve e calma nei maneggi. — Tutte le norme date dai nostro regolamento agli istruttori (pag. 95, tomo 1°) si possono riassumere in questa sola: «Sviluppare nella recluta il sentimento del gusto per l’equitazione in campagna».
Il modo più semplice per ottenere questo risultato è indicato dal regolamento (pag 96, cap. 1, tomo 1°). Ivi è detto: «sempre che sia possibile, agli esercizi in cavallerizza si facciano seguire passeggiate all’aperto, che vadano gradatamente aumentando di durata col progredire dell’istruzione».
Queste passeggiate potranno farsi assai presto, se l’istruttore farà uscire le reclute accompagnate da anziani, e se incomincerà a far uscire le migliori, invece di aspettare a farle uscire tutte assieme.
Il soldato anziano stia a sinistra della recluta, e, per i primi giorni, la passeggiata sia fatta in colonna per due al passo. In seguito i due cavalieri di testa potranno trottare per un breve tratto, e così faranno le altre coppie successivamente fino a che, rimettendo al passo, o facendo fermare i due primi partiti, sarà riformata la colonna.
Gli anziani, occorrendo, potranno tenere per la redine sinistra il cavallo della recluta.
Perchè la recluta tenga più facilmente le redini nelle mani si faccia fare da principio il nodo alle redini. Essa prendendo il nodo nella mano può tenere sicuramente le redini anche con cavalli che tirano. Sarà anche utile, perchè nella colonna i cavalli sieno tranquilli, che sieno montati prima dagli anziani. (Pag. 96, capoverso VII, tomo 1°).
L’istruttore, dopo qualche giorno che montano in sella, farà mettere gli speroni alle reclute e seguendo in ciò lo stesso sistema già suggerito per le passeggiate, non a tutte contemporaneamente, a poche alla volta, incominciando dalle migliori.
L’istruttore infine dovrà usare e servirsi di tutti quei mezzi e ripieghi che crederà più opportuni per evitare disgrazie. Dovrà tenere a memoria che la polvere dei maneggi nuoce alla salute degli uomini e dei cavalli, mentre l’aria libera ed il sole ne ravvivano le forze. Diceva Federico il Grande che ogni giornata in cui il soldato non monta a cavallo è una giornata perduta, e se non monta perchè ammalato, il danno è ancora maggiore, massimo quando il soldato ammalato è recluta.
Se fosse possibile si dovrebbero far montare le reclute due volte al giorno come facevano i romani antichi; non potendolo, si faccia almeno in modo che la recluta, montando una sola volta al giorno, cavalchi con gusto e con passione. Ciò ottenuto, in 4 mesi di istruzione si riuscirà senza dubbio ad avere degli ottimi soldati a cavallo.
In causa delle riprese in maneggio necessariamente corte, l’istruttore può essere portato, suo malgrado, ad eseguire l’istruzione in modo precipitato, stancando inutilmente uomini e cavalli.
Ponga invece ogni studio affinchè detta istruzione sia fatta con calma, e faccia fuori del maneggio le passeggiate accennate dal regolamento.
Il de Bohan già citato, scrive: «se l’arte di manovrare della cavalleleria consiste a tirar dallo squadrone il massimo di velocità, di abilità e di forza possibile, l’arte dell’istruttore è di formare degli individui che sieno essi stessi provvisti di queste qualità».
Modo di usare le staffe. — Fuori del maneggio le reclute montino con le staffe. Circa il modo di usarle il regolamento (pag. 121) dice che: «il cavaliere deve introdurvi i piedi per un terzo circa, non appoggiandosi troppo su di esse»; ma ciò vale finchè il cavallo muove regolarmente in cavallerizza od in terreno piano; quando però il soldato dovrà saltare o maneggiare le armi o percorrere un terreno non piano, tale prescrizione dovrà essere sostituita dall’altra (pag. 247): «i piedi più avanzati nelle staffe».
Il regolamento quindi dicendo per un terzo circa, e non appoggiarsi troppo su di esse, e poi: i piedi avanzati nelle staffe, lascia molta latitudine all’istruttore intelligente, il quale non dovrà pretendere in maneggio una posizione fissa del piede nella staffa, ma dovrà insegnare al soldato a tenere anche i piedi più avanzati nelle medesime, perchè non abbia a irrigidirsi, e perchè non abbia a perderle quando appunto dovrebbero servire d’aiuto al cavaliere.
Il regolamento francese è in ciò chiarissimo (248) e quanto in esso è prescritto potrebbe essere utilmente adottato dal nostro.
Il Generale de la Roche nel 1828 scriveva: «...il piede deve stare orizzontale e la staffa deve essere calzata. Tutti i popoli cavalieri, tutti i cacciatori a cavallo conservano il piede orizzontale e la staffa calzata. L’esperienza ne ha loro dimostrata certamente l’utilità e infatti questa è reale. Con questa posizione che è naturalissima non si perdono giammai le staffe, e lo sprone essendo più vicino al corpo del cavallo il suo aiuto è più istantaneo...».
Cadute da cavallo. — Spesso le reclute sono nell’impossibilità di montare in causa di cadute da cavallo e di spellamenti.
Le cadute dipendono, il più delle volte, dalla stanchezza del cavaliere, ed è perciò che un abile istruttore eviterà questo inconveniente, facendolo riposare quando esso è stanco. Chi non studia tutti i mezzi per impedire le cadute non è abile istruttore di reclute.
Si racconta che Seydlitz dicesse un giorno a Federico il Grande: «Vostra Maestà non potrà mai avere l’intrepida cavalleria di cui ha bisogno, se continua a lamentarsi per qualche braccio rotto.» Ma Seydlitz non parlava di reclute, sibbene di soldati fatti. A questi noi domanderemo di affrontare qualunque difficoltà del terreno, perchè è solo sul terreno che noi dovremo agire; ma finchè non si sia compiuta l’istruzione delle reclute, dovremo, per quanto è possibile, fare in modo che esse montino tutti i giorni a cavallo. Quando abbiano sicurezza in sella, si porteranno ad affrontare gradatamente le difficoltà del terreno. E se, malgrado tutte le precauzioni prese, qualche recluta cadrà di sella, auguriamoci che non debbano succedere serie disgrazie.
Le cadute causate dalla poca docilità del cavallo non sono scusabili, perchè l’istruttore deve sapere adattare il cavallo all’abilità del cavaliere. Qualora non si abbiano queste avvertenze, il risultato che se ne otterrà sarà quello di rendere antipatico al cavaliere e cavallo ed istruttore.
In maneggio l’uso della frusta è proibito.
Spellamenti. — Gli spellamenti, sul principio dell’istruzione sono causati dalle irregolarità esistenti nelle parti della sella con le quali le gambe del cavaliere hanno contatto, oppure dal male adattato vestiario del soldato. Epperò l’istruttore, valendosi dei sotto-istruttori, dovrà fàre insegnare alla recluta il modo di calzare le mutande ed i pantaloni, e il modo di disporre la camicia fra le coscie. Si passino sovente in rivista i cuscinetti sopra-sella in consegna alle reclute, non si tollerino irregolarità di sorta nella loro imbottitura e specialmente nei tratti che corrispondono alle ginocchia.
Quando poi le reclute dovranno montare in sella, l’istruttore s’assicuri prima: che le fibbie della cinghia non si sovrappongano, ma siano disposte ben di piatto, nè corrispondano alla parte centrale della coscia; e che le punte di controcinghia siano aderenti alla cinghia per tutta la loro lunghezza, quindi fatte debitamente entrare nei rispettivi passanti. Converrà infine che i sotto-istruttori montino talvolta sulle stesse selle delle reclute per accertarsi che siano ben centrate anche quando il cavallo è in movimento. Se la sella non sarà ben centrata gli spellamenti saranno inevitabili e la recluta non avrà mai assetto sicuro in sella.
Col progredire dell’istruzione gli spellamenti sono prodotti dalle trottate troppo lunghe che stancano il cavaliere e facilmente gli fanno perdere il giusto appiombo. Mentre egli è costretto a stringere le coscie per mantenersi saldo in sella, l’epidermide delle medesime se ne risente, prima riscaldandosi fortemente, da ultimo spellandosi. L’istruttore dovrà quindi avere l’avvertenza di tenere da principio nel maneggio la cadenza del trotto naturale, alternando le brevi trottate ai brevi riposi.
Bisognerà infine usare alle reclute quegli stessi riguardi che si usano ai puledri nel loro primo addestramento, e ricordarsi che il progresso della istruzione deve essere sempre subordinato al progresso delle forze della recluta stessa.
L’istruttore tenga bene a mente che la recluta, anche la più svelta ed intelligente, se non si sente sicura in sella, non capirà mai nulla di quanto l’istruttore le suggerirà. Procurerà pure di non far credere alla recluta che il montare a cavallo sia cosa troppo difficile; suo costante studio dovrà essere quello di convincerla del contrario.
Metodo d’insegnamento. — Chi ha idee chiare in fatto di equitazione si farà senza dubbio ascoltare volentieri dalle reclute, perchè si esprimerà chiaramente. Chi invece ha idee confuse o voglia spiegare alla recluta una cosa che non può ancora comprendere, è difficile che sia ascoltato. Ad ogni modo le spiegazioni dovranno essere chiare, ma molto brevi, il montare a cavallo essendo questione di pratica. È necessario quindi che alle parole seguano i fatti, e cioè che l’istruttore faccia eseguire subito da un sotto-istruttore il movimento, in modo che le reclute intendano o veggano prima fare da altri ciò che debbono poi eseguire.
Il modo più semplice per insegnare un dato movimento è quello di farlo eseguire per imitazione. Segua l’istruttore, tutte le volte che può, questa norma semplicissima e si valga di questa tendenza innata nell’uomo, che è l’imitazione.
Il regolamento dice (pag. 113, tomo I) che la sezione dovrà essere sempre divisa in due squadre, senza anziani; sarà utile però che l’istruttore si serva dei sotto-istruttori per far loro montare i cavalli delle reclute esenti. Se ne otterranno due vantaggi: quello di dare alle reclute dei modelli da imitare, e quello di far imparare a conoscere ai graduati i cavalli dello squadrone.
Oltracciò le reclute si persuaderanno che se gli istruttori stanno a piedi, vi stanno per necessità, non certo per comodità loro.
Del Cavallo. — L’abilità dell’istruttore è condizione indispensabile per avere dei buoni cavalieri nelle righe degli squadroni, ma la bontà del cavallo concorre in gran parte a facilitare il compito dell’istruttore.
Il cavallo da recluta, da fermo, deve avere l’atteggiamento che vediamo nelle figure 26 e 27; a passo e trotto di maneggio modifica di poco quella posizione di testa e di collo; al trotto allungato e galoppo distende l’incollatura; i tempi che fa colle estremità a passo, trotto e galoppo sono sempre ben marcati e distinti.
A qualunque andatura la recluta si sente equilibrata in sella; se il cavallo tira sulla mano non viene spostata sgradevolmente e continuamente avanti come farebbe un altro cavallo meno potente, ma che si incapuccia o che non ha andature franche e decise. Lasciato in riposo, il cavallo distende l’incollatura, porta più avanti il muso, accelera il passo e continua a camminare con franchezza.
L’istruttore non pretenda che i cavalli abbiano una posizione di testa che, se può appagare l’occhio di un artista, renda incapaci uomini e cavalli di portarsi rapidamente e risolutamente all’attacco.
Non innamoriamoci del monumento ad Emanuele Filiberto in Torino ma osserviamo le incisioni, i quadri e più ancora le fotografie istantanee dei cavalli montati in campagna, ed essi soli ci servano di modello.
L’istruttore non dimentichi in maneggio che uomini e cavalli sono fatti per la guerra: faccia dell’equitazione pratica.
La prescrizione del nostro regolamento che il cavallo «debba avere sempre la testa leggermente rivolta dalla parte verso la quale gira (pag. 121 ultimo comma) motivo per cui ... «tiene il pugno esterno più alto.... ecc.» (ciò che non risulta nella figura 36, dove i pugni sono tenuti alla stessa altezza), non trova riscontro nei regolamenti delle cavallerie estere. I pugni sono tenuti alla stessa altezza, ed il piego sulla linea retta si domanda soltanto ai cavalieri provetti con cavalli speciali, e solo quando sia il caso di fare dell’equitazione magistrale.
Negli angoli invece ed in generale quando percorre una linea circolare, il cavallo deve essere chiamato colla testa dalla parte interna, ma appena sulla linea retta si deve rimettergli la testa diretta.
Il regolamento per la cavalleria tedesca infatti distingue due posizioni di testa del cavallo.
Nella prima posizione la testa del cavallo è diretta, ed è con questa posizione che si fanno lavorare le reclute; nella seconda posizione il cavallo ha la testa leggermente piegata.... ma l’istruttore lascierà il soldato in questa posizione per breve tempo.
Essa si insegna alla recluta prima di farlo cavalcare in circolo, poichè nel circolo il cavallo marcerebbe male colla testa diretta. Il regolamento tedesco dice: «il passaggio regolare degli angoli non potrà essere ottenuto dalla recluta prima di avervelo preparato in circolo ed in volta.»
Noi invece domandiamo fin dai primi giorni che la recluta giri il cavallo con un percorso di circa tre passi (n. 155). Anche i regolamenti per la Cavalleria Francese ed Austriaca sono basati sullo stesso principio: «il cavallo deve avere la testa diretta sulla linea retta» Lo stesso principio lo trovammo adottato per l’istruzione dei poledri,2 della cavalleria Tedesca.
Per la posizione della testa il regolamento austriaco dice: «non è possibile indicare una posizione normale, tuttavia per la maggior parte dei cavalli la posizione più conveniente si avvicina più o meno a quella nella quale la testa è quasi verticale, la punta del naso all’altezza delle anche.»
Il regolamento per la cavalleria tedesca chiama difettosa la posizione di testa che resta più avanti della obliqua3 o indietro della verticale.
Il nostro regolamento (n. 199 Riunione) dice: «mantenendo la testa quasi verticale; ma questa posizione di testa vale per quando il cavallo è alle andature raccorciate di maneggio. All’esterno, specie a galoppo, il cavallo abbasserà la testa, più di quanto indichi il regolamento austriaco, e porterà anche la testa più avanti della obliqua, come dice il regolamento tedesco. All’esterno si padroneggia meglio un cavallo che oscilla colla testa sulla obliqua O O', di un altro che oscilli colla testa sulla verticale O V.
Questi cavalli sono poco maneggiabili a galoppo da manovra o da caccia, poichè il cavaliere per trattenere, voltare, fermare, deve fare un movimento assai prolungato colle braccia, al quale essi rispondono ordinariamente incapucciandosi.
E questo inconveniente dobbiamo procurare di evitare, non obbligando i cavalli ad una posizione ritratta e forzata di testa, ma abituandoli a portarla in direzione obliqua. Bisognerà perciò che il cavaliere non faccia seguire come è abitudine all’aiuto delle gambe il movimento delle braccia dall’avanti all’indietro, ma bensì lasci allungare il collo al cavallo e, quando fosse necessario, alzi leggermente i pugni verso gli orecchi del cavallo invece di ritirarli verso il corpo.
Marcia diretta. — L’istruttore non dovrà mai dimenticare che lo scopo ultimo cui si mira è quello di «avere degli abili combattenti a cavallo» (pag. 94, tomo I) e se è vero che negli squadroni gli uomini dovranno marciare ben diretti «per andare risolutamente e rapidamente all’attacco» (tomo II pag. 1a) l’istruttore dovrà dunque preparare uomini e cavalli, in maniera che, quando essi dovranno entrare nelle file dello squadrone, sappiano marciare ben direttamente, saldi in sella a galoppo ben disteso.
Progressione non simultanea. — L’istruttore non dovrà pretendere dalle reclute che possano tutte nell’istesso giorno eseguire lo stesso esercizio, ma si ricorderà che «la durata parziale di ciascun periodo non dovrà intendersi come tassativa» (pag. 97, tomo II).
Farà quindi montare in sella, farà mettere gli speroni, farà montare in briglia, ecc. ecc. non tutti contemporaneamente, ma pochi alla volta, quando lo crederà più conveniente, ogni periodo si deve innestare col periodo seguente in modo che al termine dei quattro mesi, tutte le reclute siano all’istesso punto d’istruzione.
Montare in coperta. — Si ritiene in generale che sia ottima cosa far montare in coperta la recluta sui primi giorni della sua istruzione a cavallo; infatti questo esercizio ha il vantaggio di assuefare i muscoli delle coscie, evitando in pari tempo gli spellamenti assai più facili a prodursi, se la recluta dovesse subito montare in sella. Il regolamento tedesco, preoccupandosi appunto di questi spellamenti prescrive che gli uomini si lavino giornalmente all’inforcalura.
Se la recluta da principio incontrasse qualche difficoltà nel montare a cavallo, sarà bene che sia aiutata da qualche compagno o dallo stesso istruttore; si eviterà così gran perdita di tempo e non si stancherà inutilmente l’uomo.
La riduzione della ferma, la riduzione del periodo d’istruzione, lo sviluppo preso dalle istruzioni in campagna ecc. ecc. richiedono che la recluta muova fin dal primo giorno a cavallo. Non si faccia saltare a cavallo facendo la spiegazione e domandando l’esattezza dei movimenti che forse non saprebbe fare neppure un soldato anziano.
La recluta non sa ancora fare bene un a destra, non sa ancora fare bene un passo laterale a destra, anche senza cavallo a mano; come potrebbe farlo col cavallo a mano? Il fondo dei maneggi poi essendo poco consistente, non si presta per questi movimenti compassati. Piuttostochè far montare col comando stabilito dal Regolamento, nei primi giorni, l’istruttore dia alla recluta l’avvertimento: fate una a destra; fate un passo laterale a destra; saltate a cavallo. E così la recluta verrà ad imparare il movimento senza perdita di tempo. Allora soltanto si useranno i comandi stabiliti dal regolamento4.
Per saltare a cavallo (pag. 98, tomo I) non si dovrà lasciare la recluta in appoggio sulle braccia, ma si dovrà abituarla ad inforcare il cavallo il più presto possibile. Invece l’appoggio sulle braccia potrà farsi sul cavallo di legno, non essendo pratico fare questa ginnastica su cavalli vivi.
Nè si pretenderà, in coperta, la posizione, come quella che potrebbe avere sulla sella un soldato anziano (come si vede nelle figure 26 e 27 tomo I) ma l’istruttore permetterà invece che la recluta, in sulle prime lezioni, pigli l’attitudine che gli è più comoda. Il regolamento tedesco a questo riguardo, tassativamente stabilisce, che poco importerà dapprincipio la posizione del busto, delle braccia e dei pugni.
Muovere a cavallo. — Per le prime volte in cui la recluta monta a cavallo, l’istruttore le dovrà fare accompagnare il cavallo a mano, e perchè essa sia meno impacciata nel tenere le redini, si curi che queste siano affibbiate alle loro estremità, o meglio ancora, si potrà far fare un nodo alle redini a giusta distanza dalla bocca del cavallo. (Tomo I, pag. 102).
Cavalcare sulla linea retta. — Finchè la recluta non sia ben salda in sella, non si dovrà farla girare senza necessità tanto più che essa è già obbligata a questo esercizio, dovendo necessariamente girare negli angoli della cavallerizza.
Affine di evitare queste inutili girate non si disporranno le reclute nella linea mediana della cavallerizza per farle montare a cavallo, ma si fermeranno bensì sulla pista già formate in sezione, in modo che partano col cavallo direttamente. Si disporranno invece per montare a cavallo, come è prescritto a pag. 107, tomo I, quando avranno già appreso il modo di far girare il cavallo.
Ordinariamente le cadute succedono negli angoli; il quale fatto prova materialmente che è assai più difficile cavalcare sulla linea circolare che sulla linea retta. Ed è naturale che questa difficoltà aumenti quanto maggiore è il tempo trascorso sulla linea circolare.
Sarà bene dunque che le reclute cavalchino sulla linea retta, finchè non siano sicure in sella; in seguito, quando avranno conseguita questa sicurezza, verrà loro insegnato il modo di girare il cavallo, avvertendo però di fare questa istruzione al passo, fino a che l’istruttore non si sia assicurato che la recluta ha compreso bene quello che deve fare.
Azione delle braccia e delle gambe. — Raramente occorre di vedere girare bene un cavallo, e ciò non perchè sia cosa difficile, ma perchè non fu bene insegnato il movimento delle braccia e delle gambe (tomo I, pag. 103). Un buon istruttore avrà quindi molta cura nell’insegnare ciò alla recluta, ma aspetterà ad insegnarle di accoppiare le due azioni delle braccia e delle gambe, quando la vedrà sicura in sella.
Infatti se, per girare, il movimento delle braccia è sempre necessario, quello delle gambe non solo non lo è, ma spesso è dannoso.
Chi fa la strada alle reclute è l’anziano che è alla testa della sezione. Esse quindi non devono preoccuparsi di girare il cavallo, ma devono imparare soltanto l’azione delle braccia e delle gambe per portare avanti il cavallo, per diminuire l’andatura e per fermarlo, non per voltarlo.
Posizione dei pugni ― Andature moderate — Distanze. — Non si deve pretendere in coperta che il pugno esterno sia più alto dell’interno, dovendosi questa posizione di pugni prendere dalla recluta soltanto quando monterà in sella, e sarebbe stato bene che il regolamento non domandasse alle reclute di tenere in coperta, le mani leggermente piegate verso il corpo. (Pag. 99). E ciò perchè questa posizione di mani obbliga la recluta a restare con tutto il braccio in una posizione non naturale, forzata, la quale ha per conseguenza di irrigidire non solo le braccia ma anche il busto.
Nei primi giorni dell’istruzione l’anziano dovrà avere la cadenza del trotto raccorciato, in modo che il trotto riesca più corto del naturale. L’istruttore poi deciderà quando sia conveniente di far prendere alle reclute il trotto ordinario.
La distanza da cavallo a cavallo dovrà essere da principio di soli due passi, in modo che la recluta non debba agire, senza necessità, con le braccia. Il regolamento prussiano prescrive che la recluta appoggi l’avambraccio contro il proprio corpo, perchè così non può essere portato, contro sua volontà, ad attaccarsi alle redini. Si aumenteranno queste distanze solo quando la recluta avrà acquistato sicurezza e giusto appiombo in sella, perchè allora soltanto essa potrà agire con le braccia. Di regola, al passo non dovrà mai tenersi distanza maggiore di due passi.
MOVIMENTI NELLA CAVALLERIZZA
PRIMO PERIODO.
Tagliare il maneggio ― Cambiamenti ― Volte. — Il tagliare il maneggio (pag. 108, tomo I) si fa già troppe volte negli angoli; sarà perciò bene farlo eseguire meno, e più tardi che sia possìbile.
Per contrario s’insegnerà subito il cambiamento diagonale (pagina 110, tomo I) quindi il cambiamento a mezza volta (pag. 109), rimettendo a più tardi i movimenti trasversali e longitudinali. E lo stesso dicasi delle volte, e dei cambiamenti di volta.
Cavalcare in circolo. — Il cavalcare in circolo si farà soltanto quando le reclute avranno acquistato sufficiente franchezza sulla linea retta (pag. 108, tomo I). Sul regolamento infatti noi troviamo che il trottare (pag. 113) viene dopo la descrizione di tutti i movimenti di maneggio; e ciò significa che essi furono riuniti in un solo numero per comodità, non certo per volere indicare la progressione che deve tenere l’istruttore.
Siccome però per eseguire gli esercizi di snodamento è necessario mettere, nelle cavallerizze coperte, le reclute in circolo, l’istruttore che facesse tale istruzione prima che le reclute abbiano acquistato sufficiente franchezza in sella, avrà l’avvertenza di tenere i cavalli al passo.
Rimettere al passo. — Per rimettere al passo (pag. 113) non si dovrà pretendere dalle reclute che aiutino il cavallo in pari tempo colla pressione delle gambe; ciò farebbe nascere confusione nella loro testa. Si vuole rimettere il cavallo al passo? Basta lo si trattenga, alzando un po’ i due pugni. Che se l’istruttore facesse intervenire l’azione delle gambe, provocherebbe la confusione delle idee. La recluta per ora deve sapere solo che le redini trattengono il cavallo; per impedire ad esso di fermarsi, la recluta non dovrà impiegare le gambe, ma bisognerà solo che trattenga un po’ meno colle mani.
Se qualche recluta cadrà nel sopraddetto difetto di agire troppo forte con le redini, l’istruttore dovrà intervenire e correggerla.
Il busto sia piegato indietro, soltanto quanto basta perchè il soldato non sia tratto avanti. Si eviti quindi ogni specie di esagerazione, essendo solo sufficiente che il busto non sia portato avanti della verticale.
Per fermare le reclute (pag. 113) sarà bene che l’istruttore al comando alt, faccia precedere quello di attenti. Per ripartire, al comando trotto si dovrà far seguire subito il marc, affinchè la recluta non prenda la cattiva abitudine di muovere inutilmente le gambe, il che fa impigrire il cavallo e lo rende insensibile agli aiuti. Fin dai primi tempi adunque dell’istruzione a cavallo si insisterà colla recluta, perchè tenga assolutamente le gambe ferme ma senza sforzo e rigidezza.
Snodamenti — Circa gli snodamenti (pag. 114, tomo I) non si possono dare norme più chiare di quelle fornite dal regolamento tedesco: «I cavalieri presentano delle grandi differenze nella loro struttura, da cui risultano diverse posizioni a cavallo. È dunque necessario, per meglio influire sull’assetto, che gli snodamenti non siano applicati macchinalmente, ma sieno adattati ai bisogni di ciascun cavaliere».
Ne consegue che lo stesso esercizio non potrà essere fatto, specie in principio, contemporaneamente da tutte le reclute a cavallo.
Trottare sul circolo. — Quando si farà trottare sul circolo si avrà l’avvenenza di far tenere le redini o nella mano destra o nella mano sinistra. Così pure nel far trottare la recluta nella posizione di mani a fianco, si ricordi di non farle perdere l’assetto in sella. Per far aprire le spalle del cavaliere, si faccia molto eseguire questo esercizio a piedi, si eviti di farlo troppo a cavallo.
Sarà da evitarsi assolutamente nel soldato il piegamento del busto indietro sul piano verticale che passa per l’asse del cavallo.
I movimenti delle gambe, saranno fatti meno che sia possibile; in ogni modo, sempre da fermi e al passo, e soltanto da quei soldati che si mostreranno rigidi nelle estremità.
Lo stesso dicasi dei movimenti delle coscie.
Per fasciare il cavallo è difficile, se non impossibile, tenere il ginocchio alla sella, e ciò proviene dalla costruzione delle nostre gambe, e dalla costruzione del cavallo stesso. Il cavallo si fascia meglio colla parte centrale della coscia e col polpaccio.
L’istruttore faccia tesoro della raccomandazione regolamentare, di alternare gli snodamenti cogli altri movimenti, i quali infine si riducono al trottare, che è il solo esercizio che dà alla recluta assetto ed equilibrio in sella.
Trotto allungato. — Nel trotto allungato (pag. 116; tomo 1°) non si domandi un forte appoggio sulla bocca del cavallo, essendo la recluta già troppo rigida colle braccia. Così pure non si pretenda che la recluta spinga troppo il cavallo; ne soffrirebbe il cavallo e non ne guadagnerebbe certo il cavaliere; il trotto allungato non trova applicazione in manovra.
Rompere al galoppo dal trotto. — Per rompere al galoppo dal trotto, (pag. 117, tomo 1°) si formeranno due circoli, tenendo una squadra in riposo. E ciò perchè l’istruttore può sorvegliare più facilmente pochi soldati che molti; ma, se invece di farli galoppare in circolo, l’istruttore provasse a farli galoppare sulla linea, egli si accorgerebbe subito che i cavalieri se ne avvantaggiano e stanno meglio in sella. E se prima, che a sezione riunita, facesse galoppare individualmente, incominciando dalla recluta che è in testa, per il solo tratto che separa questa dalla recluta che è in coda, la sezione poi galopperebbe più ordinata.
Passare la barriera. — Il regolamento consiglia di passare la barriera senza redini alla mano (pag. 117); ma ciò può facilmente dare per risultato che la recluta strapponi il cavallo quando poi dovrà saltarla (pag. 131) con le redini alla mano. Per ovviare a questo inconveniente converrà pure abituare il cavaliere a passare la barriera colle redini alla mano, insegnandogli a farle scorrere di quanto domanda il cavallo. Questa prescrizione tanto pratica ed utile nel salto non è quasi mai applicata, l’istruttore dovrà fin d’ora spiegare al soldato, come il cavallo abbia bisogno di distendersi, per passare o saltare ostacoli, e come il cavaliere non abbia altro modo di aiutare il cavallo a ciò fare che allargare il pollice finchè si senta diminuito l’appoggio (pag. 102) e si avvertirà di fare eseguire ciò alla recluta, specialmente quando essa monti in briglia.
Uscire dalla cavallerizza. — Per uscire dalla cavallerizza (pag. 117, tomo I) si eviterà sul principio di chiamare le reclute sulla linea mediana del maneggio, ma si faranno smontare sulla pista, così non saranno obbligati a girare il loro cavallo, cosa che non sanno ancora fare. Per mettere le reclute in movimento, se l’istruttore, in luogo di dare il comando avanti-marc, darà quello di passo-marc, egli sarà compreso egualmente, e ne otterrà una semplificazione nei comandi.
(Continua)
***
Note
- ↑ Negli istituti militari non si dovrebbero avere istruttori non militari; chi è incaricato dell’equitazione deve conoscere l’impiego dell’arma. Così soltanto si evita il pericolo di battere un’altra strada. L’equitazione di maneggio è utile soltanto a coloro che si sentono inclinati per questo genere di esercizio, ma è dannoso per la cavalleria.
- ↑ Il de Bohan già citato scriveva: non è affatto necessario che il cavallo camminando sulla linea retta abbia la testa piegata, come lo si raccomanda in tutte le scuole.
- ↑ Cioè la bisetrice O O’ dell’angolo formato dalla verticale che passa per l’occipite del cavallo e dall’orizzontale che passa per lo stesso punto.
- ↑ Lo stesso dicasi per qualunque altro movimento un po’ complicato che debba farsi per le prime volte dalla recluta.