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ISTRUZIONE DELLE RECLUTE A CAVALLO
BASI DELL’ISTRUZIONE
Il periodo d’istruzione per le reclute ridotto a quattro mesi, se è un fatto nuovo, non è un’idea nuova.
A metà del secolo scorso, il conte Drummont de Melfort, inspirato alle idee del Maresciallo di Sassonia, del quale era stato aiutante di campo, scriveva: «Ogni soldato che è stato 4 mesi sotto un buon istruttore, deve senza esitazione entrare nelle file dello squadrone».
Quasi contemporaneamente il de Bohan, altro appassionato per le cose dell’arma nostra, scriveva: «I pochi progressi che si fanno in tutte le arti devono essere il più delle volte imputati alla mediocrità dei maestri; e non a mancanza di disposizione degli scolari». Egli scriveva pure: «Sono d’opinione che tutto ciò che il soldato deve sapere è: portare avanti il suo cavallo, farlo andare a passo, trotto e galoppo, arrestarlo, girare a destra e a sinistra, farlo indietreggiare e nulla più». E seguendo lo stesso ordine di idee, il de Guibet, scrivendo della tattica della cavalleria, esclamava: «Sembrerebbe che tutta la scienza della cavalleria debba impararsi nella polvere dei maneggi!»
Lo stesso de Bohan sopracitato scriveva pure: «Vincerà quella cavalleria che avrà il coraggio di uscire fuori a cavallo tutti i giorni».
Allora infatti i cavalli uscivano dalle caserme soltanto otto volte al mese; i cavalieri per conseguenza restavano quasi sempre nei maneggi, ove ogni artificio ed ogni studio era adoperato per ottenere andature rilevate e raccorciate. Prevalevano allora in Francia le teorie degli scudieri, nè si ascoltava il Maresciallo di Sassonia il quale voleva: si galoppasse molto in campagna e si facessero lunghe e ripetute marce. Scoppiata la guerra dei 7 anni la cavalleria francese si trovò