Raccolta di proverbi bergamaschi/Gioventù, vecchiezza

Gioventù, vecchiezza

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Giorno, notte Giustizia, liti
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GIOVENTÙ, VECCHIEZZA.


A gni eć as’ deenta sćèćInvecchiando si rinfanciullisce — e
De sèt agn a sè pötèi, de setanta s’è a’ mò queiA sette anni si è puttelli, a settanta si è ancor quelli. Bis pueri senes, dicevano i Latini; ed il Saccenti scrisse:

               Col venir dell’età si acquista molto.
               Ma dal cinquanta in là si torna dietro,
               E quel che si acquistò ci vien ritolto.

Al mör piò agnei a Pasqua che pégore ’n töt l’anMuoiono più agnelli a Pasqua che pecore in tutto l’anno — Questo proverbio, che ci ricorda anche l’antico uso di mangiare l’agnello pasquale, corrisponde all’altro:
Al va a la becarća piò tance edèi che mansAl macello van più vitelli che manzi. [p. 83 modifica]
Al val piò ü eć che sento zuegnVal più un vecchio che cento giovani — e diciamo anche:
Val piò ü vèć in d’ü cantù, che sento zuegn gonfalùVal più un vecchio in un canto, che cento giovani gonfalonieri.
Bisogna rispetà i vèćBisogna rispettare i vecchi — e guardarsi bene dal provocare h loro maledizione, perchè
I sentense di eć i tacaLe maledizioni dei vecchi non restano senza funeste conseguenze.
Caàl pissenì al par semper poledrìCavallo Piccolino pare sempre polledrino — cioè chi è piccolo mostra meno anni di quelli che ha.
Carne egia fa bu brödCarne vecchia dà buon brodo — Il senso figurato di questo proverbio si trova chiaro nel tedesco: Worte der Alten sind kräftig — Le parole dei vecchi sono sustanzievoli, cioè utili e profittevoli.
Chi de énte no gh’n’à, de trenta no n’ fa V. Sapere.
Chi è sensa déć patés ol freć d’ogni tépChi è senza denti, cioè i bambini ed i vecchi, soffrono il freddo in tutti i tempi.
Da la matina as’ cognòs la sira (Assonica, Canto III, 60) — Dalla mattina si conosce la sera — cioè dai primi anni di un giovane si può giudicare anche degli altri di sua vita. Questo proverbio non è sempre vero, e ben disse Metastasio:

               Temerario è ben chi vuole
               Prevenir la sorte ascosa,
               Preveder dall’alba il dì.

De énte la forsa, de trenta l’inzégn, de quaranta la ròba, de sinqnanta la goba, de sessanta ’l bastù e de setanta a masùA venti anni la forza, a trenta l’ingegno, a quaranta [p. 84 modifica]la roba, a cinquanta la gobba, a sessanta il bastone, e a settanta a pollajo — cioè alla sepoltura.
È vèc chi mörVecchio è chi muore.
I recàpeć de la egèssa i è: bastù, ögiai, balù e braghérI documenti della vecchiaia sono: bastone, occhiali, ernia e brachiere — Pur troppo
Quando s’ vé eć al dà fò töte i magagneInvecchiando si perdono tutte le forzeOmnia fert ætas, animum quoque, disse Virgilio; eppure
Con piò s’ vé eć al rincrès a mörQuanto più, s’ invecchia, più duole il morire — perchè alla fin fine si crede che
L’ è mei crapa pelada che crapa sotradaMeglio capo pelato che capo sotterrato — Ogni cosa è meglio che la morte (Tosc.). Omero fa dire ad Achille ch’ei preferirebbe essere pecorajo tra i vivi che re tra i morti e La Fontaine scrisse:
Plutôt souffrir que mourir,
C’est la devise des hommes.
I precedenti proverbi sono suggeriti dallo spirito di conservazione ed anche dalla paura dell’ignoto che perfino i più devoti credenti manifestano spesso dicendo:
De ché s’ sa comè s’ ghe sta, a l’óter mond né s’ sa miga comè la saràIn questo mondo si sa come ci si sta, nell’altro non si sa come sarà.
I vèć i è sospetùsI vecchi sono sospettosi perchè — sono istruiti dall’esperienza.
I zuegn i pöl mör, ma i vèć bisogna ch’i möreI giovani possono morire, ma i vecchi devono morire — poichè
Piò de eć nó s’ pöl vegnìPiù che vecchi non si può venire.
La zoentù la gh’à öna gran montagna [p. 85 modifica]de passàLa gioventù ha una gran montagna da passare — E le vie sono molte, intricate e pericolose; fortunato chi per tempo affidasi ad una buona guida.
La zoentù la öl fa ’l sò sfogoLa gioventù vuole il suo corso (Tosc.). Si dice per iscusare qualche scapataggine dei giovani, come si dice anche:
Töć a s’ völ fa la sò passada, e si aggiunge:
L’è mèi fala prest che tarde — Certamente, perchè chi non fa le pazzie in gioventù, le fa in vecchiaja; e

                         Spesso d’un Socrate
                         Adolescente
                         Nasce un decrepito
                         Birba o demente.
                         Dal farle tardi
                         Cristo li guardi.

La zoentù l’è la belessa de l’asenLa giovinezza è la bellezza dell’asino.
Péna la éta a nó deentà ećC’è pena la vita per chi non diventa vecchio — Sì, perchè
Per nó deentà eć bisogna mör de zuegnPer non diventar vecchio bisogna morir giovane.
Quando la barba la trà al bianchì, lassa la dòna e ciapa ’l viQuando la barba comincia a incanutire, lascia la donna e prendi il vino.
Quando s’è eć bisognerés pödì turnà zuegnV. Esperienza
Quando s’è eć, i böta ’n d’ü cantùQuando si è vecchi, si è gettati in un canto — cioè quando l’uomo non ha più le forze, non è più stimato; Al cane che invecchia la volpe gli piscia addosso (Tosc.).
Quel che nó s’ fa da edèl, nó s’ fa gna [p. 86 modifica]da böQuello che non si fa da vitello non si fa nemmeno da bue — È proverbio della Val Gandino che vale:
Quel che no s’ fa de zuen, no se ’l fa gna de eć — Quello che non si fa da giovane, non si fa nemmeno da vecchio.
Ün om l’è semper zuenUn uomo è sempre giovane — Ce lo dicono le donne per complimento, o per interesse; è però vero che
I omegn i gh’à i ang ch’i sent e i dòne quei ch’i dimostraGli uomini hanno gli anni che sentono e le donne quelli che dimostrano.